NO AL CONTRATTO DELLA MISERIA

NO AL CONTRATTO DELLA MISERIA: SCIOPERO PER LA DIGNITÀ DELLA SCUOLA IL 23 FEBBRAIO

 

In 12 anni (perché a causa della triennalizzazione della parte economica non sono 10) di blocco contrattuale, persino secondo gli esperti CGIL (come dimostrano le tabelle della FLC di Torino), rispetto all’aumento del costo della vita abbiamo perso in media almeno 15.000 euro netti. Ora sappiamo che ‘a recupero’ (a chi andrà bene) ne arriveranno solo 300 (collaboratori, assistenti e docenti Infanzia e Primaria, in media, avranno meno). Sappiamo che gli ‘aumenti’ del contratto saranno persino inferiori a quelli già sottoscritti per parte del pubblico impiego (35 euro medi netti, anziché 45) e quasi la metà del comparto ‘sicurezza’, e che con molta probabilità decorreranno da Aprile (se non da Maggio) senza altro ‘recupero’. Del resto questo è quanto venne sottoscritto nel Novembre 2016 da Cgil, Cisl, Uil, Snals & C., a pochi giorni dal voto sul referendum (l’ ‘endorsement’ sindacale per un rinnovo che stiamo ancora aspettando e che tuttavia non bastò a Renzi per vincere).

Per non parlare dell’attività di tutor per l’alternanza scuola-lavoro che il contratto inserisce nella funzione docente rendendola di fatto obbligatoria e gratuita o delle multe ad libitum gestite dai dirigenti. È ovvio che si tratta di soluzioni che la Ministra ha deciso di attuare per annullare ogni possibile forma di dissenso.

A fronte di una vergogna del genere, assistiamo al teatrino delle ‘trattative’ (che in realtà non possono prescindere da quanto già deciso), ai ‘fumogeni’ sulla del tutto presunta ‘contrattabilità del ‘bonus’ (modo per indorarne la pillola), all’assurdo della ‘spalmabilità’ contrattuale dei 500 euro della carta del docente (che, tassati, diventerebbero 300 netti) e ad altre amenità che coinvolgerebbero addirittura il Fondo di Istituto (già più che dimezzato da quando nacque).

Occorre che la categoria faccia sentire la propria protesta. Per questo l’Unicobas ha oggi proclamato lo sciopero generale della scuola per il 23 Febbraio, per una grande iniziativa unitaria insieme ai Cobas, che scendono in campo oggi, all’Usb ed alla scuola militante e di base.

La piattaforma di questo sciopero s’inserisce in una lotta di lunga durata, volta a far crollare la L. 107/2015 (cattiva scuola di Renzi), restituire a tutti la titolarità di istituto, eliminare la chiamata diretta dei docenti e l’umiliazione del ‘bonus’ discrezionale, ridurre il numero di alunni per classe che dal 2015 invece di diminuire è salito, sganciare la Scuola dal mondo impiegatizio ed agganciarla all’Università, perché solo così, fuori dai diktat del Dl.vo 29/1993 (che non vale per gli Atenei, la Magistratura ed il comparto sicurezza) si può ricominciare a pretendere retribuzioni nella media europea. Per istituire in via definitiva un doppio canale di reclutamento, sempre aperto, che elimini la sperequazioni tra precari e la guerra fra poveri che ingrassa solo avvocaticchi ed azzeccagarbugli i quali hanno fatto credere agli ingenui colleghi delle varie “fazioni contrapposte”, che un ricorso amministrativo si possa sostituire alla lotta e ad un progetto unitario. Per una soluzione politica per i diplomati magistrali che, dopo essere stati assunti, ora rischiano il posto o la permanenza nelle GAE, ma anche per una perequazione con la copertura immediata di circa 7.000 cattedre da parte degli abilitati, lasciati nella disoccupazione da Renzi solo perché proditoriamente esclusi dalle GAE pur avendo più titoli e servizio di tanti neo-assunti. Un canale di reclutamento destinato al personale precario, docente ed ata, per almeno il 50% dei posti, concorso per titoli e servizio, che deve superare le Gae, con regole eque: 12 punti per anno maturato e 12 punti per ogni abilitazione già conseguita o concorso superato, senza l’obbligo per gli abilitati di sostenere nuovi concorsi per esami. Una piattaforma unitaria per il precariato, per superare le forme di reclutamento previste dalla delega collegata alla legge 107/15, compresa la vergogna del blocco delle supplenze dopo i 36 mesi.

Occorre infine un sistema pensionistico sano ed equo, sganciando la previdenza dall’assistenza. Una svolta di carattere sociale, contro il massacro della Scuola, della Sanità e del welfare, contro i regali alla casta dei partiti, agli speculatori, agli sfruttatori ed alle banche.

Stiamo lavorando per una grande manifestazione unitaria.

Questa è una fase cruciale, ci saranno presto le elezioni RSU: una nostra lista in ogni scuola cambierebbe del tutto i rapporti di forza. Ma dobbiamo ricordare alla categoria che se (a partire dal 14 Febbraio) non viene sottoscritta materialmente dai colleghi in ogni scuola non è possibile votarla. I sindacati ‘pronta-firma contano sulla nostra assenza, così che restino unicamente i soliti noti, i quali, a causa della vergognosa legge sulla ‘rappresentanza sindacale’, sono gli unici a poter fare assemblee in orario di servizio per presentare il proprio programma e trovare chi si candida nelle loro liste. Così il gioco si perpetuerebbe all’infinito.

Occorre eliminare questa dittatura. Nessuno può impedire le nostre candidature (liberamente scelte nelle scuole). Non possono impedire che si presentino le nostre liste. Del resto, dopo il massacro della dignità dell’istruzione pubblica, non è accettabile un’altra vittoria elettorale di Cgil, Cisl, Uil, Snals & C. Queste elezioni decidono chi rappresenterà la Scuola per altri 3 anni nella contrattazione nazionale.

Senza una vittoria del sindacalismo di base, quale sarebbe poi l’immagine della scuola? Quella di insegnanti e personale Ata privi persino del coraggio di presentare una lista nuova e diversa nell’istituto dove lavorano per quella stessa paura di esporsi che contraddistingue il sistema incivile della mafia? Così la scuola perderebbe infine persino il diritto di lamentarsi, ennesimo territorio senza ratio, fra servi anemici e ‘combattenti’ da tastiera incapaci di rivendicare con dignità il proprio ruolo (un ruolo professionale centrale per il futuro del Paese).

Non sarebbe paradossale, dopo tutte le denunce delle follie della L.107/15, tradottasi spesso unicamente in una ‘messianica’ attesa delle elezioni perché cambia la politica del Paese, se s’affermasse l’incapacità (a questo punto cronica) di cambiare la rappresentanza sindacale per aver votato i sindacati di partito proprio nella scuola dove si passa la maggior parte della vita? Siamo al momento della verità: o il qualunquismo dei politicamente analfabeti che ‘parifica’ in negativo tutti i sindacati (scambiando l’Unicobas per i firmatari del contratto miserabile e viceversa) o la presa di coscienza, lo scatto d’orgoglio, l’impegno e la liberazione!

Stefano d’Errico (Segretario Nazionale dell’Unicobas Scuola&Università)