Don Milani e la scuola che boccia

da Tuttoscuola

Don Milani e la scuola che boccia

Gli alunni di Barbiana provengono da scuole dove sono stati bocciati o da famiglie povere sul piano economico e culturale. La condizione sociale dunque incide sul rendimento scolastico. La questione ha attraversato il dibattito dell’ultimo quarto di secolo e nonostante ci si sia impegnati in un’opera di “decondizionamento” e i Gianni abbiano oggi una cittadinanza non italiana, senza dimenticare che circa cinquant’anni fa ciò avveniva per gli immigrati dal sud al nord d’Italia, sembra essere tornata quell’epoca in cui bocciatura equivale a selezione sociale. Anche nel recente decreto sulla valutazione della buona scuola si voleva compiere un passo avanti investendo sulla qualità della formazione di una scuola primaria senza ripetenze, ma i nostri parlamentari hanno preferito mantenere la distinzione tra i Gianni e i Pierini, figli dei ricchi, colti e urbanizzati, che andando avanti nel percorso scolastico tenderà ad aumentare, anziché applicare in maniera effettiva il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini.
La scuola media avrebbe dovuto segnare una svolta trasformando la selezione in orientamento, invece assistiamo ad un aumento delle bocciature, che continueranno in maniera consistente nei primi anni delle superiori, ed ai tentativi di abbandono, cercando un’uscita anticipata verso il mondo del lavoro. Allargandosi la forbice e venendo meno l’idea di scuola “comprensiva” è sempre meno probabile che chi è lento, svogliato e senza basi possa incontrare i primi della classe, ma per don Milani “sortirne da soli è l’avarizia, sortirne insieme è la politica”.
Durante l’obbligo scolastico non si può bocciare, si diceva a Barbiana, ma si devono rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena fruizione del diritto allo studio, perché l’obiettivo è il “successo formativo” per tutti e per ciascuno. Oggi anche gli economisti fanno propria tale affermazione. L’OCSE ritiene che la bocciatura come strumento didattico sia costoso ed inefficace. Quanto costa alla collettività un ripetente? Quelle risorse non potrebbero essere investite per una migliore personalizzazione dei percorsi e per l’orientamento? O per apportare modifiche all’organizzazione, come ad esempio superare le classi pollaio?