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Corso avanzato per ADHD Homework Tutor

ADHD e DSA. Formazione di figure professionali a supporto della famiglia del bambino e della scuola.

Corso avanzato per ADHD Homework Tutor

Percorso per Homework Tutor all’interno del
Campus estivo per famiglie di bambini ADHD/DOP
(Deficit di attenzione e iperattività e/o Disturbo oppositivo-provocatorio)

12-16 luglio 2015
Carisolo (TN)

In una famiglia, la presenza del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) e/o del Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP) è generalmente fonte di stress, affaticamento e tensione, sia per il bambino che ne è affetto, sia per i suoi genitori.
Durante il Campus estivo, famiglie di bambini con ADHD e/o DOP, esperti e tutor formati avranno la possibilità di condurre, in maniera integrata, attività di parent e child training per promuovere lo «star bene» del bambino, attraverso lo sviluppo di corrette modalità relazionali sia da parte del bambino, sia dei genitori.

A chi si rivolge il Campus
• ADHD Homework Tutor anche formati attraveso altri percorsi riconosciuti.
• Bambini dai 7 agli 11 anni con difficoltà di attenzione, impulsività e autocontrollo con o senza atteggiamenti oppositivi e provocatori insieme ai loro genitori.

Coordinamento scientifico
A cura di Gianluca Daffi, ideatore del metodo START, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Brescia, collaboratore del servizio di NPI degli Spedali Civili di Brescia e del Centro Studi Erickson di Trento.

MasterClass DEAL

MasterClass DEAL
(Dislessia Evolutiva e Apprendimento delle Lingue)
V Edizione – 2015
Il Masterclass DEAL è un corso di alta formazione rivolto a docenti di lingue seconde, straniere e classiche, tutor dell’apprendimento, insegnanti di sostegno e studenti interessati. E’ possibile iscriversi sia al modulo di base sia a un modulo specialistico nell’arco della stessa edizione del Masterclass.

PERCORSO ‘Lingue Straniere’ (LS)

Palestra informatica LS
Fase a distanza (facoltativa)*
5 ore
29 giugno –  4 luglio 2015
Modulo LS Base
Fase a distanza (facoltativa)*
Fase in presenza
15 ore
15 ore
6 luglio – 18 luglio 2015
20-22 luglio 2015
Moduli LS specialistici
Fase in presenza
Fase a distanza
15 ore
15 ore
23-24 luglio 2015
27 luglio – 7 agosto 2015
*La fase a distanza è facoltativa solo per chi supera il test di autovalutazione
Modulo Base
Fondamenti teorici e metodologici per una glottodidattica accessibile agli allievi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Modulo Specialistico per Docenti di Lingue Straniere e Lingue Seconde
La valutazione linguistica dell’alunno con DSA. Un quadro di riferimento per la progettazione di verifiche accessibili
Modulo Specialistico per Tutor dell’Apprendimento
Sostenere gli alunni con DSA nell’apprendimento delle lingue straniere. Indicazioni metodologiche e strategie operative

PERCORSO ‘Lingue Classiche: Latino’ (LC)
Palestra informatica LC
A distanza (facoltativa)*
5 ore
06-11 luglio 2015
Modulo LC
Fase a distanza (facoltativa)
Fase in presenza
15 ore
15 ore
13-25 luglio 2015
27-28 luglio 2015
*La fase a distanza è facoltativa solo per chi supera il test di autovalutazione
Modulo unico per Docenti di Lingue Classiche
La sfida linguistica: la didattica del greco e del latino per l’alunno con DSA

DSAHOMEWORK TUTOR

DSAHOMEWORK TUTOR

Formazione in presenza: Trento, dall’1 al 4 luglio 2015
Formazione online: dal 27 agosto al 9 settembre 2015

Il percorso è stato pensato per le figure professionali che affiancheranno bambini e ragazzi con difficoltà/disturbi specifici di apprendimento e le loro famiglie. I moduli didattici introdurranno le caratteristiche dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), definendo poi il ruolo e le finalità della figura dell’Homework tutor. Verranno proposte esemplificazioni pratiche, metodologie didattiche funzionali, usi corretti delle strategie e degli strumenti compensativi, senza trascurare gli aspetti emotivi, motivazionali e relazionali.

Il corso permette l’accesso all’ Albo dei Professionisti formati da Erickson .

Parenti e badanti: è il welfare “autogestito” delle famiglie

da Superabile

Parenti e badanti: è il welfare “autogestito” delle famiglie

Studio Censis delinea il “sistema di adattamento e di autoregolazione” delle famiglie italiane, che creano una rete di supporto informale per sopperire al vuoto lasciato dai soggetti, sia pubblici sia privati, incaricati di erogare servizi nel campo del sociale

ROMA – “Welfare autogestito dalle famiglie”. Con queste parole lo studio del Censis ‘Salvare il sociale’, presentato ieri, definisce il sistema di “adattamento” e di “autoregolazione” delle famiglie italiane, che creano una rete di supporto informale per sopperire agli “ampi spazi di vuoto nella capacità di dare risposte ai bisogni crescenti della popolazione” lasciato dai soggetti, sia pubblici sia privati, incaricati di erogare servizi nel campo del sociale. L’autogestione, spiega il Censis, prevede il ritrovamento di ‘risorse’ all’interno della stessa famiglia (come i nonni o parenti più in generale) o all’esterno, attraverso il ricorso all’aiuto delle badanti.
Del 59,4% delle famiglie italiane che nel 2012 hanno dichiarato di aver dato o ricevuto qualche aiuto informale, il 17,3% ha svolto l’attività di ‘tenere i bambini’ e il 9,4% l’ha ricevuta. Altro esempio di supporto informale e’ la ‘compagnia di persone sole o malate’, svolta dal 15,9% degli intervistati. Altre forme di supporto informale sono l’aiuto economico, nella spesa quotidiana e l’assistenza agli anziani.

