Prefazione a Balilla moschettiere

Prefazione
a Maurizio Tiriticco, Balilla moschettiere

 

L’autore stesso, lo stesso Maurizio Tiriticco, ha scritto senza volerlo un’eccellente prefazione a questo Balilla moschettiere. Per trovarla bisogna leggere il testo fino all’ultima pagina del libro. Qui Tiriticco scrive:

Ciò che mi interessava, quando ho messo mano alla tastiera, era soltanto ricostruire le ragioni e i modi con cui un nuovo nato entra nell’umana vicenda dell’hic et nunc e cerca di comprender-la e di parteciparvi. Non ho avuto in sorte di nascere e crescere in un mondo libero, per cui ho dovuto faticare non poco per com-prendere in quale buco morale e politico mi avessero cacciato. E ciò che mi interessava era di ricostruire la fatica che ho dovuto compiere per costruire ciò che un regime dittatoriale mi aveva impedito: un Io, libero e pensante con la propria testa.(…) E sempre nella consapevolezza che nulla ci è regalato, ma tutto è stato conquistato, anche da parte di quel balilla moschettiere che con tanta fatica ha cercato di capire – a volte “dopo”, talvolta “durante” – qualcosa di più di quello che gli veniva detto e impo-sto come verità assoluta. Pertanto al “credere obbedire e combat-tere”, contrapponiamo sempre il comprendere, il dialogare e il continuo adoperarsi perché ciascuno di noi, qui e là, oggi e do-mani, possa lavorare e produrre in un mondo di libertà e di pace!

Dunque, l’autore dichiara il suo intento umano e latamente educativo: a che dobbiamo l’essere cresciuti e da infanti esser diventati parlanti e, poi, giovani e maturi adulti e anziani da bambinetti che fummo? Che vie abbiamo percorso nella nostra prima formazione e che esperienze poi ci hanno segnato? Il racconto autobiografico senza infingimenti risulta coinvolgen-te. Certamente anche la passione politica ha guidato l’autore in questo narrarsi e mettersi a nudo. Lo si vede fin dal sottotitolo, Memorie di un antifascista. È la passione maturata in età gio-vane, rafforzata nella militanza di base nel Partito comunista e negli schieramenti di sinistra, confermatasi poi nel lungo im-pegno professionale nella scuola.

Ma c’è un altro daímon che ha guidato l’autore, anche se qui non lo rivela esplicitamente. Tiriticco però lo ha evocato tempo fa in un’occasione apparentemente diversa, quando ha recensi-to un bel libro di Ilva Fabiani che narra in forma di diario la storia di Anna Alrutz, una giovane tedesca sedotta dal nazismo, tra gli anni venti e trenta del Novecento, trascinata a farsi gi-necologa sterilizzatrice delle donne “diverse” dalla presunta pura razza ariana, e poi ricredutasi fino a trovare il coraggio dell’autoanalisi spietata, dell’autodenuncia e del racconto cru-do e minuto. Non escluderei che il romanzo di Fabiani abbia suggerito un modello a Tiriticco.

Ma altro interessa qui rilevare. Parlando del libro, Tiriticco afferma che «nasce da quel “piacere di narrare”, quel “lust zu fabulieren”, come necessità di dire, di raccontare, di rendere testimonianza di una vicenda che non può non essere detta e rappresentata in tutti i suoi drammatici risvolti. Una storia che nasce da una fiducia immensa nella vita, nella professione, nel contesto in cui si sviluppa». Quella Lust zu fabulieren che Goe-the diceva d’aver ereditato dalla sua Mütterchen e che certa-mente guidò la sua vicenda non solo di grande poeta e geniale uomo di cultura, ma anche di effusivo poligrafo, quella stessa Lust guida Tiriticco nel suo molto scrivere, di scuola soprattut-to e ora, qui, di se stesso e dei tempi che ha attraversato.

A questo dèmone, a questa spinta interiore a raccontare e scrivere si deve anche la scrittura piacevolmente scorrevole delle pagine del Balilla. E ovviamente si deve la messa in pagi-na degli eventi della sua formazione e trasformazione senza censure, fino alla narrazione senza veli del suo primo cosciente avvicinarsi alla sfera del sesso, compresa la precisazione delle dimensioni del suo pisello in fase proto puberale, al tempo del-le prime eiaculazioni. Ma troviamo ben descritto anche il fa-scino che l’apparato ideologico del fascismo esercitava attra-verso molti diversi canali sui ragazzi, anche in famiglie non particolarmente impregnate dal regime mussoliniano. E ben descritti sono poi i dubbi, quando nella notte della catastrofe del regime e del Paese cominciano però a brillare le prime luci dell’”alba di un giorno nuovo”, con lo sgretolamento improvvi-so del regime fascista e il combattuto avvento della democra-zia.

A questa fase e alla successiva, alla sua attiva partecipazione alla vita politica e alle sue prime e varie esperienze professio-nali, Tiriticco torna anzitutto sull’onda della memoria persona-le. Ma, da attento e valente ispettore del ministero della pub-blica istruzione quale poi è stato, egli precisa la sua memoria non solo evocando, ma recuperando con scrupolo e citando in esteso con esattezza testi delle diverse epoche, discorsi di Mus-solini, bollettini di guerra, canzoni, e documentando con al-trettanta esattezza circostanze ed eventi di portata nazionale e mondiale. Questo però non soffoca il demone della gioia di narrare, solo che il coinvolgente scorrere e procedere della sto-ria personale si arricchisce di riferimenti alla Grande Storia collettiva, alle vicende drammatiche che il mondo, il nostro paese e le forze politiche di sinistra hanno vissuto a partire da-gli anni trenta e quaranta del Novecento.

Le molte persone appassionate e intelligenti che popolano da insegnanti la nostra scuola, se porteranno questo libro nelle lo-ro classi e lo daranno in lettura ad allieve e allievi, creeranno un’occasione sollecitante per dare notizia e consapevolezza de-gli eventi di cui è figlio il nostro presente. In questo Tiriticco ha una appassionata fiducia. Scrivendo del libro di Ilva Fabia-ni e della storia di Anna Alrutz, egli, come già s’è detto, parla di “una storia che nasce da una fiducia immensa nella vita, nella professione, nel contesto in cui si sviluppa”. Lo stesso possia-mo dire di questo Balilla moschettiere e del suo autore che con ottimismo consegna il libro alle nostre capacità di costruire “il comprendere, il dialogare e il continuo adoperarsi perché cia-scuno di noi, qui e là, oggi e domani, possa lavorare e produrre in un mondo di libertà e di pace”. Il compito è non poco impe-gnativo, ma la lettura di questo libro aiuterà a camminare sulla via che Tiriticco auspica.

Tullio De Mauro