Per un insegnante creativo

Per un insegnante creativo

di Maurizio Tiriticco

 

Benendetto Vertecchi conclude il suo “La professione degli insegnanti, n. 4. Fra creatività e adempimenti” con questa parole: “Tra i tormentoni che continuano a riproporsi nel dibattito sulla scuola c’è l’insistenza sulla formazione degli insegnanti. Ma di quali insegnanti? Di quelli che saranno impegnati in un lavoro proceduralizzato o di quelli che dall’analisi degli elementi di processo e di contesto saranno in grado di manifestare la loro capacità di rivolvere problemi? Nei casi migliori (degli altri è meglio non parlare), i percorsi ora previsti per l’accesso all’insegnamento appaiono funzionali a un impegno professionale proceduralizzato. Ed è proprio l’angustia temporale che si collega a pratiche composte da un certo numero di adempimenti discreti a destare le maggiori perplessità”.

In altre parole, siamo per un insegnante convergente e riproduttivo o per un insegnante divergente e creativo? Ovviamente per il secondo, soprattutto perché la società di oggi non vuole “sudditi obbedienti”, ma “cittadini creativi”! A questo punto si pone, però, una domanda: la nostra scuola su quali modelli organizzativi funziona? A mio vedere, su quelli di sempre, sia del Regno d’Italia (legge Casati et al.) sia della scuola fascista (riforma Bottai). Non dico che, con la Repubblica, non ci siano state riforme importanti, in primo luogo l’obbligo di istruzione, prima ottonnale (L. 1859/1962), poi decennale (L. 296/2006 e dm 139/2007), ma l’assetto organizzativo, che scherzosamente ho sempre chiamato delle “tre C”, Classe, Cattedra e Campanella, è quello di sempre! E allora, non dovremmo cominciare a pensare… o meglio, a ripensare, se non a rimuovere, in primo luogo, quelle tre C?

La Ministra Fedeli che, dopo le mie prime perplessità, sta dimostrando di essere uno dei migliori ministri PI del terzo millennio, un pensierino al proposito potrebbe e dovrebbe farlo! E che vada oltre la 107, una legge scritta da ignoti, che non innova, ma complica! In effetti, un insegnante creativo non può essere espresso da una scuola la cui organizzazione non è funzionale a un “comportamento insegnante” riproduttivo e creativo. Le eccezioni, ovviamente, ci sono, ma si contano sulla punta delle dita. Mi piace ricordare il Majorana, di Brindidi, il Pacioli di Crema, il Fermi di Mantova, il Volta di Perugia, il Savoia Benincasa di Ancona, il Marco Polo di Bari. Ed altri che non conosco! In questi istituti dirigenti e docenti hanno sconvolto la didattica tradizionale! E vi sono insegnanti che… non insegnano, ma…stimolano apprendimenti! E si tratta di realtà attuate anche a norma vigente! Quindi – 107 sì o no – certe iniziative è possibile avviarle e portarle a compimento. Sono le innovazioni intelligenti a proporre insegnamenti innovativi.

Lo spazio per innovare, quindi esiste, anche se non v’è innovazione che non imponga dei costi, e tra i costi sarebbe proprio il caso di rivedere l’assetto salariale di dirigenti e insegnanti. I prodotti di qualità costano! Ed è un principio che non vale solo per un paio di scarpe!