Archivi categoria: Sociale

Autismo, accelera il progetto per 106 centri nelle scuole di tutta Italia

da Redattore Sociale

Autismo, accelera il progetto per 106 centri nelle scuole di tutta Italia

Il sottosegretario Faraone a Vicenza nel primo “centro per l’autismo” che da tempo a Vicenza segue 80 consigli di classe e il 30% degli alunni autistici del territorio. Dopo la sperimentazione, apriranno anche gli altri: “Aiutiamo gli insegnanti”.

ROMA. “Quando si parla di disabilità, ci sono eroi ‘per forza’ (i genitori) ed eroi ‘per scelta’ (gli insegnanti). Dobbiamo agire per valorizzare questi ultimi e per questo stiamo cercando di far sì che ogni scuola abbia uno sportello di supporto alle disabilità, insieme a famiglie e associazioni”. A rilanciare l’obiettivo è il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone, che visita a Vicenza, presso l’Istituto Alberghiero Almerico da Schio, il primo centro per l’autismo sorto già da oltre un anno e operativo presso il Cts (Centro territoriale di supporto). In tutta Italia di Cts nel esistono 106: sono tutti nati nel 2006 con il progetto “Nuove tecnologie e disabilità”, hanno una diffusione a livello provinciale e sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo del ministero è quello di aprire presso ognuno dei 106 Cts esistenti un “centro per l’autismo”, in modo da avere in tutta Italia 106 centri per l’autismo. Lo scopo è favorire l’inclusione scolastica degli alunni autistici, attraverso il lavoro di rete e la valorizzazione delle buone prassi.

Nei Cts operano due o tre docenti esperti nel campo delle nuove tecnologie per l’inclusione, supporto e consulenza per la disabilità e i DSA alle scuole. Ogni Cts è stato finanziato con circa 10 mila euro (il fondo complessivo è stato di un milione di euro, raddoppiato rispetto allo scorso anno) e dopo una fase di sperimentazione condotta in 13 scuole, durante questo anno scolastico apriranno presso tutti i Cts rimanenti – circa cento dunque – gli “sportelli autismo”. Quello di Vicenza, che è stato il primo, già da tempo coinvolge come operatori una ventina di insegnanti e offre consulenza a circa 80 consigli di classe, corrispondenti ad oltre il 30% del totale degli alunni con autismo che frequentano le scuole del territorio.

Nella pratica, lo sportello autismo riceve le segnalazioni di difficoltà a gestire una situazione problematica da parte di una scuola o di un singolo insegnante con un alunno con autismo e invia sul posto due insegnanti specializzati. Insieme al docente coinvolte viene avviata una osservazione della situazione e vengono individuate soluzioni operative. Il contatto con il docente viene mantenuto poi anche a distanza, continuando a gestire la situazione. Insomma, di fatto si tratta di creare, in ogni regione, “pool” di insegnanti specializzati nell’autismo, che possano divenire punto di riferimento per i colleghi o le scuole che, trovandosi in difficoltà, abbiano bisogno di essere aiutati.

“Di solito – dice Faraone – misuriamo il sostegno in ore e insegnanti, ma dobbiamo misurarlo a partire dalle reali ricadute sui ragazzi e le ragazze”. Per questo ecco anche la decisione Di avviare 14 master sull’autismo per “rafforzare la competenza dei docenti”, che si aggiungono alla formazione in servizio obbligatoria con la card docente (500 euro pro capite). Inoltre, il portale italiano per l’inclusione scolastica viene potenziato con un’area specifica dedicata all’aggiornamento professionale e alla formazione.

Summit internazionale su tecnologie per disabili

Press-IN anno VII / n. 2185

Il Messaggero del 04-10-2015

Summit internazionale su tecnologie per disabili

PERUGIA. Con l’obiettivo di creare dispositivi di supporto a persone con disabilità, in primo luogo negli ambienti lavorativi, è nato il progetto Vocational education and training for disabled people’ (Vet4d). Ad ospitare il terzo meeting transnazionale, l’Istituto tecnico tecnologico statale Alessandro Volta di Perugia, che dal 30 settembre al 2 ottobre, è stato sede dei lavori tra i rappresentanti dei soggetti coinvolti, tra cui la stessa scuola di Piscille. Vet4d nasce, infatti, dalla cooperazione di otto istituti tecnici superiori e due enti che operano per l’inserimento di persone con disabilità nel mondo del lavoro, di nove paesi dell’Unione Europea, Italia, Germania, Irlanda, Svezia, Belgio, Spagna, Repubblica Ceca, Finlandia e Austria. Si tratta di un partenariato europeo finanziato nell’ambito del nuovo programma comunitario ‘Erasmus plus’, che mira a essere una nuova frontiera per la cooperazione tra istruzione tecnica professionale e soggetti dedicati all’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. «ALa metodologia di lavoro parte dal contatto con le realtà presenti nei territori – spiega Patrizia Roma, docente dell’Itts Volta e referente del progetto – per un rilevamento dei bisogni da cui procedere, poi, con lo studio di soluzioni progettuali. Sotto la guida degli insegnanti, gli studenti lavorano alle complesse fasi di ideazione e realizzazione dei dispositivi di supporto, spiegandone il funzionamento negli ambienti ai quali sono destinati e sviluppando competenze professionali e sensibilità nei confronti delle problematiche dei disabili». «Il progetto, inoltre – prosegue Roma –, mira alla creazione di linee guida per estendere l’esperienza ad altre scuole o enti europei al fine di sperimentare questa metodologia di lavoro e collaborazione». «I ragazzi hanno creato dei dispostivi tecnici – ha aggiunto Robert Böhm, coordinatore del progetto e insegnante di uno dei due istituti tedeschi coinvolti – per aiutare persone con disabilità a svolgere operazioni che altrimenti sarebbero complesse. Ad esempio, hanno messo a punto un dispositivo che permette di avvitare le viti nelle placche di alluminio». Nella realizzazione di alcuni prodotti, gli studenti operano insieme ai loro partner europei, sviluppando l’abilità di lavorare in una squadra multinazionale. Il progetto si concluderà ad agosto 2016.

