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Sardegna, 1.200 docenti di sostegno lasciano la regione

da Redattore sociale

Sardegna, 1.200 docenti di sostegno lasciano la regione

Tanti i docenti specializzati che sono stati assegnati fuori regione. Intanto, la regione ha stanziato 1,2 milioni per il fondo per il diritto allo studio degli studenti disabili, ma la provincia non ha pubblicato neanche il bando per affidare il servizio: fino a gennaio, ci pensa una ditta privata. Serra (M5S): “Ad alcuni genitori è stato proposto di farsi carico loro del trasporto, dietro rimborso del carburante. E’ uno scandalo su cui stiamo indagando”.

ROMA. Sono circa 1.200 i docenti specializzati per il sostegno che, con le nuove assunzioni, hanno lasciato la Sardegna per raggiungere le destinazioni assegnate: e questo, insieme ai tagli e alla cattiva gestione delle risorse, sta diventando “un vero e proprio cancro” per le famiglie degli studenti disabili che vivono nella nostra regione”. L’allarme arriva da Manuela Serra, portavoce del Movimento 5 Stelle al Senato. “E’ una situazione drammatica, più che nel resto d’Italia – ci assicura – ricevo ogni giorno lettere di famiglie molto preoccupate, perché al figlio disabile manca l’insegnate di sostegno, o l’educatore, o il servizio di trasporto scolastico. Solo negli ultimi tempi, mi sono arrivate ben due segnalazioni da Nuoro: i dirigenti scolastici avevano chiesto alle famiglie degli studenti disabili di tenere i figli a casa, perché le scuole non erano più in grado di accoglierli e seguirli. Sono situazioni penose, che bisogna risolvere al più presto”, afferma Serra.

“Vi paghiamo la benzina, accompagnateli voi”. Altrettanto “penosa” è l’incapacità di garantire agli studenti disabili il servizio di trasporto scolastico fino alla fine dell’anno. “Esiste un fondo per questo – riferisce Serra – alimentato in parte dalla regione, in parte dalla provincia. Ma mentre la regione ha versato i suoi 1,2 milioni, la provincia pare non abbia stanziato nulla. Il trasporto degli studenti disabili della provincia di Cagliari è stato quindi finora affidato a una ditta privata, ma l’appalto sarebbe scaduto a novembre. Questa mattina una delegazione di genitori e rappresentanti di studenti ha incontrato L’assessore alla Pubblica Istruzione Firino, ha assicurato che sarà prorogato fino a gennaio, ma è stata molto fumosa nel rispondere alle domande. E assolutamente incapace di garantire un servizio fino alla fine dell’anno. Da gennaio, questi ragazzi rischiano di restare a casa”, spiega Serra, che questa mattina ha accompagnato 27 genitori di 5 istituti di Cagliari in assessorato. “Ad alcuni – continua Serra – è stato proposto un buono per il carburante, a patto che accompagnassero loro i figli a scuola: ma pochi di loro sarebbero in grado di farlo”, osserva Serra. Nulla di chiaro è stato invece detto riguardo alle risorse e a come queste siano stati utilizzate. “Il fondo in questione comprende trasporto e assistenza – spiega Serra – Ad alcuni genitori è stato chiesto di scegliere tra un servizio e l’altro. E questo è inammissibile”, commenta Serra, che nei prossimi giorni presenterà un’interrogazione parlamentare sul tema.

Quando manca l’insegnante di sostegno. Intanto, storie di “cattiva inclusione” continuano ad arrivare dalla Sardegna. “I quaderni di mio figlio sono vuoti da due mesi – denuncia la mamma di un ragazzo autistico di Sassari su La Nuova Sardegna – Passa tanto tempo in un’aula insieme alla supplente dell’insegnante di sostegno. Ma lui ha il diritto di rimanere in classe insieme agli altri, l’autismo non è una malattia contagiosa”. Il problema, in questo caso, è che l’insegnante di sostegno è andato in pensione e ora non ce n’è uno in grado di comprendere i bisogni del bambino, che frequenta la terza elementare e “fino allo scorso anno – assicura la mamma – aveva la media del nove”. Ora invece, sempre più spesso la mamma deve correre a scuola a riprendersi il figlio, perché nessuno è in grado – pare – di gestire le sue crisi. “Lo hanno trasferito in un’aula isolata – racconta la mamma a La nuova Sardegna – nei giorni scorsi ho assistito a una scena penosa: un compagnetto è andato a trovarlo, non so cosa mi abbia trattenuto dallo scoppiare a piangere, sembrava un detenuto che riceveva una visita”. E’ a conoscenza del caso Manuela Serra e “ci sto già lavorando – assicura – ma purtroppo di storie come questa ce ne sono moltissime, nella nostra regione più che nelle altre. La Sardegna, con il suo statuto speciale, avrebbe potuto fare una legislazione specifica, ma il governatore non ha fatto nulla e così ora queste famiglie ne pagano le conseguenze: gli insegnanti specializzati se ne vanno e questi ragazzi restano privi di un sostegno qualificato”. (cl)

Un 3 dicembre di cultura, tecnologia e sport: “La disabilità non è un problema”

da Superabile

Un 3 dicembre di cultura, tecnologia e sport: “La disabilità non è un problema”

Le nuove frontiere dell’accessibilità alla cultura, alla tecnologia e allo sport al centro dell’appuntamento organizzato all’Auditorium Inail di Roma in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità. Dalle app ai luoghi d’arte come le barriere possono essere superate

ROMA – La disabilità può non essere un problema e ci sono storie ed esperienze che lo dimostrano, delle vere e proprie eccellenze nel campo della tecnologia, dello sport e della cultura. Sono quelle che il Contact center “SuperAbile Inail”, in collaborazione con il Ministero dei beni culturali e il Comitato italiano paralimpico, ha scelto di presentare in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, celebrata dalle Nazioni Unite dal 1992 e giunta ora alla 24esima edizione. L’appuntamento è per il prossimo 3 dicembre all’Auditorium Inail di Roma: una mattinata in cui si alterneranno politici, rappresentanti delle istituzioni, dirigenti, studiosi, assistenti sociali, atleti paralimpici.

La Giornata 2015 – che interessa un miliardo di individui in tutto il mondo, secondo le stime dell’Onu – ha come focus “l’accesso e l’empowerment per le persone di tutte le abilità”. Un approccio moderno alla disabilità, vista non come un problema ma come una limitazione da rimuovere con il contributo di tutti; perché in tutti gli ambiti, le barriere che limitano la vita privata e la partecipazione alla vita pubblica possono essere ridotte o eliminate. Vivere in una casa a misura di limitazioni, usare app che rendono più semplice la quotidianità, poter praticare discipline sportive anche ad alto livello, visitare luoghi dell’arte e dell’archeologia che sembravano irrimediabilmente preclusi sono tutti esempi di come la disabilità può non essere un problema.

