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Disgelo fra Ministro e sindacati, ma il banco di prova sarà la legge di stabilità

da La Tecnica della Scuola

Disgelo fra Ministro e sindacati, ma il banco di prova sarà la legge di stabilità

L’incontro del 4 ottobre fra Ministro e sindacati segna forse un primo, modesto, avvicinamento fra le parti, anche se è ancora troppo presto per parlare di cessazione delle ostilità.

Positivo il commento del ministro Stefania Giannini: “L’incontro si è svolto in un clima costruttivo. Ho particolarmente apprezzato la disponibilità dei rappresentanti sindacali. Abbiamo ascoltato le loro osservazioni e  richieste e individuato un metodo di lavoro per i prossimi mesi”.
Una apertura di credito nei confronti del Ministro arriva persino dalla Flc-Cgil: “Nell’incontro sono stati registrati alcuni punti interessanti, che tuttavia andranno definiti nella legge di stabilità”.
“In particolare – aggiunge Flc –  la ministra si è assunta l’impegno ad allineare gli attuali 25mila posti in organico di fatto (costituiti dalle disponibilità temporanee fino al 30 giugno) all’organico di diritto (ovvero, ai posti vacanti e disponibili per l’intero anno scolastico). E di un piano straordinario di assunzione per il personale ATA, che vada oltre il turnover”.
“Tuttavia
– rileva il sindacato di Pantaleo – sulle altre questioni poste dalle organizzazioni sindacali allo scopo di superare le ingiustizie della legge 107/15, le risposte sono state evasive. La FLC in particolare ha riproposto con determinazione la necessità di rifare le operazioni di mobilità, di riportare il bonus nell’ambito della contrattazione, di superare la chiamata diretta, di rivedere i criteri di valutazione dei dirigenti scolastici, e di definire contrattualmente la formazione”.
Anche Uil Scuola mostra di aver apprezzato gli esiti dell’incontro: “Si apre un dialogo con un metodo diverso – commenta infatti il segretario generale Pino Turi – c’è consapevolezza che occorre un cambio di passo”.
Già dai prossimi giorni ci saranno ulteriori incontri su problemi specifici, a partire da quelli della mobilità e degli organici.
Ma il vero banco di prova sarà la legge di stabilità: se ci saranno risorse significative per assunzioni, organici esoprattutto per il rinnovo contrattuale si potrà parlare di cambio di indirizzo. In caso contrario, è facile prevedere che i rapporti con i sindacati si faranno di nuovo tesi e difficili.

5 ottobre, giornata mondiale insegnanti: gli italiani più vecchi d’Europa, 82% donne

da La Tecnica della Scuola

5 ottobre, giornata mondiale insegnanti: gli italiani più vecchi d’Europa, 82% donne

Il 5 ottobre è la Giornata Mondiale degli Insegnanti: istituita dall’Unesco, è dedicata quest’anno al tema della “parità di genere”.

Lo scopo è quello di celebrare una professione che ha una grandissima dimensione femminile. Ma se dietro la cattedra le donne hanno trovato una loro dimensione, non sempre sui banchi viene compreso il concetto di rispetto dell’altro, prescindendo dal genere.

Di recente, su questo aspetto, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha detto che “la scuola che vogliamo è la scuola delle pari opportunità per tutti. Vogliamo una scuola che sia comunità inclusiva e che riconosca le differenze di ciascuno e per questo è necessario rimuovere qualsiasi stereotipo. La Buona Scuola dà spazio all’educazione al rispetto e fissa punti chiari contro le discriminazioni e le violenze”, ha concluso il responsabile del Miur.

Come emerge dai dati pubblicati dall’Istituto Unesco per la Statistica a livello mondiale, le donne rappresentano il 62% degli insegnanti della scuola primaria; ma mentre molti paesi, soprattutto nell’Europea orientale, registrano picchi di oltre 98% di insegnanti donna, ci sono invece intere regioni, come l’Africa Sub-Sahariana, dove la componente femminile è molto scarsa e dove le condizioni di lavoro sono in via di peggioramento.

In Italia, “l’82% degli insegnanti è donna, è un dato storico accertato che rappresenta un valore. Ma se le maestre di scuola primaria sono il 99%, anche se solo il 65% dei dirigenti e degli insegnanti superiori sono donne”, ha ricordato quest’anno il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

Gli ultimi dati aggiornati, emessi da Eurostat, il 4 ottobre, dicono che in Italia la quota dei docenti di sesso femminile è del 71,2% nella secondaria è quasi il 96% alla primaria, tra i record al ‘femminile’ in Europa a livello di scuola elementare.

Sono svariati i motivi che portano alla larga prevalenza del genere femminile dietro la cattedra: lo stipendio ridotto degli insegnanti italiani (tra i 24mila e i 38mila euro lordi, in media poco meno di 30mila euro annui), rispetto ai docenti spagnoli e tedeschi (tra i 45mila e i 64mila euro lordi l’anno), i sempre lunghi tempi di attesa per l’assunzione a tempo indeterminato (in genere quasi a 40 anni di età anagrafica), ma anche le scarse possibilità di carriera professionale (un docente, nel 99% dei casi, rimane tale per tutta la vita).