Un’altra soluzione diffusa è quella delle badanti. Ad oggi, secondo il Censis, sono 700 mila, in gran parte straniere, per una spesa media di 920 euro mensili che gli italiani dichiarano di pagare per questo servizio. Un dato sottostimato, e’ stato sottolineato, per la forte presenza di irregolarità. Il ruolo della badante incontra pareri ambivalenti: quasi l’80% degli italiani ritiene che abbiano “salvato una generazione di anziani”, ma oltre il 72% pensa che a causa di questo sistema la società italiana si senta “deresponsabilizzata rispetto all’assistenza ai non autosufficienti”.

Crolla la spesa pubblica per il sociale, 81 per cento in meno in 7 anni

da Superabile

Crolla la spesa pubblica per il sociale, 81 per cento in meno in 7 anni

Studio Censis: dai 1,7 miliardi di euro l’anno del 2007, il Fondo per le politiche sociali è calato fino a 297,4 milioni nel 2014. Fondo per la non autosufficienza: dai 400 milioni del 2010 ai 350 di quest’anno. Profondo divario tra nord e sud

ROMA – Per il sociale, la spesa pubblica va in picchiata: dagli 1,7 miliardi di euro l’anno del 2007, il Fondo per le politiche sociali e’ calato fino a 297,4 milioni nel 2014, circa meno 81% in sette anni. E’ quanto emerge da uno studio del Censis presentato oggi, nell’ambito dell’ultimo degli incontri del ‘Mese del sociale 2015′.
Anche il Fondo per la non autosufficienza vede una diminuzione: dai 400 milioni del 2010, si e’ passati ai 350 di quest’anno, passando peró per il totale annullamento del Fondo nel 2012. Nonostante questo, il peso del finanziamento pubblico per attivita’ non profit, invece, rimane consistente. Nel campo sanitario, dell’assistenza sociale e della protezione civile il pubblico fornisce il 63% del loro budget complessivo, circa 13,5 miliardi di euro.

In tutti i campi il divario tra il Nord e il Sud Italia rimane profondo. Su una spesa sociale dei comuni di oltre 7 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati disponibili, la spesa pro capite passa dai 282,5 euro nella Provincia autonoma di Trento ai 25,6 euro della Calabria. Complessivamente, il Sud presenta una spesa sociale per abitante di 50,3 euro, meno di un terzo dei 159,4 euro del Nord-Est. Inoltre, nel Mezzogiorno il peso dei trasferimenti statali rispetto alle risorse proprie dei comuni per il welfare locale e’ maggiore, cosi’ i tagli hanno avuto un impatto diretto sui servizi destinati al sociale.

Mano bionica, parte la sperimentazione della protesi per i pazienti amputati

Mano bionica, parte la sperimentazione della protesi per i pazienti amputati

Tecnologicamente avanzata, è in grado di far provare le sensazioni come una mano vera e di rispondere al problema del dolore della “sindrome dell’arto fantasma”. Collaborazione tra Fondazione Don Gnocchi di Firenze, Politecnico di Losanna e scuola superiore Sant’Anna di Pisa

da Redattore sociale
23 giugno 2015

FIRENZE – Giunto per il momento a conclusione il Progetto Cyberlegs, partirà nelle prossime settimane presso il Centro Irccs Don Carlo Gnocchi di Firenze uno studio sui pazienti amputati “trans radiali”, che hanno cioè subito un’amputazione agli arti superiori, tra il polso e il gomito, e afflitti dalla “sindrome dell’arto fantasma”, un dolore acuto avvertito all’altezza della mano, che in realtà non c’è più, da pazienti con queste caratteristiche. Lo studio, coordinato dal gruppo di ricerca del profesor Silvestro Micera, dell’École Polytechnique Fédéral di Losanna e dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e finanziato dalla Commissione Europea, ha lo scopo di mettere a punto e di testare una protesi di mano particolarmente evoluta, in grado cioè di “dialogare” con il paziente in maniera non invasiva.

In pratica, la mano sarà mossa in modo volontario dal paziente, attraverso gli stimoli derivanti dai muscoli residui del braccio e la protesi, a sua volta, trasmetterà alle terminazioni nervose del braccio una serie di stimoli, incluso la percezione della presa e altre sensazioni tattili, proprio come se l’arto non fosse stato amputato. Tutto questo, senza alcun intervento invasivo, ma con una trasmissione di impulsi che avviene a livello epidermico. Una delle innovazioni più importanti sta proprio nella capacità della protesi di trasmettere le sensazioni della mano al paziente e questo è un aspetto fondamentale per il controllo del dolore nei pazienti con “sindrome dell’arto fantasma”.
Messo a punto un prototipo di protesi, la fase di sperimentazione clinica sarà curata nei laboratori della Fondazione Don Gnocchi di Firenze, dove nei mesi scorsi è stato messo a punto con successo un sistema di protesi e ortesi per restituire il cammino alle persone amputate a livello transfemorale (Progetto Cyberlegs).

I pazienti che hanno subito un’amputazione della mano tra polso e gomito, in via preferenziale residenti nell’area fiorentina e interessati a prendere parte allo studio per sperimentare la nuova protesi, possono contattare il dottor Raffaele Molino Lova presso il Centro di Firenze della Fondazione Don Gnocchi (tel. centralino 05573931; email: rmolino@dongnocchi.it), lasciando i propri recapiti. Saranno richiamati per una prima valutazione e successivamente convocati per i test di valutazione.

Ripartiamo dal budget di salute

FISH a Lorenzin: ripartiamo dal budget di salute

Da quasi 700 giorni i fratelli Biviano conducevano la loro protesta vivendo in una tenda in Piazza Monte Citorio. Vittime anch’essi del raggiro noto con il nome “Stamina”, chiedevano dapprima di potersi “curare” con quel “protocollo” poi totalmente smontato dalla comunità scientifica e dalla stessa Magistratura.