All’Auditorium Inail dalle 9,30 del 3 dicembre le anteprime e testimonianze in tal senso saranno introdotte dagli interventi – coordinati dal direttore editoriale di SuperAbile, Stefano Trasatti – del Direttore centrale Pianificazione e Comunicazione INAIL Giovanni Paura, del Sottosegretario ai Beni e alle attività culturali e al Turismo Ilaria Borletti Buitoni e del dirigente Divisione Politiche sociali per le persone con disabilità del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Alfredo Ferrante.

Tre le sessioni previste: una sulla tecnologia, una sullo sport, una sulla cultura, Di “accessibilità alla tecnologia”, a partire dalle esperienze SuperAbile nel mondo mobile parleranno Paolo Guidelli (Consulenza per l’Innovazione Tecnologica INAIL) e Guglielmo Boni (Sede di Bergamo INAIL). La “casa dei sogni che diventa accessibile” sarà invece l’argomento degli interventi di Massimo Improta (Area Ausili Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio) e Nicoletta Vego Scocco (Assistente sociale sede di Trento INAIL).

Il segretario generale del Cip, Marco Giunio De Sanctis, sarà invece il protagonista della sessione dedicata all’accessibilità allo sport, che vedrà anche la testimonianza dell’atleta paralimpica Monica Contrafatto, che racconterà di come la sua vita è cambiata grazie alla pratica sportiva. Infine, spazio all’accessibilità ai luoghi della cultura con una sessione condotta da Ugo Soragni (Direttore generale Musei MiBACT). Di “Cultura senza ostacoli ad Urbino: un percorso nel Rinascimento” parlerà Peter Aufreiter (Direttore Galleria Nazionale delle Marche di Urbino MiBACT), mentre del percorso di accessibilità alla Tomba della Pulcella nella necropoli di Tarquinia, oltre ad altri progetti di fruizione ampliata, tratterà Alfonsina Russo (Soprintendente all’Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale MiBACT). Si vola poi idealmente in Sardegna, con l’esperienza del “museo liquido” di Cagliari: a raccontarla Elena Romoli e Anna Maria Marras (Polo Museale della Sardegna-Museo archeologico nazionale di Cagliari MiBACT). Ancora: del rafforzamento delle “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale” parleranno Fabrizio Vescovo (Direttore del Master “Progettare per tutti” Università La Sapienza di Roma) e Gabriella Cetorelli (Responsabile Servizio Progetti speciali Direzione Generale Musei MiBACT). Infine, il racconto di una viaggio per l’integrazione, quello realizzato con il progetto “Basilicata Land off”, illustrato da Filomena Zaccagnino (Assistente sociale della Direzione Regionale Basilicata INAIL) e Alfredo Clemente (Partecipante al progetto).

CINEMACCESSIBILE

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO

 

IRIFOR – sezione di Macerata

 

 

Progetto Rassegna cinematografica

 

CINEMACCESSIBILE

 

 

 

Il nostro millennio si caratterizza per l’attenzione crescente al riconoscimento dei diritti universali e alla realizzazione delle aspirazioni e delle potenzialità di ogni persona, anche portatrice di diversità e, nello specifico, di disabilità. Molto se ne parla nelle dichiarazioni dei massimi organismi internazionali e nei pronunciamenti dei governi, nella parte occidentale del mondo. La Convenzione onu sui diritti delle persone con disabilità ha recepito il diritto alla Vita Indipendente all’interno della comunità sociale con la stessa libertà di scelta delle altre persone, con riguardo non solo ai servizi essenziali, ma anche alle opportunità formative, culturali, artistiche e ricreative, le quali alimentano il processo di realizzazione personale lungo l’arco della vita ed offrono stimolanti opportunità di soddisfazione di desideri, interessi e aspirazioni, tesi alla condizione di ben-essere individuale. Un forte impulso ai principi di uguaglianza delle opportunità, di cittadinanza attiva e di inclusione socio-culturale, per giovani e adulti con esperienze di diversità, proviene dalla possibilità di accesso senza barriere alle offerte culturali/artistiche della produzione cinematografica.

 

In particolare nella città di Torino, notoriamente sensibile alla cultura inclusiva, ambiente culturalmente dinamico e fonte inesauribile di iniziative di qualità, nonché sede del Museo Nazionale del Cinema. Torino, sede che ospita un’istituzione universitaria molto impegnata a favorire il diritto allo studio e l’inclusione dei giovani adulti con disabilità, in vista della loro vita indipendente e cittadinanza attiva. Torino, contesto che, in continuità con le radici storiche socio-culturali a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, testimonia una feconda collaborazione tra le istituzioni e il mondo dell’associazionismo familiare, anche sui temi della disabilità.

 

Su queste premesse e nel quadro della Convenzione in atto da due anni tra l’Università degli Studi di Torino e l’IRIFOR nazionale (Istituto di Formazione, Ricerca e Riabilitazione), prende origine l’idea progettuale dal titolo: CinemaAccessibile, prevista in concomitanza con la giornata europea dedicata alla disabilità.

 

Il progetto vede tra i promotori l’IRIFOR sezione di Macerata, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, attraverso la delegata del Rettore per la Disabilità insieme all’Ufficio Disabili e la direttrice del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale dell’Università. L’iniziativa si giova, in particolare, delle attività sperimentali di audio-descrizione e sotto-titolaggio dei film proiettati, svolte dagli studenti del Master stesso. Inoltre, della competenza tecnica esterna all’ateneo, da parte dell’IRIFOR di Macerata, per il servizio di audio-descrizione e per l’allestimento delle postazioni necessarie alla fruizione delle pellicole da parte di persone non vedenti.

 

  • Partner di progetto sono il Museo Nazionale del Cinema e le Associazioni Unione Italiana Ciechi (UIC) sezione provinciale di Torino e Istituto dei Sordi di Torino.

 

  • Il progetto consiste in una Rassegna cinematografica con proiezioni di tre film sulla disabilità sensoriale e psichica, resi universalmente accessibili ad un pubblico eterogeneo e con breve cineforum legato a ciascuna delle proiezioni.

 

  • Gli aspetti scientifici e organizzativi sono curati dall’Università di Torino, che mette a disposizione il monte ore di attività professionale dei docenti e degli operatori coinvolti. Gli aspetti tecnico-attuativi sono curati dall’IRIFOR e dalla Neonvideo, società di sotto-titolaggio. La sede è messa a disposizione dal Museo Nazionale del Cinema.

 

  • Il finanziamento è reso possibile attraverso i contributi economici concessi dall’UIC – sezione di Torino e dall’Istituto dei Sordi di Torino, erogati direttamente all’IRIFOR di Macerata. I costi della sala cinematografica vengono coperti dal biglietto di ingresso del pubblico, al costo di Euro 3 per ogni giornata di proiezione (totale 6 euro per chi segue l’intera Rassegna).

 

  • Date e orari delle proiezioni con dibattito: 1 dicembre 2015 ore 18; 2 dicembre 2015 ore 15 e ore 17,30. Il giorno 2 dicembre è previsto un dibattito.

