Licei brevi, la Fedeli ci riprova

da ItaliaOggi

Licei brevi, la Fedeli ci riprova

Finito in un cassetto negli ultimi mesi di Stefania Giannini all’Istruzione, ora il progetto dei licei brevi torna in pista. Il decreto, rivisto dopo alcune interlocuzioni con il Consiglio superiore della pubblica istruzione, a cui il testo è tornato per il parere ufficiale, ha portato la sperimentazione da 60 prime classi a 100. Eliminando dal progetto chi la sperimentazione dei 5 anni in 4 l’ha già fatta, una decina di istituti. In caso contrario, era il rischio paventato, si sarebbe configurata non più una sperimentazione ma una riforma a regime per pochi. Senza tra l’altro nessun controllo sugli esiti e la qualità dei percorsi già svolti.

Se non ci saranno nuovi stop, il decreto dovrebbe essere firmato dalla ministra Valeria Fedeli entro maggio, dopo i pareri e i controlli di rito, così da consentire l’avvio della gara nazionale per selezionare i migliori 100 progetti, presentati da scuola statali e paritarie, in tempo utile per far partire la sperimentazione dall’anno scolastico 2018/19.

Il corso di studi deve garantire attraverso gli strumenti della flessibilità didattica e organizzativa il raggiungimento degli stessi obiettivi di apprendimento del percorso ordinario. Il percorso dei 4 anni deve e caratterizzarsi per innovazione didattica, valorizzazione dei laboratori, insegnamento di una disciplina in lingua straniera (Clil) a partire dal terzo anno, insegnamenti opzionali, progetti di orientamento con il mondo del lavoro e attività di alternanza.

Un tour de force per gli studenti che arriveranno alla maturità al termine del quarto anno. Un anno in meno di scuola, una riduzione della durata dei cicli scolastici che potrebbe fare da apripista a un riforma più generale. Per ora, la sperimentazione sarà ristretta a 100 istituti superiori, che dovranno essere selezionati facendo attenzione ai progetti presentati ma anche alla distruzione sul territorio.

L’obiettivo è arrivare a una valutazione degli esiti affidati a un Comitato scientifico regionale che relazionerà al Comitato scientifico nazionale. Composto da esperti nominati dal ministro dell’istruzione, il Comitato nazionale verificherà i risultati dell’innovazione, anche rispetto agli standard internazionali, e gli eventuali correttivi e misure di sostegno. Un vaglio scientifico, che era mancato per le precedenti sperimentazioni e che potrebbe essere la base per un ampliamento del progetto ad altre scuole.