Apprendistato per il diploma: il sistema duale in Italia c’è e funziona

da Corriere della sera

Apprendistato per il diploma: il sistema duale in Italia c’è e funziona

Mille gli studenti coinvolti da programmi di apprendistato scuola lavoro. Il primo monitoraggio ufficiale: le esperienze in Enel, Eni, Allianz. Il segretario Toccafondi: «Migliorano anche i risultati scolastici»

Antonella De Gregorio

Un ponte con il mondo del lavoro, che prepara i ragazzi a una professione, favorisce il ricambio generazionale, sconfigge la dispersione scolastica, accoglie e include, anche i più fragili e i disabili. La via italiana al sistema duale c’è e funziona. Si chiama «apprendistato di primo livello». I ragazzi delle 16 scuole capofila dell’apprendistato di primo livello, che lo hanno vissuto e sperimentato negli ultimi tre anni, e le grandi aziende – Enel, Eni e Allianz – e le start up che li hanno ospitati hanno presentato oggi le loro esperienze, insieme ai risultati del primo monitoraggio ufficiale.

Scuola e lavoro

Una formazione nei luoghi di lavoro per il 35 per cento delle ore curricolari, che ha offerto ai ragazzi di quarta e quinta superiore (soprattutto di istituti tecnici) l’opportunità concreta di mettersi alla prova ed essere partecipi di ciò che apprendono, imparando un mestiere. Lavorano e insieme conquistano un diploma. «Delle novità proposte negli ultimi quattro anni per consentire un più efficace collegamento tra la scuola e il mondo del lavoro, quella dell’apprendistato è la più rivoluzionaria», ha detto il sottosegretario Gabriele Toccafondi.

Non è alternanza

Il percorso è parallelo ma distinto dall’alternanza scuola lavoro, metodologia didattica introdotta nel sistema educativo italiano nel 2003 e sistematizzata con la buona Scuola, nel 2015. A sottolineare le differenze tra i due percorsi formativi è stata la ministra Valeria Fedeli: «Mentre l’alternanza è una fase del percorso formativo grazie alla quale si acquisiscono competenze nuove, che difficilmente maturerebbero nel solo ambito scolastico, l’apprendistato è un rapporto di lavoro che si raccorda con un pezzo della formazione. In apprendistato si impara come si fa un lavoro, in alternanza si incontra un’etica del lavoro», ha detto.

Gli accordi

Varata in via sperimentale nel 2013, con la collaborazione di Enel che siglò accordi con sette istituti tecnici in diverse regioni d’Italia, la novità è stata messa a punto con il decreto legislativo 81/2015 e la legge 107/2015 sull’alternanza nelle scuole. Dopo gli accordi con Enel (progetto rivolto a 160 studenti del quarto e quinto anno degli istituti tecnici industriali a indirizzo tecnologico, in sette città d’Italia) sono arrivati quelli con Eni e Allianz, che hanno coinvolto in tutto mille studenti. Poi sono arrivati accordi con medie e piccole aziende: in 11 regioni e in 16 realtà scolastiche (e con un finanziamento di un milione di euro) hanno consentito di formare quelle «sezioni in apprendistato» in cui gli studenti che scelgono di partecipare al programma e vengono selezionati, fanno formazione in classe ed esperienza pratica in azienda. L’obiettivo è allargare i programmi di «alternanza spinta», coinvolgendo un maggior numero di aziende e di scuole, un collegamento sistematico tra mondo produttivo e una formazione che essere il più completa e mirata possibile, per garantire ai ragazzi di inserirsi nel mondo del lavoro.

«Risultati migliori»

«I ragazzi sono più motivati anche nello studio – ha assicurato il sottosegretario, che a Roma ha presentato i risultati del primo monitoraggio sull’apprendistato di primo livello -. Tutti gli studenti che hanno partecipato al progetto con Enel hanno preso il diploma e più della metà con voti superiori all’80».