Il rapporto dell’Unesco mette inoltre in evidenza alcune preoccupanti carenze su scala globale: mancano all’appello almeno due milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo internazionale di garantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria entro l’anno 2015, definito dagli accordi “Education for All” e dai Millennium Development Goals.

Tuttavia, la scarsità di insegnanti non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo. Nonostante l’Africa Sub-Sahariana sia la regione più carente, anche gli Stati Uniti, la Spagna, l’Irlanda, la Svezia, ed anche l’Italia, rientrano nella lista dei 112 Stati che sono colpiti da questo problema.

Intanto, proprio mentre si festeggia la giornata mondiale degli insegnanti, Eurostat conferma che gli insegnanti italiani sono i più vecchi d’Europa: scorrendo i dati del 2014, emerge che l’Italia è prima nell’Ue per maestri delle elementari over 50 come anche per docenti della secondaria, sempre over 50.

Nella scuola primaria italiana, infatti, più di un maestro su due ha superato i 50 anni (53%), mentre alle medie e alle superiori si arriva addirittura al 58%. La media Ue è invece rispettivamente del 32,4% e del 38,1%.

Alle elementari, molti maestri ‘vecchi’ ci sono anche in Bulgaria e Germania (42%) e Lituania (41%), mentre alle medie e alle superiori molti over 50 sono presenti in Estonia (50%), Lettonia (49%), Bulgaria e Germania (48%).

I ‘prof’ più giovani invece sono a Malta (solo 15% di ultracinquantenni), Gran Bretagna (25%), Lussemburgo (26%) e Polonia (27%).

Più maestre ci sono solamente in Lituania, Ungheria e Slovenia (97%), mentre i Paesi con meno differenze di genere e più maestri sono Danimarca (69%), Grecia (70%) e Lussemburgo (75%).

Nelle scuole secondarie, medie e superiori, invece, c’è un maggior equilibrio: le insegnanti toccano il picco dell’83% solo in Lettonia e del 79% in Bulgaria, mentre c’è quasi un insegnante maschio su due in Olanda (51% di donne), Lussemburgo (53%), Danimarca (56%) e Spagna (57%).

Diffamare la propria scuola può portare anche al licenziamento

da La Tecnica della Scuola

Diffamare la propria scuola può portare anche al licenziamento

Nella scuola di oggi l’appartenenza e il fare squadra sono valori professionali molto importanti.

Chi si dissocia e fa il bastian contrario, fino a diffamare la propria scuola, rischia il licenziamento. Infatti i doveri di fedeltà e correttezza che gravano sul lavoratore in ragione del suo rapporto d’impiego, in particolare quando si è docenti, sono principi fondamentali che ogni insegnante deve tenere sempre presenti, anche se sopraffatto da momenti di sconforto e amarezza. Infatti è utile ricordare che con la sentenza n. 24989 del 6 novembre 2013, la Corte di Cassazione ha definito legittimo il licenziamento di una insegnante che aveva criticato ripetutamente la scuola di appartenenza, diffamando la propria comunità scolastica e anche il dirigente scolastico. Nel caso in specie la docente, davanti a testimoni, aveva pesantemente criticato la gestione dell’Istituto e il grado di preparazione degli altri insegnanti, consigliando anche ad alcuni genitori di iscrivere altrove i figli.

Quindi deve essere chiaro che criticare la professionalità dei colleghi e la loro didattica, discreditare pubblicamente l’operato del proprio dirigente scolastico, oltre a definirsi una situazione di incompatibilità ambientale, determina una giusta causa per il licenziamento.

I rapporti tra lavoratori e datori di lavoro sono molto cambiati in questi ultimi anni, per tale motivo l’orientamento giurisprudenziale tende a dare ragione al datore di lavoro, soprattutto quando il lavoratore, convinto di avere tutte le ragioni di questo mondo, eccede con la critica superando i limiti del rispetto della verità oggettiva. Quando una docente supera il limite della verità oggettiva, diffamando l’ambiente di lavoro, buttando discredito sulla figura dirigenziale e anche su quella delle RSU, fantasticando, senza nessuna prova oggettiva, su un fantomatico complotto ai danni della stessa docente, allora si è arrivati ad una condotta così lesiva del decoro e della dignità  della scuola e dei suoi rappresentanti, tanto da ledere definitivamente la fiducia che sta alla base del rapporto di lavoro, e ciò può costituire, come ci ricorda la Corte di Cassazione con la sentenza n.29008/2008, una giusta causa per il licenziamento.

Cisl, Gissi: dal Miur aperture su organici e assunzioni ATA, ma soluzioni vaghe su errori mobilità

da La Tecnica della Scuola

Cisl, Gissi: dal Miur aperture su organici e assunzioni ATA, ma soluzioni vaghe su errori mobilità

“Qualche apertura interessante su organici e assunzioni del personale ATA, restano invece piuttosto vaghe le soluzioni sul problema dei trasferimenti sbagliati, questione che ha  avuto pesanti ricadute sul regolare avvio dell’anno scolastico e che tocca il vissuto e i diritti di migliaia di persone”.

