Scuola, firmato l’accordo per la mobilità: freno alla chiamata diretta

da Corriere della sera

Scuola, firmato l’accordo per la mobilità: freno alla chiamata diretta

Arriva un’altra smorzatura della legge 107. Il nuovo accordo sulla mobilità dei docenti, firmato a mezzanotte da tutti e tre i sindacati confederali della scuola e dallo Snals- ma col disaccordo di Gilda, mette un limite alla chiamata diretta dei prof da parte dei dirigenti scolastici: una pratica che veniva considerata un’innovazione per i sostenitori della legge 107, perché avrebbe dovuto sulla carta assegnare i docenti alle scuole che avevano veramente bisogno di loro. Ma che poi, tra richieste di trasferimenti e assegnazioni provvisorie, era stata già fortemente snaturata nei fatti. Adesso, si legge nella nota della Uil, «si limita ogni discrezionalità del Dirigente Scolastico che dovrà attenersi alla delibera del collegio docenti». Cambiano anche molte regole per i trasferimenti dei docenti, la cosiddetta mobilità che lo scorso anno, complici gli errori dell’algoritmo, ha scatenato non poche polemiche. Le domande dei docenti si potranno presentare dal 13 aprile al 6 maggio. Quelle del personale ATA dal 4 maggio al 24 maggio.

I criteri

Tutti i docenti, anche i neo assunti, potranno presentare dunque domanda di mobilità sia provinciale che interprovinciale, con un’unica domanda, senza tener conto del vincolo triennale, che a dicembre era stato già cancellato, almeno per quest’anno. Tra le preferenze potranno inserire non solo gli ambiti territoriali (al massimo dieci) ma anche 5 scuole. Chi ottiene il trasferimento in una delle istituzioni scolastiche espresse nella domanda, avrà la titolarità sulla scuola. Per evitare le incongruenze dello scorso anno, quando ad esempio insegnanti di sostegno specializzati finirono per ricoprire ruolo di tecnici di laboratori, verrà dato nelle domande lo stesso punteggio al servizio svolto prima di essere immessi in ruolo oppure semplicemente all’esperienza maturata anche in un ruolo diverso da quello attuale. Per quanto riguarda gli istituti comprensivi con più plessi, anche in diversi comuni, verranno considerati organismi unici con personale unico, per cui il docente dovrà inserire nella domanda solo il codice dell’istituto, e sarà poi il dirigente ad assegnarli ai vari plessi in base alla contrattazione d’istituto.

La ripartizione

Per quanto concerne, invece le «quote» assegnate ai diversi settori della mobilità, ai trasferimenti interprovinciali andrà il 30% dei posti disponibili dopo i trasferimenti provinciali; ai passaggi di cattedra e di ruolo il 10%; alle immissioni in ruolo il 60% dei posti liberi dopo i trasferimenti provinciali. Sembrano tutti dettagli insignificanti, ma «sulla mobilità si giocano aspetti importanti del rapporto di lavoro- sottolinea la segretaria della Cisl Maddalena Gissi. perdere o mantenere una sede di servizio, permettere e favorire la continuità didattica, far fronte a esigenze di carattere personale e familiare. È fondamentale che ci siano regole chiare, trasparenti, oggettive, che raccolgano il massimo di condivisione».

«Passo in avanti»

Soddisfatti i sindacati: «È stato fatto, con questa firma, un significativo passo avanti verso la riaffermazione del primato del contratto nella regolazione del rapporto di lavoro, in pratica una prima concreta attuazione di quanto prevede l’accordo di palazzo Vidoni sulla contrattazione nel settore pubblico». Il Ministero, insieme al contratto, dovrà ora emanare l’ordinanza che disciplina lo svolgimento di tutte le operazioni, dalla presentazione delle domande alla gestione dei movimenti. «Grazie al contratto sottoscritto, si potrà porre rimedio alle tante penalizzazioni subite lo scorso anno dalle docenti e dai docenti e si rende possibile una corretta e tempestiva gestione delle operazioni di avvio del nuovo anno scolastico» concludono.

«L’anno prossimo rischio caos»

Ma non tutti sono d’accordo. «Apprezziamo lo sforzo della ministra Fedeli di tentare una faticosa mediazione per mitigare temporaneamente gli effetti negativi della riforma – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – ma non è bastato per superare le criticità maggiori. I cosiddetti criteri oggettivi, cui dovrebbe attenersi il dirigente scolastico per individuare i docenti da impiegare nella propria scuola, non tengono in alcun conto l’esperienza professionale maturata nella disciplina insegnata, mentre vengono valorizzate competenze di semplice carattere organizzativo. Anche la possibilità di scegliere fino a un massimo di cinque scuole è transitoria, in quanto – spiega il coordinatore nazionale – dal prossimo anno scolastico opererà in pieno la legge che prevede esclusivamente i trasferimenti su ambiti territoriali». Secondo Gilda, «le problematiche si riproporranno inalterate e immaginiamo già lo stato di confusione in cui si ritroveranno le scuole che dovranno provvedere alla chiamata diretta. Il nostro obiettivo – conclude Di Meglio – resta l’urgente modifica della legge 107 con l’eliminazione di ambiti e chiamata diretta».