 

  • Sede: Sala 3 del Cinema MassimoMuseo Nazionale del Cinema; capienza totale: 147 posti; 2 posti per pubblico con disabilità motoria.

  • Numero cuffie che saranno rese disponibili per le persone con disabilità visiva: 30.

 

  • Film in proiezione: Dancer in the dark (Lars von Trier, 2000 – disabilità sensoriale visiva)

   Marianna Ucria (Roberto Faenza, 1997 – disabilità sensoriale uditiva)

   Il lato positivo (David O. Russell, 2012 – disabilità psichica);

 

 

 

Master in Disturbi dell’Apprendimento

MASTER ONLINE SUI DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO: DSA, BES, ADHD…

Master in Disturbi dell’Apprendimento

Prevenzione, valutazione, diagnosi, trattamento
IPS (Istituto di Psicologia Scolastica) e Firera & Liuzzo Publishing
in collaborazione con CIRDA (Centro Interdisciplinare di Ricerca sui Disturbi dell’Apprendimento)

Presentazione
Master Online in Disturbi dell’Apprendimento Il Master offre la possibilità di seguire a distanza un percorso formativo altamente qualificato e aggiornato in base alle più recenti e importanti acquisizioni scientifiche nel campo dei disturbi e delle difficoltà di apprendimento.
Il programma didattico del Master in Disturbi dell’Apprendimento viene efficacemente aggiornato ogni anno includendo le più nuove e innovative metodologie e tecniche applicative, nonché tutte le informazioni sugli sviluppi più recenti della ricerca scientifica. Destinatari
Possono accedere al Master:
– Psicologi e laureati in Psicologia
– Medici con specializzazione in Neuropsichiatria infantile
– Medici con specializzazione in Pediatria
– Logopedisti
– Pedagogisti ed Educatori
– Tecnici della riabilitazione del linguaggio
– Tecnici della riabilitazione psichiatrica
– Terapisti della neuro psicomorticità
– Insegnanti Il Master prevede una parte di programma comune e una parte di programma specifica per le diverse figure professionali. Durata
Complessivamente, sono previste:
– 15 unità didattiche online in formato PDF
– 15 esercitazioni online sulle unità didattiche in PDF
– 15 unità didattiche online in formato audiovisivo della durata, in media, di 45 minuti ciascuna comprensive di momenti di auto-esercitazione o pratica guidata, con illustrazione di esempi pratici Nella prima parte del Master viene proposta, una volta a settimana, un’unità didattica online in formato PDF; nella seconda parte viene proposta, una volta a settimana, un’unità didattica online in formato audiovisivo.
Insieme a ogni unità didattica viene proposta una specifica esercitazione.
Il corsista può scaricare sia le unità didattiche sia le esercitazioni quando preferisce, senza obblighi di giorni o orari fissi.

Programma
– L’apprendimento normale: teorie, approcci e modelli di sviluppo
– Le variabili generali implicate nell’apprendimento
– Le variabili specifiche implicate nell’apprendimento scolastico
– Strumenti di valutazione dei disturbi dell’apprendimento
– Metodologia per l’individuazione dei disturbi e delle difficoltà di apprendimento
– Il potenziamento dei prerequisiti dell’apprendimento
– Prevenzione, valutazione e diagnosi dei disturbi della lettura
– Prevenzione, valutazione e diagnosi dei disturbi della scrittura
– Prevenzione, valutazione e diagnosi dei disturbi del calcolo
– Il trattamento dei disturbi della lettura
– Il trattamento dei disturbi della scrittura
– Il trattamento dei disturbi del calcolo
– I disturbi aspecifici: disturbo di comprensione del testo
– I disturbi aspecifici: disturbo di soluzione di problemi aritmetici
– Il disturbo non verbale e le difficoltà di apprendimento visuo-spaziale
– Tecniche avanzate di assessment dei disturbi dell’apprendimento
– Le normative vigenti nella legislazione scolastica relativa ai disturbi dell’apprendimento
– Prevenzione, assessment, diagnosi e trattamento dei DSA: principi guida e buone prassi
– Disturbi dell’apprendimento e Bisogni Educativi Speciali (BES)
– Disturbi dell’apprendimento e Piano Educativo Individualizzato (PEI)
– I disturbi dell’apprendimento in comorbilità con altri disturbi (ADHD, disturbi dell’umore…)

Esami
L’esame finale viene svolto online e consiste in un test di domande con risposte a scelta multipla. Modalità di iscrizione
Per ulteriori informazioni o per richiedere il modulo di iscrizione contattare l’Istituto tramite il form oppure al numero 06.42013144. Costi
Il costo del Master è di € 750 + iva (6 rate mensili di € 125 + iva ciascuna).
Pagando in un’unica soluzione, è prevista riduzione del costo (€ 600 + iva, anziché € 750 + iva).
Servizi gratuiti
Gli iscritti al Master:
– ricevono 15 numeri della versione digitale (e-journal) della rivista “Psicologia Scolastica” e 6 numeri della versione digitale della rivista “European Journal of School Psychology”
– ricevono 10 ebook su varie tematiche psicologiche: Psicologia dell’educazione, Psicologia clinica…
– al termine del Master, ricevono uno degli EbookECM dell’Istituto (su varie tematiche psicologiche) che consentono, previo superamento di apposito test di verifica, di acquisire crediti ECM
– usufruiscono di condizioni agevolate per l’accesso ad alcuni dei prodotti e dei servizi offerti da Enti facenti parte del Firera & Liuzzo Group

Sentenza del Consiglio di Stato: il disabile non è una persona malata

da Superabile

Sentenza del Consiglio di Stato: il disabile non è una persona malata

Si chiude la lunga battaglia legale che ha visto contrapposte due associazioni che si contendevano il bando per la gestione dei Centri diurni per disabili nei comuni di Cinisello Balsamo e Cusano Milanino. Al centro la qualifica che devono avere gli operatori: di tipo sanitaria o educativa?

MILANO – La storia è particolarmente ingarbugliata. Sembra una questione per addetti ai lavori. In realtà poneva una domanda fondamentale: il disabile è una persona malata? Il Consiglio di Stato ha dato una risposta: no, non è una persona malata. Sì è conclusa così la lunga battaglia legale che ha visto coinvolto l’azienda consortile “Insieme per il sociale”, che gestisce i Centri Diurni Disabili (Cdd) nei Comuni di Cinisello Balsamo e Cusano Milanino, e l’associazione “Senza limiti”. Oggetto del contendere: il bando di gara per l’affidamento dei servizi a carattere educativo, socio assistenziale e di supervisione nei Cdd dei due comuni milanesi. Il bando, infatti, era stato contestato dall’associazione “Senza limiti”, che aveva fatto ricorso sostenendo che nei Cdd potevano lavorare solo gli operatori in possesso della qualifica di “Educatore Professionale” rilasciato dalle facoltà di Medicina e chirurgia. Per i Comuni invece bastava quella rilasciata da Scienze dell’Educazione. La differenza tra le due è che quella rilasciata da Medicina e chirurgia è specializzata nella prestazione di cure di tipo sanitario.
La Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha) si è schierata da subito con i Comuni. Per un semplice motivo: i Cdd sono luoghi di aggregazione, di formazione, di socializzazione, dove il disabile non è un paziente, ma una persona che partecipa ad attività e incontri. In un primo momento, il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso dell’associazione “Senza limiti” e annullato il bando di gara. Il consorzio dei Comuni ha successivamente impugnato questa decisione in appello davanti al Consiglio di Stato, che ha messo definitivamente la parola “fine” alla vicenda. I giudici affermano infatti che non può essere sostenuta la tesi dell’associazione “Senza limiti” “tesa ad assegnare ai centri diuni una prevalente e pressoché esclusiva funzione di cura e assistenza sul piano terapeutico ed infermieristico/medicale dei soggetti in condizione di disabilità”.