Queste le prime osservazioni di Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, dopo l’incontro di oggi fra Sindacati e Ministro.

La Gissi valuta positivamente anche la disponibilità del Miur a stabilire un calendario di incontri sui tre temi principali al centro del confronto:

1) organici, dove c’è l’impegno a sostenere la richiesta di consolidare in organico di diritto 25.000 posti di docenti oggi funzionanti solo in organico di fatto, dando più stabilità e continuità alle cattedre; inoltre un piano straordinario di stabilizzazioni per il personale ATA

2) Chiamata diretta dei docenti, con impegno a riprendere il confronto interrotto a fine luglio per trovare modalità condivise che assicurino trasparenza e oggettività.

3) Nuovo contratto

Il primo incontro verrà fissato dopo il 20 ottobre.

Gilda, Di Meglio: la Buona Scuola ha generato un annus horribilis

da La Tecnica della Scuola

Gilda, Di Meglio: la Buona Scuola ha generato un annus horribilis

“La legge 107/2015, come avevamo ampiamente previsto, ha sortito effetti deleteri su tutto il funzionamento della macchina scolastica, determinando uno dei peggiori inizi di anno scolastico che si ricordi”.

Lo ha dichiarato Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, dopo l’incontro al Miur di oggi sull’avvio dell’anno scolastico.

“L’entrata a regime della ‘Buona Scuola’ – spiega Di Meglio – sta provocando gravi disfunzioni nell’organizzazione delle attività didattiche. In moltissime scuole il numero di docenti in servizio non è sufficiente per garantire la copertura di tutte le ore di insegnamento, costringendo i dirigenti scolastici a ridurre l’orario di lezione e a posticipare l’ingresso o anticipare l’uscita degli alunni”.

Molte sono anche le disfunzioni legate al concorso: “Ad oggi quasi la metà delle graduatorie di merito deve ancora essere pubblicata e si registrano ovunque ingiustizie che coinvolgono docenti privati del ruolo e studenti privati degli insegnanti. Gli uffici periferici del Miur sono al collasso perché mancano funzionari e impiegati e da 30 anni non si bandiscono concorsi. Con il personale ridotto al lumicino e l’enorme mole di lavoro piombata su Usr e Usp, ritardi ed errori sono inevitabili”.

Inevitabili, secondo il coordinatore di Gilda, i contenziosi. “Per sanare queste inique disparità di trattamento – conclude -, proponiamo al Miur di riaprire le graduatorie di istituire una quarta fascia in cui inserire tutti gli abilitati”.

No alla nomina dei docenti su potenziamento per le attività alternative all’IRC

da La Tecnica della Scuola

No alla nomina dei docenti su potenziamento per le attività alternative all’IRC

L’U.S.R. per il Veneto ha riepilogato la normativa di riferimento e fornito indicazioni per la nomina di docenti per le attività alternative all’insegnamento della Religione Cattolica, destinate agli alunni e agli studenti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I e II grado che all’atto dell’iscrizione hanno scelto di non avvalersi dell’insegnamento della Religione Cattolica.

Nel ribadire l’obbligo per le scuole di organizzare tali corsi, l’U.S.R. riassume le regole cui debbono attenersi i Dirigenti scolastici per la copertura delle relative ore:

a) prioritariamente devono attribuire le ore di attività alternative ai docenti a tempo indeterminato in servizio nella rispettiva scuola, con precedenza nei confronti degli eventuali docenti totalmente in esubero e successivamente nei confronti di quelli che hanno l’obbligo di completare l’orario di cattedra. Non è possibile per i docenti titolari di cattedra orario esterna, completare l’orario nella prima scuola con ore di attività alternative.

b) Nel caso in cui non si possa procedere come indicato nel precedente punto a), i Dirigenti scolastici devono conferire le ore alternative alla Religione Cattolica come ore eccedenti l’orario di cattedra fino al limite massimo di 6 ore. L’assegnazione spetta a coloro che, in servizio nella scuola come docenti a tempo indeterminato e come supplenti con nomina fino al termine dell’anno scolastico o fino al termine delle attività didattiche, abbiano già completato l’orario di cattedra ed abbiano manifestato la propria specifica disponibilità. L’invito a comunicare la disponibilità a svolgere le ore alternative come ore eccedenti deve essere rivolta a tutti gli insegnanti in servizio, ad eccezione dei docenti di Religione cattolica. L’invito ad effettuare le attività alternative come ore eccedenti non potrà essere rivolto ai docenti di Scuola dell’infanzia e ai docenti di Scuola primaria in servizio per orario di cattedra, in applicazione di una recente pronuncia della Corte dei Conti secondo cui ai citati docenti non possono essere attribuite ore aggiuntive oltre l’orario d’obbligo.

c) Qualora non sia possibile procedere nemmeno sulla base di quanto previsto nei punti precedenti, i Dirigenti scolastici potranno stipulare contratti a tempo determinato prioritariamente con supplenti già in servizio per orario inferiore a cattedra, ai fini del completamento dell’orario, e quindi stipulare contratti a tempo determinato ex novo con aspiranti inclusi nelle graduatorie d’istituto.

