Voto 2,45

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Voto 2,45

di Maurizio Tiriticco

 

Non è uno scherzo! In una scuola del nostro Paese un insegnante – maschio o femmina non ha importanza – ha attribuito alla prova di un alunno il voto 2,45!!! Insomma, non basta la scala decimale, che da sempre governa la valutazione nella nostra scuola, e non è sufficiente che non c’è documento ministeriale, dai tempi del ministro Coppino ad oggi, che non insista sul fatto che i dieci voti vanno utilizzati sempre come interi!!! Non è sufficiente perché, con una ostinazione che sembra avere qualcosa di sacro, i nostri insegnanti adottano scale infinite! Così, i cinque meno meno abbondano, come i sei più, i sette e mezzo e via dicendo… anzi e via scrivendo… ma gli uno non esistono, i due scarseggiano e i dieci si attribuiscono solo ad Alessandro Manzoni, come sosteneva il mio professore di lettere al liceo! Insomma dieci voti o, se si vuole, dieci posizioni, dal minimo al massimo, per i nostri insegnanti non sono sufficienti per valutare una prova o addirittura un alunno. Pertanto, con i meno, con i più, con i mezzi ed altre diavolerie, la scala valutativa non è più di dieci posizioni dieci, ma di posizioni a volte infinite!

Eppure, sarebbe necessario attribuire ad ogni punto di voto un aggettivo, e i conti allora sembrerebbero tornare! Ecco un possibile esempio, dall’uno al dieci, dal meno dal meno al più: nullo, pessimo, insufficiente scadente, mediocre, sufficiente, buono, distino, ottimo, eccellente. E’ chiaro che si potrebbe sempre obiettare che, ad esempio, ottimo ed eccellente potrebbero essere sinonimi. Un aggettivo in quanto tale non ha mai la chiarezza di una posizione numerica! Però, una volta stabilita e condivisa una data posizione, non dovrebbero nascere problemi.

Va anche detto che in genere nelle scuole, a livello internazionale – esclusa la scuola francese che, se non erro, adotta una scala da 1 a 20… mamma mia, quanto poco gestibile!!! – si adotta una scala di cinque punti: pessimo, insufficiente, sufficiente, buono, ottimo. Si potrebbe pensare anche ad un scala a tre livelli: insufficiente, sufficiente, ottimo, o a due, male o bene, no o sì. Insomma, ci si potrebbe sbizzarrire all’infinito! Ed è anche vero che anche per la nostra scuola a breve sarà adottata la scala a cinque livelli! Con buona pace di tanti dei nostri insegnanti, i quali avranno modo di sbizzarrirsi ancora di più con mezzi, tre quarti più più, meno meno meno e… compagnia cantante!

Eppure, sarebbe opportuno che gli insegnati all’inizio dell’anno scolastico concordassero i criteri valutativi adottati, per evitare disparità di trattamento e, soprattutto, per far sì che gli studenti non ravvisino che un insegnante è severissimo e un altro, invece, “largo di maniche”! E’ opportuno anche ricordare un adempimento che in genere nelle nostre scuole non viene mai soddisfatto, ma che la norma prescrive. Infatti, il dpr 275/99 (il regolamento sull’autonomia) all’art. 4, comma. 4, recita testualmente tra l’altro che le istituzioni scolastiche “individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati”.

Termino ricordando che la normativa insiste sempre sul concetto e l’operazione della VALUTAZIONE e non ricorda che questa operazione deve essere sempre preceduta da un’altra operazione, più “terra terra”, potremmo dire, ma oggettiva, quella della MISURAZIONE. Ho scritto tanto in materia e rinvio ad articoli più mirati e circostanziati. Mi limito solo a ricordare che una cosa è la “conta degli errori” di una data prestazione, esito del MISURARE, altra cosa è il VALUTARLA, che va oltre e include altre variabili, le circostanze in cui si è verificata la prova, le attese riposte nell’alunno, il suo pregresso et al! Quante volte un insegnante ha detto ad un alunno in genere bravo che ha fallito una prova: “Ma che cosa hai combinato? Da te non me lo sarei mai aspettato”! O ad un alunno “somarello” che ha superato una prova: “Dimmi la verità! Da chi hai copiato”?

E per finire! Quando in uno scrutinio finale il Consiglio di Classe “porta” un 4 a un 6, per le motivazioni più varie, ovviamente sempre da verbalizzare, in effetti adotta un’operazione per cui “si passa” dall’esito “matematico” di una MISURAZIONE a un giudizio di VALUTAZIONE formulato in ordine a criteri “altri” rispetto alla disciplina di riferimento.

Così, tra questa immensità s’annega il pensier mio…