In altre parole, il Consiglio di Stato conferma quanto sostenuto dai legali di Ledha: i Centri Diurni Disabili non sono servizi sanitari e le persone con disabilità non sono malati. “Abbiamo intrapreso questa battaglia legale, schierandoci fin da subito a fianco dei Comuni, perché siamo profondamente convinti che il fine ultimo di questi servizi sia quello di favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità”, commenta Alberto Fontana, presidente Ledha. “Non si tratta di negare o sottovalutare le esigenze di cura delle persone con disabilità – aggiunge -. Ma ridurre il tutto di una persona ai suoi problemi di salute, più o meno connessi alla sua menomazione, è per noi sbagliato”.

“Siamo soddisfatti per l’esito positivo di questa battaglia legale. Da un lato per la tutela dei diritti dei lavoratori, ma soprattutto perché le amministrazioni comunali del nostro ambito hanno sempre sostenuto le necessità di pensare ai centri diurni come luoghi educativi e di socializzazione – commenta Gianfranca Duca, assessore alle politiche sociali del Comune di Cinisello Balsamo -. Ledha ci ha supportato in questa battaglia culturale, fornendoci una preziosa consulenza e supporto nella definizione della linea difensiva”. (dp)

Nasce la Federazione italiana motociclismo paralimpico

da Redattore sociale

Nasce la Federazione italiana motociclismo paralimpico

Rappresenterà i piloti disabili che svolgono gare con moto adattate. L’idea nasce dall’associazione Diversamente disabili, fondata nel 2013 da due appassionati di moto vittime di gravi incidenti. Pancalli (Cip): “È un’opportunità in più. L’importante è che ciò avvenga in assoluta sicurezza”

MILANO – Nuova frontiera per i disabili che vogliono praticare sport. Nasce la Federazione italiana motociclismo paralimpico (Fimpar), presentata oggi all’interno dell’Esposizione universale delle moto Eicma. L’idea è dell’associazione Di.di (Diversamente disabili), fondata nel  2013 da due appassionati di moto – Emiliano Malagoli e Matteo Baraldi- vittime di gravi incidenti, che però non hanno perso la voglia di andare sulle due ruote. Tanto da creare una onlus che organizza gare in moto per disabili, a cui partecipano piloti da tutto il mondo. “Le particolarissime esigenze dei piloti disabili, in primis quelle relative alla loro sicurezza, hanno reso necessario la creazione di un nuovo soggetto (la Fimpar, appunto) che abbia una specificità tale da poterli rappresentare nelle sedi competenti”, spiega Malagoli. Durante la presentazione di oggi è intervenuto anche Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico (Cip) con un videomessaggio. “È con grande piacere che saluto la nascita della Fimpar,  perché si unisce, al grande pianeta dello sport paralimpico, un’opportunità in più. È evidente che si spostano sempre più avanti i limiti e le frontiere oggi inesplorate  di ciò che un ragazzo o una ragazza disabile possono fare nella dimensione sportiva. L’importante è che ciò avvenga in assoluta sicurezza ed è per questo che io sarò ben lieto come Comitato Italiano Paralimpico, in accordo con la Federazione che oggi nasce ma soprattutto con la Federazione motociclistica italiana, di aprire un tavolo affinché  vengano sviscerati tutti gli aspetti legati alla sicurezza dell’attività”.

Per il 2016 la Di.di organizza nuovi corsi di guida in collaborazione con il circuito Tazio Nuvolari di Cervesina (PV). Sono già tre gli appuntamenti in calendario in cui le persone con disabilità potranno usufruire delle moto adattate della scuola per imparare i primi rudimenti o migliorare le proprie prestazioni in pista. In base al tipo di disabilità, a seguirli saranno gli stessi piloti Di.Di. E il motociclismo paralimpico sbarca anche in Tv, con un programma su Sky -“Never give up”- che verrà ospitato su AutomotoTV,  canale 148. (dp)

Verso una società “parallela” fatta di “specialisti”

Verso una società “parallela” fatta di “specialisti”

La proposta sul sostegno sostenuta dalle Federazioni Fish e Fand parte da un presupposto base: “il docente specializzato deve restare su posto di sostegno” (a vita). Non può e non deve cambiare”.
Ed ecco che compare una figura “non-docente”, idealmente associato ad un esperto per “patologie” (termine utilizzato anche a Rimini!!!), che lascia sottendere l’idea non di persona, né di identità unica e irriducibile, ma di un “essere malato, curabile o non curabile”, distante e distaccato dalla sua unicità.

Questa ipotesi, ricusata a gran voce e “senza se e senza ma” dai docenti, dai genitori, dagli esperti del settore compresi i docenti di Pedagogia e didattica speciale, è stata, in chiusura, recuperata da Ianes che ha sottolineato la positività della proposta di legge, suggerendo (come variante) un percorso che non conduca alla classe di concorso ma ad un percorso quinquennale, unico, con un ampliamento di CFU (31 per tutti gli ordini e gradi di scuola), al quale aggiungere un anno di formazione specialistica e, di seguito, un ulteriore anno che formi “gli iperspecializzati”.

Nonostante il chiaro no alla PDL Fish-Fand, la strizzatina d’occhio ci preoccupa … e non poco.
Non poco!!!

Integrazione… Inclusione …Evoluzione …in realtà arretramento. Pericoloso arretramento.

Come insegnanti, lo ripetiamo, non ci preoccupiamo: lavoreremo. Ma …gli alunni con disabilità? Il senso e il significato per loro?
Forse nel creare una società parallela fatta di “specialisti”?

Ianes: la “carriera” dell’insegnante di sostegno piace ai genitori, non ai docenti

da Redattore sociale

Ianes: la “carriera” dell’insegnante di sostegno piace ai genitori, non ai docenti

Domani e sabato X Convegno Erickson “La qualità dell’integrazione scolastica e sociale”: esauriti i 4.750 posti. I risultati del sondaggio on line sul futuro del sostegno. Il presidente Ianes: il 70% di insegnanti contrari a ruolo e formazione separati. Ma i genitori sono favorevoli

ROMA – E’ “tutto esaurito” già da due settimane il convegno Erickson su “La qualità dell’integrazione scolastica e sociale”, in programma per domani e sabato a Rimini. Prenotati i 4.750 posti del Palacongressi che lo ospiterà. “In parte perché è la decima edizione e ha un valore simbolico – ci spiega stamattina Dario Ianes, presidente delle edizioni Erickson – ma in parte anche perché c’è una rinnovata fiducia da parte degli insegnanti, passata la fase di contestazione forte della Buona Scuola: fiducia alimentata forse dalle assunzioni dei precari, dal bonus o dalla percezione generale che qualcosa si stia movendo”.