I contratti a tempo determinato con aspiranti inclusi nelle graduatorie d’istituto dovranno essere conferiti in via provvisoria, fino all’avente diritto, in attesa della definitiva approvazione di dette graduatorie per l’a.s.2016/17 a conclusione degli aggiornamenti in corso.

Nelle ipotesi illustrate alle lettere b) (ore eccedenti) e c) (stipula contratti a tempo determinato), la retribuzione decorre dalla data di inizio delle attività e termina il 30 giugno 2017.

L’U.S.R. precisa inoltre chei docenti dell’organico del potenziamento non dovranno essere impegnati per la copertura delle ore relative alle attività alternative all’insegnamento della Religione Cattolica, tenuto conto che per tali attività sono previsti appositi capitoli di finanziamento.

I predetti docenti, al pari degli altri insegnanti in servizio nella scuola, potranno comunque essere tenuti in considerazione per la copertura di ore relative alle citate attività alternative nel caso in cui abbiano manifestato la propria disponibilità ad effettuare ore aggiuntive all’orario d’obbligo (punto b).

Il Miur chiede più cattedre, ma il Mef dice no

da La Tecnica della Scuola

Il Miur chiede più cattedre, ma il Mef dice no

Scontro tra il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia sulle misure da approvare per la scuola nella prossima Legge di Stabilità.

Secondo quanto riporta Italia Oggi sul tavolo di Renzi c’è una lista di priorità su cui investire: non c’è però l’avallo del Mef. Uno dei punti più caldi del confronto-scontro tra Economia e Istruzione è l’operazione di trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto: si tratta di dare stabilità a circa 25 mila cattedre, di cui 6-7 mila per il sostegno, che si costituiscono a ogni settembre per poi sparire a fine anno scolastico.

Cattedre che possono andare, fin quando sono in organico di fatto, solo a supplenze su cui sono vietate non solo le assunzioni
ma anche i trasferimenti. Su questo però c’è la scure della Corte di giustizia europea che ha dichiarato incostituzionale la copertura attraverso lavoro instabile di posti stabili. Abuso dei contratti di lavoro a tempo determinato.

Secondo il Miur questa operazione costerebbe 200 milioni di euro, per il Mef invece no: sarebbe una spesa fissa e che ogni anno cresce, grazie alle ricostruzioni di carriera e agli scatti: tra i 700 e gli 800 milioni.

Uno scontro destinato ad acuirsi nel corso delle prossime settimane.

Turi (Uil): verso un cambio di passo

da tuttoscuola.com

Turi (Uil): verso un cambio di passo
“Si apre un dialogo con metodo diverso”

Si apre un dialogo con un metodo diverso – commenta Pino Turi, segretario della Uil scuola, al termine dell’incontro di oggi pomeriggio con il ministro Stefania Giannini al Miur – c’è consapevolezza che occorre un cambio di passo“.

Per la mobilità straordinaria – aggiunge Turi – è stato fissato al 20 ottobre un nuovo incontro alla luce delle linee di intervento previste nella Legge di Stabilità: tra le priorità del ministro c’è l’unificazione dell’organico di diritto con quello di fatto. Misura che potrebbe essere utile per superare gli errori e ripristinare i diritti delle persone coinvolte“.

Per i passaggi dagli ambiti alle scuole – spiega quindi il sindacalista – si ripartirà da dove si era interrotta la trattativa, in sede di accordo politico, che prevedeva criteri oggettivi per l’assegnazione alle scuole“.

Positiva la predisposizione di un piano di immissioni in ruolo per il personale Ata. L’apertura del contratto – conclude Turi – consentirà inoltre di trovare soluzioni negoziali sulle questioni ancora critiche della legge del Governo sulla scuola“.

Incontro al Miur. Giannini, clima positivo. Flc-Cgil, più ombre che luci

da tuttoscuola.com

Incontro al Miur. Giannini, clima positivo. Flc-Cgil, più ombre che luci
Stabilito un calendario di riunioni

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha incontrato oggi al Miur le Organizzazioni Sindacali della scuola. Al centro della riunione, i cambiamenti del sistema scolastico a seguito dell’approvazione della riforma “Buona Scuola”.

“L’incontro di oggi – dichiara il Ministro Stefania Giannini – si è svolto in un clima costruttivo. Ho particolarmente apprezzato la disponibilità dei rappresentanti sindacali. Abbiamo ascoltato le loro osservazioni e  richieste e individuato un metodo di lavoro per i prossimi mesi“. A seguito dell’incontro di questo pomeriggio, si legge nel comunicato stampa del Miur, ne verranno immediatamente programmati altri che verteranno su temi specifici fra cui organici e mobilità degli insegnanti, l’individuazione per competenze e le prospettive di rinnovo del contratto nazionale.

