Scuola, contratto ancora in alto mare

da la Repubblica

Scuola, contratto ancora in alto mare

Forse la firma arriverà dopo le elezioni del 4 marzo. Mancherebbero 12 degli 85 euro di aumento, a fronte della trasformazione in obbligatorie di attività che finora erano volontarie. In discussione anche le sanzioni disciplinari, diventate più stringenti dopo gli ultimi casi di molestie

Salvo Intravaia

Si allungano i tempi per il rinnovo del contratto della scuola. Il lungo braccio di ferro tra governo (che contratta per il tramite dell’Aran: l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni) e sindacati riprenderà la prossima settimana. L’ultimo incontro si è svolto ieri, 17 gennaio, e, stando alle dichiarazioni dei rappresentanti dei lavoratori, nella vertenza è stato fatto solo un piccolo passo avanti. Così, la firma del contratto si allontana e non è detto che arriverà, come spera l’esecutivo, entro il 4 marzo: quando gli italiani verranno chiamati alle urne. Al centro dell’attenzione il documento top secret, ma su cui trapelano diverse indiscrezioni e fake news sui social, che l’Aran ha consegnato martedì scorso alla controparte per la discussione del giorno successivo. Un articolato che contiene le proposte del governo alle parti sociali. Ma i motivi che dividono i due fronti sono ancora troppe. Ecco quali.

• I SOLDI NEL PIATTO
È forse la parte meno impegnativa di tutta la trattativa: il governo aveva promesso, in media, 85 euro lordi al mese di aumento ma all’appello ne mancherebbero 12 circa. Si potrebbe chiudere a 73 da spalmare in un triennio: 13 nel primo anno, 20 nel secondo e 40 nel terzo anno. Cifre lorde che si dimezzerebbero in tasca ai docenti. I sindacati premono perché le cifre vengano incrementate includendo nell’aumento i 200 milioni di euro previsti dalla Buona scuola per premiare i docenti migliori e i 383 milioni che finanziano i 500 euro a docente per la formazione professionale. In questo caso gli aumenti medi potrebbero toccare quota 130 euro, sempre lordi. Ma due delle più importanti novità della riforma varata dal governo Renzi verrebbero sterilizzate e la stessa ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha fatto capire che siamo lontani da questa ipotesi.

• NUOVI ONERI IN VISTA
Quella dei nuovi carichi di lavoro dei docenti dopo il rinnovo del contratto sta alimentano una serie di indiscrezioni incontrollate. Ecco come stanno le cose. Per i docenti, secondo il volere dell’Aran, gli obblighi aumenterebbero. E non di poco. Oltre alle ore frontali di cattedra (18 per la scuola media e superiore, 24 per la scuola elementare (22+2) e 25 per la scuola dell’infanzia) e a tutte le attività funzionali all’insegnamento (preparazione delle lezioni e correzione dei compiti, per citarne alcune), cui si aggiungerebbero il tutoraggio per le attività di Alternanza scuola-lavoro e la formazione in servizio, diventano obbligatori altri due gruppi di attività: quelle per il Potenziamento dell’offerta formativa e quelle Organizzative e amministrative. Per tradurre dal sindacalese, se il preside chiama un docente a collaborare per fare parte dello staff di presidenza, per la somministrazione dei test Invalsi, per l’orientamento degli alunni o per le ore di recupero, a prescindere dalla remunerazione delle stesse, il docente non potrà rifiutarsi. In altre parole, la miriade di attività che i docenti svolgono oltre quelle istituzionali, al momento volontarie, diventerebbero obbligatorie. Un aspetto su cui i sindacati contano di fare battaglia e, eventualmente, di fare naufragare la trattativa.

• LE SANZIONI DISCIPLINARI
Sarà l’argomento della discussione per il prossimo incontro. Reso ancora più stringente dallo scandalo che ha coinvolto un docente di 53 anni del liceo scientifico paritario Massimiliano Massimo di Roma e un’alunna di 15 anni dello stesso istituto tra i quali c’è stata una relazione sentimentale con tanto di sms compromettenti. È proprio il tema dei social che il nuovo contratto potrebbe regolamentare: gruppi whatsapp di classi con i docenti e “amicizie” sui social. L’Aran vorrebbe calare sul mondo della scuola le stesse regole previste per tutti gli altri dipendenti dello Stato. Ma i rappresentanti sindacali spiegano che la scuola ha le sue specificità e occorre declinare apposta le sanzioni a carico di maestre e prof.

• LE RELAZIONI SINDACALI
Nell’incontro di ieri è stato fatto solo “qualche passo in avanti, ma resta ancora molto da fare”, hanno dichiarato a fine seduta Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals. La posta in gioco, per il sindacato, è alta: recuperare alla contrattazione tutta una serie di materie – come l’assegnazione dei docenti alle sedi – che la norma Brunetta del 2009 ha sottratto al confronto assegnandole ai presidi. Per i rappresentanti dei lavoratori si tratta di uno degli aspetti più importanti di tutta la partita, anche perché a breve (dal 17 al 19 aprile) nelle scuole ci sarà la verifica elettorale: il rinnovo della Rappresentanza sindacale unitaria. Ma anche su questo tema le distanze sono ancora enormi.