Il “nuovo” insegnante di sostegno, genitori favorevoli Tanti i temi sul tavolo, “tutti quelli a noi più cari dall’inizio della nostra storia – riferisce Ianes – ma uno in particolare mi interessa: l’evoluzione dell’insegnante di sostegno”. A questo proposito, ricorda, “nella Buona scuola è prevista la delega al governo: a quanto pare, si sta cercando di utilizzare il disegno di legge di Fish e Fand, di cui riconosco molti aspetti positivi, ma contesto, insieme a quasi tutti i docenti di Pedagogia speciale, l’idea di creare un percorso universitario e un ruolo separato”. E’ questa infatti una delle più importanti e più discusse proposte di Fish e Fand, “che pare stia entrando nella delega che Faraone vuole portare come decreto”, riferisce Ianes.

70% di insegnanti contrari a “carriere separate”. A questo tema sarà dedicata la tavola rotonda di sabato pomeriggio, in occasione della quale Ianes illustrerà anche i risultati di un sondaggio che ha lanciato on line nei giorni scorsi: “ho posto due domande – ci riferisce – la prima sul percorso universitario distinto per l’insegnante di sostegno e la seconda sul ruolo separato. Hanno risposto 2.020 persone – ci dice – e sono emerse posizioni differenti: in generale, il 70% circa è contrario all’una e all’altra ipotesi”. Interessante però che “se disaggreghiamo i dati di insegnanti e genitori, questi ultimi rovesciano del tutto il risultato, dichiarandosi per lo più a favore tanto della separazione del ruolo quando della differenziazione del percorso formativo. C’è insomma una vera e propria frattura tra chi opera professionalmente nel mondo della scuola e chi invece ne usufruisce come utente. Una frattura che va ricomposta”.

Serve competenza, ma per tutti. Perché i genitori siano tanto favorevoli a questa idea della separazione, Inaes lo spiega così: “per i familiari, come pure per i promotori del disegno di legge, avere un insegnante specifico che compia la scelta del sostegno fin dall’inizio della sua carriere è garanzia di motivazione, qualità, continuità e quindi integrazione. Per noi, invece, si verificherebbe una spaccatura strutturale tra insegnante ‘normale’e e ‘speciale’, accentuando quei meccanismi di microespulsione e di ‘dentro-fuori’ che già troppo spesso si verificano nelle nostre scuole. Se il disegno di legge dovesse essere accolto – spiega ancora Ianes – ai nostri studenti di scienze della formazione primaria e secondaria dovremmo dire di scegliere, dopo i primi tre anni comuni, tra il biennio di specializzazione per insegnanti curriculari e quello destinato invece al sostegno. Noi crediamo invece che, anche in linea con gli altri paesi europei, il superamento dell’istruzione ‘speciale’ debba portare anche il superamento di questa separazione tra docenti: prima si diventa insegnanti a tutti gli effetti, poi ci si specializza”.

Come prima, più di prima. Certo, di casi infelici nelle ultime settimane se ne sono verificati tanti: scuole che non hanno saputo accogliere ragazzi con problemi di salute o relazionali e hanno scelto di “esclude”, anziché includere. Di qui, probabilmente, la forte esigenza, da parte delle famiglie, di una maggiore qualità del sostegno. “Comprendo e condivido – commenta Ianes – e sono convinto che un altro modo di fare sostegno sia possibile e necessario. Penso però che il problema, in particolare quello che riguarda più spesso gli studenti con autismo, si risolva aumentando il livello di competenza per tutti gli insegnanti, non solo per qualcuno. Chi manda il ragazzo disabile fuori dalla classe è infatti l’insegnante curriculare, che con lui non sa come comportarsi. Dobbiamo fare come prima, ma più di prima”. (cl)

Inclusione e disabilità, 29 Paesi Ue a confronto

Inclusione alunni con disabilità

Inclusione e disabilità, 29 Paesi Ue a confronto
Al Miur il meeting dell’Agenzia Europea
per i bisogni educativi speciali e l’educazione inclusiva

Una due giorni per fare il punto sull’educazione e l’inclusione degli alunni con disabilità a livello comunitario. Prenderanno il via questo pomeriggio i lavori del bi-annual meeting della Agenzia Europea per i bisogni educativi speciali e l’educazione inclusiva (European Agency for Special Need and Inclusive Education). L’Agenzia Europea è un organismo indipendente, finanziato dalla Commissione europea e dai 29 Paesi membri, che ha il compito di supportare le politiche e pratiche inclusive tra gli Stati UE.
Tra i temi che saranno affrontati già dal pomeriggio di oggi: le pari opportunità, l’accessibilità, l’inclusività, la promozione della qualità dell’offerta formativa e il successo formativo in tutti i livelli dell’educazione per tutto l’arco della vita.
Nella giornata di domani sarà il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ad aprire i lavori che saranno ospitati presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, a partire dalle ore 9.00.
L’Italia è membro dell’Agenzia europea dal 1996 e ospita il meeting per la prima volta. Il nostro Paese è riconosciuto presso l’Agenzia, e presso gli organismi internazionali di riferimento, come il Paese leader al mondo nell’inclusione scolastica, sia per aver abolito – primo fra tutti, sin dal 1971 – le classi speciali, sia per essere tuttora lo Stato che investe di più in assoluto nella scuola inclusiva. L’Italia è stata recentemente selezionata per due importanti progetti: “Raising Achievement for All Learners in inclusive education” che vede la partecipazione di tre nazioni pilota (Italia, Polonia e Scozia) e che intende raccogliere buone pratiche ed evidenze scientifiche relative al miglioramento dei livelli di apprendimento nei sistemi educativi inclusivi, fornendo un’analisi delle competenze chiave per le scuole e le comunità di apprendimento; “Inclusive Pre-primary education project” che è finalizzato a raccogliere modelli e pratiche per l’educazione inclusiva nel segmento della scuola dell’infanzia.
L’Italia partecipa inoltre al progetto “ICT4IAL – ICT for Information Accessibility in Learning” per l’accessibilità alle informazioni nell’apprendimento, un tema per il quale il nostro Paese ha emanato una legge già nel 2004.
Nell’ambito delle attività dell’Agenzia, anche la recente esperienza fatta dai nostri ragazzi il 16 di ottobre allo European Hearing 2015 “Take action! Luxembourg recommendation”.


