Contratto nazionale: per i sindacati non ci sono le condizioni

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da La Tecnica della Scuola

Contratto nazionale: per i sindacati non ci sono le condizioni

La Cgil non ha dubbi: non ci sono le condizioni per rinnovare i contratti pubblici.

L’annuncio arriva all’indomani della audizione nella Commissione Lavoro del Senato nel corso della quale i parlamentari hanno incontrato le parti sociali in materia di revisione del testo unico sul pubblico impiego.
In pratica i sindacati sono del tutto insoddisfatti delle modalità con cui l’accordo politico del 30 novembre fra sindacati e ministro Madia si sta traducendo in norme di legge.
In particolare la Cgil chiede “chiarezza sulle norme di carattere generale e sulle risorse per il pieno ripristino della titolarità della contrattazione”.
“Tutto ciò che concerne la regolazione del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti – ribadisce il sindacato di Susanna Camusso – deve trovare la sua fonte privilegiata nel contratto e non nella legge”.

Nel corso dell’audizione è intervenuto Michele Gentile, segretario nazionale Pubblico Impiego della Cgil, che, anche a nome di Cisl e Uil, ha sottolineato come il testo dello schema di decreto contenga “uno squilibrio nel rapporto tra legge e contratto a discapito di quest’ultimo, come evidenzia l’articolo 23 (trattamento economico) che destina, per legge, una quota prevalente del salario accessorio alla performance”.

Ma i nodi non riguardano solo gli aspetti normativi: i sindacati, infatti, rilevano che “se si vuole restituire dignità al lavoro pubblico e rendere efficace l’azione delle Pubbliche Amministrazioni è necessario uno sforzo aggiuntivo circa lo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei contratti”.

Il testo che con ogni probabilità verrà approvato, mantiene quasi intatto l’intero impianto del decreto Brunetta del 2009 e questo per i sindacati è del tutto inaccettabile.
Per questo motivo Cgil, Cisl e Uil stanno chiedendo una revisione profonda del decreto, obiettivo difficile da raggiungere se si considera che le Commissioni parlamentari hanno tempo fino alla fine del mese per esprimere il proprio parere. Dopo di che toccherà al Governo licenziare il testo definitivo, entro entro il mese di maggio.