I prof. ammettono: impreparati a certificare le competenze. E intanto spopola l’autovalutazione degli studenti

da ItaliaOggi

I prof. ammettono: impreparati a certificare le competenze. E intanto spopola l’autovalutazione degli studenti

Il comitato scientifico nazionale proporrà al ministero di estendere la sperimentazione di nuovi strumenti

Formazione per rispondere meglio ai cambiamenti che la certificazione delle competenze comporta. È la richiesta che emerge forte e chiara dai docenti nel Rapporto di monitoraggio sul terzo anno di adozione sperimentale dei modelli di certificazione delle competenze nel primo ciclo, realizzato dal Miur tra giugno e luglio 2017 sulle 2.689 scuole statali e paritarie che hanno partecipato alla sperimentazione nel 2016/17, aumentate costantemente dalle prime 1.477 nel 2015/16 passando per le 2.183 del 2016/17.

Una richiesta di formazione già evidenziata nei primi due anni della sperimentazione come accompagnamento sul campo dei processi di innovazione. E su cui ora il Comitato scientifico nazionale sulla sperimentazione pone come priorità del Piano nazionale di formazione chiedendo di «progettare una o più azioni strategiche nazionali di formazione sui temi della didattica per competenze e innovazione metodologica e della valutazione degli allievi, come ad esempio, un piano nazionale di formazione per formatori e figure sensibili».

Due gli aspetti sui quali nel monitoraggio si polarizzano i bisogni formativi dei docenti: la didattica per competenze (74,4%) e gli strumenti per la rilevazione delle competenze (65,5%). Altro passaggio cruciale per le scuole: i raccordi tra la valutazione degli apprendimenti e la certificazione, scelto dal 54,4% dei docenti e già emerso durante tutta la sperimentazione. Per il 42,5%, poi, è necessaria la formazione sul curricolo verticale per competenze, mentre per il 40,2% l’approfondimento della relazione tra discipline, profilo dello studente e competenze. Del tutto marginali gli aspetti amministrativi legati alla certificazione delle competenze: la procedura di adozione della certificazione si ferma all’1,5%.

Anche l’analisi delle risposte aperte conferma la necessità di un sostegno della formazione al processo di valutazione delle competenze. Il 18% di queste risposte, infatti, fa riferimento alla necessità di investire nella formazione dei docenti. Trovando la sua ragione anche nell’investimento delle reti, che in molti casi hanno attivato percorsi di formazione e autoformazione che hanno fruito di competenze interne alle scuole.

Il 35% delle scuole, infatti, ha dichiarato nelle risposte chiuse di aver attivato percorsi di formazione specifici. In particolare, le scuole ritengono necessaria una formazione che affronti tre complessità: l’utilizzo e la messa a punto di strumenti efficaci (compiti di realtà, rubriche valutative, diari di bordo, osservazione sistematica) per la valutazione delle competenze; la gestione dei cambiamenti sul piano della didattica che la valutazione delle competenze comporta, per esempio allestire e lavorare in una classe intesa come ambiente di apprendimento; la relazione fra apprendimenti disciplinari e competenze trasversali. Questa ultima resta un problema aperto, sottolineato anche dai report regionali.

L’usr Lombardia osserva che «la valutazione dei contenuti disciplinari continua a essere prevalente». Spesso si opera una giustapposizione tra competenze disciplinari e trasversali (imparare a imparare, competenze sociali e civiche), «senza comprendere quindi la comune matrice olistica», nota l’usr Veneto. Del resto, la certificazione delle competenze ha rappresentato uno stimolo al ripensamento del curricolo e alle innovazioni didattiche e valutative. Ben 1.357 scuole, il 69,6%, ha confermato o avviato la sperimentazione per gli aspetti pedagogici che il modello intende far emergere, il 63,4% e il 52,6% per superare le incertezze degli ultimi anni con una proposta nazionale e la corrispondenza del modello con il lavoro svolto dalla scuola sulla valutazione. Per accertare le competenze degli alunni le scuole si sono orientate, per oltre il 95%, sull’osservazione sistematica. A seguire, le prove strutturate (86,7%) e semistrutturate (83,9%). Confermato invece lo scarso utilizzo del dossier e del portfolio dello studente (13%). Leggermente aumentato l’utilizzo del compito autentico (83%).

Confermate le forme di autovalutazione degli alunni (73,9%), così come il forte incremento di compiti ed esercitazioni tradizionali (83,6%.) Di qui, tra le priorità del Comitato scientifico nazionale, proporre al Miur di considerare l’anno scolastico 2017/18 «un anno-laboratorio per l’adozione guidata di nuovi strumenti di valutazione e certificazione», supportando soprattutto a quel 50% di scuole non coinvolte nella sperimentazione, grazie alla consulenza degli staff regionali Indicazioni 2012.