Danza

Danza: educazione culturale e artistica nella formazione della persona

di Mariacristina Grazioli* ed Elisa Caprari**

“La danza in tutte le sue forme, non può essere esclusa da una nobile educazione: danzare con i piedi, con le idee, con le parole, e devo aggiungere che bisogna saper danzare con la penna?”

Friedrich Wilhelm Nietzsche

Il nostro patrimonio culturale: dove il passato incontra il futuro 1.)

Nell’anno europeo dedicato alla Cultura, salutiamo con entusiasmo le idee e le ispirazioni che il 2018 ci mette a disposizione, al fine di collocare al centro dell’interesse comune quel processo di conoscenza che porta ad apprezzare tutti gli oggetti culturali umani. Occorre cogliere l’occasione che ci offre l’anno in corso per creare le premesse di un’azione sinergica, come base di quella cittadinanza proattiva sempre più composta d’identità e saperi complessi; enti, associazioni, istituzioni, gruppi dovrebbero, infatti, cooperare fattivamente per rafforzare il senso di appartenenza a un comune spazio europeo. Il patrimonio culturale in tal senso ci impone la scoperta della nostra identità attraverso le diversità, attivando quel dialogo interculturale da cui non si può prescindere nell’attuale situazione contemporanea. E‘ così che, nel futuro della cittadinanza europea, la valorizzazione dell’arte porterà certamente a esiti positivi. La capacità dei settori culturali e creativi europei di operare a livello transnazionale e internazionale comporterà la promozione di azioni fattive di circolazione delle opere.  La finalità ultima è di contribuire allo sviluppo del pubblico, coinvolgendo gli spettatori in maniera nuova e innovativa per migliorare l’accesso ai prodotti culturali e creativi, con particolare attenzione ai bambini, ai giovani, alle persone con disabilità e ai gruppi sottorappresentati. Il focus sull’educazione culturale e artistica mirerà inevitabilmente a un traguardo virtuoso, ossia quello di contribuire all’innovazione e alla creatività nel settore della cultura, per esempio sperimentando nuovi modelli di business e promuovendo effetti rigenerativi in altri campi. Non da ultimo, l’effetto educativo attivato dalla riflessione sulla cultura artistica si connette pienamente alle visioni innovative destinate ad accompagnare il cambiamento della società e accelera, di fatto, la capacità creativa di cogliere soluzioni in funzione del benessere proprio e altrui.

Tra i tanti oggetti culturali, la danza rappresenta un patrimonio pienamente intangibile – composto di pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, competenze – cui le persone attribuiscono valore attingendo prevalentemente dalle proprie sensazioni. Ma avvicinarsi alla danza con la prospettiva della scoperta culturale può rappresentare una ricerca che porta lontano, perché si entra nelle radici profonde dell’espressività, intesa come codice eminentemente umano. L’evanescenza della danza – che scompare nel lampo di un movimento – a maggior ragione, attiva le corde più profonde dell’immaginazione.  E’ assai differente dalla scoperta culturale della lingua e delle tradizioni orali, dalle pratiche sociali o dall’artigianato tradizionale: la scoperta culturale nella danza richiede lo spostamento, il movimento, il passaggio verso “l’altro da sé”. Il lavoro cognitivo sulla danza ha bisogno dell’esplorazione nell’immaginazione e dell’incertezza dell’esito; inevitabilmente si attivano le connessioni di empatia con il danzatore che produce arte e, per osmosi, si raggiunge la creatività collettiva tra palco e spettatore.

E’ giunto, dunque, il momento di elevare la danza a simbolo educativo della cultura artistica che esprime l’essenza della persona e, attraverso la danza, entrare con fiducia nella generosa visione che l’Europa ci sta consigliando di cogliere.

Lo sguardo europeo

L’attenzione dell’ Europa per l’anno in corso parte da lontano. Il Programma Cultura, dal 2007 al 2013, è stato lo strumento principale della cooperazione culturale europea. Dotato di un budget di 400 milioni di euro, ha promosso la cooperazione transnazionale tra creatori, artisti e istituzioni culturali. Ha contribuito, inoltre, alla valorizzazione del patrimonio culturale comune condiviso dagli europei e, dunque, alla creazione di una cittadinanza europea attiva. Il Programma Cultura è stato istituito dalla Decisione 1855/2006/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006; fa un chiaro riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in particolare agli articoli 11, 21 e 22, i settori culturali e creativi che “apportano un contributo importante alla lotta contro ogni forma di discriminazione, compresi il razzismo e la xenofobia, e costituiscono un’importante piattaforma per la libertà di espressione e per la promozione del rispetto della diversità culturale e linguistica” 2.) Va fatto un richiamo al Trattato di Lisbona che trae l’ispirazione dalle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto. All’art 167 è chiarito che l’Unione contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nello stesso tempo il retaggio culturale comune. La procedura che si deve pertanto sviluppare è chiaramente di matrice cooperativa e tesa a incoraggiare l’incontro tra gli stati membri; in particolare si punta al “miglioramento della conoscenza e della diffusione della cultura e della storia dei popoli europei, conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale di importanza europea, scambi culturali non commerciali, creazione artistica e letteraria, compreso il settore audiovisivo” .

