La spedizione dei Mille

La spedizione dei Mille

di Maurizio Tiriticco

Per insegnare agli insegnanti come si realizzano i percorsi di alternanza scuola-lavoro, la ministra Fedeli invierà nelle scuole mille “tutor”! Ancora una volta si bacchettano gli insegnanti! Non occorre una laurea, un concorso vinto… uno solo?, un pellegrinaggio iniziale in sedi che più lontane da casa non si può, uno stipendio da fame… No! Ti insegno “io” come si fa l’alternanza! Insegnanti sempre sotto tutela! Poi non ci lamentiamo se gli studenti scrivono in stampatello o in calligrafie illeggibili, anzi vere e proprie cacografie, senza alcun rispetto per la punteggiatura, la grammatica (fonologia, morfologia e sintassi), la paragrafazione! E non sanno fare una divisione… tanto c’è il cellulare o il pc!!! L’insegnate è sempre sotto tutela, nonostante non si sia più in regime di Programmi ministeriali ma di Indicazioni Nazionali e di Linee guida!

Non ho nulla contro l’alternanza, anzi, ma occorre anche pensare dove, quando e come questa sia possibile, con quali modalità, quali tempi! Non tutte le scuole hanno un’azienda a portata di mano! Con le responsabilità che poi ricadono sugli insegnanti, quando “si esce dall’istituto di istruzione”. Perché non indicare tempi minimi/massimi invece delle prescritte 400 ore per gli istituti tecnici e professionali e delle 200 per i licei? Mah! Ritorna ancora la divisione di sempre tra mano e mente! Altro che “fare con la testa e pensare con le mani”, l’adagio che abbiamo felicemente coniato molti anni fa sulla scorta degli insegnamenti di Morin!

Alternanza, sì, l’ho sempre detto e scritto, ma alternanza come? Questo è il problema! In materia di apprendimento – e, di conseguenza, di insegnamento – una variabile fondamentale è la motivazione! E non solo dell’alunno! E’ bene che anche l’insegnante sia convinto di tale operazione! Pertanto, una iniziativa di alternanza deve “insorgere” – mi piace il verbo – da una situazione motivante, non da un ordine di scuderia! E’ evidente che l’alternanza è “cosa” familiare per un istituto professionale del turismo (ci si esercita nelle agenzie di viaggio), o dell’enogastronomia (ci si esercita nei ristoranti, ed anche da Mcdonald,s), ma… e qui casca l’asino, per un liceo classico – non so se è ancora il pensatoio di sempre, come configurato dal Gentile – non credo che sia sempre facile configurare un’attività di alternanza. Comunque, in uno scritto precedente (rintracciabile su questo sito) avevo anche dato alcune indicazioni in materia.

Non so se i Mille, una volta sbarcati a Marsala, riusciranno a risalire tutta la penisola delle nostre scuole a portare il Verbo alternante… o alternativo che sia! Fatto sta che ancora una volta in Alto si pensa che occorre sempre insegnare qualcosa agli insegnanti! Pertanto, non vorrei che un’operazione che dovrebbe e potrebbe suscitare entusiasmo – che l’apprendere sia finalizzato non solo a capire come va il mondo, ma anche e soprattutto ad inserirsi in futuri percorsi lavorativi o di studi ulteriori – finisse con l’essere ancora una volta non solo un adempimento burocratico, ma anche di insegnamento nei confronti di chi sa già insegnare.

Per non dire poi che sugli insegnanti pesano un bel po’ po’ di incombenze, dai Rav ai Pdm ed altre cosette come graziosi confetti elargiti della 107! E non voglio dire nulla – il discorso rischierebbe più spazio e più tempo – delle prove Invalsi, esito di una vera e propria “invalsione” condotta da parte di un manipolo di persone che si ritengono “esperti” in materia di misurazione e valutazione! Così, assistiamo a questo strano fenomeno. Mentre anno dopo anno, l’Invalsi… invade le scuole di ogni ordine e grado – tutta colpa della Moratti e della legge 53/2003? – in forza della sua competenza in merito alla valutazione, il Miur da parte sua insiste nell’imporre sempre la votazione (non la chiamerei valutazione) decimale, sempre la stessa, da Casati ad oggi! Si veda il dpr 122/2009, che riguarda le scuole… ed anche il dpr 80/2013, che riguarda l’Invalsi. Eppure la ricerca sulla valutazione, soprattutto a livello internazionale, ha fatto passi da gigante, ma qui in Italia… i nostri insegnanti sono sempre costretti ai numeretti di sempre con i più, i meno, i mezzi ed altre amenità! E poi arrivano le prove Invalsi, una meteora da un altro mondo!

Ma – e l’ho detto e l’ho scritto più volte – perché l’Invalsi, invece di invadere anno dopo anno le scuole come un ciclone del Pacifico, non si adopera, invece, per insegnare agli insegnanti quale differenza corre tra il misurare e il valutare, per non dire poi del certificare? E come, conseguentemente, occorrerebbe operare? Che strana scuola la nostra! Due strategie valutative diverse e in parte contrastanti: quella di sempre, sancita per le scuole e i suoi insegnanti dal dpr 122/2009, e quella “avveniristica”, in materia di formulazione delle prove e relativa misurazione, esercitata dall’Invalsi. Insisto sul concetto di misurazione, attinente unicamente alla prove oggettive. E questo è un grosso limite in materia di valutazione! Potremmo avere un alunno che “sbaglia” tutti gli item proposti dall’Invalsi, ma che scrive racconti e poesie o costruisce piccoli robot! E gli esperti dell’Invalsi non lo sapranno mai! E lo bocceranno… a vita!