Paura di amare

Paura di amare

di Adriana Rumbolo

 

La paura di amare è così nascosta, che in molti pensiamo di non averla e la trascuriamo: finchè  non ci accade qualcosa di molto doloroso.

Invece questa paura è frequentissima e sembra che nasca proprio nel primo rapporto madre figlio/figlia.

Il distacco dalla madre dopo nove mesi che siamo cresciuti nel suo ventre dove già abbiamo partecipato alla sua vita attraverso il suono della sua voce, dove siamo stati rassicurati da una sua ninnananna e poi appena fuori di lei in un ambiente così nuovo a volte troppo carico di luci e di voci,   un pasto caldo consumato.

Fra le sue braccia  mentre lei cominciava la vita relazionale di sguardi, carezze e coccole.

Infatti il neonato non gradisce affatto essere preso  dalle braccia della madre  perché si sente sperduto disorientato e tutto ciò che il bambino prova mette radici per la vita futura.

Crescendo il bambino ora per ora aumenta la sua vita relazionale con la mamma con lo sguardo conosce il suo volto fra tanti e dopo aver fatto tanta ginnastica nel box inizierà a gattonare e poi a camminare.

Seguiranno i primi passi sorretto dalla mamma poi tenuto solo per una manina e infine libero di camminare da solo e quindi decidere cosa e come esplorare.

L’indipendenza dalla madre ed è giusto che sia così avviene a piccoli passi ma la prima volta che un bambino entrerà in una scuola dell’infanzia  le assenze della mamma  saranno vissute intensamente perché non saranno vissute come assenze, ma come perdite.

Spesso la fortuna di incontrare una maestra competente ed equilibrata.

Ma a volte non tutto è così sereno.

Può essere che in questo percorso di crescita insieme  si può verificare  qualcosa che non avviene nel modo giusto, una scomparsa brusca della mamma,  la mamma che cambia umore facilmente e  si rivolge al bambino come se fosse un’altra la mamma che cambia l’espressione del viso in modo rabbioso, la mamma che non canta più la ninnananna urla, giudica e allora questo amore che avrebbe dovuto nutrirsi di fiducia e rispetto e di stima purtroppo rimane nella  memoria  come un trauma con tutti gli effetti post-traumatici che si possono verificare.

Il soggetto  crescerà, sarà, attratto dalla voglia di amare perché l’amore è ciò che porta avanti la vita è ciò che ci dà piacere ciò che ci dà euforia che ci fa progettare ma se nel suo percorso avrà avuto dei traumi sarà diffidente e andrà nei due estremi o si chiuderà in se rifiutando ogni forma di amore o  si adatterà ogni forma di compromesso.

Vorrà ricevere amore degli altri ma non saprà distinguere un amore che contiene rispetto, fiducia abbandono, da un amore malato.

Giocherà con l’amore, metterà alla prova chi l’ama ma non  si abbandonerà più a quel sentimento con cui si era abbandonato tra le prime braccia  dove qualcosa non è andato bene ma prima di accorgersene spesso farà delle scelte sbagliate, molto sbagliate perché non sa distinguere  l’amore normale sano da un amore malato.

Si sposerà in abito bianco farà una grande festa ma dentro al suo cuore ci sarà un velo di malinconia e se per caso dopo il matrimonio troverà un amore che gli sembrerà simile a quello ricevuto dalla madre si abbandonerà  con gravi problemi .

Quando si parla di femminicidio bisognerebbe considerare  la donna che si è unita a quell’uomo con la paura di amare senza aver risolto questo problema e si rassegnerà  a un’ unione senza sentimento, senza rispetto, senza fiducia senza stima.

Molti penseranno che ha sbagliato a non ribellarsi  ma a lei è stato insegnato una sola forma d’amore dove non c’è  ribellione e neanche autonomia.