Ausili usati, Piazzabile cresce e chiede la collaborazione delle associazioni

da Redattore Sociale

Ausili usati, Piazzabile cresce e chiede la collaborazione delle associazioni

Per una carrozzina si può risparmiare il 50%, per un montascale anche il 70%. Con oltre 2 mila annunci on line e una media di 30 contrattazioni ogni 100 proposte, il sito cresce, ma vorrebbe fare di più. “Chiediamo alle associazioni di collaborare, perché pochi ancora ci conoscono”

ROMA – Una carrozzina può costare la metà, per un montascale si può risparmiare fino al 70%: niente trucco niente inganno, semplicemente usato. L’idea è di poco meno di un anno fa, ne abbiamo già parlato pochi mesi dopo la sua nascita: nel frattempo Piazzabile è cresciuto e resta il primo e unico sito di commercio dell’usato dedicato solo ed esclusivamente a “tutto ciò che possa essere utile per le persone disabili”, spiega Monica Gavazzeni, che ha dato gambe a questa idea, insieme al suo compagno e alla cugina con disabilità, “musa ispiratrice del progetto”. Non un progetto commerciale, né tanto meno a scopo di lucro, visto che “facciamo tutti un altro lavoro, io dedico a Piazzabile quasi tutto il mio tempo libero e nessuno mette in tasca neanche un euro. Anzi – precisa Monica – semmai ci saranno degli introiti, abbiamo già pensato di investirli per acquistare ausili e materiale da offrire alle associazioni e immettere in un flusso di scambi”.

Gli annunci, in questo momento, superano quota 2 mila: “tanti, ma anche pochi, se pensiamo a quanto potrebbe essere utile questa possibilità, se soltanto fosse più conosciuta”, spiega Monica. Utile, sì, perché se è vero che gli ausili fondamentali li passa la Asl, è anche vero che due sono i limiti che questa fornitura “pubblica” di ausili comporta: primo, “non a tutti vengono passati: serve una percentuale alta di invalidità, per esempio, per ricevere anche una semplice carrozzina. Mentre tanti sono gli anziani che, pur non avendone diritto, tuttavia ne avrebbero bisogno, anche soltanto in certe occasioni. E pochi di loro possono permettersi di comprarne una. E poi – continua – ci sono tutte le disabilità temporanee, quelle da infortunio per esempio”. Ma c’è un altro limite negli ausili “passati” dalla Asl: “sono, per così dire, di base, per non dire obsoleti. Utili per far fronte alle necessità fondamentali, ma non per assicurare quel poco in più che può migliorare, anche di tanto, la qualità della vita: basti pensare alle sedie a ruote da mare, o ai sollevatori, o agli scooter. Sul nostro sito, ciò che pochi possono permettersi diventa alla portata di tanti”.

Piazzabile, in questo senso, si colloca perfettamente all’interno di una tendenza che si sta affermando sul mercato e nei costumi: quella, appunto, dell’usato. “Un tempo ti guardavano male se compravi un vestito o un mobile usato – osserva Monica – Oggi invece è quasi un valore aggiunto. Per gli ausili questo è ancora più vero: l’usato funziona benissimo, spesso è quasi nuovo e in troppi casi finisce in cantina, quando potrebbe essere tanto utile a qualcun altro”. Per questo motivo, “alcuni offrono anche gratuitamente i propri ausili, ma anche in questo caso le richieste potrebbero essere di più. E sarebbe utile che le associazioni ci aiutassero a far scoprire alle persone disabili questa possibilità”. Per quanto “giovane” e ancora poco conosciuto, tuttavia, Piazzabile ha delle percentuali di tutto riguardo: l’11% degli articoli viene venduto, ma per ben il 30% è stata avviata una contrattazione. “E noi possiamo monitorare solo gli scambi che avvengono via mail, mentre non controlliamo i contatti tramite telefono”, precisa Monica. E gli annunci non fanno che crescere, “oggi ci attestiamo su circa 26 al giorno. D’altra parte – osserva – siamo l’unica realtà del genere: anche su siti generalisti come Subito.it si possono trovare ausili usati, è vero, ma la persona disabile può provare imbarazzo nel pubblicare qui il suo annuncio”.

