UNA GUERRA IN FAMIGLIA, CON I NODI CHE VENGONO AL PETTINE

UNA GUERRA IN FAMIGLIA, CON I NODI CHE VENGONO AL PETTINE

 

Dopo che sulla stampa è stato sparato il super aumento dei presidi, per i docenti 85 euro lordi è prontamente andata in scena la replica di un copione consolidato.

E’ partito, lancia in resta, chi fa l’insegnante avendo sempre sognato di fare il giornalista…o il prete, dando sfogo alla sua prorompente indignazione per dirigenti scolastici strapagati…liberi di fare quel che vogliono senza avere alcuna conseguenza…che ora guadagneranno anche 400 euro in più al mese.

A tenergli bordone è poi intervenuto un nostalgico ispettore scolastico della vecchia guardia dopo aver più che raddoppiato d’un botto la propria retribuzione, fuoriuscendo dallo status di personale della scuola per transitare nel ruolo dei dirigenti ministeriali ed ora felicemente in quiescenza con centomila euro e passa annui – cosa che non sembra fargli particolarmente schifo –, a lamentare l’allargamento della forbice retributiva a favore dei presidi che riceveranno un aumento di 400 euro netti al mese mentre gli insegnanti dovranno accontentarsi di soli 85 lordi.

Che i docenti si rapportino con i più fortunati colleghi europei è pienamente legittimo. Ma che per realizzare la loro aspirazione di una retribuzione dignitosa siano aizzati a contrapporsi a chi, altrettanto legittimamente, rivendica la perequazione economica con i pari grado nostrani, anzi del medesimo datore di lavoro, è fuori da ogni legge della logica: perché i confronti si fanno tra soggetti della stessa qualifica e aventi il diritto, a parità di funzioni, di percepire la stessa retribuzione, non tra docenti e dirigenti!

Ma c’è una logica in questa follia. Ed è costituita dal persistente nodo gordiano che considera quella scolastica una non dirigenza o, per essere benevoli, una dirigenza minore, una sorta di forma differenziata dell’unica funzione docente, pertanto surrettiziamente astretta nel comparto scuola: ciò che ha impedito a suo tempo la collocazione nella comune area contrattuale della dirigenza dello Stato alla pari dei superspecifici dirigenti tecnici e già ispettori scolastici, con susseguente sua reclusione nella riserva indiana dell’area quinta, che ora pur smantellata sembra tenacemente persistere nell’immaginario collettivo e nelle pratiche di chi continuerà a rappresentarla, a maggioranza assoluta, negli imminenti(?) tavoli negoziali.

Difatti il granitico cartello dei sindacati di comparto – Flc cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola/RUA, Snals Confsal – ha subito avvertito che ogni sforzo in termini di finanziamenti aggiuntivi dovrà garantire equità e il superamento del gap retributivo che riguarda tutto il personale della scuola, cioè il socio di maggioranza. E, per la verità, lo ha fatto in modo onesto, espresso alla luce del sole, di contro all’operazione tentata da astri nascenti proprietari dell’ultima sigla – tra le tante – inventata ad hoc per il conclamato riscatto della dirigenza scolastica ed ingloriosamente fallita dopo che alcuni colleghi si sono accorti  di risultare invece iscritti a un sindacato che rappresenta in larghissima prevalenza docenti e personale ATA precari!

All’opposto, stupisce la posizione difensiva dell’ANP, di clamorosa smentita delle precedenti bellicose dichiarazioni, adesso dando mostra di accontentarsi di un’anticipazione dei termini di scaglionamento che comunque realizzerebbero a regime la sola perequazione di parte fissa nella misura di un terzo del dovuto e in tre rate: la prima a decorrere da settembre 2018 e le altre da corrispondere nel 2019 e nel 2020, due anni dopo la conclusione della tornata contrattuale 1 gennaio 2016-31 dicembre 2018! Messo in sicurezza un terzo della parte fissa proverebbe poi a spuntare almeno una prima quota del differenziale variabile, in un cammino che sarà ancora lungo.

Insomma, a braccetto con la Quadriate, così come puntualmente avvenuto nelle precedenti tornate contrattuali, il più autorevole e relativamente più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica comunque sottoscriverà il nuovo contratto e apporrà la propria firma nella consueta dichiarazione a verbale per l’ennesimo rinvio al prossimo giro di un’equiparazione retributiva che, ad occhio e croce, potrà concludersi a metà secolo.

Semmai non l’avessimo prima afferrato, ora abbiamo ben compreso perché l’invito, ripetuto, ai cinque sindacati rappresentativi dal sesto intruso DIRIGENTISCUOLA-DI.s.Conf., di concordare comuni azioni di lotta per un obiettivo di giustizia, non è stato a tutt’oggi corrisposto.