Ma quando le infondate speranze diffuse da Vannoni e da “testimonial” compiacenti si sono rivelate a tutti per ciò che erano, è rimasta l’evidenza della condizione di abbandono dei fratelli Biviano, simile a moltissime altre storie di vita di persone con gravi patologie. In questo caso si tratta di distrofia facio-scapolo-omerale. I Biviano, assieme ad altre due sorelle, anch’esse con una grave patologia, vivono a Lipari e da anni denunciano l’assenza di servizi socio-sanitari adeguati.

“A distanza di quasi due anni esprimiamo soddisfazione constatando che almeno questo caso sembra essersi risolto e che i fratelli Biviano, grazie ad alcune rassicurazioni di alto profilo istituzionale e ad uno specifico progetto (che ci auguriamo non sia di mera teleassistenza), possono tornare alla loro casa.” Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, commenta così il comunicato ufficiale del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Nel comunicato si legge infatti: “Il progetto del Ministero mette a disposizione della famiglia Biviano tutta la tecnologia più avanzata e personalizzata alle varie, imprevedibili, disfunzioni del sistema nervoso. Il sistema verrà governato da una centrale operativa che h24 gestirà il monitoraggio dei parametri vitali e manterrà adeguati i livelli di cure mediche sotto forma di farmaci e riabilitazione. È il tipo di risposta che vogliono i malati. Dobbiamo garantire loro la migliore qualità della vita possibile.”

Ma il Ministro Lorenzin va oltre il caso in sé con affermazioni che suonano come un impegno preciso anche per altri: “Questi malati ci chiedono di non essere abbandonati, di essere impegnati in un lavoro sostenibile, che dia loro dignità. Il progetto parte con la famiglia Biviano e potrà essere riprodotto in scala per tutte le persone affette da questo tipo di patologia. È un progetto che realizza gli obiettivi che ci siamo fissati: umanizzazione e cure domiciliari, che vuol dire assistenza in ambienti migliori, come la propria casa, a costi nettamente inferiori per il Sistema Sanitario Nazionale.”

Ed è su tali ipotesi che si concentra l’attenzione della FISH: “Questa affermazione, proprio nei giorni in cui la revisione dei nuovi Lea sanitari e socio-sanitari e del Nomenclatore degli ausili fermo dal 1999 viene messa in dubbio per mancanza di fondi, appare come una gradita sorpresa. Leggiamo dichiarazioni che sono in controtendenza rispetto a molte politiche nazionali e regionali. Si giunge al sospirato riconoscimento che il supporto alla domiciliarità, in alternativa al ricovero e alla segregazione, è un vantaggio anche economico per il Servizio Sanitario Nazionale. Abbiamo sempre affermato che si possa dignitosamente rimanere a casa propria solo grazie ad una rete di servizi socio-sanitari, perseguendo una reale integrazione socio-sanitaria e sostenendo efficacemente, ove richieste o necessarie, anche forme di assistenza indiretta. Le persone – ce lo ricorda l’articolo 19 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità – devono poter scegliere dove e con chi vivere.”

E prosegue il Presidente di FISH: “Il pensiero va ad un generale ripensamento dei servizi e delle politiche per l’inclusione e, quindi, a tutti gli interventi contro la segregazione delle persone. Se i timori sono quelli delle risorse, sappiamo che queste sono troppo spesso frammentate e disperse. La reale integrazione socio-sanitaria, la possibilità di attingere anche all’ambito sanitario per garantire l’inclusione, il coinvolgimento diretto della persona nell’elaborazione e realizzazione del suo progetto di vita sono possibili adottando modelli organizzativi già sperimentati con successo come il ‘budget di salute’: un patto fra Cittadino e servizi che offre tutte quelle garanzie con efficacia, trasparenza, equità.

Al Ministro Lorenzin chiederemo quali siano le procedure che le migliaia di altre persone nella condizione dei Biviano devono seguire per ottenere analoghi servizi, ma prima ancora quale sia lo scenario futuro in questi ambiti che riguardano la qualità della vita di migliaia di persone.”

Candidiamo Luigi Ciotti al Nobel per la Pace

Candidiamo Luigi Ciotti al Nobel per la Pace

 

Mozione per la richiesta dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace a Luigi Ciotti

 

Chiediamo che il premio Nobel per la Pace sia dato a Luigi Ciotti perché tutta la sua attività, tutto il suo impegno è teso a intrecciare tre fili:

  • La pace fondata sulla liberazione dalle illegalità che sempre opprimono e ingannano.
  • La giustizia che esige la verità del riconoscimento dell’altro, quale che siano il colore della sua pelle, le sue convinzioni e credenze, le sue abitudini culturali.
  • La partecipazione che impegna a superare la semplice indignazione ed esige la fatica del lavoro della cooperazione propositiva.

Indirizzo mail specifico: nobelpace.ciotti@gmail.com

Sostegno, servono formazione e riconoscimenti

da Superabile

Sostegno, servono formazione e riconoscimenti. “La Buona Scuola dà indicazioni poco chiare”

La proposta di Fish e Fand prevede una specifica classe di insegnanti di sostegno. Docenti e associazioni chiedono tempo per valutare quanto fatto finora senza buttare la formazione così com’è oggi. È quanto emerge dal convegno “Disabilità e formazione degli insegnanti specializzati” che si è tenuto a Bologna