A dare fiducia agli inventori di Piazzabile, ci sono poi “le mail di ringraziamento che ogni tanto riceviamo”, come pure l’interesse dimostrato da alcune associazioni,come la Caritas, che ci ha chiesto aiuto per provvedere ai bisogni di alcune persone da cui avevano ricevuto una richiesta di aiuto. Ora – conclude Monica – ci aspettiamo che il passaparola continui e che la nostra ‘piazza’ sia sempre più popolata”. (cl)

Dislessia e Apprendimento della Lingua Inglese

GIORNATA DI STUDI
DISLESSIA E APPRENDIMENTO DELLA LINGUA INGLESE
23 OTTOBRE 2015
AULA MAGNA, POLO CARMIGNANI
Programma
9.00 Saluti (prof. P. Mancarella, prof. M. Tulli, prof.sa M. Bertuccelli, prof. R. Tognetti, Dott. S. Landucci, Assessora M.L. Chiofalo)
9.30 Apertura lavori (Gloria Cappelli e Sabrina Noccetti)
9.45 Enrico Ghidoni (Unità Operativa Complessa – UOC – di Neurologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia) Dislessia e DSA nel giovane adulto
10.30 Filippo Gasperini (IRCCS Fondazione Stella Maris) Modelli neurocognitivi della dislessia evolutiva
11.15 Coffee Break
11.30 Chiara Pecini (IRCCS Fondazione Stella Maris) Trattamento della dislessia evolutiva
12:15 Cristina Burani (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, CNR, Roma; Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste) La lettura basata sui morfemi: effetti sulla fluenza  nella dislessia evolutiva
13.00 Pausa pranzo
14:30 Joanna Nijakowska (Istituto di Anglistica, Università di Łódź) Successful inclusion for dyslexic students in the English language classroom. An award-winning DysTEFL course and materials.
15:15  Filippo Gasperini (IRCCS Fondazione Stella Maris) Strategie didattiche e modalità di valutazione
16:00 Tavola rotonda. Chair: Prof. Daria Coppola, Ricerca teorica e pratica didattica: quali punti di incontro? (Massimo Bianchi, Presidente AID- sezione di Pisa; Francesca Santulli, IULM Milano; Laura Bozzi, Progetto Erasmus Plus Grosseto; Valeria Raglianti, Formatrice AID,  Istituto Santoni Pisa)

Strumenti di inclusione scolastica

Strumenti di inclusione scolastica

Lunedì, 12 ottobre 2015, dalle ore 17.00 alle ore 20.00.
Strumenti e metodologie di supporto per l’inclusione scolastica degli alunni DSA. Incontro gratuito.

Incontro con esperti sui temi dell’inclusione scolastica, per conoscere gli strumenti di supporto e le metodologie didattiche specifiche rivolte agli alunni DSA che possono contribuire e supportare il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e il successo formativo. Ci si soffermerà particolarmente sui seguenti aspetti:

I disturbi specifici di apprendimento (DSA) – cosa cambia con il DSM 5
Adattare la didattica – il profilo funzionale
Gli strumenti compensativi – miti e realtà
Gli strumenti dispensativi – miti e realtà
Garantire il successo formativo … e non solo ai DSA
A cura di: dott.ssa Luisa Lopez, formatore AID- Roma Associazione Italiana Dislessia. Specialista in Neurofisiopatologia, PhD in Neuropsicopatologia dei processi di apprendimento in età evolutiva. Responsabile dell’Ambulatorio Centro di Riabilitazione “Villaggio Eugenio Litta” Grottaferrata (Roma).

Realizzato in collaborazione con Unicoop Tirreno.

Grazie a Pigna.

Lunedì, 12 ottobre 2015, dalle ore 17.00 alle ore 20.00.
Incontro gratuito, a numero chiuso, rivolto ai docenti.
Quota d’iscrizione annuale:
15,00 euro, l’iscrizione annuale consente di frequentare tutti i corsi e gli incontri gratuiti ed è valida per l’anno scolastico 2015/2016.

ISCRIVITI AL CORSO *campi obbligatori

https://www.mdbr.it/strumenti-di-inclusione-scolastica/#more-7960

Corso per genitori di bambini con un disturbo dello spettro dell’autismo in età prescolare

corso_genitori_bambini_dsa_prescol_programma

 

MODULO DI ISCRIZIONE

Il sottoscritto_______________________________ e la sottoscritta________________________________ genitori del bambino_____________________________ di anni __________ residenti
a ________________in via__________________________________, telefono______________________, cellulare________________, @mail_____________________________________________ aderiscono al corso per genitori ci bambini con disturbo dello spettro autistico che partirà il 15 ottobre p.v.

Si impegnano a rispettare il regolamento e a versare la quota di partecipazione di 300 € a famiglia

  • in un unica soluzione al 1° incontro
  • in due soluzioni al 1° e al 5° incontro

Le iscrizioni possono pervenire

  • via posta (Officina Psicoeducativa Via Dionisotti 12 13100 Vercelli)
  • tramite @mail all’indirizzo officinapsicoeducativa@gmail.com
  • telefonicamente al n° 3288475845 (Dr.ssa Tettamanzi)

e verranno accolte in ordine di arrivo e confermate tramite telefonata o mail.

