Ma avrà ancora un senso la scuola?

Ma avrà ancora un senso la scuola?

di Maurizio Tiriticco

 

La scolarizzazione! In Italia fin dalla conquistata Unità occorreva fare gli Italiani, dopo aver fatto l’Italia! Quindi istruzione elementare – almeno per i primi due anni – obbligatoria! E obbligatoria, soprattutto, la leva militare! Caspita! I Savoia dovevano dimostrare all’’Europa di possedere finalmente dei “regnicoli” che sapessero leggere e scrivere e, soprattutto, combattere! Non potevano essere da meno! Dalle Alpi alla Sicilia, più con le cattive che con le buone, occorreva quindi educare, formare e istruire – con le buone o, più spesso, con le cattive – sudditi che sapessero leggere, scrivere e far di conto, ma, soprattutto, ubbidire! Dopo secoli l’Italia finalmente non sarebbe più stata né serva né di dolori ostello, tanto meno bordello! Così, tra rastrellamenti e fucilazioni e, soprattutto, plebisciti sapientemente addomesticati, l’Italia fu fatta! Mancava Roma, ma prima o poi…. e il poi venne dopo Sedan – addio Secondo Impero napoleonico – quando Napoleone III non poté più garantire a Pio IX l’integrità dello Stato pontificio.

Comunque, questa Unità gli “italianizzati per forza” la pagarono cara, soprattutto al Sud, dove i Savoia saccheggiarono, umiliarono, depredarono e distrussero uno dei regni, quello borbonico delle Due Sicilie, tra i più avanzati d’Europa! Napoli era la terza città europea, dopo Londra e Parigi! E Torino? Mai conosciuta! Ed inventarono anche quella Questione meridionale con cui avrebbero ricercato e ritrovato tutte le giustificazioni socioantropologiche alla violenza della loro occupazione manu militari dell’Italia meridionale.

In una situazione politica così complessa, l’esercito – e i bersaglieri in primo luogo, che non mancavano mai un bersaglio – ebbero un ruolo fondamentale. Ma occorreva qualcosa in più, l’istruzione, ovviamente quella elementare e patriottica, Iddio, il Re e la Patria, appunto, un trinomio perfetto! E risuonarono così i mille tamburi dei romanzi storici, Ettore Fieramosca, Marco Visconti, L’assedio di Firenze, per non dire delle Confessioni di un Italiano e… dei Promessi Sposi… una turris eburnea, il trinomio fondante di Dio, Patria e Famiglia! E, per i più piccoli, quel Libro Cuore che tanti giovinetti italici avrebbe fatto piangere, tra vedette lombarde e tamburini sardi, e soprattutto, “educante” al nuovo Verbo della Patria e, soprattutto del Regno d’Italia! E quel Pinocchio sbarazzino che solo dopo tante disubbidienze finalmente diventerà un bambino vero… se ci fosse stato il Duce, sarebbe diventato un Balilla! Libro e moschetto fascista perfetto!

Quanti ingredienti, quanti contenuti culturali per la nuova scuola del nuovo Stato italiano! Un Ministero tutto dedicato alla Pubblica Istruzione! Che poi in epoca fascista sarebbe diventato “dell’Educazione Nazionale”. Non solo istruire, dunque, ma anche educare agli ideali fascisti!

Ma non voglio tirarla troppo in lungo! Ho voluto sottolineare soltanto che la scuola è sempre stata centrale nella politica di ogni governo, perché istruire all’uso di certe discipline, formare persone, educare a certi valori sono operazioni più necessarie che utili! Ma…

Ecco il problema di oggi! Leggere, scrivere e far di conto – senza nulla togliere alla preziosa azione delle maestre (pare che i maestri non esistano più) – sono operazioni che il “sociale”, o meglio, i social oggi favoriscono e incrementano, a volte fino ad usurpare – se se può dir così – il naturale ruolo della scuola. La sofferenza di tanti alunni delle scuole superiori, fino ai 19 anni di età!!!, e dei loro insegnanti – tranne le dovute, ma rare eccezioni – non è un fenomeno di poco conto! In una società in cui le informazioni sovrabbondano e che sollecitano di fatto “conoscenze”, “abilità”, se non vere e proprie “competenze” nel leggere, scrivere e far di conto, il ruolo della scuola – per come è organizzata e per i fini che persegue – mi sembra fortemente aggredito.

La riduzione di un anno dei nostri studi secondaria è cosa necessaria, anche perché è ridicolo tenere sui banchi cittadini maggiorenni. Però, deve costituire la prima occasione per cominciare a ripensare a come è strutturato e organizzato OGGI l’intero “Sistema nazionale di Educazione, Formazione ed Istruzione”. Non sarebbe interessante riprendere alcune delle indicazioni dei descolarizzatori degli anni Settanta, allora ingenuamente avveniristiche, ma che oggi si inseriscono in una società in cui le strumentazioni cognitive di base sembrano allocate al sociale più che ad una istituzione ad hoc?

Ho sempre pensato e scritto che le tre C, a) la Campanella (i tempi predeterminati per ciascuna disciplina), b) la Classe di età (strumento creato per promuovere e bocciare, come se il tempo di uno studente si possa replicare, come siamo soliti rimettere gli orologi), c) la Cattedra oraria (due ore di inglese a settimana per dieci anni e più… ma nessuno dei nostri studenti parla inglese), o meglio l’organizzazione dei tempi della scuola è tale da limitare l’efficienza e l’efficacia di qualsiasi azione mirata all’apprendimento.

Per concludere, viene da chiedersi: la scuola, per come è organizzata, è una organizzazione che veramente Educa, Forma ed Istruisce come si vorrebbe, stante l’impegno che nel lontano ’99 abbiano assunto con il Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche? Se la sperimentazione dei quattro anni è un primo passo per sperimentazioni più coraggiose ed avanzate, ben venga! Purché investano il senso stesso che una “scuola” ha oggi in una società avanzata!