BOLOGNA – Creare una specifica classe di insegnanti di sostegno, con riconoscimento economico e normativo e avanzamenti di carriera. È in sostanza la proposta delle Federazioni Fish e Fand su cui si basa la Buona Scuola e che, probabilmente, ispirerà il decreto delegato. Non buttare la formazione di base così com’è stata fatta finora, fermarsi un attimo e valutare a che punto siamo prima di modificare tutto, invece è quanto chiedono associazioni e insegnanti. Perché, come ha detto un docente di sostegno, “dopo aver fatto il sostegno, ho fatto l’insegnante di materia e il mio passato è stato importantissimo”. È quanto emerso nel convegno “Disabilità e formazione degli insegnanti specializzati” che si è tenuto a Bologna al Dipartimento di Scienze dell’educazione e in cui si è parlato dello stato dell’arte e degli scenari possibili. “Dopo 40 anni dall’inizio di questo processo di inclusione è il momento di tracciare una riga e chiederci cosa vogliamo per il futuro, senza farci intrappolare dal presente – ha detto Mario Barbuto in rappresentanza di Fish e Fand -. Le disabilità non vanno livellate ma trattate caso per caso, per questo servono percorsi più attenti alla specificità delle persone”. Insomma, alla figura di sostegno va affidato un ruolo specializzato, con competenze specifiche. “Se il mio insegnante di sostegno non conosce il braille, mi renderà analfabeta – continua Barbuto -. Una specifica classe di insegnanti di sostegno potrebbe essere un bel passo avanti”. Questa è la proposta di Fish e Fand: “Chiediamo anche un riconoscimento economico e normativo per le figure di sostegno: avanzamenti di carriera, per esempio, grazie ai vari anni di attività accumulati. No al sostegno come parcheggio, no al sostegno come step per puntare su altro. Come? Con incentivi specifici”, dice Barbuto.

L’unico punto che mette tutti d’accordo è la necessità della formazione iniziale e in corso. Ma come si realizza una scuola competente e inclusiva? Secondo il presidente di Aimc Giuseppe Desideri, “con la formazione iniziale e in corso, con il sostegno diffuso e l’inclusione reale”. Senza dimenticare il percorso che ci ha portato fin qui. “Prima di andare avanti dovremmo valutare quanto fatto fino a oggi – dice Desideri -. Inutile pensare di rifare tutto da capo. Dobbiamo controllare la formazione di tutti i docenti. Devono essere ancora più competenti, che possano essere di sostegno a tutti”.

Anche secondo Paolino Marotta dell’Associazione dirigenti scolastici (Andis), “l’attuale sistema di formazione degli insegnanti di sostegno non va toccato, al massimo si possono fare piccoli interventi”. Per Michele Corsi della Conferenza universitaria nazionale di scienze della formazione, “di riforma in riforma non facciamo altro che regredire in tutte le classifiche mondiali. Fermiamoci un attimo, procediamo con il piede giusto: sennò l’università diventa un liceo e la scuola un parcheggio”.

Secondo Lucio Cottini di Sipes: “La Buona Scuola dà indicazioni poco chiare circa la formazione. Noi proponiamo un master sulla didattica inclusiva con un impianto da sviluppare nel corso degli anni. Chiediamo anche di controllare l’efficacia della formazione e dei requisiti di qualità dell’inclusione”.

“L’insegnante di sostegno è un ibrido e noi chiediamo solidità per questo titolo – ha detto il rappresentante dell’Unione ciechi -. Per questo chiediamo una specializzazione. Pensiamo a un ‘docente di didattica speciale’? La scuola deve mettere questa figura, dopodiché il ruolo curricolare resta al docente indicato. Serve una figura che possa dare consigli su come rendere un contesto scolastico inclusivo. Oggi gli insegnanti di sostegno non sono né carne né pesce”. (Ambra Notari – lp)

Jobs act e disabili: rendere concreti i diritti

Jobs act e disabili: rendere concreti i diritti

Lasciano perplessi gli interventi di blasonati quotidiani su temi delicati e complessi quali il diritto al lavoro delle persone con disabilità quando raccolgono un solo punto di vista e non effettuano un minimo di verifica sui dati e sulle fonti.

È il caso dell’articolo di oggi su La Repubblica (Jobs Act e assunzione disabili mano libera alle imprese di Valentina Conte).

Il pezzo è incentrato sulla contestazione della misura contenuta in uno dei decreti attuativi del Jobs Act che prevede la possibilità per le aziende di rispettare gli obblighi di assunzione delle persone con disabilità ricorrendo alla chiamata nominativa, opportunità già riservata ad alcuni datori di lavoro (fra i quali i sindacati e le aziende fra i 15 e i 35 dipendenti).

Secondo i detrattori, le aziende ne approfitteranno per assumere le persone con disabilità meno grave.

Non un riferimento al fatto certo che nel 2013, a fronte di 676.775 iscritti alle liste di collocamento (Legge 68), ci sono stati solo 18.295 avviamenti a cura dei servizi per l’impiego e che nello stesso periodo vi sono state 5.538 risoluzioni del rapporto di lavoro. Sempre nel 2013 rimangono disponibili almeno 40.000 posti di lavoro non occupati. (Fonte: Settima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 12 marzo 1999, n. 68 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Anni 2012-2013)

“I numeri, dietro i quali ci sono sempre le persone e le loro vite, dimostrano che l’incontro fra domanda e offerta non funziona, che i servizi per l’impiego non dispongono di strumenti sufficienti per una inclusione basata sulle potenzialità delle singole persone, che le aziende continuano a ritenere un balzello assumere una persona con disabilità”, osserva Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

Ciò riguarda in modo particolare le persone con disabilità intellettiva e grave.

“La proposta ripresa all’interno del decreto delegato è il frutto di una riflessione condivisa e approfondita all’interno dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, istituito presso il Ministero del Lavoro e a cui afferiscono associazioni, regioni, sindacati, enti pubblici… Una idea che tende a rimuovere ogni scusante all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, a rivisitare i percorsi e gli strumenti di sostegno e mediazione e, appunto, a far incontrare la domanda e l’offerta mantenendo saldamente gli obblighi e gli incentivi (che riguardano soprattutto le persone con più grave disabilità), ma superando anche alcuni limiti che si sono rivelati un boomerang per gli stessi intenti della norma.”