Domenico Pantaleo, segretario della Flc CGIL, ha diffuso a sua volta una nota in cui si parla di “poche luci e molte ombre“, ma riconosce che “nell’incontro con la ministra Giannini sono stati registrati alcuni punti interessanti, che tuttavia andranno definiti nella legge di Stabilità. In particolare, la ministra si è assunta l’impegno ad allineare gli attuali 25mila posti in organico di fatto (costituiti dalle disponibilità temporanee fino al 30 giugno) all’organico di diritto (ovvero, ai posti vacanti e disponibili per l’intero anno scolastico). E di un piano straordinario di assunzione per il personale ATA, che vada oltre il turnover”.

Per il sindacalista “si tratta di proposte che vanno nella giusta direzione di stabilizzare positivamente posti di lavoro e di migliorare la qualità della didattica e del servizio, come da tempo rivendica la FLC CGIL. Da sottolineare anche le aperture manifestate in materia di relazioni sindacali e la disponibilità ad indire il concorso per i direttori. Tuttavia, sulle altre questioni poste dalle organizzazioni sindacali allo scopo di superare le ingiustizie della legge 107/15, le risposte sono state evasive“.

I sindacati hanno riproposto con determinazione la necessità di rifare le operazioni di mobilità, di riportare il bonus nell’ambito della contrattazione, di superare la chiamata diretta, di rivedere i criteri di valutazione dei dirigenti scolastici, e di definire contrattualmente la formazione.

La FLC ha inoltre chiesto alla ministra la disponibilità ad un confronto per cercare idonee soluzione alla questione del precariato. “Purtroppo, su questo tema la ministra ha mostrato una netta chiusura”, scrive Pantaleo. “In particolare, la FLC ha fatto riferimento ad un piano di stabilizzazione per le Graduatorie ad esaurimento; a una fase transitoria per la seconda fascia dei docenti con la previsione del doppio canale; il potenziamento dell’organico per le scuole dell’infanzia; le garanzie dei posti effettivi per i vincitori del concorso, derogando allo sforamento del 10% degli idonei; una soluzione politica del problema al contenzioso nato con i diplomati magistrali che fanno richiesta di inserimento nella GAE. Infine, la FLC ha riproposto alla ministra una operazione di qualità verso le scuole del Mezzogiorno: dalla generalizzazione delle scuole dell’infanzia all’aumento del tempo scuola, al fine di innalzare i livelli di apprendimento e combattere la dispersione scolastica”.

La valutazione della Flc appare più negativa di quella della Cisl scuola, come riferito nella precente notizia.

Ministro-sindacati: cautamente positiva la valutazione della Cisl-scuola

da tuttoscuola.com

Ministro-sindacati: cautamente positiva la valutazione della Cisl-scuola
Dopo quello di oggi al Miur fissati altri incontri per il confronto con il ministro

Dalla Cisl-scuola prime considerazioni a caldo dopo l’incontro al Miur con il ministro Giannini.

“Qualche apertura interessante su organici e assunzioni del personale ATA, restano invece piuttosto vaghe le soluzioni sul problema dei trasferimenti sbagliati, questione che ha  avuto pesanti ricadute sul regolare avvio dell’anno scolastico e che tocca il vissuto e i diritti di migliaia di persone”.
Queste le osservazioni a caldo di Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, subito dopo la conclusione dell’incontro fra Sindacati e ministra Giannini.
“Bene anche la disponibilità a stabilire un calendario di incontri sui tre temi principali al centro del confronto:
1) organici, dove c’è l’impegno a sostenere la richiesta di consolidare in organico di diritto 25.000 posti di docenti oggi funzionanti solo in organico di fatto, dando più stabilità e continuità alle cattedre; inoltre un piano straordinario di stabilizzazioni per il personale ATA
2) Chiamata diretta dei docenti, con impegno a riprendere il confronto interrotto a fine luglio per trovare modalità condivise che assicurino trasparenza e oggettività.
3) Nuovo contratto: la Cisl punta a ricondurre alla disciplina negoziale tutto ciò che riguarda la gestione del rapporto di lavoro dal punto di vista economico e normativo.
Il primo incontro verrà fissato dopo il 20 ottobre.”

Il Ministro incontra le Organizzazioni Sindacali

Il 4 ottobre il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, incontra alle ore 15 le Organizzazioni Sindacali della scuola.

All’ordine del giorno, l’apertura dell’anno scolastico 2016/2017 e l’evoluzione del sistema dell’istruzione a seguito dell’entrata in vigore della Legge 107 del 2015, la ‘Buona Scuola’.

L’incontro si svolge presso il Salone dei Ministri del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, a Roma.

Scuola, Giannini vede sindacati: “Clima costruttivo, presto altri incontri”

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha incontrato oggi al Miur le Organizzazioni Sindacali della scuola. Al centro della riunione, i cambiamenti del sistema scolastico a seguito dell’approvazione della riforma “Buona Scuola”.

“L’incontro di oggi – dichiara il Ministro Stefania Giannini – si è svolto in un clima costruttivo. Ho particolarmente apprezzato la disponibilità dei rappresentanti sindacali. Abbiamo ascoltato le loro osservazioni e  richieste e individuato un metodo di lavoro per i prossimi mesi”. A seguito dell’incontro di questo pomeriggio ne verranno immediatamente programmati altri che verteranno su temi specifici fra cui organici e mobilità degli insegnanti, l’individuazione per competenze e le prospettive di rinnovo del contratto nazionale.

