VALeS vs I polli di Renzo!

VALeS vs I polli di Renzo!

E’ vero che molti insegnanti hanno una pregiudiziale nei confronti di un sistema di valutazione nazionale. Verissimo! Ma forse hanno ragioni da vendere, visto il modo in cui ogni “novità” piove come una meteora sulle loro teste senza che esse (le teste) siano mai state consultate! D’altra parte, che il corpo docente sia unicamente chiamato a eseguire, è una consuetudine tutta italiana che ha radici molto antiche. Viene in mente il mitico Maestro di Vigevano! Si sperava che nel terzo millennio qualcosa cambiasse. E’ vero anche che l’Europa chiede di “allinearsi”.

Per ora si dice che verrà abbandonata in un primo momento l’idea della premialità dei docenti e che sull’argomento spinoso verrà avviata una consultazione tra rappresentanze (?) di docenti.

A parte il fatto che soldi per pagare tutti gli insegnanti migliori (ce ne sono una moltitudine) non ce ne sarebbero (e questa è una verità che bisogna pur dire), non abbiamo sempre sostenuto che il vocabolo “migliore” per sua natura ha bisogno di due termini di paragone e cioè di almeno due insegnanti da confrontare tra i quali scegliere? Inoltre, tra il soggetto valutatore (spesso promanazione diretta del centro e portatore di un’ideologia) e il soggetto valutato, si innescherebbe una specie di cliché della serie “tu sai cosa pretendo, quindi fai in modo di compiacermi” e dall’altra parte “io so cosa pretendi, quindi ti do ciò che vuoi.”

Fortunatamente il Ministro ha completamente cassato anche il metodo “reputazionale” di ispirazione Trelle.

Non oso neppure pensare a una valutazione di tale tipo che avrebbe potuto condurre a far risorgere quelle modalità becere di pettegolezzo su questo o quell’insegnante più o meno simpatico. Quando lessi di tale metodo, non sapevo se ridere di gusto per una simile volgarità, o piangere per il timore che veramente si potesse giungere a squalificare l’intera “categoria degli adulti”.

Ora però pongo un’ altra domanda: nel caso si volesse procedere (come pare) nel futuro all’avvio di una consultazione nella comunità scolastica su un possibile sistema nazionale di valutazione del lavoro individuale del docente, le rappresentanze degli insegnanti che dovrebbero condividere un percorso di analisi prima e di decisione poi, da quale settore o settori del mondo scolastico, proverrebbero, su quali basi verrebbero selezionati? Lo chiedo perché è  stato a dir poco impressionante per me leggere il bando di concorso volto ad assumere quei quattro giovani che ora sono il braccio destro di Profumo. Il 23 dicembre 2011 uscì il bando, alquanto pretenzioso nelle richieste di titoli, al quale bisognava rispondere in quattro e quattr’otto. Poi non se ne seppe più niente fino al momento in cui, qualche giorno fa, i loro nomi comparvero sui quotidiani. La velocità dell’operazione e il poco tempo dato per conoscerla non mi è sembrata cosa particolarmente equa. Tanto è vero che molti giovani ricercatori e ricercatrici non riuscirono neppure a venire a conoscenza del bando.

Ma torniamo al VALeS che dovrebbe essere una valutazione del funzionamento delle scuole che si auto propongono (anche attraverso l’INVALSI e al cosiddetto “valore aggiunto”).

Credo, con tutte le migliori intenzioni che voglio impiegare per comprendere il significato e la ricaduta pratica su insegnamento/apprendimento del VALeS, di non riuscirci proprio: perché come insegnanti si dovrebbe essere motivati ed entusiasti?  L’opinione più diffusa tra i docenti in servizio e tra i precari è quella di chiedere una tregua tra una riforma e l’altra, tra uno stravolgimento e l’altro di orari, indicazioni, circolari, maestro unico, non unico, bino e trino, quadruplo, quintuplo, tempo pieno destrutturato e privato delle compresenze…

Non si riesce a comprendere perché mai per mettere su un sistema di ricerca-azione nelle scuole ci sia la necessità di farlo spinti dal VALES. Veramente non si capisce. Non sarebbe stato meglio offrire alla scuola gli spazi e i tempi, le giuste risorse per fare aggiornamenti interni e per l’acquisto di materiali, anche  di consultazione? E’ il colmo che in particolare gli insegnanti delle elementari non abbiano mai avuto neppure il diritto a testi saggio! Ma ci si rende conto che mescolando la ricerca alla valutazione di sistema in prima battuta, si indurranno le scuole a soffrire soltanto dell’ansia della rendicontazione. Vi prego non dite che non è così. Nei Collegi è così anche senza un VALES, figuriamoci con! Valium a gogò. Litigi, baruffe, permali, scartoffie da riempire, diffidenza tra i colleghi più servizievoli e quelli meno, tra i più arroccati su posizione di difesa e quelli che ti dicono “ma facciamo quello che ci dicono e che vadano all’…!”

