Adolescenti solitudinarizzati

Adolescenti solitudinarizzati

di Vincenzo Andraous

A sedici anni in coma etilico ai bordi di una strada. La ragazza versa in fin di vita, mentre famiglia, scuola, oratorio, paese e fin’anche la città, dormono un sonno pesante: se non colpevole, quanto meno corresponsabile. Ma cosa spinge un giovanissimo a farsi del male in questa maniera, quale la molla a diventare protagonista del dolore. Un adolescente non diventa “grande” rielaborando solamente il carico delle informazioni o di esperienze sociali, ma attraverso uno scambio relazionale ripetuto e interagendo con l’ambiente che lo accoglie e lo circonda. Forse occorre chiederci quali sono i messaggi e le notizie, l’incoraggiamento che va dritto sparato al cuore di un ragazzo tutto impettito e pronto allo sbarco immediato.

Un razzo, un tracciante, le orme da seguire per accorciare le distanze da quanto mi serve, da quanto non ho, da tutto ciò che invece mi toglie il respiro. Il beverone in una mano, la canna tra le labbra, è una battaglia alla vita, una dimensione che non consente di venire a patti con la propria coscienza. Esercitare una strategia di contrasto, significa evitare prevenzioni a basso costo, sottolineando il degrado della comunicazione, come inno bacato a qualsiasi supremazia. Allora domandiamooci quale effetto possono avere certe declinazioni in chi esorcizza la paura di vivere con l’adrenalina dei rischi estremi, in chi sfida la vita con la morte, in chi combatte la vita per sopravviverle. C’è necessità di una costante prossimità, di stare spalla a spalla con le nuove generazioni e con le loro idee e passioni, c’è urgenza di responsabilizzare le persone più giovani, è questo il terreno fertile per formare individui maturi e consapevoli. La famiglia e la scuola sono binomio inscindibile per il consolidamento dei valori più importanti, ma lo sono finchè non inciampano nelle superficialità con cui centelliniamo il tempo che non abbiamo e quindi non possiamo dedicare ai nostri figli, ma in questo modo la vita diventa una somma algebrica di desideri irrealizzabili, di insuccessi, di fallimenti, una tragedia di cui siamo tutti corresponsabili.