PERCORSI DI ALTA FORMAZIONE: a colloquio con Luigi Giorgio Caputo

PERCORSI DI ALTA FORMAZIONE ALL’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “BOTTAZZI” DI CASARANO (LE)

A colloquio con Luigi Giorgio Caputo
PSICOPEDAGOGISTA CLINICO – RESPONSABILE DI PROGETTO

(Paolo PALOMBA*) – E’ stato avviato il 19.05.2017, nel Chiostro del
Palazzo dei Domenicani della Città di Casarano, il progetto di alta
formazione denominato “Prevenzione del disagio nell’età evolutiva –
EMOTIONAL INTELLIGENCE AND TRAINING”, rientrante nel quadro delle
iniziative di formazione del personale docente afferente all’Istituto
d’Istruzione Secondaria “F. Bottazzi” di Casarano.

Per cogliere i fondamenti scientifici dell’iniziativa, il Responsabile
della Comunicazione Istituzionale della scuola di Via Napoli ha
intervistato Luigi Caputo, Psicopedagogista clinico e responsabile di
progetto.

D. – Prof. Caputo, ci descriva la mission di questo percorso di alta
formazione, facendo riferimento al target per il quale è stato progettato
e alle relazioni col paradigma del sistema formativo integrato.

R.- Il progetto “EMOTIONAL INTELLIGENZE AND TRAINING ” è frutto di un
lavoro collettivo di docenti  dell’ Istituto Professionale “F.
Bottazzi” – Casarano avvalendosi  della collaborazione
dell’Università del Salento, della Camera Minorile di Lecce, di esperti
dell’ASL di Lecce, del Comune e dell’ambito di Casarano.

Il progetto prevede la realizzazione di dieci seminari di studio
nell’arco di un anno, con l’obiettivo di far conoscere e divulgare
modelli di intervento di prevenzione del disagio giovanile e di promozione
del benessere in età evolutiva, basato sui principi dell’Intelligenza
Emotiva.

Questo progetto, oltre a rappresentare una scuola di alta formazione con
lezioni frontali della durata di cinquanta ore circa, mira a creare un
percorso di crescita, mettendo insieme empatia e competenza. Il corso è
rivolto ad insegnanti, psicologi, assistenti sociali, educatori
professionali e a tutti coloro che si occupano a vario titolo di minori
con problematiche adolescenziali.

D. – Il ruolo delle emozioni, nelle relazioni della società
contemporanea, evidenza criticità difficilmente superabili per molteplici
motivi. Quale supporto può dare tale itinerario di formazione,
specialmente a chi opera nel settore delle professioni di aiuto e nel
pianeta della scuola?

R. – Bisogna pensare alla scuola come a un più universi che si ritrovano
a comunicare per portare avanti il compito primario per cui essa esiste
come istituzione.Significa avere un nuovo concetto di scuola: globale,
inclusiva. Esistono molteplicità di variabili e vincoli da considerare,
imprevisti ed emergenze di tutti i tipi: cosa potremmo fare? Introdurre
griglie di letture del mondo, ipotesi ispirate a una razionalità – mente
– e alla comunicazione assertiva, di cui fanno parte integrante le
emozioni, all’accettazione dell’altro – cuore -.

A mio avviso una metodologia che sembra essere in grado di spiegare e
correggere tutti i problemi e le difficoltà. Tuttavia, ogni scuola, come
ogni istituzione, è caratterizzata da una propria ‘cultura affettiva’ che
ne orienta il funzionamento, il modo di proporre l’offerta formativa e le
dinamiche interne.

D. – Come nasce l’idea del progetto denominato “Prevenzione del
disagio nell’età evolutiva – EMOTIONAL INTELLIGENCE AND TRAINING” e
quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine a esso correlati?

R. – L’idea di un corso formazione sulla “educazione emotiva”
scaturisce dalla lettura del libro di Claudio Foti:  “La mente abbraccia
il cuore”, peraltro relatore nel convegno conclusivo.

Il progetto si inserisce all’interno della riflessione in atto sulle
emozioni, per comprendere se e in quale misura possano trasformarsi in
risorsa per la formazione dell’adolescente.
Nell’analisi introduttiva  e nel primo seminario, ho tentato di
inquadrare le emozioni da diversi punti di vista: analizzando gli studi
Daniel Goleman sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva e le recenti
scoperte scientifiche che provengono dall’ambito delle neuroscienze;
studiando le emozioni nella psicologia; esplorando il loro ruolo
nell’educazione e nella didattica, per poi dedicarci al settore della
formazione, per il quale mi sono chiesto se le emozioni potessero in
qualche modo trasformarsi in una risorsa per le problematiche
adolescenziali, che saranno meglio esplicitate nel corso dei dieci
seminari di studio.

Paolo PALOMBA