Autismo, l’IDO traccia il profilo psicomotorio su 61 bambini

Redattore Sociale del 04-09-2017

Autismo, l’IDO traccia il profilo psicomotorio su 61 bambini

ROMA. Comportamenti bizzarri, andatura sulle punte, stereotipie, evitamento oculare, distacco da cose e/o persone, rigidita’. Il corpo di un bambino coinvolto nei disturbi dello spettro autistico (Asd) da’ molte informazioni sulla gravita’ della sua sintomatologia, gia’ nelle prime fasi di sviluppo. Lo dice anche il Dsm 5 (il manuale statistico e diagnostico per eccellenza), tuttavia mancano studi sull’efficacia della dimensione psicomotoria nel trattamento dell’autismo, trascurata sia in ambito diagnostico che terapeutico. Un gap di conoscenze su cui pone attenzione l’ultima ricerca dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) su ‘Il profilo psicomotorio nei bambini con disturbi dello spettro autistico: valutazioni cliniche e implicazioni per la terapia’, pubblicata sulla rivista internazionale Autism-Open Access The Psychomotor Profile in Children with Autistic Spectrum Disorders: Clinical Assessments a nd Implications for Therapy (Versione in italiano). L’Istituto ha tracciato il profilo del funzionamento psicomotorio di 61 bambini autistici tra i 3 e i 14 anni (44 maschi e 17 femmine) in trattamento gia’ da due anni (nel campione ci sono anche 10 bambini che dopo la terapia rientrano nella categoria ‘Non Autismo’ secondo i criteri Ados). Utilizzando la Scala di valutazione sintetica del comportamento psicomotorio, la ricerca ha preso in considerazione sei aree della dimensione corporea rispetto all’uso piu’ o meno funzionale degli oggetti e in riferimento al corpo dell’altro: il dialogo tonico, il contatto visivo, le posture insolite, la regolazione e il controllo del movimento corporeo, e l’uso degli oggetti.

Dalla ricerca emerge che la difficolta’ specifica del disturbo riguarda la funzione aggiustamento/dialogo tonico (la capacita’ di modulare la postura corporea per entrare in relazione con l’altro) quale indice per definire la gravita’ del disturbo e indicatore per l’individualizzazione del progetto terapeutico.

Cosi’ in un comunicato l’IDO.

“La gravita’ della sintomatologia e la compromissione delle funzioni cognitive- spiega Magda Di Renzo, responsabile del Servizio Terapie dell’IdO- risultano infatti correlate alle difficolta’ nell’utilizzare il corpo nella relazione con l’altro, tanto che all’aumentare dei punteggi di gravita’ sintomatologica (misurati con l’Autism diagnostic observation Schedul e la Leiter international performance scale Revised) si riscontrano maggiori fatiche del bambino nella gestione del proprio corpo, nell’organizzazione spaziale-attentiva, nel gioco, nei comportamenti motori e nella comunicazione”. La conferma, fa sapere Di Renzo, arriva proprio dall’osservazione di quei bambini che seppur non rispondano piu’ ai crite ri diagnostici per l’autismo dopo 2-4 anni di terapia, continuano a manifestare difficolta’ nel rapporto con il corporeo. Attraverso il profilo di funzionamento psicomotorio la ricerca offre un’immagine definita del bambino sia a livello emotivo- relazionale che nelle sue organizzazioni. Cio’ consente di “indirizzare meglio l’intervento terapeutico, interpretare piu’ adeguatamente il suo livello di sviluppo e stimolare piu’ efficacemente le aree propedeutiche alla costruzione del pensiero e del linguaggio”. Il vantaggio di una lettura dei movimenti e degli atteggiamenti corporei e’ di recepire informazioni sul bambino autistico anche quando non e’ in grado di esprimersi verbalmente. “I deficit nella comunicazione sofferti da un soggetto con autismo- chiarisce la psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva- dipendono proprio da una carenza iniziale nella modulazione del corpo agli stimoli ambientali, per questo motivo le sintonizzazioni messe in atto dal caregiver non trovano un terreno fertile nel bambino”.

Una convinzione avvalorata dalle neuroscienze: “Gallese ha evidenziato nei minori con Asd una carenza nel processo di imitazione- da lui definito simulazione incarnata proprio per sottolineare la centralita’ del vissuto corporeo- quale fattore responsabile del deficit di comunicazione e di empatia caratteristico nell’autismo”. Nella stessa traiettoria si pone la ricerca dell’IdO, ribadendo che “la comprensione delle intenzioni altrui e l’apprendimento attraverso l’imitazione affondano le radici nello sviluppo emotivo-corporeo. Dunque, e’ da li’ che in molti casi bisognerebbe ripartire per riattivare meccanismi ‘spenti’ o attivare competenze non ancora raggiunte”.

Lavorare sulle rigidita’. “Le distorsioni sensoriali proprie dei soggetti con autismo e la mancanza di adeguate sintonizzazioni da parte del caregiver (determinate dalla scarsa propositivita’ e responsivita’ del bambino) provocano delle rigidita’ che a loro volta interferiscono con le componenti affettive e cognitive dello sviluppo. In questo senso- continua la studiosa- la rigidita’ corporea potrebbe essere la prima manifestazione di meccanismi che si esprimeranno in seguito nei processi di pensiero e nelle modalita’ relazionali, e potrebbe diventare un precoce predittore delle difficolta’ e delle potenzialita’ presenti nel bambino con autismo”. In quest’ottica, “l’intervento psicomotorio- conclude Di Renzo- ha l’obiettivo prioritario di modulare la rigidita’ del bambino attraverso una relazione corporea contenitiva e motivante, in cui il corpo del terapeuta funge da modello e stimolo per un’apertura verso l’ambiente”. (DIRE)