La nuova scuola

da la Repubblica

La nuova scuola

Corrado Zunino

La Buona scuola bis è pronta. Oggi in Consiglio dei ministri le otto deleghe che completano la Legge 107 saranno approvate. Poi, passaggio alle Finanze, firma del presidente della Repubblica e Gazzetta ufficiale. I temi sono: valutazione, reclutamento, infanzia 0-6, disabilità (di cui parliamo a parte). Ma ci sono 30 milioni sul diritto allo studio per le borse degli iscritti agli ultimi due anni delle superiori (erano dieci, i restanti venti saranno sottratti al fondo della Buona scuola). Quindi, voucher per libri di testo e mobilità. Niente tasse — poco meno di 50 euro l’anno — per gli studenti di quarta e quinta superiore (in seconda e in prima erano già esonerati, i contributi restano solo in terza). La Carta dello studente viene estesa ad Accademie e conservatori. Una delega promuove la diffusione della cultura umanistica, un’altra riordina le scuole italiane all’estero (Made in Italy e “sei anni più sei” per i docenti migrati). Forte l’intervento sulle scuole professionali dal 2018: nascono biennio e triennio unico superando il “due bienni più uno”. Gli indirizzi passano da 6 a 11, rafforzate le attività di laboratorio. Per il 2017-2018 ventimila assunzioni di docenti sono certe: il Miur ne chiede altre ventimila, il Mef ne concederà metà.

MAturità via il quizzone dal 2019 servirà il test Invalsi per accedere

LE novità della maturità sono confermate, ma vengono spostate alla stagione 2018-2019 quando all’esame di Stato arriveranno i ragazzi che oggi frequentano la terza superiore. Le prove scritte scendono da tre a due (viene abolito il quizzone) e saranno riviste in seguito. Per accedere all’esame resta necessario, dopo dibattito, il “6” in tutte le materie. Un “5” può essere trasformato in sufficienza, ma in quel caso saranno ridotti i crediti formativi accumulati nel triennio: il credito massimo sale da 25 punti a 40. Il credito triennale per chi ha la media del ”6” sarà di 24. Il voto possibile alla maturità resta 100: venti punti per la prima prova (erano 15), venti per la seconda (erano 15) e venti all’orale (erano 30). La commissione ha un bonus per alzare il voto da 1 a 5 punti. La prova Invalsi (che testerà le competenze in Inglese dopo Italiano e Matematica) non sarà inclusa nell’esame finale, ma diventa pre-requisito per l’accesso. Così l’alternanza scuola-lavoro. Per l’esame di terza media si passa, dal 2018, a tre scritti e un colloquio (oggi gli scritti sono sei: escono tesina, prova concettuale e prova Invalsi).

L’Invalsi testerà anche inglese e francese. Alla primaria i voti restano numerici, accompagnati da una descrizione delle capacità degli alunni. Bocciatura extrema ratio, ma fin dal pri mo anno si allestiranno recuperi.

Ai Comuni 670 milioni di fondi obiettivo nidi per un bimbo su tre

PARTE il “Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni”. È la legge 0-6, appendice della Buona scuola che riorganizza tutta l’educazione dei bambini: il “nido” (0-3 anni) non sarà più un servizio, ma l’inizio di un percorso scolastico. Il sistema omogeneo ingloberà anche le sezioni primavera (24-36 mesi). Per diventare educatore negli asili nido occorrerà la laurea triennale, per insegnare nella scuola dell’infanzia la laurea magistrale. Se un docente dell’infanzia vorrà dedicarsi ai piccoli al di sotto dei tre anni dovrà acquisire altri 60 crediti universitari. Si riconosce, ai fini dell’inserimento nelle graduatorie provinciali dei precari, il servizio prestato nelle sezioni primavera. Il fondo per la riforma andrà direttamente nelle casse dei Comuni, senza intermediazione delle Regioni: 209 milioni nel 2017, 220 nel 2018 e 239 nel 2019. La ripartizione avverrà in maniera inversamente proporzionale alla presenza di sezioni (classi) di materna statale sul territorio: meno sezioni, più fondi statali. Gli obiettivi sono portare al 33 per cento del fabbisogno (dal 17%) la presenza di nidi e micro-nidi nei Comuni italiani, estendere la scuola dell’infanzia a tutti i bambini dai tre ai sei anni (siamo al 94 per cento) e i servizi per l’infanzia al 75 per cento dei Comuni. Poi, assumere le precarie della Gae infanzia, ma per loro niente potenziamento.

Concorsi light e tirocinio in classe per portare i giovani in cattedra

FORMAZIONE e assunzione dei docenti, in tutti i cicli scolastici, cambiano ancora. Anche rispetto alla recente Buona scuola. Il Miur vuole portare in classe insegnanti più giovani. Innanzitutto, si apre una fase transitoria di due anni che coinvolge il precariato di seconda e terza fascia.

Gae (prima fascia) e Gm (graduatorie di merito) restano prioritarie per l’assunzione, ma per chi è in seconda e ha fatto percorsi universitari di abilitazione (Tfa, Ssis) basterà un concorso “light” con un solo esame orale — un colloquio — per prendere una cattedra libera «già dal 2017-2018». Per gli iscritti in terza fascia che hanno 36 mesi di supplenze (esclusi dalla Legge 107) si prevede un concorso con un solo scritto invece di due e l’orale. Dal 2018 inizierà, parallelamente, un ciclo di concorsi pieni ogni due anni (invece di tre) e il loro superamento aprirà ai vincitori (neolaureati con almeno 24 crediti in pedagogia e didattica) un periodo di tre anni che li farà entrare in ruolo: primo anno di specializzazione, diploma e 660 euro lordi, secondo anno ingresso in classe con supplenze brevi, terzo con supplenze lunghe. Al quarto anno l’assunzione in ruolo su posti vacanti, superate tutte le valutazioni. I “seconda fascia”saranno ammessi direttamente al terzo anno di formazione. Ci saranno deroghe per assumere i vincitori del concorso 2016 ancora senza ruolo.

Sostegno, 90mila prof stabili e attenzione al ruolo dei bidelli

QUELLA sul sostegno è la riforma più contestata. Con il passaggio parlamentare la maggioranza ha provato a far entrare nel testo finale alcune considerazioni avanzate dalle associazioni, critiche con il primo disegno del governo. La delega sulla disabilità ora prevede, si legge, «un sostegno potenziato». E 90mila insegnanti fissi. Le nuove assunzioni si faranno solo di fronte a pensionamenti e «in deroga». I tetti ai ragazzi in classe restano gli attuali: massimo venti alunni se c’è un disabile. Il sostegno entra nell’autovalutazione delle scuole, che in questo modo dovranno attrezzarsi per non veder scendere la media.

Gli uffici scolastici decideranno il numero dei bidelli (Ata) da assegnare alle scuole tenendo conto delle presenze di alunni con disabilità: saranno loro, infatti, a doverli accompagnare nei bagni (oggi non sempre avviene). Le scelte sull’organigramma Ata si faranno anche in base al genere: uno studente disabile maschio avrà bisogno di un bidello maschio, e viceversa. Per la formazione di un docente sul sostegno per le classi elementari si istituisce un corso ad hoc post- laurea (Scienze formazione primaria, 60 crediti sull’inclusione). La delega apre a famiglie e associazioni a tre livelli territoriali. Dalla norma finale è stato tolto l’aggettivo “equipollente”, che avrebbe reso più difficile a un disabile l’esame di terza media.