Dalle materne ai licei insegnanti di oltre 51 anni

da Il Sole 24 Ore

Dalle materne ai licei insegnanti di oltre 51 anni

di Claudio Tucci

ROMA

Non è bastata la primissima iniezione di giovani, neo-abilitati con il Tfa, che hanno potuto partecipare all’ultimo concorso del 2016, per provare a “svecchiare” un pò la scuola italiana. Che, nonostante tutto, continua a vedere crescere il proprio corpo docente. Non solo in termini numerici: con la trasformazioni in posti fissi di 15.100 cattedre, decisa nei mesi scorsi, l’organico degli insegnanti, da lunedì, con l’avvio del nuovo anno, raggiungerà il livello record di 762mila posti. Ma anche in termini “anagrafici”: complice anche l’allungamento della “vita lavorativa” per effetto della legge Fornero, l’asticella è tornata a risalire: nel 2016/2107, secondo i dati del Miur, l’età media dei professori italiani si è attestata a 51,2 anni (in aumento rispetto ai 50,7 anni del 2015/2016, dove per la prima volta era scesa di 6 mesi per effetto della Buona Scuola – nel 2014/2015 l’età media dei docenti toccava 51,1 anni).

La percentuale di insegnanti “over50” è ormai abbondantemente sopra il 50% dell’organico: nella scuola media sfioriamo il 60%, alle superiori quasi il 70 per cento. Praticamente, l’Italia “doppia” (o comunque ci manca poco) la media Ocse: 34% di insegnanti over50 alle medie, 38% alle superiori (fonte: Education at a glance 2016); e siamo molto distanti, pure, dai principali paesi Ue: in Francia i professori over50 alle scuole medie sono il 37%, il 38% alle superiori. Nel Regno Unito, le due percentuali sono, rispettivamente, 21 e 28 per cento. Meglio di noi anche la Germania: alle medie un prof su due è over50, alle superiori il 43 per cento.

Nelle nostre classi – analogamente a quanto accade nelle aule universitarie – si veda altro servizio in pagina – gli insegnanti giovani sono “mosche rare”: sotto i 30 anni ci sono appena 5.500 docenti (di cui quasi 2.900 nella scuola primaria); sono comunque in aumento, erano infatti 2.987 nel 2014/2015. Gli under40 (i 30-39enni, non più quindi “giovanissimi”) sono circa 71.400. Anche qui in crescita: nel 2014/2015, prima della legge 107, erano 60.694. I prof sotto i 40 anni sono attualmente meno del 10% dei complessivi 738mila docenti a tempo indeterminato oggi presenti nelle nostre scuole (di cui l’82,6% donne – a fronte di una media Ocse intorno al 68% alle medie, 58% alle superiori).

Sono numeri che devono far riflettere; e sono frutto «delle politiche di reclutamento iniziate negli anni ’70-’80 dello scorso secolo – ha spiegato l’esperto di Education, Giorgio Allulli – che hanno considerato la scuola come un grande ammortizzatore sociale. E anche la riforma Renzi, a giudicare dagli ultimi dati, non sembra essere riuscita, finora, a modificare questa tendenza».

Il punto è che per decenni, come dimostrano le numerose ricerche sul tema pubblicate dall’associazione TreeLLLe, guidata da Attilio Oliva, si è assunto, di fatto, stabilizzando i “supplenti” iscritti da molto tempo nelle Graduatorie a esaurimento; senza nessuna selezione (e non valorizzando il merito).

Un possibile miglioramento della situazione dovrebbe arrivare con l’innovativo sistema di formazione iniziale e reclutamento dei docenti di medie e superiori, attuato dalla ministra, Valeria Fedeli, e che partirà nel 2018. Ai nuovi concorsi a cattedra potranno infatti partecipare tutti i laureati, e dopo la selezione si entrerà in un percorso triennale subito teorico-pratico di “conquista” della cattedra. Le selezioni verranno bandite con cadenza biennale e su tutti i posti effettivamente disponibili. Nel 2021 potremmo vedere finalmente i primi giovani prof nelle scuole; e sperare così (con un pò di pazienza) di ridurre l’età media degli insegnanti.