Aumenti, arrivano solo 50 euro netti. Giuliani: per docenti e Ata tasche piene di promesse mancate

da La Tecnica della Scuola

Aumenti, arrivano solo 50 euro netti. Giuliani: per docenti e Ata tasche piene di promesse mancate

 

Per il personale della scuola sono in arrivo, i 48 euro che mancavano per il rinnovo del contratto, ma si tratta di cifre complessive davvero troppo basse: meno di 50 euro netti.

Gli insegnanti lo sanno bene: hanno le tasche piene di auspici e promesse sulla necessità di attuare incrementi stipendiali maggiori e adeguati alla professione, ma poi ricompensati con incrementi sistematicamente non all’altezza del lavoro svolto.

Lo ha ricordato Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, parlando a Radio Cusano Campus, il 25 settembre, nel corso della rubrica ‘L’angolo del direttore’.

“Possiamo dire che da qui a sei mesi dovrebbero arrivare gli 85 euro lordi mensili, che nei fatti si traducono in 50 euro netti medi. La vera buona notizia che arriva dalla nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, riguarda probabilmente chi oggi percepisce gli 80 euro, il bonus Renzi, riservato a chi guadagna meno di 26mila euro lordi annui complessivi: sono soldi che si dovrebbero mantenere”, anche sforando la soglia a seguito dell’aumento derivante proprio dal rinnovo contrattuale 2016/18, ha sottolineato Giuliani.

Durante la puntata del 25 settembre, ci si è anche soffermati sulla lettera aperta pubblicata dal nostro dirigente collaboratore Gianni Zen sul ‘docente avvocato che firma il contratto e torna al paesello’ e il giro di vite promesso dalla ministra dell’Istruzione, per via della “differenza abnorme di docenti e Ata che fruiscono dei permessi e delle precedenze derivanti dalla Legge 104 tra regioni del Nord e del Sud”, con queste ultime in stragrande vantaggio.

L’ultimo argomento affrontato è stato quello dell’aumento di casi di dirigenti scolastici inclini alla sospensione delle lezioni, nei casi di mancata sicurezza e messa a norme degli istituti da loro diretti, a costo di essere denunciati per interruzione di servizio pubblico, “piuttosto che rischiare sulla propria pelle”, come “il preside del Convitto dell’Aquila crollato nel 2009 che sta scontando una condanna penale di quattro anni: quella sentenza della Cassazione è stato uno spartiacque”, ha sottolineato il nostro direttore.

Qualche giorno fa se ne è parlato in Commissione congiunta Cultura–Lavoro alla Camera, alla presenza dell’ex giudice di Cassazione Raffaele Guariniello, con la proposta di modifica, da parte di un’associazione sindacale, dell’attuale normativa che non lascia spazi di manovra ai dirigenti, perché non sono i datori di lavoro, ma poi vengono condannati in caso di crolli o tragedie.