Quel passaggio del decreto attuativo del Jobs Act, quindi, va in direzione diametralmente opposta a quella semplicisticamente delineata da La Repubblica, oltre a rappresentare un punto di partenza per ricostruire percorsi che, alla prova dei fatti, si sono rivelati largamente fallimentari.

“Le soluzioni si cercano non arroccandosi nella difesa ideologica di totem, organizzativi peraltro, ben poco funzionali, ma tentando di aggredire il fenomeno conoscendolo approfonditamente e ricorrendo a formule complessive più efficaci. Le persone con disabilità hanno diritto di lavorare.”

CHI SI OCCUPERA’ IL PROSSIMO ANNO DELL’ASSISTENZA SCOLASTICA AD ALUNNI CON DISABILITA’?

BERARDI (AIPD): CHI SI OCCUPERA’ IL PROSSIMO ANNO DELL’ASSISTENZA SCOLASTICA AD ALUNNI CON DISABILITA’? E’ A RISCHIO LA QUALITA’ DELL’INSERIMENTO SCOLASTICO DI MIGLIAIA DI STUDENTI

Roma, 19 giugno 2015 – “Denunciamo una situazione di profonda confusione con cui molte
famiglie italiane vanno in vacanza senza sapere chi assisterà il prossimo anno i loro figli con
disabilità a scuola. Per molte di queste famiglie l’assistenza scolastica è un elemento fondamentale
per l’inserimento scolastico per altre è condizione di qualità”. Con queste parole Mario Berardi,
presidente nazionale dell’Associazione Italiana Persone Down commenta la mancata assegnazione
di competenze sul personale scolastico che si occupa degli alunni con disabilità, il trasporto
gratuito a scuola e l’eliminazione delle barriere architettoniche, ancora presenti in molte scuole.
La legge Delrio n° 56 del 2014 aveva assegnato alle regioni il compito di deliberare entro il 31/12/2014
a chi dovessero essere attribuite queste competenze, sottratte alle province. Ad oggi pochissime
regioni hanno deliberato in proposito, ma anche in questi pochi casi o non è precisato a quale ente
vengono attribuite tali competenze (regioni, città metropolitane, consorzi di comuni, singoli comuni)
o sono assegnati fondi del tutto inferiori a quelli in precedenza stanziati dalle province.
“Negli ultimi anni è cresciuto moltissimo il numero delle persone con sindrome Down inserite nelle
scuole secondarie di II grado, – continua Berardi – per le quali la figura dell’educatore rappresenta
lo strumento per la realizzazione di progetti di supporto all’inclusione scolastica orientati anche
all’autonomia e all’alternanza scuola lavoro. Questi sono due elementi indispensabili per un
inserimento di qualità in questo ordine di scuola per le persone con disabilità intellettiva. Per
questo rivolgiamo un appello al Governo affinché, nel caso in cui le singole regioni non provvedano
entro giugno, voglia avvalersi dei poteri di intervento sostitutivo nei confronti delle regioni
inadempienti (ai sensi dell’art. 120 della Costituzione) dal momento che il diritto al trasporto
scolastico, all’assistenza scolastica ed all’eliminazione delle barriere architettoniche sono stati
considerati dalla Corte Costituzionale livelli essenziali relativi alle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali”. L’Associazione Italiana Persone Down aderisce quindi formalmente “alla proposta
già avanzata dalle associazioni aderenti alla FISH di denunciare per interruzione di pubblico servizio
le giunte regionali che non abbiano provveduto entro fine agosto a legiferare in modo chiaro e con
adeguati finanziamenti su queste materie”, conclude Berardi.


SU CARTA INTESTATA DELLA SEZIONE AIPD

Al Presidente della Regione ………

Al Presidente della Città Metropolitana, Consorzio di Comuni, Commissario dell’ex Provincia di ….
(o altra istituzione che ha preso il posto della provincia)

All’Assessore per l’istruzione e politiche sociali della Regione …….

All’Assessore per l’istruzione e politiche sociali della Città metropolitana, Consorzio o altro …….

loro sedi

 

OGGETTO: Richiesta urgente di definizione delle competenze delle province in merito all’inclusione scolastica di alunni con disabilità per il prossimo anno scolastico

 

Il D.Lvo n° 112/98 stabiliva che le Province garantissero: l’assistenza scolastica agli alunni con cecità e sordità nelle scuole di ogni ordine e grado, l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione e il trasporto gratuito agli altri alunni con qualsiasi disabilità frequentanti le scuole secondarie di II grado e l’edilizia sempre per le scuole secondarie di II grado.

La l. n° 56/14 ha stabilito l’abolizione di tali competenze delle provincie dalla fine del 2014 con l’assegnazione di tali competenze dal 1 gennaio 2015 a nuovi enti (città metropolitane e consorzi di Comuni). La stessa legge prevedeva anche che entro la fine del 2014 le Regioni avrebbero dovuto approvare apposite leggi che riattribuissero ai nuovi enti le competenze delle provincie.

In molte Regioni ancora a tutt’oggi tali leggi non sono state approvate; laddove sono state approvate non sempre è stato precisato a chi riattribuire tali compiti; anche dove ciò è avvenuto non sempre sono stati stanziati i fondi necessari  tali da garantire la continuità degli interventi già per la fine di quest’anno scolastico e certamente per l’inizio del prossimo. [ciascuno potrebbe sostituire questo periodo con la descrizione più precisa di quanto avvenuto nel proprio territorio]

L’AIPD sezione di………. pertanto vuole rappresentare alle SS.LL. la forte preoccupazione dei suoi soci per la ancora non definita situazione del nostro territorio, chiedendoVi di attivare al più presto, ciascuno per la propria competenza, tutte le misure necessarie a garantire fin dall’inizio del prossimo anno scolastico tutte le competenze fino allo scorso anno assicurate dalle province.

In particolare chiediamo di precisare al più presto a chi spetteranno i compiti di trasporto gratuito, edilizia scolastica ed assistenza per l’autonomia e la comunicazione per gli alunni  con disabilità frequentanti le scuole secondarie di II grado e di quelli con disabilità sensoriali per le scuole di ogni ordine e grado.