BI-ANNUAL MEETING
12 NOVEMBER 2015, ROME, ITALY
PROGRAMME
Thursday 12 November
Meetings will take place at the Italian Ministry of Education, University and Research
(MIUR)
09.00-09.15 Official welcome by Mrs. Stefania Giannini,
Minister of Education, Italy
Sala della
Comunicazione
09.15-10.20 Thematic session on Inclusion in Higher
Education for Representative Board members,
National Co-ordinators and Agency staff
Sala della
Comunicazione
10.45-12.30
Thematic session on Inclusion in Higher
Education for Representative Board members,
National Co-ordinators and Agency staff
(continued)
Sala della
Comunicazione
13.30-14.45 Joint session for Representative Board members,
National Co-ordinators and Agency staff
Sala CNPI
15.00-16.00 Representative Board meeting Sala CNPI
16.00-17.00 Representative Board Experience Exchange
session
Sala CNPI
15.00-17.00 National Co-ordinator’s Experience Exchange
session
Sala del
Parlamentino
17.00-17.15 Summing up – Joint meeting for Representative
Board members, National Co-ordinators and
Staff and greetings by Davide Faraone, Junior
Minister of Education, Italy
Sala CNPI

“Smantelliamo le aule di sostegno”: l’idea del Miur piace, ma non a tutti

da Redattore sociale

“Smantelliamo le aule di sostegno”: l’idea del Miur piace, ma non a tutti

ROMA. “Faraone, il sottosegretario al Miur dedicato ai temi dell’inclusione, ha detto ultimamente che vanno smantellate: “Via le aule di sostegno, diventino biblioteche! Basta con le approssimazioni, servono insegnanti formati e specializzati!”, ha affermato con fermezza, intervenendo nei giorni scorsi sull’ennesimo caso di “mancata inclusione” di un alunno con autismo, segnalato su queste pagine. E in effetti le aule di sostegno, non previste nella scuola dell’inclusione, sono per molti – studiosi, docenti e genitori – il simbolo dell’esclusione, dell’isolamento, del fallimento dell’inclusione. Non manca, però, chi veda in questi spazi un luogo di “necessario relax”, o di “sollievo” per chi in classe troppo a lungo proprio non sa stare. E così, interpellate sul tema, alcune mamme di alunni con autismo si dividono, evidenziando posizioni diverse e a volte contrapposte.

“Se le cose si fanno con il cuore e per l’ amore del bambino, a me sta bene – dichiara Grazia – Nella scuola di V. l’ hanno realizzata ed è stupenda: a me la sua maestra l’ha fatta vedere già dal primo giorno. Ovviamente non è da utilizzare sempre, non sarebbe una scuola inclusiva: la sua classe è composta da 19 bambini compreso lui ed è lì che lui sta studia, fa esercizi, colora. Ma quando c’è una giornata no, allora è un ottimo modo per farlo distrarre!”. Lory anche vorrebbe per suo figlio “uno spazietto per lui, dove possa rilassarsi. Servirebbe nei momenti di crisi di M., per esempio ora che stanno provando delle canzoni in classe e a lui questo dà fastidio, piange e si butta a terra, quindi lo portano in palestra. Ma se avesse una sua auletta, nel momento in cui sta per partire la crisi potrebbe andare lì”.

L’aula di sostegno è addirittura “un’isola felice” per Giusy, che racconta così l’esperienza di suo figlio: “All’asilo aveva una piccola aula per lavorare in pace, ma stava molto con gli altri bambini. Alle elementari, aveva una piccola stanza, ma attaccata alla sua classe. Aveva il computer e la maniera di muoversi all’interno con una bella finestra e i suoi disegni appesi. Alle medie la stanza era grande e attrezzata per mettere tutte le sue cose. Le ore passate in classe sono diminuite, ma per lui va bene così, visto che la classe è molto rumorosa. Adesso alle superiori, malgrado l’inizio burrascoso, l’aula di sostegno è diventata la sua isola felice. Cartoncini da colorare e disegnare alle pareti e la palestra a sua disposizione fuori dalla porta in caso di attacco di nervi. In tutti questi anni l’aula di sostegno è stata una stanza molto utile per Alex, perché la classe vera e propria era troppo confusionaria per lui. Li ha potuto lavorare molto e con profitto. Alex viene portato tutte le mattine in classe per l’appello ed è lui che quando non ce la fa più esce e va in aula di sostegno. E anche se non sta con le persone quando fanno chiasso, in questo momento, a 16 anni, sinceramente non mi importa tanto: a me importa che lui sia tranquillo, non agitato. Ora quando è nervoso, so che lo portano al bar della scuola, dove c’è una signora molto gentile che parla e si intrattiene con lui. Ma quando c’è molta confusione si mette le mani nelle orecchie e scappa”.

Poi c’è chi è contrario. O “assolutissimamente contraria”, come si dichiara Antonella, che però ha “un figlio pacifico e tranquillo. Ma l’aula di sostegno – dice – è un’arma a doppio taglio: pensate cosa succederebbe se ci fosse un’insegnante di sostegno incapace e con poca voglia di fare! Non dimentichiamoci che l’alunno fa parte della classe e se ne devono occupare anche le maestre curriculari, già così delegano tutto all’insegnante di sostegno, figuriamoci con l’aula apposita dove sono autorizzate a portarlo…”. La pensa così anche Imma, che accetta tutt’al più che “si porti il ragazzo in aula di informatica, o a fare un giro per il plesso, ma per poco tempo”. Piuttosto, bisogna “approntare la didattica in modo adeguato: un’ora di studio alternata a 10 minuti di pausa. Mio figlio l’anno scorso non voleva stare mai in classe, per lui esisteva solo la palestra. Poi ho preteso che stesse in classe: lo scorso anno si tappava le orecchie quando i compagni suonavano il flauto, ora lo suona anche lui insieme a loro. Quando sapeva di poter andare in palestra, non c’era modo di tenerlo in classe. ora sa che un’alternativa non esiste e sta imparando a stare in classe”.

Infine c’è la voce, decisamente contraria, di Katia, insegnante di sostegno: “Io credo che l’aula di sostegno sia come tornare indietro nel tempo. Qualsiasi sia la diagnosi, i bambini hanno il diritto di confrontarsi con i pari. L’alunno disabile cresce, ma cresce anche l’alunno ‘normo’, che impara che la diversità non va evitata ma aiutata. La mia aula è l’aula di tutti ed è attrezzata per tutte le esigenze: è in aula che affronto le frustrazioni”. (cl)

Tutti al lavoro per includere la disabilità nella cooperazione allo sviluppo

Tutti al lavoro per includere la disabilità nella cooperazione allo sviluppo

 

«In Europa sta crescendo sempre più la consapevolezza rispetto all’importanza di includere le persone con disabilità nelle iniziative di sviluppo e di emergenza della cooperazione internazionale, sia con azioni di mainstreaming – considerando cioè la disabilità come un tema trasversale a tutte le politiche e le pratiche più generali – sia con progetti specifici rivolti alla disabilità».

