da Il Sole 24 OreĀ
Invalsi, il Meridione resta indietro
di Claudio Tucci
Le scuole del Nord-Est e del Nord-Ovest si confermano piuttosto valide, con gli istituti tecnici che si scrollano di dosso lāetichetta di āscuole di serie Bā e ottengono ottimi risultati, in alcuni casi persino migliori dei licei. Al Centro si resta nella media nazionale, con punte di eccellenza soprattutto nel primo ciclo (primarie e medie).
Il Meridione, seppur con qualche eccezione, la Puglia, per esempio, resta piĆ¹ distante, con diversi istituti che puntualmente finiscono sotto i riflettori per gli āaiutiniā dati agli alunni nello svolgere le prove (in Calabria, lo scorso anno, il ācheatingā ĆØ stato rilevato giĆ alle scuole primarie – in Campania dalle medie). Ma al Sud non ĆØ tutto āneroā: le difficoltĆ di partenza (e di contesto) spingono sempre piĆ¹ istituti e insegnanti a rimboccarsi le maniche, e questo si vede. Al netto della preparazione āin ingressoā degli studenti e del livello socio-economico familiare e territoriale nove delle prime 10 scuole (su un totale di 1.400 scelte come campione statistico nel 2016) con piĆ¹ elevato āvalore aggiuntoā in italiano sono meridionali (in matematica, addirittura, 10 su 10 – si tratta, complessivamente, di un dato che va apprezzato: significa che nel Meridione alcune singole scuole, non poche, malgrado il non lusinghiero āpunteggio seccoā in italiano e matematica, riescono a far migliorare i loro studenti).
Certo, ci sono anche istituti che generano un āvalore aggiunto negativoā, anche questi concentrati nel Sud, totalmente incapaci di far migliorare gli studenti fino al punto di portarli ad un livello inferiore a quello atteso.
Oggi lāInvalsi presenta i risultati delle prove 2017: ma in questi sette/otto anni (i test in italiano e matematica hanno fatto il loro debutto ufficiale nel 2010 a primarie e medie, nel 2011 in seconda superiore) che scuola italiana raccontano? In movimento e con tante sfaccettature, se non ci si ferma al solo divario āNord-Sudā, che pure ĆØ una costante di questi anni di rilevazioni: come mostrano i grafici in pagina giĆ in quinta primaria Nord Est e Nord Ovest si collocano a ogni prova (sia in italiano sia in matematica) sopra la media (in seconda superiore anche di circa 6 punti). A differenza delle regioni meridionali che, in alcuni anni, si collocano al di sotto della media nazionale anche di 10-12 punti.
Un destino giĆ segnato, e immutabile? Non proprio. Abbiamo incontrato i vertici dellāInvalsi, la presidente, Anna Maria Ajello, il dg Paolo Mazzoli, il responsabile prove, Roberto Ricci, e attraverso numeri e tabelle, si ĆØ cercato di mettere in fila qualche spunto di riflessione.
Per esempio, che si arriva a scuola āignoranti o sapientiā allo stesso modo in tutto il Paese: anzi qui, i ragazzi meridionali partono addirittura in vantaggio rispetto ai colleghi settentrionali. Poi, perĆ², qualcosa si interrompe. Anche il livello di istruzione della famiglia dāorigine ha un peso: avere entrambi i genitori laureati fa salire lāasticella del āsuccesso scolasticoā di 4/5 punti percentuali in piĆ¹. Il peso degli alunni stranieri ĆØ invece āun falso problemaā, visto che sono presenti maggiormente nel Centro-Nord.
Del resto, lāInvalsi, in questi anni di rilevazioni, ĆØ riuscito a costruire un legame con il corpo docente che, malgrado tutto, ĆØ andato migliorando: i boicottaggi sono ormai ridotti ai minimi termini (quasi il 100% degli istituti svolge regolarmente le prove) e anche la restituzione a settembre degli esiti dei test ĆØ accolta da presidi e docenti: se i primi anni quasi il 20% di āplessiā snobbava i dati Invalsi oggi appena il 6% di istituti non ha scaricato gli esiti delle rilevazioni.
Su questi numeri, probabilmente, ha influito anche il contenuto delle singole prove, nel tempo sempre piĆ¹ condiviso con i professori e mirato su quesiti mai nozionistici, ma focalizzati su competenze di base. In italiano si chiede ai ragazzi unāinterpretazione attenta e approfondita del testo e una sicura padronanza della lingua: ciĆ² ha spinto gli insegnanti a privilegiare una didattica piĆ¹ efficiente, tarata sullāacquisizione di competenze solide e āpoco rigideā. Un esempio? In matematica: ĆØ probabilmente anche grazie alle prove Invalsi che si sta abbassando lāattenzione sul puro calcolo, privilegiando, piuttosto, lāuso delle rappresentazioni, il ragionamento per la soluzione dei problemi, oltre a numeri, grafici e percentuali (se i test Invalsi si fossero concentrati sulle āespressioni numericheā lāevoluzione della didattica della matematica, forse, avrebbe potuto prendere unāaltra direzione).
In realtĆ il ādietro le quinteā dei test ĆØ molto intenso, e si avvale della consulenza di esperti ben conosciuti anche in campo internazionale e che, nello stesso tempo, padroneggiano il nostro sistema scolastico (tra gli altri, matematici come Giorgio Bolondi e Paolo Boero e italianisti come Maria Grazia Lo Duca e Alberto Sobrero – per di piĆ¹ pochi sanno che alla costruzione di una prova contribuisce il lavoro di circa 250 docenti di livelli scolari e provenienza geografica differenti).
Una spia che, invece, va tenuta sotto osservazione ĆØ la āvarianza tra classiā, molto elevata al Sud. Ma anche in altre zone del Paese. Parliamo del fatto che gli alunni nelle classi dovrebbero essere distribuiti in modo equo. CosƬ purtroppo non ĆØ perchĆ© ci sono diverse scuole con sezioni di eccellenza e altre mediocri. Qui ĆØ il dirigente che non sa āresistereā alle āpressioniā di famiglie e insegnanti. Ma ĆØ una situazione che va corretta: Ā«In fondo anche da qui – concludono dallāInvalsi – passa, o magari si rafforza, la democrazia della scuola italianaĀ».