Data                                                                                                                              Firma_____________________

Firma_____________________

 

 

Consenso Informazioni legali: In conformità al D.Lgs. 196/2003 La informiamo che i dati inseriti saranno utilizzati negli stretti limiti del perseguimento delle medesime finalità per le quali i dati sono stati raccolti, e ad essere informato/a sulle altre nostre iniziative. I dati saranno conservati con la massima riservatezza e non verranno divulgati.

 

Data                                                                                                                                                      Firma___________________

 

 

I ciechi leggono tre volte più di chi vede: cresce il digitale, tramonta il Braille

da Redattore Sociale

I ciechi leggono tre volte più di chi vede: cresce il digitale, tramonta il Braille

“In troppi ancora credono che non possiamo… Peccato che dobbiamo aspettare mesi perché vengano resi disponibili i best seller del momento, per via della resistenza delle case editrici”. Se ne parla l’1 ottobre al convegno “Leggere: come si può?” promosso da Uici

ROMA – I ciechi leggono, e tanto: ed è ora che si sappia. Lo dice forte e chiaro Luisa Bartolucci, della direzione nazionale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, che tra due giorni lo ribadirà al convegno che ha contribuito a organizzare, “Leggere: come si può?”. Un’iniziativa che prende spunto da una sorprendente presa di coscienza: “in tanti, ancora, sono convinti che i ciechi non leggano – spiega Bartolucci a Redattore sociale – Me ne sono resa conto ultimamente, partecipando a una trasmissione radiofonica in cui si parlava di libri. Arrivarono tanti messaggi dagli ascoltatori, che chiedevano: come fa un cieco a leggere? E non erano solo persone di una certa età, legate a un passato in cui la cecità era vista in un certo modo, ma anche tanti giovani, da cui mi sarei aspettata una maggiore conoscenza delle tecnologie che consentono l’accesso alla lettura”.

Tre volte di più di chi ci vede
Così, il convegno nasce innanzitutto per spazzare questo luogo comune e far sapere a tutti che i ciechi sono grandi lettori, “più assidui perfino di chi vede bene – riferisce Bartolucci – come dimostrano diverse indagini”, come quella condotta alcuni anni fa per conto dell’Uici e dell’Associazione italiana editori, in collaborazione con la Cnudd (Conferenza nazionale universitaria dei delegati per la disabilità) su un campione di 1.505 persone: risulta che i ciechi e gli ipovedenti leggono libri tre volte più di chi ci vede bene e che i formati digitali sono sempre più spesso i preferiti, rispetto al Braille e al testo a caratteri ingranditi, in particolare dalle fasce dei più giovani (18-34enni ma anche 35-50enni).

Ma perché i ciechi leggono tanto?
“Credo che dipenda dal grande desiderio che abbiamo di arricchirci ogni giorno di più culturalmente, formarci e informarci. E questo passa attraverso la lettura”, spiega Bartolucci. E poi “siamo educati alla lettura – aggiunge – riceviamo tante proposte e le accettiamo”. E in effetti oggi gli strumenti e le modalità non mancano: ci sono i libri in Braille, ma anche gli audiolibri (o “libri parlati”) e i libri elettronici. “Peccato che dobbiamo vivere di passato”, lamenta Bartolucci. Il fatto è che, tra la pubblicazione di un libro cartaceo e la sua trascrizione passano spesso diversi mesi. “Le strutture che ci forniscono i libri in formato accessibile, prime fra tutte il Centro nazionale per il libro parlato e la Biblioteca Braille, non dispongono del formato elettronico dei libri – riferisce Bartolucci – Le case editrici naturalmente lo hanno, ma non glielo forniscono, soprattutto per paura della pirateria”.

“Praticamente, i lettori con problemi di vista devono attendere che le due strutture, la Biblioteca Braille e il Centro libro parlato, acquistino il libro e lo trascrivano: non solo, è necessario chiedere la liberatoria, perché l’Italia non ha aderito al Trattato di Marrakesh, il quale introduce una deroga al diritto d’autore nel caso di produzione e divulgazione di libri per ciechi e ipovedenti. E così, i tempi si allungano. “I più informatizzati – racconta Bartolucci – acquistano la copia in nero e la scansionano con gli appositi software, ma non tutti sono in grado di farlo”.
Ridurre i tempi non sarebbe difficile, basterebbe una maggiore collaborazione da parte delle case editrici: “Se fornissero alle nostre strutture il libro in formato elettronico – spiega Bartolucci – magari anche con qualche giorno di anticipo, potremmo leggere i best seller in tempo reale, e non quando ormai si è smesso di parlarne!”. E’ quanto è accaduto ora con Susanna Marcellini, autrice di “Bomber”, il libro che sarà presentato proprio al convegno di mercoledì. “Con lei e la sua casa editrice – spiega Bartolucci – abbiamo fatto un accordo, grazie al quale il suo prossimo libro, che uscirà a fine novembre, ci sarà messo subito a disposizione in formato elettronico, così che possiamo subito realizzarne la copia audio: per una volta, insomma, potremo leggere il libro non appena uscirà sugli scaffali!”.
Come leggono i ciechi?
Tornando alla domanda iniziale, che dà titolo al convegno, la risposta è: in tanti modi. Diverse sono infatti le modalità che esistono oggi per leggere senza vedere. E ciascuna di queste modalità ha le proprie caratteristiche. “Io leggo moltissimo – racconta Bartolucci – e ho una predilezione per il libro Braille cartaceo: mi piace la fisicità, il contatto con la carta, mi consente un acceso più diretto alla lettura, detto io le pause e i respiri. Certo però, un libro Braille è ingombrante: una pagina di libro “in nero” corrisponde a circa tre pagine in Braille”. Anche per questo motivo, c’è chi preferisce l’audiolibro, “perché apprezza la mediazione dello speaker e oltretutto può esser eletto anche con piccoli dispositivi. E’ insomma molto trasportabile”, così come il libro elettronico, che viene invece letto da un sintetizzatore vocale: “e qualcuno apprezza la neutralità di questo strumento, lo trovano più asettico e lo preferiscono all’audiolibro”.

