Scuola, al via le prove Invalsi: anche per chi ha “bisogni speciali”

Redattore Sociale del 03-05-2017

Scuola, al via le prove Invalsi: anche per chi ha “bisogni speciali”

Il 3, il 5 e il 9 maggio le prove che rilevano “i livelli standard di apprendimento”. Sono anonime, ma la disabilità o il “bisogno speciale” devono essere segnalati nella scheda. Spetta alla dirigenza stabilire se e come possa partecipare anche chi ha una disabilità grave o intellettiva. In ogni caso, i risultati dei “Bes” sono valutati separatamente, “così da non incidere sul risultato medio della scuola o della classe”.

ROMA. E’ tempo di prove Invalsi: si inizia oggi, con la prova d’Italiano nelle seconde e quinte classi delle scuole primarie, che venerdì si cimenteranno nella prova di Matematica e il questionario. Il 9 maggio toccherà invece alle secondarie di secondo grado. Le prove, lo ricordiamo, servono a rilevare i livelli standard di apprendimento in alcune classi dei diversi gradi di scuola: nessuna valutazione personale, dunque, tanto che i test sono anonimi. Non certo un esame, quindi, ma comunque un momento accompagnato da una certa “solennità” e da un minimo di tensione. E se qualcuno, per protesta, resta a casa – tanto tra gli insegnanti, quanto tra gli studenti – tanti sono invece dietro il banco, a rispondere alle domande, perché si possano misurare le loro competenze. Tra questi, non mancano gli alunni con disabilità: le prove Invalsi sono infatti anche per loro, seppur in certi casi “differenziate” e comunque non considerate nella valutazione media finale. Le modalità di somministrazione, specifiche per le diverse disabilità, come pure per i cosiddetti “Bes”, sono state indicate dall’Invalsi stesso in una nota dedicata.

Qui si sottolinea, in premessa, che “le prove Invalsi non sono finalizzate alla valutazione individuale degli alunni, ma al monitoraggio dei livelli di apprendimento conseguiti dal sistema scolastico, nel suo insieme e nelle sue articolazioni”. Per quanto riguarda gli alunni con “bisogni educativi speciali” (bisogni dovuti a disabilità ma non solo), “le esigenze di questi allievi – si legge nella nota – sono, per loro natura, molteplici e difficilmente individuabili a priori in modo completo ed esaustivo. Da ciò discende che la valutazione del singolo caso può essere effettuata in modo soddisfacente solo dal Dirigente scolastico, che conosce esattamente la situazione del singolo studente e, pertanto, può adottare tutte le misure idonee per coniugare, da un lato, le necessità di ogni allievo con bisogni educativi speciali e, dall’altro, il regolare svolgimento delle prove per gli altri studenti, senza che per questi ultimi venga modificato il protocollo di somministrazione standard che è garanzia fondamentale per assicurare l’affidabilità delle rilevazioni”.

Va premesso che in nessun caso viene esclusa a priori la partecipazione alle prove da parte di alunni con disabilità, per quanto grave essa possa essere. Ciò che invece cambia, a seconda del “bisogno speciale”, è la modalità di somministrazione, come pure l’inclusione dei risultati nei dati di classe e di scuola”. Occorre conciliare, in altre parole, da un lato l’esigenza di correttezza e attendibilità della rilevazione, dall’altro il diritto all’inclusione, in tutte le sue declinazioni, per gli alunni con disabilità o bisogni speciali. A tal fine, “qualunque sia la tipologia di disabilità di un alunno, essa deve essere segnalata sulla Scheda risposta dei singoli studenti, barrando l’opzione più appropriata fra quelle di seguito indicate: disabilità intellettiva; ipovedente; non vedente; Dsa (disturbo specifico apprendimento); altro. Ciò consentirà – spiega Invalsi – di considerare a parte i risultati degli alunni disabili e di non farli rientrare nella elaborazione statistica dei risultati di tutti gli altri alunni”.

Disabili gravi e intellettivi: decide la scuola. Per quanto riguarda gli alunni con disabilità grave o intellettiva, “la decisione di farli partecipare o meno (e se sì con quali modalità), seguiti da un insegnante di sostegno, alle prove – spiega Invalsi – è rimessa al giudizio della singola scuola”. In particolare, la dirigenza ha facoltà di escludere dalle prove gli alunni con disabilità intellettiva o altra disabilità grave, impegnandoli nei giorni delle prove in un’altra attività; oppure, di farli partecipare insieme agli altri studenti della classe, “purché sia possibile – precisa Invalsi – assicurare che ciò non modifichi in alcun modo le condizioni di somministrazione, in particolare se si tratta di classi campione”.

Disabilità visiva e Dsa. Per quanto riguarda gli alunni ipovedenti o non vedenti, questi “partecipano alle prove nelle stesse condizioni degli altri (i fascicoli loro destinati sono stampati con caratteri ingranditi o sono in scrittura Braille)”. Anche gli alunni con diagnosi di Dsa partecipano alle prove nelle stesse condizioni degli altri. Invalsi ribadisce però che “in ogni caso, i risultati di tutti gli alunni per cui sia stata segnalata sulla Scheda-risposta individuale una condizione di disabilità, verranno elaborati in maniera a se stante, così da non incidere sul risultato medio della scuola o della classe”. (cl)