Scuola, bidelli e tecnici con la legge 104: il record italiano è a Sondrio

da Repubblica

Scuola, bidelli e tecnici con la legge 104: il record italiano è a Sondrio

Nella provincia lombarda un terzo del personale Ata usufruisce dei giorni per assistere un parete malato gravemente (la media nazionale era del 17% nel 2015): in coda alla classifica Belluno. I sindacati: “Diritto sacrosanto, ma vigiliamo sugli abusi”

di SALVO INTRAVAIA

Il record è a Sondrio, dove un assistente amministrativo, bidello o tecnico di laboratorio su tre – il 34 per cento del personale Ata della scuola usufruisce della legge 104: costretto quindi ad assistere giornalmente un parente affetto da gravi patologie o da disabilità seria. Belluno invece in base a questa statistica si trova all’opposto della classifica: nella provincia veneta i fruitori della legge 104 precipitano al 9 per cento, quasi un quarto quindi rispetto a Sondrio. Com’è possibile una tale differenza tra due città che distano appena 400 chilometri? In media, tra i bidelli, gli amministrativi e i tecnici di laboratorio in servizio nelle 8mila e 500 scuole del Belpaese la quota di coloro che possono utilizzare i permessi mensili per assistere un parente malato è pari al 17 per cento (la metà quindi dei dati riferiti a Sondrio).

La legge venne introdotta nel 1992 ed è la stessa che rilancia la possibilità per gli alunni disabili di frequentare le classi con soggetti normodotati. Una delle norme più avanzate d’Europa. Ma che significa per una scuola dovere rinunciare a qualche unità di personale Ata, sovente per tre giorni al mese? Giorgio Rembado, a capo dell’Associazione nazionale dei presidi, è piuttosto polemico. “Conciliare la sacrosanta richiesta dei lavoratori – spiega – con una elevata qualità del servizio dovendo rinunciare ad alcune risorse professionali significa per i presidi dovere fare i miracoli”. “Gli insegnanti – prosegue – possono essere sostituiti più facilmente ma il personale Ata no. E il lavoro di chi si assenta in quei giorni va ripartito tra i colleghi in servizio: un danno per i singoli e per la scuola. Differenze statistiche così grosse – conclude – credo possano essere spiegate soltanto con la maggiore o minore disponibilità ad accogliere le domande di 104 da parte delle commissioni mediche”. Dopo Sondrio, tra le province italiane con più unità di personale Ata di ruolo impegnati nell’assistenza di parenti con gravi malattie troviamo quelle di Oristano (29 per cento) e Ragusa (28 per cento). Anche a livello regionale la classifica riserva più di qualche sorpresa: primato per la Liguria, col 25 per cento, seguita a ruota dall’Umbria al 21 per cento. Per Pino Turi, leader della Uil scuola, “questi dati sfatano il luogo comune che vorrebbe il Meridione usufruire più della legge 104 e descrivono un Paese che invecchia e nel quale aumenta il bisogno di cure. Con uno stato sociale – continua – che arretra e lascia più sole le famiglie nella cura degli anziani, spesso a carico delle donne che nella scuola solo oltre l’80%”. Lena Gissi, al vertice della Cisl scuola, non se la sente di “mettere in discussione numeri sulle certificazioni rilasciate da commissioni mediche qualificate”. Ma invita tutti a riflettere sul divieto di sostituire il personale Ata che si assenta per questa ragione o per altre introdotto dalla legge di Stabilità per il 2015. “Mentre il governo Renzi lanciava la Buona scuola tagliava sul personale Ata. È venuto il momento di rivedere quella norma – conclude Gissi – ripristinando la possibilità di sostituire il personale che si assenta”. Lapidario Francesco Sinopoli, della Flc Cgil: “Dal nostro punto di vista – dichiara – la 104 rimane una legge di civiltà e anche per questo gli abusi vanno perseguiti. In alcuni casi ci siamo costituiti parte civile”