Ruoterà tutta attorno a questo semplice ma fondamentale concetto l’importante conferenza internazionale intitolata Includere la disabilità nella cooperazione allo sviluppo: esperienze di collaborazione tra governi, organizzazioni non governative e organizzazioni di persone con disabilità, in programma per il 18 novembre prossimo a Roma, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

L’evento è promosso dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, insieme alla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), alleanza strategica avviata nel 2011 da EducAid, dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), da DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ovvero da organizzazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo e da associazioni di persone con disabilità, allo scopo di realizzare iniziative di informazione, formazione e consulenza in Italia e a livello internazionale, riconoscendo i rispettivi saperi e capacità e valorizzando in tal modo l’esperienza di progetti basati sul rispetto dei diritti umani delle stesse persone con disabilità, in linea con i princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Per quanto riguarda l’appuntamento del 18 novembre, si tratta di uno dei passaggi principali previsti nell’àmbito del Progetto InfoEas denominato Cooperare per includere. L’impegno dell’Italia su disabilità e cooperazione allo sviluppo. AID 10305, iniziativa gestita dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), per conto della citata RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), con il cofinanziamento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il cui obiettivo è quello di promuovere la diffusione e l’applicazione del Piano d’Azione per l’inclusione delle persone con disabilità nelle politiche e nei progetti di cooperazione.

Tra i risultati ottenuti da Cooperare per includere, va segnalato tra l’altro anche il manuale (in italiano, inglese, francese e portoghese) intitolato Disabilità e sviluppo. Come includere le persone con disabilità nella cooperazione allo sviluppo, riferimento concreto per le iniziative di questo settore.

«Ci rivolgiamo – spiegano dalla RIDS – a tutti i rappresentanti delle Istituzioni e della Società Civile che lavorano per includere la dimensione della disabilità nei programmi e nelle politiche di sviluppo. Lo scopo della Conferenza di Roma è quello di offrire un’occasione di lavoro congiunto e scambio di pratiche appropriate, sottolineando il valore aggiunto rappresentato dalla sinergia tra Agenzie di Cooperazione, Istituzioni, organizzazioni non governative e organizzazioni di persone con disabilità».

Oltre naturalmente agli esponenti di tutte le componenti coinvolte, è prevista il 18 novembre la partecipazione di alcuni tra i più importanti relatori del settore in àmbito nazionale, europeo e internazionale, con riferimento ai diversi aspetti dello sviluppo inclusivo.

Tra essi, ad esempio, vi saranno Daniela Bas, che dirige l’UNDESA (Dipartimento delle Nazioni Unite degli Affari Economici e Sociali), Alicia Martin Diaz della Sezione Sviluppo e Cooperazione della Direzione Generale per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo (DG DEVCO) di EuropeAid, l’Ufficio per la Cooperazione della Commissione Europea, Facundo Chavez Penillas, consulente per i Diritti Umani e la Disabilità presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’ONU e Stefano Severe, direttore presso quest’ultimo per il Congo e i Grandi Laghi dell’Africa. Insieme a loro, vari altri esponenti di Agenzie di Cooperazione Europee e delle principali organizzazioni di persone con disabilità e organizzazioni non governative attive in questo campo.

La partecipazione alla Conferenza di Roma del 18 novembre è gratuita ma limitata a un numero massimo di 150 partecipanti, previa richiesta d’iscrizione obbligatoria entro il 12 novembre all’indirizzo includingdisability@aifo.it.

Nuovo Isee, vantaggi per oltre la metà delle famiglie con disabili

da Superabile

Nuovo Isee, vantaggi per oltre la metà delle famiglie con disabili

I dati del primo semestre del monitoraggio del ministero del Lavoro confermano le evidenze del report pubblicato a maggio: una larga fetta di famiglie con disabili ci guadagna e una parte ci perde. Tra i primi ci sono i valori Isee più bassi, fra i secondi quelli con redditi oltre 30 mila euro

ROMA –  Una grande parte delle famiglie con un componente disabile trae vantaggio dall’applicazione delle nuove regole per il calcolo dell’Isee, un’altra meno consistente ci perde. Tra i primi ci sono i valori Isee più bassi, tra i secondi quelli con redditi oltre i 30 mila euro. È quanto emerge dal Monitoraggio sul primo semestre di applicazione del nuovo Isee realizzato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione Isee complessiva (circa 49 mila Dichiarazioni sostitutive uniche) che, sostanzialmente, conferma quanto scritto nel report pubblicato a maggio sui primi 3 mesi dell’anno. Il monitoraggio sui primi 6 mesi evidenzia come gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi rispetto a quelli sulla popolazione complessiva o sulle famiglie con minori. L’introduzione delle nuove regole ha azzerato o ridotto in modo sostanziale l’Isee per una consistente quota della popolazione disabile: gli Isee nulli passano da quasi il 9% a oltre il 20% della popolazione, con un incremento di quasi due volte e mezzo, inoltre con le nuove regole si concentra sotto i 3 mila euro circa il 38% dei nuclei con persona con disabilità (erano il 28% con le vecchie regole). Viceversa, per la parte più “ricca” della popolazione avviene il contrario: oltre i 30 mila euro di Isee (dove oggi si concentra il 5,5% della popolazione) la quota di nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti è due punti e mezzo più alta con le nuove regole rispetto a quelle vecchie (con le quali sarebbe stata del 2,9%).

L’effetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona disabile: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese. Operazione favorevole per i redditi bassi, che più che compensa l’inclusione di trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare l’Isee a un quinto dei nuclei). L’effetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuta al venire meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, che ha un impatto significativo per la popolazione anziana non autosufficiente. Nel monitoraggio si sottolinea comunque che l’Isee pre-riforma è sottostimato nel confronto all’interno del monitoraggio perché chi ha optato per un nucleo ristretto (cosa che non si poteva fare con le vecchie regole), il vecchio Isee è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del 12% dei nuclei con disabili nel primo semestre). Quindi, si legge nel rapporto, “i vantaggi, non solo nella parte bassa della distribuzione, legati alle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati”.

Anche sui movimenti dell’ordinamento è evidente l’effetto delle nuove regole di calcolo dell’Isee. A trarre vantaggio dal nuovo Isee è oltre la metà dei nuclei familiari, il 13% in più di quelli che sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (51,4% contro 38,3%). Rispetto alla popolazione complessiva si riduce sensibilmente l’area di chi rimane stabile (1 su 10).

Dichiarazioni. Malgrado la partenza “lenta” di gennaio – mese in cui storicamente viene presentato il minor numero di Dichiarazioni sostitutive uniche e che nel 2015 ha visto la presentazione del 20% delle dichiarazioni rispetto al 2014 – il sistema ha acquisito un notevole flusso di dichiarazioni già a febbraio, con una frequenza settimanale che non è mai scesa sotto le 75 mila con picchi fino a 130 mila in marzo e aprile.

