Scuola, i presidi in sciopero della fame: “Costretti a fare i burocrati, la misura è colma”

da Repubblica

Scuola, i presidi in sciopero della fame: “Costretti a fare i burocrati, la misura è colma”

Protesta davanti al ministero: digiuno a rotazione fino a venerdì. “Fedeli ascolti le nostre richieste”

di SALVO INTRAVAIA

PRESIDI in sciopero della fame. Da questa mattina davanti alla sede del ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere, fino al 26 maggio i dirigenti scolastici si alterneranno nella clamorosa protesta in base alle Regioni di provenienza. Si comincia con i dirigenti scolastici campani, piemontesi e di Lazio, Liguria, Abruzzo e Valle d’Aosta. A promuovere l’iniziativa senza precedenti l’associazione Dirigentiscuola, che raccoglie circa 500 aderenti. Ma la sensazione è che al sit-in con incatenamento parteciperanno anche tanti non iscritti al sindacato. Perché, spiegano i diretti interessati, “la misura è colma”.

Francesco Nuzzaci, preside dell’Istituto comprensivo di Porto Cesareo in provincia di Lecce spiega che “sono diversi i motivi che spingono la categoria a scendere in piazza con una forma di protesta tanto rumorosa”. “In primis, l’equiparazione economica e normativa con gli altri dirigenti dello stato. Noi presidi – continua Nuzzaci – abbiamo molte più responsabilità e percepiamo poco più dei nostri insegnanti. Chiediamo anche una mobilità in uscita verso gli altri comparti statali e una valutazione scolastica vera, non quella messa in piedi dal ministero. Inoltre, non ci si può chiedere di curare la didattica per migliorare la qualità dell’offerta formativa e poi impegnarci nelle mansioni burocratiche più minuziose. Occorrono figure intermedie alle quali assegnare queste mansioni”.

Convintissimo, nonostante i suoi 66 anni di età, di intraprendere lo sciopero della fame il battagliero Gennaro Di Martino, a capo dell’Istituto comprensivo Sauro Morelli di Torre del Greco, in provincia di Napoli. “Siamo esasperati – spiega – soprattutto per le responsabilità. La situazione è ormai diventata insostenibile. Perché le responsabilità – prosegue – sono ormai enormi e spesso non abbiamo gli strumenti adeguati”. Basta fare qualche esempio. “Sulla sicurezza nei luoghi di lavoro siamo disarmati: le scuole sono di proprietà degli enti locali e non abbiamo neppure i fondi per i lavori anche di piccola manutenzione. Però siamo responsabili di qualunque cosa accada a scuola: incidenti e altro. E non possiamo neppure chiudere un plesso perché è il sindaco che può farlo. In molti casi siamo datori di lavoro, con tutto quello che comporta questo carico. E – conclude – a livello retributivo siamo addirittura all’assurdo: quattro diversi contratti e livelli di retribuzione differenti in base al concorso vinto”.

I presidi in sciopero chiedono di incontrare la ministra Valeria Fedeli e proseguiranno la protesta fino a venerdì prossimo, quando saranno i capi d’istituto di Puglia e Molise a dare il cambio ai colleghi di Toscana, Sardegna, Triveneto.