In conclusione, i ciechi leggono, leggono tanto e in tanti modi: leggerebbero anche più volentieri, se non dovessero attendere mesi prima di avere in mano il best seller del momento. Chissà che anche questo scoglio non venga presto superato. (cl)

Quei 300 minori italiani disabili che nessuno vuole adottare

da Redattore sociale

Quei 300 minori italiani disabili che nessuno vuole adottare

Soli e affetti da disabilità fisiche e intellettive attendono per anni di essere adottati. Hanno in media 10 anni e arrivano alla maggiore età trascorrendo parte della vita in istituti. Le associazioni chiedono sostegni economici per le famiglie adottive. Come le due che abbiamo incontrato

Federico è un ragazzo down nato 23 anni fa a Milano. È stato abbandonato dalla mamma in ospedale e per sei mesi è rimasto in clinica accudito solo da medici ed infermieri. Poi, un giorno a casa di Ornella e Silvano Bernazzoni è squillato il telefono. Dall’altro capo della cornetta c’era il tribunale dei Minori con una richiesta: diventare i genitori di Federico. “La scelta di dire sì per sempre a questo bimbo mi ha messo tanta paura”, racconta Ornella: “La prima volta che lo abbiamo visto è stata una tragedia: non abbiamo avuto il coraggio di prenderlo in braccio”, continua Silvano. Alla fine però hanno deciso di dare un altro fratellino ai loro tre figli. Una scelta che ha cambiato la vita della loro famiglia. “Nonostante tutte le difficoltà siamo felici, abbiamo una gioia dentro che non avremmo sperimentato altrimenti”.

Federico oggi è un ragazzo sorridente che ama i videogiochi, colleziona figurine e fa equitazione. Ha trovato dei genitori che lo amano, ma non tutti i bambini soli con handicap hanno questa fortuna. Dai dati fornitici dal Dipartimento per la Giustizia Minorile, risulta che nel febbraio 2014 trecento minori disabili attendevano ancora di essere adottati. La quasi totalità ha “gravi e gravissime condizioni psicofisiche, con handicap e disabilità, disturbi comportamentali e deficit cognitivi”. L’età media è di dieci anni: 62 sono più piccoli, mentre 137 ne hanno più di 15. Il ministero ci fa sapere che, tra questi, 17 minori hanno rifiutano l’adozione a causa di precedenti tentativi non andati a buon fine. “I bimbi disabili sono figli di un dio minore”, afferma Frida Tonizzo, consigliera di Anfaa, Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie.  “Questi trecento bambini sono stati dichiarati adottabili da anni ma le istituzioni preposte non sono mai intervenute attivamente per garantire loro una famiglia. Hanno poi scaricato sui minori che hanno ‘rifiutato l’adozione’ la colpevole responsabilità di chi doveva continuare a cercare dei genitori per loro”.

Il diritto a vivere in una famiglia
La legge 184/1983 stabilisce che tutti i minori, anche quelli con disabilità, hanno il diritto di crescere ed essere educati nell’ambito di una famiglia. Non ci sono dati recenti su quanti bambini disabili siano stati effettivamente adottati in Italia: gli ultimi risalgono al 2011, quando il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali aveva calcolato che poco meno di un minore accolto su dieci presentava qualche forma di disabilità. In particolare il 7 per cento aveva problemi psichici, il 2% aveva una disabilità plurima, l’1% difficoltà fisiche e lo 0,4% una disabilità sensoriale.
Una vita in istituto
Dalle segnalazione arrivate alle associazioni che fanno parte del Tavolo nazionale affido risulta che molti neonati con problemi fisici o intellettivi rimangono in ospedale oltre il tempo strettamente necessario per le cure. Nell’attesa che il tribunale dei Minori trovi loro dei genitori, la maggior parte finisce in istituti a valenza sanitaria da dove difficilmente esce per un successivo collocamento in famiglia. “Il ministero non ha ancora fornito indicazioni su dove vivono questi minori, se in comunità o in strutture residenziali sanitarie. La deprivazione di cure familiari peggiora la loro condizione di disabilità. Ultimamente una famiglia dell’Anfaa ha accolto un bambino che non sapeva parlare perché nessuno aveva capito che era sordo, nessuno si era accorto di quanto soffriva”, racconta Tonizzo. Una volta raggiunta la maggiore età, i ragazzi non adottati dovrebbero essere collocati in strutture per adulti. “Hanno diritto all’assistenza residenziale ma non sempre questo avviene: se il tutore o l’amministratore di sostegno non si è occupato di loro quando erano dei bambini, è difficile che lo faccia dopo”, afferma Tonizzo.