Sezione degli studenti in Museo della fiducia e del dialogo

Migranti, Faraone sigla accordo con Sindaco Lampedusa:
ci sarà sezione degli studenti in Museo della fiducia e del dialogo

Oggi, 3 ottobre, in occasione della prima Giornata della memoria dedicata alle vittime del naufragio di 3 anni fa a largo delle coste di Lampedusa, il sottosegretario Davide Faraone ha chiuso l’accordo che impegna il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a sottoscrivere con il Comune di Lampedusa e Linosa e con il Comitato 3 ottobre un Protocollo di intesa per l’istituzione di una sezione speciale all’interno del Museo della Fiducia e del Dialogo nato sull’isola.

Il documento è stato firmato nei locali del Comune di Lampedusa e Linosa, alla presenza del Sottosegretario, del Sindaco Giusi Nicolini e di Tareke Brhane, Presidente del Comitato 3 Ottobre. Il Protocollo è la naturale prosecuzione del progetto biennale “L’Europa inizia a Lampedusa” organizzato dal MIUR in collaborazione con il Comitato 3 ottobre, tramite il Ministero dell’Interno. Il progetto ha preso il via in questi giorni e ha portato sull’isola oltre 200 studenti italiani e proveniente dai Paesi dell’Unione Europea per confrontarsi e discutere sui temi dell’integrazione. I tre giorni di dibattiti – dal 30 settembre al 3 ottobre – sono culminati con la celebrazione della “Giornata per la memoria delle vittime dell’immigrazione”.

Il frutto dell’esperienza condotta in questi giorni a Lampedusa costituirà l’avvio di una progettualità che si svilupperà per l’intero anno scolastico, con l’intento di raccogliere e selezionare le opere che saranno prodotte per il Museo della Fiducia e del Dialogo da studenti di tutta Europa. Le finalità del Protocollo si inscrivono fra gli obiettivi del MIUR che mira a innovare il sistema educativo per affermare, a livello europeo, il ruolo centrale assunto dall’istruzione nei processi di crescita e modernizzazione sociale.

Per approfondimenti www.europalampedusa.it

Mattarella ai partiti: «Agite sulla scuola, il suo miglioramento porta lavoro»

da Il Sole 24 Ore

Mattarella ai partiti: «Agite sulla scuola, il suo miglioramento porta lavoro»

di Alessia Tripodi

«Alle forze politiche che quotidianamente si fronteggiano, in Parlamento o nella società vorrei chiedere non certo di rinunciare ai propri punti di vista sulla scuola, ma di impegnare positivamente l’attenzione più alta ai suoi problemi e alla sua specificità» Perchè«non avremo forte crescita dell’occupazione, senza un sistema formativo sempre più efficiente e non avremo una società migliore senza una scuola che migliori costantemente». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inaugurando venerdì scorso a Sondrio l’anno scolastico insieme con il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso della manifestazione “Tutti a scuola”. Il capo dello Stato ha anche parlato della situazione delle zone terremotate del centro Italia, auspicando che il piano per la sicurezza degli edifici scolastici «proceda con celerità».

«Furto pc nelle Marche è offesa a Italia»
Il furto dei computer dalla scuola di uno dei paesi delle Marche colpiti dal terremoto «risulta particolarmente grave, intollerabile e da perseguire con la più grande severità – ha detto Mattarella commentando il fatto di cronaca avvenuto qualche giorno fa ad Acquasanta (Ascoli Piceno) – un’offesa a quell’ampio moto di solidarietà che si è sviluppato in tutta Italia». Il presidente ha rivolto un «pensiero davvero speciale» agli studenti delle zone terremotate, sottolineando che «tornare a scuola, pur tra tante difficoltà e disagi, è un segno concreto di speranza e di rinascita» e «voi siete l’avanguardia della ricostruzione dei vostri paesi». E ha auspicato che lo «spirito di unità nazionale, che si manifesta, comprensibilmente, con maggiore evidenza nei momenti di grande difficoltà, possa divenire un carattere permanente della nostra vita nazionale».

«Scuola garantisca pari condizioni»
Mattarella ha poi sottolineato che «la scuola italiana deve mantenere la sua fondamentale funzione di garantire a tutti pari condizioni di partenza» e che «non devono essere il benessere familiare o l’elevato grado di istruzione dei genitori i fattori più importanti per assicurare ai giovani conoscenza e cultura». Parlando poi della riforma dell’istruzione, il capo dello Stato ha evidenziato che «è giusto, anzi è doveroso, denunciare carenze, limiti, problemi, che riguardano così da vicino la condizione e il futuro dei nostri ragazzi» e «sollecitare attenzione e rivendicare diritti», ma «dobbiamo auspicare che l’analisi realistica delle difficoltà che incontra il sistema scolastico non si trasformi né in rassegnazione né in pregiudiziale pessimismo».

