S. Benni, Margherita Dolcevita

Benni, un giudizio sospeso

di Antonio Stanca

Stefano Benni è un personaggio molto noto giacché in molti ambiti divide il suo impegno, dalla narrativa alla poesia, dalla televisione ai giornali, dal teatro al cinema. Ha settant’anni, è nato a Bologna nel 1947, ha trascorso la sua infanzia nella campagna di Monzuno e perciò si è procurato il soprannome di “Lupo”. Questo ricorre nelle sue opere e viene attribuito al personaggio col quale l’autore vuole identificarsi.

I romanzi, i racconti, i versi di Benni sono tradotti in molte lingue.

Ha esordito come scrittore pubblicando sulla rivista mensile “Il Mago” alcuni dei racconti che sarebbero stati poi compresi nella raccolta Bar Sport. Erano gli anni ’70, Benni aveva appena trent’anni e d’allora sarebbe iniziato quel percorso che lo avrebbe visto affermarsi in tante direzioni. È diventato giornalista, sceneggiatore, drammaturgo, regista e attore cinematografico, fumettista, umorista oltre che scrittore e poeta e ovunque la sua posizione è stata polemica nei riguardi della società, della vita, della storia moderne che sembrano aver smarrito ogni aspetto umano, morale, aver messo da parte ogni regola, ogni legge per inseguire propositi, interessi soltanto materiali, economici. In nome di questi è stato annullato quanto era sempre appartenuto all’uomo, al suo pensiero, alla sua cultura, alla sua civiltà. Non nega, però, Benni gli sviluppi, i progressi che la modernità ha fatto registrare, i vantaggi che ne sono conseguiti ma molto alto, dice, è stato il prezzo che hanno richiesto, molti pericoli hanno causato, tanti da far parlare ormai di fine della vita, della storia.

Oltremodo complicato è diventato oggi il mondo, difficile è distinguere, scegliere tra le tante parti che lo compongono, nessun giudizio nei loro riguardi può essere assoluto, definitivo. E in una vita così dilatata Benni si è messo alla ricerca delle ragioni sue e degli altri. A persone comuni ha dato voce nella sua narrativa, situazioni quotidiane ha rappresentato e intanto ha lasciato trasparire le sue convinzioni. Lo ha fatto costruendo vicende che rimangono divise tra la realtà e l’immaginazione, che a volte concedono all’umorismo e che lo scrittore narra tramite un linguaggio ricco di neologismi, di giochi di parole, di parole inventate, di imitazioni di altri autori, di altri linguaggi. Facile, divertente appare la scrittura di Benni ma difficili sono i problemi che contiene, che fa emergere e che spesso rimangono senza soluzione.

Tutto questo succede pure in Margherita Dolcevita, romanzo che risale al 2005 e che l’anno scorso ha avuto la sua quattordicesima edizione presso la casa editrice Feltrinelli di Milano nella Serie Economica.

La protagonista, Margherita Dolcevita, è una ragazza di quattordici anni che va a scuola, ha i suoi amici, soprattutto tra i compagni di classe, e vive con i genitori, il nonno e i due fratelli in una casa situata “tra la città e la campagna”, vicina al bosco, ai prati, al fiume. Non è molto bella né molto brava a scuola ma è abbastanza vispa, accorta, svelta. Fin dall’infanzia ha sognato una vita semplice, spontanea, sincera, “dolce” appunto, si è nutrita delle leggende, delle favole che il nonno le raccontava ed ancora adesso è convinta che molte altre presenze, oltre a quelle visibili, ci siano nella vita, che ci siano gli spiriti del bene e quelli del male, i fantasmi, le streghe, che tra tante vite nascoste ci sia pure quella del suo angelo custode, della “Bambina di polvere”, che sempre appare in suo soccorso. Tra la realtà e i sogni vive Margherita, in quella dimensione, cioè, che è propria del Benni di questo e di altri romanzi.

Stavolta è con Margherita che lo scrittore vuole mostrare come nel mondo d’oggi la semplicità sia giunta a scontrarsi con le dure esigenze dei moderni sistemi economici, con le impietose richieste del consumismo. Stavolta sarà Margherita, la sua famiglia, la sua casa che, insieme ad altre famiglie, ad altre case del circondario, si vedranno in pericolo, correranno il rischio di essere eliminate poiché altre persone vi si stanno insediando, altre case completamente diverse, più nuove, più moderne si stanno costruendo, altri interessi sono sopraggiunti, altri modi di vivere si stanno instaurando.

E’ un mondo nuovo quello che si sta definendo e potrebbe essere utile anche a quello vecchio, al quale Margherita appartiene, ma richiede molti sacrifici, molte rinunce non essendo compatibile con l’altro.

Margherita si troverà spesso sola a sostenere questo confronto, a vivere questi problemi, a non sapere cosa, come decidere e di lei Benni ha fatto, col romanzo, uno degli esempi, dei simboli più significativi di quella condizione dello spirito che sospesa, confusa rimane di fronte ai tempi che avanzano e che è anche quella dell’autore.