Un contributo alle famiglie che li accolgono
Il Tavolo nazionale affido ha chiesto al governo di dare un contributo economico alle famiglie che accolgono minori con età superiore a 12 anni o con un handicap accertato, come già prevede l’articolo 6 della legge 184/1983. Domandano, poi, che venga al più presto attivata la Banca dati nazionale dei minori adottabili prevista dalla legge 149/2001: per ora è operativa soltanto in undici tribunali su 29. Questo strumento serve a trovare i genitori più adatti in base alla condizione del bambino e ad accelerare l’iter burocratico. “Bisogna fare appelli mirati per i minori disabili: non basta cercare le famiglie tra quelle che hanno dato la loro disponibilità”, spiega Tonizzo. “Non devono essere lasciate sole: molte mamma e papà, dopo l’adozione, si sono trasformati in veri e propri infermieri per i loro figli”.

Fare rete e aiutare le famiglie adottive
Affrontare le difficoltà che una adozione speciale comporta non è impossibile, come racconta Grazia Di Giannantonio che ha adottato due ragazze, una con la sindrome di Robinow e una con un ritardo mentale. “Una famiglia può sostenere una realtà così complessa solo se ha attorno una rete di sostegno. Una volta che l’adozione va a buon fine, le istituzioni non possono sparire: serve un sopporto psicologico e medico”, racconta. “Ho avuto spesso dei ripensamenti, non avevo gli strumenti per capire e se tornassi indietro farei sicuramente meno errori. Adesso però siamo una famiglia felice, guardo le mie figlie e mi sembrano bellissime. Mi sento accettata come madre nonostante i miei difetti. Alle mamme e ai papà che stanno per accogliere bambini disabili voglio dire di andare oltre l’handicap. Il tribunale spesso si sofferma solo sui lati negativi a cui andranno incontro, invece devono sapere che con il tempo scopriranno nei loro figli degli aspetti meravigliosi, anche nei casi di disabilità più grave. Per me adottare le mie figlie è stata una opportunità immensa. Da fuori io e mio marito sembriamo coraggiosi, ma in realtà la nostra forza è stata quella di aver saputo apprezzare il bello della nostra scelta”. (Maria Gabriella Lanza)

Racconta la tua disabilità

“Racconta la tua disabilità”
Richiesta supporto alla diffusione

Alle Associazioni delle persone con disabilità
e dei loro familiari

Anche quest’anno FISH celebrerà il 3 dicembre la Giornata internazionale delle persone con disabilità ma intende puntare in modo deciso verso forme nuove e diverse di comunicazione che coinvolgano direttamente le persone con disabilità (“nulla su di noi, senza di noi”) e che favoriscano la conoscenza del “fenomeno” ad una platea più ampia possibile.

Ed infatti FISH invita già da questa settimana le persone con disabilità e i loro familiari a raccontare in prima persona i troppi ostacoli che ogni giorno devono superare partendo proprio dalla domanda “Quali sono le barriere che devi affrontare ogni giorno? Racconta la tua storia di disabilità”.

Le barriere descritte, attraverso episodi di vita quotidiana, possono essere di natura fisica, ma anche legate alla paura, all’isolamento e alla distanza creata intorno alla disabilità stessa.

Per raccogliere e poi far conoscere queste storie, FISH ha realizzato uno specifico spazio web (http://www.fishonlus.it/latuastoria/) dove le persone possono raccontare e raccontarsi. Per condividere anche con chi non è disabile gli ostacoli a volte apparentemente impalpabili che vengono affrontati. Le storie vengono raccolte esclusivamente attraverso in modulo sulla pagina dedicata.

Solo con il convinto e attivo supporto delle associazioni l’iniziativa può puntare al successo.

Il vostro aiuto è atteso soprattutto nella promozione e nella diffusione dell’iniziativa presso i diretti interessati, e cioè le persone con disabilità e i loro familiari nei modi e nelle forme che vi sono più consone (mailing, newsletter, incontri…).

In generale, visto che l’iniziativa viene veicolata soprattutto sul web e sui social, è determinante:

la segnalazione dell’iniziativa sui vostri profili Facebook e Twitter o sulle vostre pagine Facebook (condividendo il messaggio che viene diffuso da FISH Onlus) e chiedendo ai vostri associati di fare altrettanto;
la pubblicazione del banner dell’iniziativa nei vostri siti (i banner di misura adeguata possono essere richiesti alla nostra segreteria o prelevati dal nostro sito); i banner sono disponibili alla pagina http://www.fishonlus.it/latuastoria/banner.html
la segnalazione della notizia attraverso i vostri canali o strumenti informativi.
Contando sul vostro supporto vi ringraziamo sin d’ora, rimandando a successivi aggiornamenti sull’andamento dell’operazione.