In totale, le Dsu presentate nei primi 6 mesi del 2015 sono il 76% di quelle presentate nello stesso periodo dell’anno prima. Ciò significa che la familiarizzazione con le nuove regole è stata relativamente rapida e lo scarso afflusso di gennaio può essere imputato al ritardato rinnovo della convenzione che lege Inps e Caf per acquisire le dichiarazioni: i Caf infatti sono il canale quasi esclusivo di presentazione delle dichiarazioni Isee. Una parte è stata presentata on line con una procedura assistita predisposta da Inps: oltre 50 mila dichiarazioni sono state presentate con questa modalità nei primi 6 mesi, il 2,5% del totale. Marginale il numero di dichiarazioni presentate direttamente all’ente erogatore: 17 mila ovvero meno dell’1%.

Tempi di rilascio. Il regolameto Isee ha fissato in 2 settimane il tempo di rilascio dell’attestazione dell’indicatore da parte dell’Inps (10 giorni lavorativi, di cui 4 per i Caf, 4 per il passaggio di dati tra Inps e Agenzia delle entrate e 2 per il rilascio dell’attestazione da parte dell’Inps). Da metà febbraio il sistema è riuscito a rilasciare le attestazioni nei tempi previsti, con tendenza a farlo in tempi più veloci. I tempi medi e mediani sono calati a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento, arrivando a giugno a circa 4 giorni.

Distribuzione territoriale. Il confronto tra 2014 e 2015 evidenzia una notevole varietà di andamenti: si passa da un volume pari al 127% delle dichiarazioni dell’anno prima in Basilicata al 54% in Campania. La media regionale è di oltre 10 punti superiore a quella nazionale, collocandosi intorno all’86%. Le regioni sotto la media sono solo 5: Campania, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia. Se nel Nord nel primo semestre è stato presentato il 90% delle dichiarazioni dello stesso periodo del 2014, al Sud si scende al 60 per cento. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione Isee si tratta su scala nazionale del 10,1% della popolazione residente a fronte del 13,9% del 2014. Ma il confronto regionale evidenzia come con il nuovo Isee, il Sud si sia avvicinato al Centro Nord e la popolazione Isee sia oggi distribuita in modo più uniforme: nel Centro Nord poco meno del 9% dei residenti ha presentato una dichiarazione, al Sud è il 13% (nel 2014 il Nord era più o meno allo stesso livello, mentre il Sud era al 22%). “L’impressione – si legge nel monitoraggio – è che con il nuovo Isee in alcune regioni del Sud si stia riducendo l’anomalia di un elevatissimo numero di Dsu presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa. Sembra cioè che la Dsu venga più spesso presentata solo quando ‘serve’ cioè a fronte di una effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate”.

Regioni. Tra le regioni in cui la copertura della popolazione Isee è più alta compaiono per la prima volta regioni del Nord, come il Friuli Venezia Giulia, e la Sardegna: entrambe sono al 15,2% (si tratterà quindi di 1 persona su 3 alla fine dell’anno). Campania, Sicilia e Calabria restano, nonostante la forte contrazione rispetto al 2014, tra le regioni in cui si presentano più dichiarazioni (oltre il 14%). La maggioranza delle regioni si colloca comunque tra l’8% e il 10%. Al di sotto ci sono Molise, Liguria, Umbria e Veneto (comunque tutte oltre il 6%). Particolare la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (le uniche sotto il 6% con solo il 3% della popolazione residente che ha presentato una dichiarazione): prima della riforma avevano strumenti propri diversi dall’Isee per la selezione dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate e dovranno gestire una transizione verso l’indicatore oggi definito livello essenziale.

Scuola e disabilita’, oltre 4.500 insegnanti discutono la riforma del sostegno

da Redattore sociale

Scuola e disabilita’, oltre 4.500 insegnanti discutono la riforma del sostegno

La riforma del sostegno interessa 120.000 insegnanti e 230.000 studenti disabili. Se gli obiettivi della delega al Governo prevista dalla Buona Scuola sono chiari, il dibattito su come concretizzarli è controverso. Se ne parlerà a Rimini: attesi più di 4.500 insegnanti e 200 esperti.

TRENTO. Sabato 14 novembre, al Palacongressi di Rimini, i maggiori esperti italiani di inclusione e i rappresentanti delle varie associazioni nazionali di settore (familiari, dirigenti, insegnanti) animeranno la tavola rotonda “Iperspecializzazione dell’insegnante di sostegno. Una buona via per la qualità dell’integrazione?”.

Un confronto a più voci organizzato nell’ambito del convegno internazionale Erickson “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale” (a Rimini dal 13 al 15 novembre, un ricco programma e tra gli ospiti Edgar Morin e Zigmunt Bauman) per riflettere sulla riforma del sostegno che interessa circa 120.000 insegnanti e quasi 230.000 studenti disabili. Il tema è da mesi è al centro di un acceso dibattito scatenato dalla proposta del sottosegretario del ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca Davide Faraone, Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e altri bisogni educativi speciali.

L’incontro metterà al centro del dibattito il futuro dell’insegnante di sostegno, avviando un confronto a più voci che consenta di riflettere anche su possibili proposte alternative rispetto alla proposta governativa.

Se infatti molte delle proposte contenute nella bozza del decreto delegato – dalla maggiore attenzione alla prospettiva del Progetto di vita, fino alla riflessione sull’evoluzione della diagnosi funzionale e sui livelli essenziali delle prestazioni scolastiche per l’integrazione – sono sostenute con fermezza da tutti coloro che, nel corso di questi anni, hanno lavorato per promuovere un’inclusione di qualità, altre proposte hanno scatenato un acceso dibattito in rete e sui media. Tra queste rientra la separazione della formazione universitaria e delle carriere tra docenti curriculari e di sostegno, che per alcuni incoraggerebbe il meccanismo di delega dai primi ai secondi minacciando una reale integrazione, mentre per altri (principalmente le associazioni dei familiari) sarebbe il modo più funzionale per rafforzare le competenze di entrambi e la continuità nella relazione tra l’insegnante di sostegno e l’alunno con disabilità.

Tema delicato e con una pluralità di posizioni, al quale interverranno diversi voci, “per avviare una discussione – è l’intento dei promotori – il più possibile partecipata, sul futuro dell’insegnante di sostegno, per contribuire attivamente alla stesura del decreto previsto dalla Buona Scuola”.

Tra i partecipanti alla tavola rotonda, a cui è stato invitato anche il sottosegretario Davide Faraone, interverranno Daniela Boscolo (Insegnante istituto tecnico), Alessandra Cenerini (Presidente ADI).

Evelina Chiocca (Presidente CIIS), Lucio Cottini (Presidente SIPeS), Gianfranco de Robertis (Anffas Onlus Nazionale), Giuseppe Desideri (Presidente AIMC), Vincenzo Falabella (Presidente FISH), Paolo Fasce (Insegnante di matematica, specializzato per il sostegno), Giulia Giani (Insegnante di lettere e latino, specializzata per il sostegno), Dario Ianes (Libera Università di Bolzano e co-fondatore Edizioni Centro Studi Erickson, Trento), Paolino Marotta (Presidente ANDIS), Salvatore Nocera (Osservatorio scolastico AIPD). (ep)