Da Milano a Palermo la «classifica» delle migliori scuole che preparano al lavoro

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da Il Sole 24 Ore

Da Milano a Palermo la «classifica» delle migliori scuole che preparano al lavoro

di Claudio Tucci

Le famiglie, da Milano a Palermo, alle prese da gennaio con l’iscrizione dei propri figli alle scuole superiori, da oggi, avranno uno strumento in più per fare la scelta giusta: è online, da questa mattina, la nuova edizione di Eduscopio della Fondazione Agnelli che, dopo l’esordio sperimentale nel 2014, adesso copre tutto il territorio nazionale: comune per comune viene analizzata infatti la qualità degli istituti italiani sulla base dei due principali “compiti educativi” (a cui dovrebbe tendere il nostro sistema d’istruzione secondario), vale a dire la capacità di licei, istituti tecnici e professionali a preparare (e perchè no, a orientare) i ragazzi a un successivo passaggio agli studi universitari o all’ingresso nel mondo del lavoro.

Il percorso, gratuito, sul portale è piuttosto semplice; e sono molte le informazioni che si possono ottenere (sono stati analizzati dati di circa 1,1 milioni di diplomati italiani – in tre successivi anni scolastici, il 2011/2012, il 2012/2013, il 2013/2014 – in più di 6mila scuole superiori).

Proviamo a fare qualche esempio? Se i genitori vivono a Milano, e vogliono far frequentare al figlio un istituto tecnico, il più adatto a un successivo impiego in azienda, ecco in pochi click una lista di scuole “selezionate” nel raggio di 10, 20, 30 km dalla propria casa, dal «Falcone Righi» di Corsico all’«Enrico Fermi» di Castellanza, al «Carlo dell’Acqua» di Legnano, solo per citarne alcuni. Tutti “plessi” che mostrano percentuali di diplomati occupati superiori al 60%; e per di più con mansioni abbastanza coerenti con il percorso di studi svolto in classe. Cliccando sulla singola scuola è possibile, poi, conoscere, anche, il tempo di attesa per il primo contratto “significativo” (all’istituto «Via Copernico» di Roma è 266 giorni); se l’impiego è stabile (o a termine), se si studia e lavora contemporaneamente, e addirittura quanto distante dalla propria abitazione è la “fabbrica” (al «San Paolo» di Sorrento, è un altro esempio, il tragitto medio entro il quale i diplomati hanno trovato lavoro è due Km).

Se si scende lungo lo Stivale, a Bari, il carnet di informazioni è identico: tra i migliori istituti tecnici, di entrambi i settori tecnologico ed economico, come riformati nel 2010 da Mariastella Gelmini, troviamo il «Galileo Ferraris» di Molfetta, il «Tommaso Fiore» di Modugno; il «Colamonico» di Acquaviva delle Fonti; tra i professionali “al top” spiccano invece il «Luigi Santarella» e l’«Ettore Majorana», entrambi di Bari.

La comparazione in Eduscopio tra le scuole che meglio preparano al lavoro è stata fatta utilizzando due fonti di dati: quelli provenienti dall’Anagrafe nazionale degli studenti (Miur) e le Comunicazioni obbligatorie (Co) del ministero del Lavoro, elaborati dal Crisp dell’università Milano Bicocca: «Quest’anno – ha spiegato Mario Mezzanzanica (università Milano Bicocca) – si sono potuti integrare i dati dei diplomati dei diversi percorsi scolastici nelle regioni italiane ottenendo informazioni uniche in merito all’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani. A livello nazionale, a due anni dal conseguimento del diploma (2014), il 47% dei diplomati presso istituti tecnici e professionali ha un impiego».

Certo, come si può vedere anche dai grafici qui affianco, la situazione è diversa tra Nord, Centro e Sud del Paese; la fotografia, tuttavia, è, per la prima volta, completa: lo scorso anno gli esiti lavorativi dei diplomati riguardavano le scuole di sette regioni; oggi, tutte, con l’eccezione di Aosta e della provincia autonoma di Bolzano (i dati di Abruzzo, Molise, Calabria e Sicilia verranno caricati sul portale entro fine novembre).

Dall’occupazione all’università il passo è breve. Ma le informazioni per le famiglie sono ugualmente tante. In questa sezione si considerano licei e istituti tecnici (questi ultimi, nonostante il loro chiaro intento professionalizzante, sono stati inseriti perchè mostrano una discreta percentuale di diplomati, in media uno su tre, che preferisce la prosecuzione degli studi piuttosto che l’ingresso immediato nel mercato del lavoro). Sono stati, poi, scelti “plessi” che mandano all’università un congruo numero di ragazzi (almeno uno su tre); e per evitare che il risultato complessivo dipenda dalla performance di pochi alunni particolarmente brillanti o carenti, la lente è stata focalizzata solo su istituti che per almeno un indirizzo di studio mandino negli atenei non meno di 21 ragazzi nell’arco del triennio esaminato. Il monitoraggio è stato così circoscritto a più di 700mila alunni nei loro percorsi accademici al primo anno da immatricolati (la qualità delle scuole di provenienza è stata tratta a partire dal numero di esami superati e dalla media voto ottenuta ed è espressa nell’«Indice FGA», l’indicatore pesa al 50% la velocità del percorso di studi e la qualità degli apprendimenti universitari ).

Alla luce di tutto ciò, per tornare ai nostri esempi, a Firenze, se la scelta di famiglia e studente cade su un liceo classico, nel raggio di 30 Km, Eduscopio evidenzia il «Dante Alighieri», il «Niccolò Machiavelli», il «Marsilio Ficino»; a Bologna, se si opta per uno scientifico, sempre nel raggio di 30 Km, spiccano il «Niccolò Copernico», il «Luigi Galvani», l’«Augusto Righi».

«Eduscopio è diventato in questi quattro anni un riferimento per le famiglie – commenta Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli –. Lo dimostrano i circa 800mila utenti unici che hanno a oggi visitato il portale, con un incremento medio annuo del 17%, e le 3,5 milioni di pagine consultate. Lo strumento è utile perché consente di comparare la qualità delle scuole dell’indirizzo di studio che interessa allo studente nell’area dove risiede. Ha successo perché le informazioni che contiene sono frutto di analisi oggettive e affidabili: aiuta chi non si accontenta del “passa parola” e, in modo particolare, quelle famiglie che non possono contare su reti sociali e culturali forti».