Qualcosa di nuovo, di Cristina Comencini

“Qualcosa di nuovo”, un film di Cristina Comencini
Donne e uomini alla ricerca della loro identità

 di Mario Coviello

“Voi donne passate metà della vita a programmare cosa volete fare da grandi, e l’altra metà a disfare tutto ciò che avete programmato”.

Ci vuole Luca che con Maria si scopre prestante, un diciannovenne capace di riflettere su se stesso e sui suoi genitori separati, per fare una disamina specifica e sottile, rapida ed efficace, della personalità confusa e in fondo un po’ fragile di due amiche quarantenni.

Maria e Lucia sono molto diverse e amiche intime fin dal liceo. Sono in grado di confrontarsi, criticarsi, e cercare di completarsi a vicenda in ogni occasione che le veda riunirsi.

Tanto una, la bionda, impiegata separata con due figli, è solare, disinvolta, e per nulla indifferente ai richiami dell’altro sesso, tanto l’altra, cantante jazz separata pure lei ma senza figli, appare spigolosa ed intransigente con gli uomini , tanto da essere single da una vita , e sempre incaricata di risolvere i problemi più imbarazzanti in cui finisce avviluppata l’altra più estroversa ed ingenua amica.

Il giorno in cui entrambe, per un equivoco buffo, verranno coinvolte contemporaneamente in una focosa relazione con Luca, un aitante studente appena abbandonato dalla fidanzata coetanea, ecco che per le due donne avverrà uno stravolgimento che porterà ognuna delle due ad avvicinarsi, in gesti, atteggiamenti, comportamenti, ai tratti dell’amica: cambiandole in meglio.

Vira sui toni della commedia comica “ Qualcosa di nuovo”, l’ultima fatica di Cristina Comencini. La storia è affidata a due attrici Micaela Ramazzotti, la svampita dolente ma di cuore, oca ma dotata di una saggezza interiore celata molto bene, e Paola Cortellesi, che è anche una delle sceneggiatrici, a suo agio in versione jazz, e che sul finale si prodiga pure in un divertente siparietto al ritmo di “Girls just want to have fun” della mitica Cindy Lauper.

Il duo Ramazzotti-Cortellesi, dà vita a fortissimi momenti di comicità, nei quali la loro chimica è palpabile. Se il peculiare fascino della Cortellesi, accompagnato dal suo incredibile talento canoro (la sua versione del brano di Etta James è tra i momenti più riusciti della pellicola), riesce a creare un personaggio che alterna calore femminile e freddezza, risultando sempre credibile, il suo perfetto contraltare è la Ramazzotti, che tratteggia un ennesimo personaggio amabile nonostante tutte le sue imperfezioni, la cui mimica riesce a superare in alcuni casi la performance della coprotagonista, rivelandosi completamente a suo agio in un contesto brillante. A loro la Comencini affianca il giovane di talento Eduardo Valdarnini, capace di tenere perfettamente testa alle sue colleghe , donando spessore e carisma al suo Luca.

Paola Cortellesi sul film ha detto: “A volte la donna viene dipinta come l’angelo del focolare, in questo caso invece i due personaggi sono completamente sbagliati, sono donne imperfette che commettono errori e non se ne rendono conto, anzi perseverano e non hanno minimamente paura di sbagliare”. Le due attrici dettano ritmi e tempi del film, innescando una commedia degli equivoci e uno scambio di ruoli da screwball comedy: “Sono una l’opposto dell’altro, più Lucia diventa rigida e austera più Maria si fa piccola piccola e chiede scusa. Mi sono lasciata completamente andare al mondo di Cristina Comencini e al suo modo di raccontare a me sconosciuto con piani sequenza lunghissimi. Non smetteva mai di girare, ma ci lasciava fare tutta la scena fino alla fine; era un modo di recitare un po’ teatrale per me assolutamente nuovo”

È la reinvenzione dell’identità la principale chiave di lettura di Qualcosa di nuovo, basato sulla piéce teatrale La scena scritta e diretta per il teatro da Cristina Comencini. Identità di genere tanto femminile quanto maschile, in un presente caratterizzato dalla rivoluzione dei ruoli e dei rapporti di potere, dalla disgregazione della famiglia tradizionale e dalla crisi economica, e dalla mancanza di un’educazione sentimentale e sessuale che non insegni tanto come mettere un preservativo, quanto come si debba rispettare la natura e le inclinazioni degli altri, e la libertà di essere altro da noi.

Qualcosa di nuovo parla anche di maternità negata, ricattatoria, accogliente, colpevole e generosa; di amicizia femminile, disposta alla solidarietà ma anche esposta alla severità del reciproco giudizio; dell’esigenza delle donne di avere accanto un uomo “ma anche”: dolce ma anche forte, comprensivo ma anche protettivo, dotato di sensibilità ma anche virilmente assertivo, tenero ma anche muscoloso. E mentre le donne sono specialiste nell’essere tante cose insieme, gli uomini sembrano disorientati da queste aspettative (apparentemente) contraddittorie.
Luca, ad esempio, si relaziona con coetanee che sembrano sapere esattamente quello che vogliono, quando il ventenne maschio di oggi difficilmente sa decidere di che colore scegliere la camicia al mattino. Le “donne mature” Lucia e Maria, invece, hanno già superato la fase in cui si attenevano rigidamente ai loro progetti di vita, e anche quella del successivo smantellamento del castello di carte da loro costruito con ottusa determinazione: sono dunque libere di sperimentare, anche con un liceale che usa bene le mani ed è capace di ascoltare. Lucia e Maria cominciano a dire a Luca quello che non riescono a dire a se stesse, e scoprono quanto stia loro stretto il personaggio che si sono ritagliate nel tempo.

Vivo forse è l’aggettivo più giusto con il quale si può descrivere il film nel suo insieme, questo grazie alla spontaneità e naturalezza con cui ciascun attore si è calato nel proprio ruolo ed alla freschezza che la Comencini ha saputo donare al film. L’ho trovata davvero una bella commedia.