Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia

Kafka sulla spiaggia di Murakami Haruki
Einaudi

di Mario Coviello

“Il tempo grava su di te con il suo peso, come un antico sogno dai tanti significati. Tu continui a spostarti,tentando di venirne fuori. Forse non ce la farai a fuggire dal tempo, nemmeno arrivando ai confini del mondo. Ma anche se il tuo sforzo è destinato a fallire, devi spingerti fin laggiù. Perché ci sono cose che non si possono fare senza arrivare ai confini del mondo.”

Tamura Kafka ha quindici anni.  E’ il quindicenne “più tosto del mondo” e decide di fuggire senza lasciare traccia, a causa di una profezia edipica, fattagli dal padre, uno scultore stravagante famoso in tutto il mondo, “Un giorno ucciderai tuo padre con le tue mani, e giacerai con tua madre e tua sorella“.  Nakata è un vecchio con l’ingenuità e il candore di un bambino che  fugge  dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il sud del Giappone come Tamura.

Il ragazzo ha solo un vago ricordo della madre che lo ha abbandonato quando aveva quattro anni, portando con sé la sorella. Durante la fuga conosce Sakura, una ragazza di venti due anni che scopre poi essere sua sorella. Arriva alla biblioteca Komura e fa amicizia con Oshima, il bibliotecario suo mentore, un ermafrodito colto e sfuggente che lo guida nel labirinto della vita.

“….Accanto a questo mondo, dove noi viviamo, ce n’è sempre un altro. Fino a un certo punto possiamo anche entrarci e- se stiamo molto attenti- tornare indietro sani e salvi: ma superato un certo limite, è impossibile venirne fuori. Non si ritrova più la strada del ritorno. E’ un labirinto…Ciò che è fuori è dentro di te, e ciò che è dentro di te è una proiezione del mondo esterno….”

E’ qui che ritrova la signora Saeki, sua madre che, prima di morire gli regala un quadro “ Kafka sulla spiaggia” , che racchiude il destino tragico della donna e che Tamura deve portare sempre con sé perché solo così  sua madre non morirà mai del tutto.

Il racconto in prima persona di Tamura in “ Kafka sulla spiaggia” di Murakami Haruki è alternato, in capitoli distinti, alla storia parallela di Nakata che solo alla fine delle settecento pagine del romanzo si ricongiungono con un epilogo che ha per protagonisti  Nakata e il suo amico Hoshino che hanno il compito di rimettere a posto “la pietra dell’entrata” perché “ciò che è stato aperto va richiuso”.

“Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti…Occasioni preziose,possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa…ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi. Un po’ come le sale della biblioteca con tanti scaffali. E per poterci orientare con sicurezza nel nostro spirito, dobbiamo tenere in ordine l’archivio di quella stanza…In altre parole tu vivrai per sempre nella tua stanza personale. “

“ Kafka sulla spiaggia” è un viaggio impegnativo alla ricerca del senso della vita. Con Tamura il lettore è invitato a guardarsi dentro, a soffrire, godere, porsi domande, cercare il senso…

Tamura è un grande lettore e sono i libri e una biblioteca di un fascino unico e la sua essenza, luogo protagonista insieme ad una casa essenziale, spoglia, che si trova in mezzo alle montagne e che è necessaria per il protagonista che deve “ritrovarsi”. Un protagonista che si ritrova grazie ai libri e alla musica che fa da sottofondo e dà senso allo scorrere del tempo.

Murakami Harushi usa un linguaggio essenziale, asciugato e mai banale. Descrive i suoi personaggi attraverso  i loro piccoli gesti abituali, le manie. I tic, la ricerca dell’ordine.

“Kafka sulla spiaggia sembra scritto in risposta a un imperativo misterioso e categorico, con rigorosa precisione di dettagli eppure al di fuori di ogni logica convenzionale, come obbedendo agli ordini dell’inconscio. Mentre ci addentriamo incantati nel suo labirinto e ci perdiamo nei vertiginosi meandri della vicenda, abbiamo l’impressione che Murakami stia scoprendo la storia insieme a noi, viaggiando sulle tracce di Kafka e Nakata con la stessa nostra curiosità, stupore e sete di avventura. Si legge Kafka sulla spiaggia come il suo autore deve averlo scritto: con la sensazione di entrare a occhi aperti in un sogno visionario e risonante di profezie, dove le scoperte e le rivelazioni si susseguono, ma il cuore più profondo resta segreto e inattingibile.” (Giorgio Amitrano)

Un libro sicuramente impegnativo perché bisogna abbandonare i nostri concetti di realtà e immergersi in quello che sembra un lungo sogno dove tutto diventa plausibile, anche una pioggia di sardine!

A volte si dice che non è tanto l’arrivo, quello che è importante in un viaggio, ma il viaggio stesso. Per Murakami è così; nei suoi romanzi non c’è mai un arrivo, mai, e se solo ci si pensa bene non potrebbe neppure esserci. Mostrare un arrivo smentirebbe i motivi stessi per cui il viaggio ha avuto inizio. E’ dalla fissità che i personaggi di ogni romanzo di Murakami fuggono.

“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”