Scuola, Fedeli: «Tre concorsi entro il 2018». Il rischio di una infinita graduatoria ad esaurimento

da Corriere della sera

Scuola, Fedeli: «Tre concorsi entro il 2018». Il rischio di una infinita graduatoria ad esaurimento

La ministra dell’Istruzione annuncia i tre prossimi concorsi entro i primi mesi del 2018. Uno sarà dedicato agli abilitati, un altro ai prof di terza fascia, l’ultimo ai neo laureati. Ma senza un numero fisso di posti da occupare, in migliaia rischiano di aspettare anni prima di essere assunti

Valentina Santarpia

«Facciamo un concorso nel 2017. E anticipiamo il concorso del 2018: invece di farlo alla fine, lo facciamo all’inizio del 2018 perché vogliamo superare il precariato». L’annuncio arriva dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, dal palco della conferenza programmatica del Partito democratico, in corso a Pietrarsa: in realtà i concorsi sono già previsti dalle deleghe, ma non con la tempistica ristretta che la ministra annuncia. E rischiano di creare nel giro dei prossimi una nuova massa di precari in attesa nelle graduatorie ad esaurimento per i successivi prossimi anni. Perché? Cerchiamo di capirlo.

Il concorso per abilitati

Il primo concorso a cui la ministra si riferisce è quello light, che prevede solo un colloquio orale per gli abilitati di seconda fascia- con Sis, Tfa o Pas- che insegnano da tempo e sono rimasti fuori dalle graduatorie e per chi, come gli idonei fantasma, pur avendo superato tutte le prove del concorso non è stato assorbito per colpa del bando, che prevedeva un limite massimo. Loro sono i più scontenti: in base alle prime anticipazioni sui punteggi- che di fatto determineranno la graduatoria- il dottorato di ricerca avrà più valore (15 punti) dell’idoneità al concorso (10 punti), e quindi rischiano di essere ancora una volta da chi, a differenza loro, è stato bocciato alle prove. Del resto sono in pochi, appena 3 mila, mentre la platea di interessati a questo concorso dovrebbe aggirarsi intorno ai 76 mila, compresi i 13 mila delle Gae, ma anche se si tratta di un concorso pro-forma (di fatto verranno tutti immessi nelle graduatorie ad esaurimento per insegnare) sembra difficile che possa essere bandito prima della fine dell’anno. Tanto più che ancora sono in corso le trattative per assegnare i punteggi ai diversi titoli. E non avendo limiti specifici legati ai posti, tutti ne usciranno «vincitori», cioè in grado di ambire ad un posto anche se questo non c’è. In panchina.

Il concorso per la terza fascia

Il secondo concorso a cui si riferiva Fedeli a Napoli è quello dedicato agli insegnanti di terza fascia, ma solo a quelli che insegnano da più di tre anni. In questo caso la prova si appesantisce di uno scritto, oltre che di un colloquio orale, ed è destinata a tutti quelli che non sono riusciti ad abilitarsi ma che di fatto insegnano, grazie alle cosiddette graduatorie di istituto. Anche in questo caso la stima di partecipanti è alta: circa 65 mila quelli che hanno titolo a farlo. Ma questo concorso sarà a cattedra, quindi a ogni vincitore dovrebbe-il condizionale è d’obbligo considerando quello che è successo in passato- corrispondere un posto da occupare.

Il concorso per neo laureati

Il terzo concorso è quello «vero», destinato ai laureati, purché abbiano conseguito i 24 crediti formativi richiesti. È il primo corso- concorso, che prevede che chi supera due scritti più l’orale possa iniziare un percorso di formazione come insegnante, con un anno di specializzazione in università, e due anni di contratti a termine nelle scuole, al termine dei quali si è assunti. In questo unico caso il numero dei vincitori sarà legato al numero dei posti disponibili o stimati tali, quindi per ogni nuovo prof dovrebbe esserci una cattedra, al termine del percorso.

La (difficile) assegnazione delle cattedre

Ma come verranno assegnati i posti che si liberano ogni anno ?Premettendo che il turn-over finora nella scuola non è stato elevatissimo- non a caso abbiamo in Italia la media di età più alta d’Europa tra i docenti- prendiamo come esempio l’ultima tornata: a settembre servivano 21 mila nuovi prof a rimpiazzare quelli andati in pensione. Prima di tutto, bisognerà smaltire il bacino dei concorsi e delle gae precedenti. E verificare che lì si trovino i prof di cui la scuola ha bisogno: ha fatto scalpore il fatto che non siano state coperte proprio a settembre di quest’anno migliaia di assunzioni per mancanza di docenti idonei a occupare quelle specifiche cattedre. Poi, dal primo anno in cui si potrà attingere alle graduatorie nuove (verosimilmente nel 2019 piuttosto che nel 2018) nel primo anno il 100% degli assunti sarà preso dal concorso per abilitati, dal secondo anno la percentuale scenderà all’80% e il 20% sarà preso dal concorso per terza fascia, dal terzo anno cominceranno ad essere introdotti anche i neolaureati, e così via, con uno scalare di percentuali e graduatorie che fa pensare che questi tre concorsi produrranno professori almeno per i prossimi dieci anni. E parliamo solo di docenti per scuole medie e superiori, restano per ora fuori quelli di scuola d’infanzia e primaria, di cui la ministra dice di non essersi «dimenticata».