Si sottolinea inoltre che, se alla data del 1 Settembre 2015 mancherà uno solo di questi servizi, le famiglie sono orientate a denunciare alla Procura della Repubblica l’interruzione di questi pubblici servizi e chiedere il risarcimento dei danni.

Confidando in un vostro immediato e positivo riscontro, si porgono distinti saluti.

IL PRESIDENTE AIPD sezione di …….

Riforma Terzo Settore, stop alla melina del Senato?

da Vita

Riforma Terzo Settore, stop alla melina del Senato?

di Stefano Arduini

In due mesi di permanenza a palazzo Madama la discussione ha fatto pochi passi in avanti. Complici anche evidenti contraddizioni interne al partito democratico. Il termine per la presentazione degli emendamenti verrà fissato mercoledì prossimo

Due mesi dopo l’assegnazione alla Commissione Affari Costituzionali la discussione sulla riforma del Terzo settore in Senato si appresta a compiere l’ultimo miglio. La discussione generale si concluderà mercoledì prossimo quando il sottosegretario Luigi Bobba formilerà la sua replica. In quell’occasione la presidente Anna Finocchiaro dovrebbe fissare il termine per la presentazione degli emendamenti. La cui votazione degli emendamenti potrebbe impiegare circa due settimane (una stima che però dipende dalla numero delle modifiche che i commissario presenteranno, ad oggi difficilmente quantificabile). I condizionali però sono d’obbligo, visto il passo di lumaca che il provvedimento ha tenuto dopo lo sbarco a Palazzo Madama

Dal 20 aprile ad oggi la Commissione si è riunita otto volte, ma solo due volte dal 21 maggio ad oggi: il 16 giugno (quando si sono tenute una serie di audizioni informali, fra cui Csv e Anpas) e il 17 giugno. Due mesi di tempo di fatto per superare lo stallo del conflitto di interessi fra la Affari costituzionali e l’11esima Commissione, la Lavoro e Previdenza sociale, e mettere agli atti una discussione che obiettivamente poco o nulla ha aggiunto rispetto a quello che era andato in scena alla Camera dei deputati in prima lettura, se non qualche elemento di contraddizione all’interno del partito di maggioranza relativa.

Sintomatico in questo senso, lo scambio di battute fra due esponenti del partito democratico, lo stesso di Renzi e di Bobba per intenderci. Da una parte Giorgio Pagliari esprime «alcune perplessità sull’impostazione complessiva del disegno di legge delega, che sembra introdurre elementi di riforma non coerenti con le specificità degli enti del Terzo settore, caratterizzati da un approccio libero e volontario. In particolare, ritiene criticabili le norme relative agli statuti, alle forme di controllo e ai compiti di coordinamento attribuiti alla Presidenza del Consiglio, che rischiano di incidere in modo eccessivo sulla sfera di autonomia decisionale e organizzativa del Terzo settore. Auspica, quindi, una riflessione approfondita sulla opportunità di introdurre alcune modifiche». E sempre Pagliari sulla definizione di impresa sociale si dice perplesso in quanto suo avviso, dovrebbe essere incentrata principalmente sulle ragioni alla base della sua costituzione, in particolare sul perseguimento di obiettivi sociali d’interesse generale, piuttosto che sulla connotazione dell’attività che sarà svolta, come invece prevede il disegno di legge all’esame».

D’altro canto il suo collega Stefano Collina, valuta positivamente il lavoro svolto dalla Camera dei deputati, «che ha introdotto modiche condivisibili al testo presentato dal Governo, anche in base al contributo degli operatori del Terzo settore». La riforma prospettata, a suo avviso, consentirà di sfruttare le potenzialità del Terzo settore come fattore di sviluppo, se saranno introdotti precisi criteri organizzativi, in modo da garantire una maggiore uniformità e un miglior coordinamento degli enti del comparto. E sull’impresa sociale «appare condivisibile il tentativo di indirizzare il mondo dell’associazionismo verso la struttura dell’impresa sociale, anche se ciò comporta l’introduzione di alcuni adempimenti burocratici per assicurare la massima trasparenza. Sarà necessario, sotto questo punto di vista, individuare un bilanciamento fra le diverse esigenze. Occorre altresì introdurre regole minime sulla raccolta di capitale, soprattutto se si intende favorire l’apertura all’investimento privato».

Falsi invalidi, la Fish attacca: “Il solito ritornello di sempre”

da Superabile

Falsi invalidi, la Fish attacca: “Il solito ritornello di sempre”

Sul Corriere della Sera e su Rai3 trova nuovamente spazio il presunto boom della spesa per le indennità di accompagnamento e la necessità di razionalizzare la spesa. Dalla Fish le controdeduzioni: “Ecco i veri dati che fotografano la realtà”. Dal 2009 al 2015 i controlli sono stati 1.250.000

ROMA – Invalidità civili nuovamente sul banco degli imputati, ma è l’ennesima puntata di un ciclico ritornello basato su dati approssimativi: è ancora una volta la Fish a intervenire sul tema e a offrire altri spunti di riflessione che disegnano una realtà ben diversa da quella che ancora una volta è passata sia sul più autorevole quotidiano italiano sia in un importante talk show informativo della televisione pubblica. In questi giorni – recita una nota della Fish – si assiste all’ormai ciclico refrain scandalistico sulla spesa per le invalidità civili. Il copione è il solito: cronaca che evidenzia casi isolati come se rappresentassero la generalità, articoli o interventi di giornalisti ammantati di oggettività e con uso approssimativo di dati estrapolati ben poco scientificamente e a seguire commenti “politici” di stampo “giustizialista” o con improbabili ricette risolutive.