«Bene l’alternanza scuola lavoro»
«L’alternanza scuola-lavoro è un’innovazione che può aiutare i giovani a entrare più consapevolmente nel mercato del lavoro scoprendo sul campo le proprie attitudini» ha affermato il presidente della Repubblica, augurandosi che «la sperimentazione appena avviata» in Italia «porti i frutti sperati con un’effettiva attuazione». Mattarella ha poi sottolineato la necessità di una «maggiore e più diretta collaborazione» tra scuola e università, visto che «sembra quasi, alle volte, che l’università non si collochi più come il naturale proseguimento dell’esperienza delle scuole superiori».

«Portare cultura in Web e social»
Secondo il presidente la scuola deve puntare anche a «portare cultura e valori nel web e nei social, che sono un grande spazio di libertà e comunicazione per i giovani». Ed è necessario che il sistema scolastico «non lasci i giovani soli sul Web», con il rischio di «farli catturare dall’iper-connessione e dalla massificazione».
Patto scuola-società contro il bullismo Secondo Mattarella per combattere alla radice il bullismo – «fenomeno inquietante, in generale e nella sua versione più moderna e micidiale, quella del cyber-bullismo» – serve «un grande patto tra scuola, famiglia, forze dell’ordine, magistratura, mondo dei media e dello spettacolo», un’azione «congiunta, capace non soltanto di reprimere ma, soprattutto, di prevenire». Rivolgendosi ai ragazzi, il presidente li ha invitati a non farsi trascinare: «Resistete e reagite all’arroganza – ha detto – i bulli sono ragazzi infelici e pieni di problemi, fate valere con loro la vostra forza tranquilla della solidarietà e dell’amicizia».

Perché l’Italia non deve avere paura di valutare

da Il Sole 24 Ore

Perché l’Italia non deve avere paura di valutare

di Alessandro Schiesaro

L’estate è stagione di esami e di test, e quest’anno anche di concorsi. Il calendario più fitto del solito ha provocato polemiche e dibattiti particolarmente accesi: prima le tradizionali proteste sulle prove Invalsi, poi i “troppi” (o per alcuni “troppo pochi”) 100 e lode all’esame di in alcune regioni, il concorso “troppo severo” o invece “giusto” che ha decimato gli aspiranti docenti delle scuole, infine i test di ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso, Medicina in testa, quest’anno assai generosi nel distribuire idoneità, se non posti.

Tutti questi fenomeni sono accomunati da un tema trasversale, quello dell’affidabilità e prevedibilità della valutazione. Gli esami di maturità sono per certi aspetti il caso più eclatante. Possibile che l’assegnazione di un titolo di studio e di un punteggio che hanno conseguenze importanti per la vita degli studenti sia tanto aleatoria da suscitare ogni anno titoli a molte colonne? Poco importa se in alcune regioni la proporzione di esami perfetti balza all’occhio, o se ci si dovrebbe invece preoccupare dell’eccessiva parsimonia delle commissioni in altre zone del paese. Quel che è certo che nessuno se la sente di giurare sull’affidabilità e comparabilità di quei voti. Sarebbe d’altronde impossibile. Le commissioni sono di fatto interne, i criteri di valutazione delle prove non sono prefissati, il terzo scritto è assemblato scuola per scuola, l’orale è rimesso in tutto e per tutto ai docenti in loco. Nessun esame può eliminare varianze e distorsioni, ma quando si eregge l’aleatorietà a sistema si finisce per svalutare i risultati a priori, specie poi poi i test Invalsi e Pisa dipingono un quadro spesso diverso. Non stupisce che la Scuola Normale e altre istituzioni a numero chiuso, per esempio, non prendano neppure in considerazione il voto di maturità ai fini del concorso d’ingresso, preferendo puntare tutto su prove specifiche.

Per converso i test standardizzati come quelli Invalsi e quelli per l’ammissione a Medicina continuano a godere di cattiva stampa. I primi sono ogni anno criticati quando non boicottati, perché non offrono una valutazione “a tutto tondo” dello studente. I test di Medicina sono stati oggetto di contestazioni furiose il cui obiettivo era di fatto il numero chiuso in sé, ma che si concentravano soprattutto sulla presunta ingiustizia di affidarsi ad una prova di breve durata, peraltro, sia detto, ripetibile. I test standardizzati, e soprattutto anonimi, non sono certo una panacea e sui loro limiti esiste un’ampia letteratura, ma è bene non sottovalutarne i pregi. Nascono non a caso come strumento “asettico” di reazione al predominio del privilegio di censo, sia quando la Gran Bretagna amplia attraverso gli esami l’accesso alla burocrazia statale, sia quando le università del Nord America iniziano a utilizzarli, a partire dagli anni Trenta, per evitare che le borse di studio finiscano esclusivamente ai soliti noti.

