Papa Bergoglio: «Don Milani sia un esempio per me»

da Il Messaggero

Papa Bergoglio: «Don Milani sia un esempio per me»

Due pellegrinaggi ma un unico intento, fare mea culpa e recuperare il cuore del messaggio di entrambi, lucidarlo per bene e farlo brillare da lontano

BARBIANA Negli anni Cinquanta erano preti ribelli. Due comunisti perché difendevano contadini, braccianti, mezzadri. Primo Mazzolari scriveva che il povero non era una classe, ma l’uomo. Lorenzo Milani che l’uomo indipendentemente dal suo stato sociale era protagonista della sua storia e di quella collettiva. Dalle autorità ecclesiastiche furono messi in disparte. Milani fu spedito a Barbiana, nel Mugello, una canonica talmente sperduta che veniva chiamata la Siberia ecclesiastica, a circoscriverne la punizione quasi sovietica. In poche ore, ieri mattina, a mezzo secolo di distanza, il Papa argentino ha rimescolato i tasselli della storia. Prima a Bozzolo, nel mantovano, dove ha vissuto Mazzolari e poi, in elicottero, fino a Barbiana, sulla tomba di Milani. Due pellegrinaggi ma un unico intento, fare mea culpa e recuperare il cuore del messaggio di entrambi, lucidarlo per bene e farlo brillare da lontano. Non ha detto che sono santi, ma l’idea in fondo era quella. L’eredità nella la stessa idea «di Chiesa povera per i poveri», e che i poveri vanno amati come poveri, cioe come sono, senza far calcoli sulla loro poverta. Specchio del Magistero di Bergoglio. Sulle tombe è restato a pregare assorto, incurante del sole a picco, concentrato.
Milani riposa nel cimitero minuscolo di Barbiana, quattro tombe e un campanile di pietra che a mezzogiorno diffonde sulle foreste di querce i rintocchi. Una cartolina. Francesco percorre su una Panda la stessa stradina sterrata ripida che porta alla canonica, la leggendaria Scuola di Barbiana dove imparavano a leggere i figli dei mezzadri. La miseria allora era palpabile e la politica nelle azioni di don Milani non c’entrava granchè, nonostante le accuse conseguenti di voler turbare il clero fiorentino e avere fatto tabula rasa della storia italiana, salvando solo la Resistenza. In quei tempi c’era il tema caldo dell’obiezione di coscienza e chi rifiutava di indossare la divisa militare finiva in galera. Lo Stato, nelle campagne, era percepito come l’esattore delle tasse e la chiamata alla leva, togliendo braccia ai campi. Cinquant’anni viene fatta ammenda di quel periodo storico ormai appannato e lontano, appesantito da divisioni ideologiche e caccia alle streghe. «Fate che io prenda l’esempio di questo bravo prete» dice il Papa sotto un sole a picco. Ci sono gli ex allievi della scuola di Barbiana con i capelli incanutiti, un drappello di sacerdoti novantenni, i familiari di don Milani, il sindaco di Vicchio. Francesco riflette su quel periodo lontano, sull’eredità di Barbiana, sul significato della riabilitazione che sta per compiere. «Non posso tacere che il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta piu volte fatta da don Lorenzo al suo Vescovo, e cioe che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedelta al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale». Al suo fianco c’è il cardinale Betori, arcivescovo di Firenze, che una volta partito il Papa gela le aspettative di molti: «finché ci sarò io non ci sarà nessun processo di beatificazione. Barbiana deve restare com’è, non diventerà un santuario. Io non credo alla santità di don Lorenzo».
Franca Giansoldati