LE RISORSE DELLE REGIONI DEVONO ESSERE EQUIPARATE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO

UNIVERSITÀ: LE RISORSE DELLE REGIONI DEVONO ESSERE EQUIPARATE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO
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Roma 4 luglio 2017: “La campagna della ministra Fedeli sul diritto allo studio arriva in forte ritardo se si pensa che la nostra idea di NO TAX area proposta dal 2013 è stata applicata solo a partire dal prossimo anno scolastico e che restiamo fanalino di coda in Europa per diritto allo studio. Nel passaggio dal 90%, al 100% degli idonei per il soddisfacimento delle richieste di borse di studio spero che la Ministra ha tenuto conto dell’aumento della platea che ci sarà grazie ai correttivi ottenuti sul calcolo ISEE. L’Italia resta indietro nella media europea per investimento in istruzione e cultura con uno scarto di oltre il 2% sulla spesa pubblica. Possiamo ragionare di numeri e dettagli ma finché la cultura e soprattutto l’istruzione non verranno visti come fondamentali per la nostra nazione, non c’è molto da dibattere. I nuovi fondi ci auguriamo che non siano parte di una grande strategia elettorale in vista delle prossime elezioni e che siano aggiuntivi e non ritagliati da altri capitoli di bilancio del ministero”.
I deputati della commissione Cultura del Movimento 5 Stelle sottolineano con Luigi Gallo: “Mi fa piacere che il Governo si sia appropriato di un concetto a noi caro, di come non si possono ripartire i fondi sullo storico delle spese della regione, perché significa penalizzare quelle più in difficoltà come sono quelle del Sud, c’è una mia proposta di legge su questo tema. Se lo Stato sopperisce con i dovuti fondi c’è la concreta possibilità di assicurare il diritto allo studio soprattutto agli studenti meno abbienti. Ulteriore nota di preoccupazione, come conferma la stessa ministra Fedeli, è la difficoltà di accesso, e i ritardi anche di un anno per l’erogazione delle borse di studio sono la negazione del diritto allo studio, significa obbligare ad una famiglia che non ha soldi ad anticipare tutte le spese. Una burocrazia onnipresente che però così facendo ostacola la crescita culturale di un Paese. Ci auguriamo che non siano misure elettorali, ma una reale inversione di tendenza”.