Sarebbe quindi utile se alla polemica stagionale, e spesso ideologica, si sostituisse una riflessione di sistema. Il problema nasce già all’università, dove la prassi ancora troppo diffusa dell’esame orale, una performance effimera in cui la comparabilità tra risultati si avvicina a zero, fa sí che risultino inconfrontabili i voti non solo tra sede e sede, ma tra disciplina e disciplina, tra docenti della stessa disciplina nella stessa sede, e addirittura tra diverse sessioni dello stesso docente. Altrettanto importante è la continuità nel tempo del tipo e degli standard di preparazione necessari. Si pensi per esempio ai problemi suscitati appunto dal concorso per la scuola, del tutto diverso dall’edizione 2012, oppure all’improvvisa impennata degli idonei 2016 al test di Medicina, quasi il 94% contro meno della metà l’anno scorso. Una differenza così marcata si spiega solo con una maggiore e imprevista facilità della prova, non più affidata a Cambridge Assessment. L’alternativa a questo quadro confuso non sono sempre e soltanto i test a risposta multipla, che comunque non vanno demonizzati, ma esami standardizzati anonimi, corredati di chiare linee guida per la correzione e la valutazione, e ragionevolmente costanti nel tempo, e di una cultura della valutazione davvero affidabile. Nulla di perfetto, ma neppure nulla di impossibile, e certamente un passo avanti rispetto a un sistema in cui oggi molti fanno fatica a credere.

«Student act», la coperta corta del governo per i talenti e i bisognosi

da Corriere della sera

«Student act», la coperta corta del governo per i talenti e i bisognosi

Il piano da 10 milioni per finanziare gli studi a 500 studenti super bravi delle superiori e i fondi per il diritto allo studio: 217 milioni contro i 290 del bonus cultura ai 18enni

Orsola Riva

Eravamo rimasti ai 500 cervelli da richiamare in Italia annunciati in tv da Matteo Renzi quasi un anno fa: un intervento dal valore simbolico se confrontato alla dimensione del fenomeno della fuga dei cervelli dall’Italia (circa tremila l’anno) e alla penuria di fondi per la ricerca (1,3 del Pil contro il 2,2 della Francia e il 2,6 della Germania). Ora spuntano i 500 «talenti» da scovare nei licei per essere adottati (finanziariamente) dallo Stato italiano fino al compimento degli studi. In mezzo ci sono stati i 500 euro di aggiornamento professionale ai prof e i 500 euro del bonus cultura per i diciottenni.

500 super-bravi

Tutti soldi in più, intendiamoci. Ma sono quelli giusti? Prendiamo l’idea di scovare giovani talentuosi alle superiori: non dei plusdotati, chiariscono dal ministero dell’Istruzione, «semplicemente» dei super-bravi. Come si scovano? Chi li scova? Qual è il criterio di selezione? Sicuramente non può bastare il voto di maturità travolto anche quest’anno dalle polemiche per il record di lodi al Sud in barba ai test Invalsi e Ocse che vedono costantemente avanti di parecchie leghe gli studenti del Nord. Potrebbe esserci una prova nazionale, dicono dal Miur, ma è tutto ancora in via di definizione. Nelle intenzioni il progetto dovrebbe servire non solo a coprire le spese d’iscrizione ma anche eventuali trasferimenti in modo da dare a un ragazzo di Catania che sogni di studiare Scienze Politiche a Trento la possibilità di farlo (con buona pace però dello svuotamento progressivo di talenti dalle regioni meridionali già così svantaggiate). L’esempio che viene fatto è quello della Scuola Normale di Pisa, che grazie a una super-selezione all’ingresso garantisce una qualità molto elevata degli allievi. Anche se 500 giovani su base nazionale sono davvero pochi a fronte di mezzo milione di diplomati l’anno. Dal ministero non si esclude che possano diventare anche di più, ma la coperta è corta, parliamo di una decina di milioni ancora in via di definizione.

Borse di studio e no-tax area

Perché il pacchetto dei cervelli è solo uno dei tre corni del cosiddetto Student Act previsto dalla prossima legge di Bilancio in corso di elaborazione. Le altre due misure consistono nel consolidare i 50 milioni di euro per le borse universitarie già stanziati l’anno scorso: in totale parliamo di 217 milioni a fronte dei 290 milioni previsti per il bonus ai diciottenni (distribuito a pioggia, indipendentemente dal reddito). A questi si aggiungono 96 milioni per creare una no-tax area, cioè una fascia di esenzione totale, per gli studenti meno abbienti (la soglia di reddito dovrebbe aggirarsi attorno ai 13 mila euro). Anche in questo caso si tratta di misure destinate a scontentare gli studenti che si aspettavano molto di più, soprattutto dopo l’incidente dell’anno scorso sulla riforma del sistema di calcolo per l’accesso alle borse di studio che in un primo momento aveva tagliato fuori il 20 per cento degli aventi diritto.

Ritardo cronico

I soldi fin qui stanziati per borse di studio e no-tax area non possono bastare infatti a invertire la situazione drammatica di un Paese che resta in fondo alle classifiche internazionali per numero di giovani laureati (25 per cento contro il 30 per cento dei tedeschi e il 45 dei francesi). Un dato sul quale pesa il combinato disposto di tasse universitarie alte (le nostre rette sono sì più basse dei Paesi anglosassoni ma comunque nella top ten dei Paesi Ocse) e scarsità di borse di studio. Con la solita, odiosa disparità fra regioni, visto che al Sud meno della metà degli idonei, cioè degli aventi diritto, riescono alla fine a ricevere davvero un aiuto.