S. Agnello Hornby, Il veleno dell’oleandro

“Il veleno dell’oleandro“, un romanzo di Simonetta Agnello Hornby
Universale economica Feltrinelli

di Mario Coviello

Vi ho già parlato di lei con la “Mennulara”, “La zia Marchesa” e “Caffè amaro”. Simonetta Agnello Hornby è un’amica che mi ha deluso solo una volta con “Via XX settembre” che non ho finito. Adoro la sua scrittura, le sue storie appassionate, il suo amore per la Sicilia che sto imparando a conoscere.

In “Il veleno dell’oleandro” fa raccontare a un morto Bede la sua storia d’amore struggente e tragica con Anna, la seconda moglie dell’ambasciatore Tommaso Carpinteri.

“Nuddu ammiscutu cu nenti” così aveva definito la relazione il marito e così i due avevano imparato a ripetere di se stessi, insieme fino alla morte: “Mi sta bene essere il Nenti del tuo Nuddu. Una volta polvere, mi piacerebbe se fossimo trasportati da una spirale di vento a Pedrara: così ammiscati, il Nuddu di te e il Nenti di me cadranno come pioggia sugli oleandri che costeggiano il fiume….”

Ancora una volta una storia di famiglie e con i tre protagonisti i figli di Tommaso Luigi, Giulia, e Mara con i loro figli Thomas e Giulia , con la famiglia di Bede, i Lomondo, padre,madre e i suoi due fratelli Gaetano e Giacomo.

Affascinante Bede, deciso protagonista della storia, ambientata in un luogo fascinoso, misterioso la villa a Pedrara, antica e rimaneggiata da Tommaso con gusto arabo.

Di Benedetto, “ Bede” il padre diceva “ tu sei speciale..vai d’accordo con vecchi e giovani ricchi e poveri femmine e masculi. E perfino con gli animali.” Bede è bello e sa farsi amare, è curioso e vuole conoscere, studiare, capire. Diventa interprete, traduttore, calligrafo, organizzatore di congressi. Così ce lo descrive Mara quando arriva a Pedrara perché Anna, la zia divenuta madre sta morendo: “ Bede apparve sulla porta..indossava la sua classica mise ammirata da tutta Alessandria d’Egitto: galabeya di cotone bianco a righine grigie e nere..i capelli neri, divisi da una scriminatura centrale e raccolti in un codino, davano risalto agli zigomi alti, alla fronte liscia, con folte sopracciglia ben disegnate e agli enormi occhi a mandorla verde- blu.Androgino, ambiguo, era straordinariamente sensuale. Senza età…”

E con il suo fascino Bede, che è figlio di una sarta e di uno “scarparo” , si fa strada, anche quando sarà costretto a nascondersi, a non vedere più sua madre. Raffinatissimo ed equivoco fauno senza età, si aggira per le stanze della villa acconciato come un principe d’oriente, rilasciando al suo passaggio effluvi di lavanda inglese e disseminando indizi di lontane, perverse passioni, chiave di accesso a quel passato segreto e gonfio di verità nascoste.

La Sicilia de “Il veleno dell’oleandro” è torbida, si arricchisce con il sudore dei neri clandestini e il traffico della droga, governata dalla nuova mafia che non perdona nessuno sgarro. E’ la famiglia di Bede, quella povera che regge il gioco per consentire ai ricchi Carpinteri di non capire, di non vedere da dove proviene il denaro che consente loro di andare avanti.

Con loro le due famiglie con la consapevolezza come scrive Anna a Mara che“ I figli si creano per piacere e con egoismo; si allevano per necessità….La grande beffa della vita è proprio questa: i genitori continuano ad essere il sostegno dei figli, ma alla fine muoiono soli come sono nati.”

La vicenda si svolge da giovedì 19 a venerdì 25 maggio e Bede e Mara si alternano nel racconto dell’agonia di Anna e dell’estremo tentativo di Bede di proteggere la donna che ama e i Carpinteri, perché “ci sono dei misteri antichi e tante domande senza risposta”, e Simonetta Agnello Hornby ci accompagna nella nostra ricerca di risposte fino a quando tutto sarà dolorosamente chiaro e i personaggi, quelli irrisolti come Mara e la sorella Giulia e Lugi sapranno trovare la loro incerta, difficile, tortuosa strada.

Ammaliante, lascivo, ambiguo, “ Il veleno dell’oleandro” è un romanzo bellissimo e inquietante, che conquista lettore gradualmente con la ricchezza del lessico e l’intrico della trama. E’ una storia che sorprende, colpisce i sensi e cattura.

Il calore violento del sole, i profumi del misterioso e venefico giardino di Pedrara, i sapori decisi della cucina mediterranea accompagnano i personaggi nelle loro inquiete giornate. Anche noi siamo lì, con loro, immersi in un universo sensoriale che non ci abbandona fino all’ ultima pagina. E’ un universo a tinte forti, dominato dai bagliori di un passato, i cui sentori maledetti aleggiano ancora sui personaggi. Racconta il tramonto di una famiglia, che nasconde indicibili e remoti segreti, ma anche celati legami con un nefasto e rivoltante presente, fatto di ricatti e indissolubili vincoli con poteri insospettabili.
“Si ama nel presente. Mai per gratitudine di un passato felice, e nemmeno nell’ aspettativa di un bene futuro”.