Della correttezza grammaticale

Della correttezza grammaticale

di Maurizio Tiriticco

Tempo fa su Facebook ho scritto quanto segue: “Il web può essere un’occasione importante per scrivere meglio! Invece! Sono in troppi a scrivere “come gli pare”! Voglio segnalare alcuni… orrori linguistici! Più che errori da correggere! “Non cè trippa per gatti” – oppure – “Non cé trippa per gatti”. Correzione – “Non c’è (accento grave, non acuto) trippa per gatti”. Si scrive “perché” (e chiusa), non “perché” (e aperta). “Mi sono arrabbiato e non c’ho visto più”! No! “Mi sono arrabbiato e non ci ho visto più”! “Antonio non c’ha fatto sapere niente”. No! “Antonio non ci ha fatto sapere niente”. E potrei continuare a iosa!

Silvia sottolinea che FB sarebbe sicuramente un’ottima occasione per imparare, se ci fosse qualcuno a correggere gli errori. E che il problema è che sul web ci sono invece cattivi esempi di lingua, alcuni dei quali provenienti anche da fonti autorevoli, come i giornalisti, che scrivono “centra”, invece di “c’entra”.

E poi l’amico Sergio Bailetti mi scrive: “Maurizio” Mi sembri diventato Francesco Sabatini!

No, cari Sergio! Non sono un linguista come Sabatini! Il tuo intervento… non centra propio gnente. Oggniuno scrive come che si ricorda che gli anno imparato a scuola! Effàbbene. A parte i scherzzi… Caro Sergio! Ricordo l’emozione che provai quando vidi un mio articolo con tanto di firma pubblicato su “Pattuglia”. Puoi andare a (https://it.wikipedia.org/wiki/Pattuglia_(periodico). Era il 1950! E poi ricordo il lavoro redazionale a “l’Unità”… macchine da scrivere e poi tipografia, linotype… piombo e latte… tuo padre ne sapeva qualcosa… e poi “Riforma della Scuola”, la rivista della scuola… “dei comunisti”! Cera anche quella dei socialisti, “Scuola e Città”, e quella dei cattolici, “Orientamenti pedagogici”. I dibattiti erano frequenti e intensi. Erano in gioco non solo la funzione della scuola, ma anche la stessa visione dell’uomo e della società! Erano i tempi delle “grandi idee”! Ferri vecchi, al tempo d’oggi!

E poi e poi… comunque, eravamo in pochi a vedere il proprio nome stampato! OGGI tutti scrivono e siccome il correttore automatico su FB non c’è, come va, va! A me, uomo di scuola, dispiace enormemente che questa palestra, possibile grossa occasione di scrivere di tutto, per tutti e da tutti – la prima svolta importante dopo la rivoluzione della stampa e dei caratteri mobili, con buona pace di Mc Luhan – non sia utilizzata, invece, al meglio! Purtroppo, ciascuno scrive “quello che gli pare” e “come gli pare”! Come se un testo, solo perché diffuso via web fosse in sé legittimato e corretto, sotto il profilo del “contenuto” e della “forma”, come dicono i professori di lettere. Ne deduco che, mentre l’insegnamento linguistico scolastico va decadendo – almeno penso, e vorrei essere smentito – la decadenza veicolata dal web possa aumentarne il declino! Altro che la vagheggiata “società della conoscenza”!

Ricordi il “Libro Bianco “ di Jacques Delors del lontano 1993? E il successivo “Nell’educazione in tesoro” (Unesco 1996)? Ricordi senz’altro queste Parole d’Ordine! Fortissime allora! L’educazione è un mezzo prezioso e indispensabile che può consentire di raggiungere gli ideali di pace, libertà e giustizia sociale. L’educazione può svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo personale e sociale. L’educazione deve promuovere una forma più profonda ed armoniosa di sviluppo umano (riducendo povertà, esclusione, ignoranza, oppressione e guerra). L’educazione è un mezzo straordinario per lo sviluppo personale e per la costruzione di rapporti tra individui, gruppi e nazioni. L’educazione è anche un’espressione d’amore per i bambini e i giovani, che dobbiamo sapere accogliere nella società offrendo loro, senza alcuna riserva, il posto che appartiene loro di diritto: un posto nel sistema educativo, ovviamente, ma anche nella famiglia, nella comunità locale, e nella nazione. Parole d’Ordine che, forse, abbiamo dimenticato? Cadute, come nel lontano 1989 cadde il Muro di Berlino?

Mah! Dalla faticosa origine del linguaggio, dalla paura platonica della parola scritta, perché irrigidirebbe il libero pensare, ora stiamo andando, invece, verso una sorta di babele grammaticale e concettuale! E proprio in forza di uno strumento che, invece, potrebbe essere una grossa occasione di apprendimento cognitivo, di scambio comunicativo e di un collettivo sviluppo civile. Come sai, la correttezza del pensiero e la correttezza del parlare, del leggere, dello scrivere, del far di conto… e del far di canto, per non far torto al nostro Berlinguer, si alimentano a vicenda! Insomma, ciò che mi preoccupa non è tanto l’uso della parolaccia e dell’insulto – la povera Boldrini è aggredita quotidianamente – perché non è detto che “quanno ce vo’, ce vo’”, come diciamo a Roma – ma non è il caso della nostra Presidentessa – quanto il suo uso indiscriminato e gratuito, che di fatto sembra giustificare il decadere dell’attività pensante…

Ma, oggi forse sono un po’ pessimista, e non è il mio stile… né la mia divisa, ma… E che qualcuno mi smentisca!