Dopo questa mail riceverete il comunicato ufficiale del lancio della campagna di raccolta di storie.

Un cordiale saluto

Vincenzo Falabella
Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap


Quali barriere devi affrontare ogni giorno?
Racconta la tua storia di disabilità

La FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap è una organizzazione che raggruppa molte associazioni di persone con disabilità e dei loro familiari. È protagonista da vent’anni di iniziative di impegno civile per i diritti e l’inclusione delle persone ma anche di contrasto al pregiudizio e alla discriminazione basata sulla disabilità.

Anche la FISH da alcuni anni celebra il 3 dicembre, la Giornata internazionale delle persone con disabilità.

Per farlo ancora più efficacemente, quest’anno FISH invita già da questa settimana le persone con disabilità e i loro familiari a raccontare, in prima persona, i troppi ostacoli che ogni giorno devono superare partendo proprio dalla domanda “Quali sono le barriere che devi affrontare ogni giorno? Racconta la tua storia di disabilità”.

Le barriere – descritte attraverso episodi della vita di ogni giorno – possono essere di natura fisica, ma anche legate alla paura, all’isolamento e alla distanza creata intorno alla disabilità stessa.

Per raccogliere e poi far conoscere a tutti queste storie, FISH ha realizzato uno specifico spazio web dove le persone possono raccontare e raccontarsi. Per condividere anche con chi non è disabile gli ostacoli a volte apparentemente impalpabili che vengono affrontati.

http://www.fishonlus.it/latuastoria/

Un racconto corale per condividere, conoscere e abbattere le barriere.

L’Accademia apre le porte al ragazzo disabile che vuole diventare un artista

L’Accademia apre le porte al ragazzo disabile che vuole diventare un artista

Dopo l’esame di Stato sognava d’iscriversi all’Accademia di belle arti di Bologna, ma il suo diploma non gli permetteva di farlo. Fornaroli (direttore): “Stiamo lavorando a un progetto che gli permetta di frequentare come uditore e partecipare attivamente ai corsi”

da Redattore Sociale
25 settembre 2015

BOLOGNA – L’Accademia delle belle arti di Bologna apre le sue aule per accogliere Andrea Mezzetti, il ragazzo disabile che sogna di diventare un artista. Dopo l’esame di maturità Andrea aveva espresso il desiderio d’iscriversi all’università e di frequentare il corso di pittura. Ma, il suo diploma a metà rischiava di sbarrargli le porte dell’Accademia. “Stiamo lavorando a un progetto che gli permetta non solo di frequentare come uditore – dice Enrico Fornaroli, direttore dell’Accademia delle belle arti –, ma anche di partecipare attivamente ai corsi che potrà seguire. Non abbiamo mai avuto ragazzi con il suo tipo di disabilità e per questo stiamo cercando una soluzione specifica per il suo caso”. Fornaroli spiega che, quest’anno, la richiesta di Andrea non è isolata: l’obiettivo è raccogliere i desideri e le esigenze di tutti i ragazzi interessati e formulare una proposta concreta: “Uniremo i loro sogni e le loro necessità alle nostre possibilità”, assicura.

Andrea ha 24 anni e 5 anni fa ha avuto un incidente stradale che lo ha costretto sulla sedia a ruote. Dopo gli anni di terapia e di riabilitazione nel 2012 è ritornato in classe, all’Istituto Aldini Valeriani di Bologna, e qui lo scorso giugno ha conseguito la maturità ottenendo un certificato di frequenza, che però non gli permette, in base a quanto stabilisce la legge, di iscriversi all’università ma solo di assistere alle lezioni come uditore. Il suo amore per i colori e i pennelli però ha spinto il suo insegnante di sostegno della scuola superiore a contattare l’Accademia e cercare una soluzione per permettere ad Andrea di poter apprendere e sperimentare i diversi stili di pittura. “Per ora abbiamo parlato solo con il suo insegnante – dice Tiziana Cerbai, referente per gli studenti disabili dell’Accademia – ma per fine mese è previsto un incontro con Andrea e sua madre. In quell’occasione ci conosceremo e insieme capiremo come strutturare le sue giornate in Accademia”.

Le difficoltà di Andrea sono legate non solo agli spostamenti che il ragazzo deve fare per muoversi tra le aule, ma anche a come riuscire a seguire le lezioni e prendere appunti. La difficoltà nel muovere bene le mani gli impedisce di scrivere, ma quando si ritrova un pennello tra le dita tutto diventa più semplice per quest’artista in erba che adora Degas, Monet e Turner e spera di poterli emulare. In attesa di sapere cosa gli riserva il futuro Andrea si esercita a disegnare dipingendo le sue emozioni e ciò che vede dalla finestra di casa sua. (Dino Collazzo)

Master di I Livello in: Il disturbo dello spettro dell’autismo

URL diretto
https://www.unisalento.it/web/guest/concorsi/-/bandi/view/61818223
CATEGORIA BANDO: Master di I Livello
Titolo
Master di I Livello in: Il disturbo dello spettro dell’autismo: un approccio multidisciplinare – Docente proponente Prof.ssa Lecciso
Responsabile del procedimento:  Vitantonio GIOIA
Referente del procedimento

