Il colore dei verbi

Il colore dei verbi

di Maurizio Tiriticco

Quando parliamo o scriviamo o, viceversa, quando ascoltiamo o leggiamo, il succedersi delle parole è quello che è, ma… è ovvio che parole, lette o scritte, ascoltate o parlate, a volte “restano lì”, altre volte, invece, suscitano determinate emozioni/risposte. Se leggo sul giornale che il signor Mario Rossi, per me illustre sconosciuto, è morto, non provo alcuna emozione e passo al testo successivo. Ma, se Mario Rossi è un mio amico di infanzia, con cui sono andato a scuola e ho sempre mantenuto rapporti di affetto o di amicizia, provo sofferenza e dolore, alimentati e sostenuti inoltre da meravigliosi ricordi.

Pertanto, il medesimo predicato, “è morto”, può restare ciò che è, un testo stampato, oppure suscitare in me un forte dolore e un mare di ricordi! E allora quel testo di stampa, ovviamente nero, è come se, invece, in date circostanze, acquistasse un particolare colore, ovviamente quello delle emozioni, “del cuore”, come si suol dire, il colore rosso! Ed ancora, la notifica di una multa salata suscita un qualcosa di forte solo nella persona notificata, ma nulla nel postino notificante.

Da quanto detto fin qui, possiamo dire allora che le parole, ed in particolare i verbi, non sono tutte eguali, nere, come le vediamo nella carta stampata, ma hanno ciascuna un particolare colore, a seconda della reazione che suscitano.

Ed allora, potremmo dire che ci sono verbi neri, ma anche verbi colorati! Entriamo nel dettaglio.

I verbi neri riguardano gli eventi naturali, nevicare, piovere, il soffiare del vento, lo scorrere di un fiume, l’agitarsi delle onde del mare, il silenzioso crescere di in filo d’erba o il cadere di una foglia: tutti “avvenimenti” che stanno accadendo, ora, mentre io sto qui alla mia tastiera, intento a cercare di scrivere il minor numero di sciocchezze!

Ma ci sono anche i verbi colorati, quelli che riguardano l’agire umano, o meglio il “mio” personale agire umano: camminare, sedersi, prendere o afferrare un oggetto, comprendendo nell’agire anche le operazioni del pensare, del conoscere, del sentire, dell’emozionarsi. Ed è ovvio che l’agitarsi delle onde del mare, mentre io sto in panne con il mio gommone lontano dalla costa, acquista un colore rosso scarlatto! E allora possiamo dire che sono:

verdi i verbi delle nostre azioni fisiche: prendere, camminare, correre, saltare, lavarsi, aggiustare un qualcosa, nuotare, e così via;

rossi i verbi caldi delle nostre operazioni emotive: simpatizzare, intuire, odiare, amare, inferire, compiacersi, emozionarsi a fronte di una informazione o di un evento, ecc.;

blu i verbi freddi delle nostre operazioni intellettive: pensare come risolvere una situazione problematica; contare, indurre, dedurre, riflettere, conoscere e acquisire nuovi dati e nuove informazioni. Antonio è un dato; la nascita e la morte sono dati! Ma “E’ nato Antonio”! oppure, “Antonio è morto”! costituiscono due informazioni, calde o fredde a seconda del grado di conoscenza e di amicizia che si ha nei confronti di Antonio.

Ovviamente, la distinzione dei colori non è sempre netta, altrimenti saremmo degli automi! Inoltre i colori possono avere una maggiore o minore intensità, ma possono anche mescolarsi insieme! Com’è noto, il nostro cervello è una macchina molto potente! Contiene ben 14 miliardi di neuroni che viaggiano ad una velocità di 450 miglia all’ora. Altro che una Ferrari da corsa! Wettel e Raikkonen sono bambini alle giostre a fronte dei supercampioni dei nostri neuroni!

Classificazioni di questo tipo ci possono anche aiutare nella scuola di oggi in cui, com’è noto, gli insegnanti sono impegnati a fare acquisire ai nostri alunni non solo conoscenze, di colore blu, ma anche abilità, di colore verde, sostenute dalle capacità personali di ciascuno, di colore rosso (un nuovo nato ha le gambe, ha quindi la capacità di camminare, che poi, con il tempo, la crescita e l‘esercizio diventa abilità). Ed hanno a che fare anche con le competenze, di un bel colore verde scuro! Ciascuno di noi corre (abilità), quando insegue un tram che sta per partire, ma sono solo i grandi campioni come Owens e Bolt a compiere i 100 metri in una manciata di secondi (competenza).

In conclusione: le conoscenze sono costituite da insiemi di dati significativamente organizzati; si ha un’abilità quando un soggetto è in grado di utilizzare per dati scopi la/le conoscenza/e acquisita/e; si ha una competenza, quando un soggetto è in grado di affrontare e risolvere una situazione nuova e problematica, utilizzando a volte in modo nuovo e originale le conoscenze e le abilità già acquisite. Un esempio banale; salgo in macchina, inserisco la chiave nel quadro, la giro e il motore si mette in moto: la procedura abituale ha avuto successo. Ma, se giro le chiave il motore non si accende, la procedura non… procede e nasce il problema! Dovrò allora ricorrere a tutte le strategie del caso e potrò ritrovare una o più opportunità! E il problem solving comunque avrà successo! Altrimenti starei a girare la chiave nel quadro fino all’ultimo respiro, ma… fortunatamente sono un essere umano! Non un automa!