Scuola, per quest’anno ai presidi niente stipendio in base al merito

da Repubblica 

Scuola, per quest’anno ai presidi niente stipendio in base al merito

Slitterà al 2017/2018 anche il licenziamento per i dirigenti meno efficienti. Le associazioni di categoria hanno chiesto il rinvio

Niente stipendio in base al merito per i presidi e licenziamento per i “più somari” scongiurato. Almeno per quest’anno. Perché, se mai vedrà la luce la novità, tutto slitterà al 2017/2018. Il 2016/17 doveva essere l’anno della svolta: stipendi ai dirigenti scolastici in base alle pagelle attribuite dai nuclei di valutazione regionali. Un’innovazione che attende da tre lustri abbondanti. Ma quest’anno, stando alle dichiarazioni degli stessi interessati, la macchina ministeriale è partita in ritardo e i presidi sono in stato di agitazione: troppe responsabilità e retribuzioni eccessivamente basse. Tre giorni fa, l’Andis (l’Associazione nazionale dirigenti scolastici) ha inviato una lettera alla ministra Valeria Fedeli con la richiesta di rinviare di un anno la valutazione dei capi d’istituto. Qualche giorno prima, a dichiarare lo stato di agitazione degli 8mila presidi italiani è stata l’l’Associazione nazionale presidi (Anp).

E nella riunione di ieri tra rappresentanti dei capi d’istituto e tecnici ministeriali è arrivata la conferma: per quest’anno non vi saranno effetti sulla retribuzione di risultato, che continuerà perciò ad essere erogata in base alla complessità della scuola. Lo stipendio dei dirigenti scolastici è suddiviso in tre fasce: retribuzione fissa (uguale per tutti e pari all’82 per cento, circa 43mila euro lordi), di posizione (pari al 15 per cento del totale), assegnata in base alla complessità della scuola, e di risultato (pari al 3 per cento). Una percentuale ancora irrisoria ma che in futuro potrebbe crescere. Ma finora, la quota da assegnare in base al merito, è stata conglobata alla retribuzione di posizione per mancanza di strumenti e supporti normativi. Ma quest’anno era tutto pronto.

L’Andis snocciola le motivazioni a supporto del rinvio in 5 punti: mancato rispetto dei tempi previsti per la valutazione; questionari per l’autovalutazione arrivati in ritardo; formazione dei componenti dei Nuclei di valutazione appena terminata; scarsa informazione per i presidi e compilazione dei questionari che ricadrebbe nella parte finale dell’anno. L’Anp ha proclamato lo stato di agitazione perché dal Miur “arrivano sempre più oneri e sempre meno strumenti gestionali”. Ma non solo: “No alla valutazione dei dirigenti scolastici senza adeguate prerogative dirigenziali, no ad assumere nuove reggenze per il prossimo anno e no ad incarichi non obbligatori”.

 “Inoltre, in qualità di dirigenti – spiega il presidente Giorgio Rembado – continuiamo a subire un’inaccettabile situazione di sperequazione retributiva con i colleghi, di pari livello, in servizio nelle altre amministrazioni pubbliche”.