Il presunto polverone – spiega la Fish – questa volta è sollevato dal Corriere della Sera di domenica 14 e lestamente rilanciato da altre testate minori ghiotte di scandalismo. Fino a finire in TV (Ballarò) del 16 giugno che intervista Federico Fubini, articolista del Corriere. Secondo la tesi del Fubini gli assegni (così li chiama) di invalidità starebbero aumentando negli ultimi due anni in modo eccessivo: 50.000 in più nel 2012 e altrettanti nel 2013. In realtà l’aumento è lo stesso degli ultimi 15 anni, con l’eccezione del 2011, anno in cui tale progressione è diminuita, verosimilmente per le ricadute operative e i rallentamenti derivanti dalla informatizzazione del sistema di accertamento. Sempre secondo Fubini, dopo il 2012, dopo che “il governo di Mario Monti aveva lanciato 150 mila ‘verifiche straordinarie’ dell’INPS contro i falsi invalidi”, i controlli si sarebbero allentati. L’articolista ha perso qualche puntata e incorre in qualche grossolano errore. In realtà il Governo Monti ha stabilito sì 150mila controlli, ma per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015: quindi 450mila. Questi controlli, sommati ai precedenti 800mila (dal 2009 a 2012), portano a 1.250.000 persone controllate e verificate. Un’operazione titanica, con costi elevatissimi (su cui Fubini potrebbe trarre una buona indagine giornalistica), dagli esiti di una consistenza ridicola e foriera di un contenzioso straordinario (peraltro INPS soccombe in giudizio nel 50% dei casi). Negli stessi anni, per inciso, i fondi sociali hanno subito una riduzione che è arrivata al 90% e i Comuni, complice il Patto di stabilità, hanno fortemente ridotto i servizi sociali ai Cittadini. Pertanto non è stata propriamente l’era rosea che qualcuno rimpiange.

Dopodiché Fubini chiama a “sponsor” Cottarelli e il suo noto quanto inapplicato dossier sulla spending review: l’aumento delle indennità di accompagnamento non sarebbe proporzionale alla crescita dell’età media. La FISH aveva già replicato a Cottarelli evidenziando come la spesa per indennità di accompagnamento sia inversamente proporzionale alla spesa sociale dei Comuni per gli anziani. Meno i Comuni spendono per gli anziani, più aumenta la richiesta, e quindi la concessione, delle indennità di accompagnamento. Il 50% circa di tali indennità, infatti, è concessa a Cittadini ultra80enni.

Il Italia sono prudenzialmente stimati 500mila casi di Alzheimer che si aggiungono alle patologie ingravescenti tipiche della terza età. Il costo e l’impatto sociale della non autosufficienza sono estremamente gravi e severi. A fronte di un limitato impegno dello Stato “sociale” su questo versante, la spesa a carico delle famiglie (badanti, pagamento di rette, assistenza diretta) è causa di impoverimento progressivo. A questo si aggiunga che la spesa sociale per disabilità dell’Italia è una delle più basse d’Europa. Che le famiglie e le persone ricorrano alle uniche e limitate opportunità che il Paese offre non deve quindi stupire ma far riflettere.

Quanto alla correttezza degli accertamenti, quelli che riguardano le minorazioni civili sono gli unici, nella pur ridondante organizzazione burocratica italiana, in cui la pubblica amministrazione controlla preventivamente se stessa: ogni verbale emesso dalle ASL (sei medici e operatori) viene verificato, prima di essere emesso, dall’INPS (altri sei medici). Difficile sostenere che a questa occhiuta vigilanza ancora sfugga un numero di “profittatori” che sia in qualche misura rilevante.

“Sarebbe necessario discutere seriamente sulla politiche per la disabilità e sulle relative risorse per favorirne l’inclusione – commenta Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Gli interventi dai toni eclatanti e scandalistici sono assolutamente inutili a tutti. Siamo disponibili a confrontarci con chiunque sulla base di dati reali e non certo parziali che disegnano una situazione per molti versi drammatica per le persone e per le famiglie italiane. Nel frattempo, però, la diffusione di informazioni distorte e parziali contribuisce a diffondere luoghi comuni e pregiudizio nei confronti delle persone con disabilità, dipingendole come parassiti e profittatori. Il che è inaccettabile.”

Sex & disabled people: le lezioni della Garlaschelli diventano un reading

Sex & disabled people: le lezioni della Garlaschelli diventano un reading

L’idea alla conclusione di una serie di ironiche lezioni postate su facebook su sesso e disabilità: grande il successo di lettori per un tema trattato spesso come un tabù, che la scrittrice tocca con ironia e intelligenza. Stasera la prima a Piacenza, il testo dello spettacolo diventerà un libro

da Redattore sociale
18 giugno 2015

ROMA – Le lezioni di sesso della scrittrice milanese Barbara Garlaschelli diventano un reading musicale sul sesso e la disabilità, che stasera debutta a Piacenza, alle 21, al Cantiere Simone Weil. “Un argomento importante che coinvolge non solo i disabili ma tutta la collettività. – scrivono gli autori. – Trattato spesso come un tabù, affrontato o da un punto di vista “tecnico” e medico, oppure come un “problema” che coinvolge anche la morale, in Sex & disabled people il punto di vista è invece quello comico, ironico e dissacrante di una disabile, mentre come “controcanto” ci sono le riflessioni poetiche e profonde di un’altra disabile. Perché si può e si deve parlare di sesso e disabilità anche con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore”.


L’idea è nata a conclusione di una serie di lezioni postate su facebook che hanno avuto un grande successo di lettori, grazie anche allo stile divertente e ironico della scrittrice. Ispirate alla serie a Sex & the City, le lezioni nascono da esperienze vissute in prima persona  e spunti diversi e riaffermano una grande e semplice verità per “disabiliti” e non: “chi non si sente libero, non si lascerà mai andare”.