Ora, con “Europa 2020”, i focus sono quelli dell’innovazione, della crescita e dell’occupazione. La cultura (e l’educazione al suo patrimonio) propone un approccio inclusivo: piena e uguale partecipazione nella cultura, sviluppo sostenibile del settore, sperimentazione artistica e culturale in campo economico, sociale e interculturale 3). In questo particolare periodo storico si evidenza la necessità di un momento di approfondimento e confronto tra Istituzioni e operatori circa il ruolo e le funzioni della cultura e dell’arte: da più parti si sostiene che le recenti scelte di riassetto del settore sembrano soffrire di una crisi e di una tendenza al ridimensionamento, tanto che il panorama attuale è in ricerca di risposte a interrogativi che riguardano il depauperamento delle risorse e l’impoverimento delle proposte artistiche. Dunque le linee culturali e programmatiche devono essere sostenute da politiche mirate all’impegno economico e, in tale senso, il 2018 sembra l’anno delle grandi azioni di richiamo agli sforzi collettivi 4).

Interventi educativi, a passo di Danza.

Sensibilizzare gli studenti nei confronti di un mondo sempre più grande, interdipendente, interconnesso, è il compito sfidante della nuova scuola. L’istruzione formale, dunque, punta alla cura dello sviluppo delle persone come soggetti attivi, capaci di agire nel contesto in cui sono immersi; sta qui, infatti, il concetto di “patrimonio culturale”, inteso come laboratorio di scambio, utile alla progressione dell’idea positiva del valore della convivenza comune e di un nuovo modello di cittadinanza. Per fare questo occorre intercettare la formazione e gli interventi non formali e informali, tessendo un filo rosso di continuità che consente una scoperta delle risorse degli ambienti di vita. Nell’educazione culturale e artistica, le migliori proposte progettuali tenderanno a utilizzare tecnologie avanzate, metodologie di didattica interdisciplinare e innovativa quali il Learning by doing, l’out door training, l’e-learning, unitamente  a contaminazioni espressive e artistiche.  

Le arti sceniche – e tra tutte la danza – creano quell’alchimia dialogata tra persone che voglio scoprirsi, conoscersi e possedere il mondo. Attraverso i laboratori di danza attiva si disputano incontri e “scontri”; lì va in scena tutta l’umanità del corpo con le sue bellissime fragilità e si è costretti a fare i conti con ciò che è più profondo e arcaico. La danza, dunque, funge da incubatore per piccoli passi esili ma curiosi, che sanno essere di potente ispirazione nell’atto di dar luce alla visione sul mondo con tutte le sue evidenti contraddizioni. La prospettiva dell’azione educativa è quella dell’inclusività attraverso forme di contaminazione educativa step by step. Attraverso una metodologia didattica laboratoriale ( che si può già definire “inclusiva”, poiché l’obiettivo è di fare partecipare gli studenti a gruppi di attività non strettamente curricolari ma trasversali, superando le difficoltà cognitive, culturali o sociali che possano sussistere o i rapporti interpersonali conflittuali e difficoltà relazionali) si può trarre giovamento dal lavoro cooperativo e dai luoghi informali di attuazione dei percorsi educativi. La danza è certamente per tutti: i percorsi per alunni disabili, con bisogni educativi speciali e non italofoni saranno tali da produrre l’accrescimento della propria autonomia personale attraverso lo sviluppo delle lifeskills, di nuove competenze digitali, l’uso di linguaggi non verbali (video, fotografia, ecc.) e artistici, con un approccio sincero con la realtà culturale e la tradizione orale del territorio di provenienza e di accoglienza.

