Il debutto dell’«educazione informatica»

da Il Sole 24 Ore 

Il debutto dell’«educazione informatica»

di Marisa Marraffino

Al rientro a scuola gli studenti potranno trovare importanti novità anche sul fronte delle misure contro il cyberbullismo. Il condizionale è d’obbligo, visto che il ministero dell’Istruzione non ha ancora adottato le linee di orientamento, che erano attese entro il 18 luglio scorso. Molti istituti scolastici, però, si sono già attivati, nominando i referenti scolastici contro il cyberbullismo, scelti tra i docenti, così come prevede la recente legge 71 del 2017. E anche il Garante della privacy ha messo a disposizione sul suo sito il «Modello per la segnalazione/reclamo in materia di cyberbullismo», insieme a una serie di spiegazioni sui contenuti della legge.

Le norme introducono precisi doveri da parte delle nuove figure di riferimento che dovranno essere adeguatamente formate per collaborare, in caso di necessità, anche con le forze dell’ordine. Si prevede inoltre l’introduzione di misure di sostegno e rieducazione per i minori coinvolti in episodi di cyberbullismo, nonché la promozione di un ruolo attivo degli studenti stessi che potranno essere protagonisti di progetti di peer education.

La legge 71 ha introdotto anche la possibilità in capo agli uffici scolastici regionali di promuovere bandi per finanziare iniziative educative e preventive, essendoci una limitazione a 50mila euro della spesa annua prevista su base nazionale. Gioca d’anticipo la Lombardia che, con la legge regionale 1/2017, ha previsto lo stanziamento di 300mila euro per l’anno corrente volti a finanziare progetti di prevenzione e contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Il 1° agosto scorso la giunta regionale ha pubblicato una prima delibera che prevede l’erogazione di 200mila euro in favore di scuole statali, enti formativi e associazioni senza scopo di lucro che insieme formalizzino un accordo di rete per la promozione di iniziative rieducative e formative. L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza degli studenti, ma anche delle famiglie. Le domande devono essere inviate dalle scuole entro il 29 settembre all’indirizzo pec: lavoro@pec.regione.lombardia.it.

Un punto nevralgico riguarda anche il ruolo del dirigente scolastico, chiamato a informare tempestivamente i genitori dei ragazzi coinvolti in episodi di cyberbullismo. Ed è proprio su questa linea che, benché non prevista espressamente dalla nuova legge, sembra non più rimandabile l’adozione da parte delle scuole di precise policy che menzionino l’utilizzo dei dispositivi informatici durante l’orario di lezione e le relative sanzioni disciplinari. Si tratta di un obbligo informativo che è del tutto in linea col nuovo impianto normativo e idoneo a legittimare sanzioni gravi, come l’espulsione, in caso di condotte particolarmente allarmanti.

Infine, a cambiare sarà anche il programma scolastico che dovrà prevedere lezioni di educazione informatica. La ratio della nuova legge, definita espressamente dall’articolo 1, è quella di assicurare gli interventi educativi in tutte le scuole «senza distinzione di età», demandando poi alle autonomie regionali la definizione concreta dei progetti inizialmente coordinati su base nazionale. Sembra quindi logico prevedere che interventi educativi possano essere predisposti anche a favore di studenti che non abbiano compiuto i 14 anni, anche se la maggior parte dei nuovi strumenti di rimozione dei contenuti online è rivolta agli ultraquattordicenni. Secondo le ultime ricerche, infatti, il primo smartphone viene acquistato all’età di 11 anni, facendo slittare verso il basso anche la commissione dei primi illeciti online (si veda «Il Sole 24 Ore» del 7 febbraio scorso). I tempi sono stretti, visto che la legge è entrata in vigore lo scorso 18 giugno, ma complessivamente si tratta di una riforma che combatte sul fronte preventivo un problema difficilmente arginabile soltanto con misure punitive.