Anche Il Dirigente dovrà farsi “carico di altro carico” eccome. Infatti già oggi deve sobbarcarsi incontri di ogni tipologia e spesso deve dividersi in più plessi o istituti per dirigere centinaia di persone,  a volte migliaia, considerando anche le famiglie. Dirimere controversie è diventato l’assillo più pressante quando va bene, perché se ci si mette pure l’edilizia che va a pezzi, allora sono guai…già oggi è impossibile vedere un Dirigente in carne e ossa, figuriamoci un domani oberato da ulteriori impegni targati Vales!

Gli incentivi andrebbero dati a tutte le scuole che ovviamente NE SONO TUTTE ASSETATE. Al Ministero non possono ignorarlo, tuttavia sicuramente si procederà dritti alla meta del Vales, perché così è scritto come in un vangelo, ma certo l’equità non è questa.

Si dice poi che risorse economiche andranno alle scuole identificate come “in difficoltà”, però mi si permetta di sollevare un dubbio: se si sa quali sono le scuole in difficoltà, perché non aiutarle ora ed eventualmente valutarle poi???

Come si procederà ad “apprezzare” il lavoro delle scuole per onorare il VALeS? E perché in particolare verrà “apprezzato” il lavoro il Dirigente? Non è tutta la comunità che concorre?

Di nuovo si creeranno situazioni di conflitto che a nulla hanno mai giovato al funzionamento didattico interno alle classi, le quali sono il luogo dove si crea, lì sì, valore aggiunto!

La valutazione del funzionamento complessivo sarà rendicontata da alcuni sicuramente, ma sarà poi quella percepita dagli altri?

Tante sono le esperienze di autovalutazione, ma l’osservazione di valutatori esterni in quale modo avverrà? In quali tempi durante l’anno scolastico? Quali saranno i criteri per verificare se in una scuola si usano le strategie adatte a far crescere i talenti di ognuno, a far apprendere e insegnare ad apprendere? Oppure gli osservatori esterni guarderanno ciò che luccica e fa scena?

A proposito di quanto sopra, vorrei incollare poche righe che mi sono pervenute da una collega bravissima nella sua classe e grande conoscitrice di bambini e rapporti. Credo che più di altre esprimano molto bene la sensazione che l’insegnante prova a leggere il “copione” del VALES : “E’ spaventoso! Ma perché vogliono portarci via tutte le nostre energie……per dimostrare cosa??? Se si legge il testo e non si sa nient’altro, non si capisce neanche che si parla della scuola…mi sembra il mercato delle vacche con  quelli che vengono a ‘palpeggiare’, gente che non saprebbe insegnare ormai più nulla, che non sa più rapportarsi a un bambino …

E tutte quelle parole in inglese??? Sembra il ‘latinorum’ di Azzeccagarbugli e noi…poveri Renzo… con i nostri polli in mano…  Presto presto, a scuola con i nostri bambini nei quali dobbiamo far crescere il gusto per la vita!

Inoltre se, come pare, i valutatori esterni non saranno dell’ambito territoriale, la loro missione dovrà essere pagata dallo Stato, affinché  essi possano stare accanto alla scuola. Altrimenti, la loro funzione verrebbe alquanto indebolita dalla mancanza di frequentazione assidua della scuola. O no?

Ci saranno poi anche valutatori interni (pardon, portatori di interesse!), docenti, genitori… detti stakeholder:  non commento, perché i colleghi sicuramente comprenderanno. Mi limito a incollare la definizione di Wikipedia:

“Con il termine stakeholder (o portatore di interesse) si individuano i soggetti influenti nei confronti di un’iniziativa economica, sia essa un’azienda o un progetto. Fanno, ad esempio, parte di questo insieme: i clienti, i fornitori, i finanziatori (banche e azionisti), i collaboratori, ma anche gruppi di interesse esterni, come i residenti di aree limitrofe all’azienda o gruppi di interesse locali.”

E ancora:

“il processo produttivo di un’azienda generica deve soddisfare delle soglie critiche di costo, servizio e qualità che sono diverse e specifiche per ogni stakeholder. Al di sotto di una prestazione minima, il cliente cambia fornitore, manager e i dipendenti si dimettono, e i processi materialmente non possono continuare. ”

Non ho più parole se non quelle della mia collega riportate sopra.

Claudia Fanti