“La mia vita è stata molto ricca, in proposito. – raccontava a Redattore sociale all’inizio di questa avventura Barbara Garlaschelli – Mi sono capitate tante cose incredibili, ho sentito tante domande assurde, tipo: ‘E le gambe dove le metto?’ Ma che domanda è? Non so, vuoi provare a smontarle? (…) Troppo spesso le persone disabili vengono immaginate senza pulsioni né desideri: e perché mai?”.

Il testo è stato scritto insieme ad Alessandra Sarchi; fanno parte dello spettacolo  i video di Raffaele Rutigliano, i disegni di Sabrina Lupacchini, la voce narrante di Viviana Gabrini e la musica i Luca Garlaschelli. L’iniziativa è promossa e organizzata dall’associazione Culturale Tessere Trame, in collaborazione con ASP di Piacenza e Comune di Piacenza. Il testo di “Sex & disabled people” diventerà anche un libro (casa editrice per ora non svelata dall’autrice che perrà commenta: “Spesso, cose nate casualmente su fb, mi hanno portato soprese belle e appaganti”.

Ricette, commissioni, lavoretti: 500 anziani e persone Down si scambiano saperi

da Superabile

Ricette, commissioni, lavoretti: 500 anziani e persone Down si scambiano saperi

Si conclude il progetto dell’Associazione italiana persone down per lo scambio intergenerazionale di competenze e conoscenze: quasi 500 persone coinvolte, 2.300 competenze messe in campo circa 1.000 scambi realizzati. Contardi: “Un riconoscimento del valore reciproco. Abbiamo già sette partenariati”

ROMA – Un’occasione di incontro tra giovani con sindrome di Down e persone anziane, all’interno di un vero e proprio mercato, il “Mercato dei saperi”. Si chiude l’iniziativa promossa da Aipd (Associazione italiana persone Down), che ha coinvolto 12 città italiane, quasi 500 persone (181 con sindrome di Down e 301 anziani) in quasi mille scambi e 2.332 competenze messe in gioco.

Il progetto, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (L.383/2000) ha coinvolto le sezioni Aipd di Bari, Marca Trevigiana, Roma, Campobasso, Mantova, Potenza, Belluno, Matera, Milazzo, Termini Imerese, Viterbo, Vulture): in ciascuna di queste, sono stati attivati dei contact point locali chiamati “Porte dei saperi”. Qui sono avvenuti gli scambi, a livello locale, in modalità uno a uno ma anche tra singoli e gruppi e tra gruppi, presso domicili privati e sedi aperte al pubblico: giovani con sindrome Down e anziani hanno offerto la propria disponibilità ad insegnare attività di vita quotidiana e trasmettere saperi, ricevendo in cambio ciò che avevano indicato nella “Lista dei desideri”. Così, un doppio obiettivo è stato raggiunto: per le persone con sindrome di Down, l’acquisizione di abilità di autonomia personale e sociale; gli anziani, dal canto loro, hanno ricevuto servizi a sostegno delle loro attività quotidiane, con una conseguente maggiore partecipazione sociale.

Secondo quanto riferito da Aipd, i migliori risultati si sono ottenuti nei 202 scambi “in cucina”: ricette culinarie, nelle 167 commissioni fuori casa e nei 154 lavoretti a mano (uncinetto, maglia, piccoli oggetti artigianali). con 154 scambi realizzati. “Il progetto ha portato ad un riconoscimento del valore reciproco, attraverso lo scambio di esperienze e competenze – riferisce Anna Contardi, coordinatrice nazionale di Aipd -. Il progetto è arrivato a conclusione, ma ci sono già sette partenariati formalizzati con enti e istituzioni, moltissime collaborazioni informali con associazioni e centri sociali. Siamo in attesa di risposte per continuare il progetto sul territorio a Belluno, Bari, Milazzo-Messina, Mantova, Roma, Campobasso, Potenza, Termini Imerese”.

Aipd. Lavoro dei down

“Sono stato orgoglioso di collaborare in questo mercato, spero che possa continuare in tutte le città italiane”, ha spiegato in conferenza stampa Leonardo Ornago, un ragazzo con sindrome Down della sezione Aipd Marca Trevigiana. Mentre Giuseppina Petta, giornalista in pensione di Campobasso, è intervenuta in qualità di “anziana”: “Rappresento i maestri del lavoro della mia città, non ho avuto perplessità su questa collaborazione, c’è stata grande disponibilità a lavorare sul progetto da parte di tutti noi – ha riferito – All’inizio ero agitata ed emozionatissima, sono stati i ragazzi ad accompagnarmi, mano nella mano, nel loro mondo”.

Bella e importante, l’esperienza, anche per gli operatori: “Abbiamo lavorato su un territorio molto ampio, tra la Lauria e Val d’Agri – racconta Oriana Rondinella, operatrice di Aipd Potenza – Abbiamo utilizzato gli anziani più ‘positivi’ come ponte per farci conoscere da altre persone anziane e come apripista sul territorio”. Rosanna Biondo di Roma ha avuto come partner nello scambio Andrea Moriconi, il ragazzo che ha fatto il facchino nella seconda edizione di Hotel 6 Stelle: “Gli scambi sono stati molto belli, Andrea mi ha insegnato ad utilizzare pc e telefonino, è fondamentale per me, spero che continueremo a collaborare”. E Andrea ha dichiarato: “Il mercato dei saperi deve continuare, lo voglio dire, sono sicuro che tutte le persone con sindrome di Down hanno diritto a trovare un lavoro”.

Il progetto si è dotato di diversi strumenti di lavoro: un sito internet, con informazioni sui luoghi in cui è attivo il Mercato dei saperi; un database, dove in tempo reale si incontrano domanda e offerta; schede in alta comprensibilità in cui sono documentate e diffuse le competenze acquisite, dalle ricette di cucina a come smacchiare il caffè su una maglietta. “Il risultato? – conclude Aipd – Maggiori competenze per tutti, disponibili sul sito con testi e video che testimoniano le attività in tutte le sezioni coinvolte”.