Data di pubblicazione:  11-09-2015
Data scadenza provvedimento:   15-10-2015
Status del procedimento:  Aperto

Lavoro ai disabili, da oggi si cambia: in vigore i decreti del Jobs Act

da Superabile

Lavoro ai disabili, da oggi si cambia: in vigore i decreti del Jobs Act

Pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, il decreto legislativo n° 151 modifica in alcune sue parti la legge 68/99 sul collocamento obbligatorio: più spazio alla chiamata nominativa e per tre anni incentivi fino al 70% della retribuzione lorda per i privati che assumono a tempo indeterminato

Si cambia da oggi. Dopo la pubblicazione, ieri in Gazzetta Ufficiale, degli ultimi quattro decreti legislativi del Jobs Act, sono entrate in vigore a partire dalla scorsa mezzanotte le novità in materia di collocamento mirato. Il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151 porta con sé la modifica di alcune parti della legge 68/99, cambiamenti sui quali molto si è discusso nei mesi scorsi. Il principio base è che i datori di lavoro privati e gli enti pubblici economici assumono i lavoratori mediante richiesta nominativa di avviamento agli uffici competenti o mediante la stipula delle convenzioni.

Una novità sostanziale è la scelta di puntare, per quanto riguarda i datori di lavoro privati, sull’assunzione di lavoratori con disabilità attraverso la richiesta nominativa, previa iscrizione degli interessati ad apposite liste. Per ogni persona, un comitato tecnico annota in un’apposita scheda le capacità lavorative, le abilità, le competenze, le inclinazioni, la natura e il grado della disabilità e analizza le caratteristiche dei posti da assegnare ai lavoratori disabili, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Si prevede comunque che gli uffici possano procedere anche previa chiamata con avviso pubblico e con graduatoria limitata a coloro che aderiscono alla specifica occasione di lavoro.

Dalla parte dei datori di lavoro si prevede che i lavoratori che non sono stati assunti tramite il collocamento obbligatorio ma che erano già disabili prima della costituzione del rapporto di lavoro, sono computati nella quota di riserva caso in cui abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 60 per cento, o del 45 per cento nel caso di lavoratori con disabilità intellettiva e psichica. Ai datori di lavoro si permette di assumere in una loro unità produttiva un numero di lavoratori aventi diritto al collocamento obbligatorio superiore a quello prescritto, portando le eccedenze a compenso del minor numero di lavoratori assunti in altre unità produttive della medesima regione.

Cambiano anche gli incentivi concessi ai datori di lavoro. Per un periodo di 36 mesi le aziende potranno contare su un contributo pari al 70 per cento della retribuzione mensile lorda imponibile per ogni lavoratore disabile assunto con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, che abbia una riduzione della capacità lavorativa superiore al 79% o di un contributo del 35 per cento nel caso di riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 67% e il 79%. Disposizioni più favorevoli nel caso di lavoratori con disabilità intellettiva e psichica: il contributo sarà pari al 70 per cento della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per ogni lavoratore con disabilità intellettiva e psichica che comporti una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, per un periodo di 60 mesi, in caso di assunzione a tempo indeterminato o di assunzione a tempo determinato di durata non inferiore a dodici mesi e per tutta la durata del contratto. Il decreto istituisce inoltre una “Banca dati del collocamento mirato” che raccoglie le informazioni concernenti i datori di lavoro pubblici e privati obbligati e i lavoratori interessati.

Insegnanti di sostegno e #labuonascuola: a che punto siamo?

C’erano molti temi interessanti nelle telefonate di stamattina, ma la telefonata di Gaspare da Palermo ci è sembrata la più importante.
Suo figlio va alla scuola primaria, è senza insegnante di sostegno, e ogni tanto torna a casa sporco perché non c’è nessuno che lo accompagni in bagno.
Insegnanti di sostegno e #labuonascuola: a che punto siamo?Gli ospiti di oggi

Guglielma Alberti, mamma di Tiziano e ascoltatrice che ci ha scritto stamattina
Toni Nocchetti
, presidente dell’associazione “Tutti a scuola” onlus di Napoli, un’associazione dalla parte dei disabili
Salvatore Nocera
, dell’ associazione Fish (Federazione Italiana per il superamento dell’Handicap), consulente dell’Osservatorio scolastico persone down e membro dell’Osservatorio permanente del Ministero dell’Istruzione sull’integrazione scolastica)
Vincenza Piscitello
, preside dell’ Istituto Comprensivo Di Vittorio di Palermo che comprende il plesso Natoli, frequentato in prima elementare dal figlio dell’ascoltatore Gaspare che ha chiamato stamattina a Prima pagina
Mauro Felletti
, neuropsichiatra, è presidente della sezione Piemonte del CNIS, coordinamento nazionale insegnanti specializzati 
Gianluca Nicoletti
, giornalista e conduttore di Radio24, editorialista della Stampa, dove ha il blog “Obliqua-mente”, autore di due libri sulla sua esperienza di padre di un ragazzo autistico, Una notte ho sognato che parlavi. Così ho imparato a fare il padre di un figlio autistico e il più recente Alla fine qualcosa ci inventeremo, uscito quest’anno per Mondadori