In ogni contesto educativo che si va a comporre, la figura esperta del danzatore ha il compito didattico di coordinare il setting di apprendimento per scoperta ed è responsabile del proprio supporto di “facilitatore”. Le arti sceniche rappresentano certamente un approccio al “bello”, inteso come processo di educazione e avvicinamento a elementi non completamente conosciuti. E’ così che la bellezza diventa un’esperienza neurobiologica e attraverso essa la persona conosce. L’arte, e la cultura artistica in genere, produce consapevolezza dei saperi di ciascuno: in varia misura l’Ars è la competenza a fabbricare, a fare.  Non è poi tanto effimero un laboratorio di danza e teatro, dove adolescenti o adulti sperimentano lo “spostamento” e la propria perizia nel movimento immaginifico. E’ un ambiente didattico ad alto impatto, dove le conoscenze esistenti si mescolano a quelle nuove: lì, nessuno è inerte, e cresce la consapevolezza del dialogo (dia- logos) con se stessi e con gli altri, delle pulsioni, dell’ignoto, dell’imprecisato. Le attività didattiche traghetteranno i gruppi di lavoro verso l’uso del linguaggio specifico, dove sarà, in effetti, possibile entrare in contatto con il “fiume in piena” dell’espressione artistica vera e propria.

L’esperienza di apprendimento “situata”, ossia dimensionata in un ambiente amplificato dall’atto artistico, attiva approcci cognitivi profondi e significativi, e ciò avviene a qualunque età. I processi cognitivi necessari al pieno sviluppo dell’individuo sono dipendenti dalla situazione, dalle risorse disponibili, dagli strumenti scelti ed anche dai limiti culturali impliciti; è chiaro quindi che sia possibile attribuire all’educazione artistica in generale, e alla danza in particolare, piena dignità nella formazione della persona.  Non è un caso se nell’educazione culturale e artistica è spendibile pienamente il criterio di sviluppo eco sistemico 6) dove, a livello di macrosistema – caratterizzato da storia e cultura sociale – e di mesosistema – caratterizzato dai contesti d’influenza – si assiste a una progressiva partecipazione del soggetto in apprendimento all’ambiente socio culturale, con una conseguente ristrutturazione dei saperi ingenui personali.

Data le considerazioni, è fuori di dubbio che s’inaugura un anno ricco e appassionante, dove è evidente il prezioso contributo dell’arte e della cultura 7) come risorse specifiche per le sfide del nuovo millennio. Ci auguriamo, inoltre, che proprio la danza possa portare quel contributo fattivo e quel valore aggiunto alle pratiche d’istruzione formale, di formazione permanente e di eccellenza educativa non formale e informale, tale da determinare “un universo che si rinnova senza posa” 8).

**studentessa presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma (AND MIUR Roma)- Rappresentante in Consiglio Accademico

*Ambasciatrice EPALE INDIRE 2017/2018

1) http://europa.eu/cultural-heritage/node/2_it

2) REGOLAMENTO (UE) N. 1295/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO dell’11 dicembre 2013che istituisce il programma Europa creativa (2014-2020) e che abroga le decisioni n. 1718/2006/CE, n. 1855/2006/CE e n. 1041/2009/CE

3) http://cultura.cedesk.beniculturali.it/

4) Contributo di Marzia Santone http://www.ufficiostudi.beniculturali.it/mibac/export/UfficioStudi/sito-UfficioStudi/Contenuti/Archivio-Newsletter/Archivio/2011/Newsletter-6/visualizza_asset.html_1406111935.html

5) Finanziamenti alternativi http://cultura.cedesk.beniculturali.it/link-europa-creativa.aspx?finanziamenti_alternativi

HORIZON 2020 .Banner promozionale di HORIZON 2020 Il Challenge 6 di Horizon (Europa in un mondo che cambia: società inclusive, innovative e riflessive) con la possibilità di svolgere ricerca socio-economica e umanistica, con particolare attenzione ai beni culturali.

ERASMUSPULS .Il nuovo programma dell’Unione europea a favore dell’istruzione, della formazione, dei giovani e dello sport. http://www.erasmusplus.it/

6) U. Bronfenbrenner, Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino, 2002

7) REGOLAMENTO (UE) N. 1295/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO dell’11 dicembre 2013, comma 27 “È necessario garantire il valore aggiunto europeo di tutte le azioni e attività svolte nel quadro del programma, la loro complementarità con le attività degli Stati membri e il loro rispetto dell’articolo 167, paragrafo 4, TFUE, nonché la loro coerenza con le altre attività dell’Unione, in particolare nel campo dell’istruzione, dell’occupazione, del mercato interno, delle imprese, della gioventù, della salute, della cittadinanza e della giustizia, della ricerca e dell’innovazione, della politica industriale e di coesione, del turismo e delle relazioni esterne, del commercio e dello sviluppo nonché dell’agenda digitale”.

8) Lucrezio, De rerum natrurae