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Più inglese già dalla primaria, alle secondarie economia e diritto

da Il Sole 24 Ore

Più inglese già dalla primaria, alle secondarie economia e diritto

di Lorena Loiacono

Saper leggere e far di conto, possibilmente anche in inglese. Con la riforma della scuola saliranno in cattedra “nuove” materie e altre verranno potenziate. A cominciare dallo studio dell’inglese che, per conquistare nuovi spazi tra i libri dei ragazzi, adotterà in maniera sempre più diffusa il metodo «Clil», Content language integrated learning: lo studio di una materia non linguistica, in inglese. Un sistema efficace per insegnare una lingua straniera anche alle elementari.

Inglese, matematica, sport e musica, passando per arte e tante altre materie opzionali. C’è tutto questo nella scuola dell’autonomia che potrà contare su un organico potenziato e un orario flessibile. «Finora – dice il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini – quadri orari, materie e piani di studio erano stabiliti in modo rigido dal ministero e le scuole non avevano i mezzi economici e organizzativi per adattarsi alle esigenze specifiche della loro comunità. Spetterà a insegnanti e dirigenti disegnare piani formativi coerenti con le esigenze di famiglie e studenti. La «Buona Scuola» mette a disposizione per ogni scuola un organico più ampio in media di quasi sette docenti, un fondo di funzionamento quasi raddoppiato rispetto allo scorso anno e un robusto finanziamento per la formazione degli insegnanti».

Già dalla primaria, la riforma porterà un approfondimento dell’inglese, non senza potenziare attività sportiva, arte e musica, dalla storia agli strumenti veri e propri. Per venire incontro alla popolazione scolastica non italiana, saranno attivati anche corsi di italiano per stranieri. «Si uscirà dalla gabbia rigida dell’orario e delle materie uguali per tutti – sottolinea il ministro Giannini – alla scuola primaria il potenziamento dell’autonomia significherà più musica, più educazione motoria, più lingue. Alle superiori si potranno attivare discipline opzionali, utilizzare la quota di flessibilità dell’orario per valorizzare le richieste e i talenti degli studenti e per le esperienze di alternanza tra scuola e lavoro». Lo sport potrà prendere nuove sfaccettature, dalla corretta alimentazione al diritto allo studio di chi pratica attività agonistiche.

Le superiori potranno attivare discipline opzionali (si veda servizio in alto). Si apre a calcolo computazionale, lotta a bullismo e cyberbullismo, pari opportunità e responsabilità civica, diritto allo studio, orientamento e contrasto alla dispersione scolastica. Dalle materie economico-finanziarie e giuridiche all’incremento dell’alternanza scuola-lavoro e all’autoimprenditorialità. «La sfida parte a settembre – conclude Giannini – ma la vera rivoluzione si vedrà in un paio di anni».

Laboratori all’avanguardia e aperti al territorio

da Il Sole 24 Ore

Laboratori all’avanguardia e aperti al territorio

di Eugenio Bruno

Tra le novità della «Buona scuola» che sono destinate a innovare maggiormente la “giornata tipo” dello studente italiano un posto di rilievo spetta sicuramente al piano laboratori. Che rappresenta una costola del più ampio «Piano nazionale per la scuola digitale» e che punta a trasmettere, accanto al sapere tradizionale, anche il saper fare. Nella speranza di riuscire a migliorare, presto o tardi, i tassi di occupabilità dei nostri diplomati.

A disposizione ci sono i 40 milioni individuati dalla legge 107/2015 per premiare i migliori progetti presentati dalle scuole in collaborazione con gli altri soggetti cofinanziatori: dagli enti pubblici e locali alle camere di commercio, dalle università agli enti di formazione professionale, dagli istituti tecnici superiori alle imprese private. Nelle intenzioni del Governo, i “laboratori 2.0” da attivare in tutta Italia non dovranno essere una versione riveduta e corretta delle aule laboratoriali già oggi previste all’interno degli istituti scolastici, bensì uno spazio di nuova concezione, aperto sì alle scuole e alle reti di scuole ma che abbia dietro di sè tutte le realtà del territorio.

Lo stesso centro potrebbe essere usato, ad esempio, la mattina per gli alunni delle superiori (magari come training center per l’alternanza scuola lavoro su cui si veda Il Sole 24 Ore di ieri), il pomeriggio per la formazione degli adulti ed essere al servizio delle Pmi e dei centri di ricerca. Del resto è lo stesso comma 60 della legge 107 a indicare tra gli obiettivi dichiarati del piano laboratori l’orientamento «della didattica e della formazione ai settori strategici del made in Italy, in base alla vocazione produttiva, culturale e sociale di ciascun territorio», la fruibilità «di servizi propedeutici al collocamento al lavoro o alla riqualificazione di giovani non occupati» e l’apertura «della scuola al territorio e possibilità di utilizzo degli spazi anche al di fuori dell’orario scolastico».

Per farlo, bisognerà rispondere a un bando che il ministero dell’Istruzione sta finendo di confezionare in questi giorni. la pubblicazione dell’avviso pubblico è attesa per la fine di agosto o al massimo per la prima settimana di settembre. Così da poter erogare i finanziamenti entro dicembre. La selezione dovrebbe essere articolarsi in due “momenti”: prima una raccolta delle idee migliori e poi una selezione più stringente dei progetti migliori. Che non dovranno essere per foza di piccolo taglio. Anzi. La speranza del ministero dell’istruzione è che si possa arrivare a fissare la soglia massima del finanziamento per un singolo laboratorio a un milione di euro.

Dai libri ai musei: ecco la guida alle agevolazioni per gli studenti

da Il Sole 24 Ore

Dai libri ai musei: ecco la guida alle agevolazioni per gli studenti

di Alessia Tripodi

Più sostegno al diritto allo studio, agevolazioni per l’acquisto di libri, musica e cinema e un nuovo obiettivo: quello di estendere progressivamente sconti e facilitazioni anche ai giovani universitari. È l’iniziativa del ministero dell’Istruzione, che con l’anno scolastico 2015-2016 stamperà 1 milione e 700mila nuove Carte dello studente, lo strumento nato nel 2008 dal progetto Miur «IoStudio» per dotare i giovani delle scuole superiori di uno card in grado di attestare lo status di studente e di agevolare l’accesso a beni e servizi di interesse culturale e sociale, favorendo l’inclusione.

Oltre a permettere di godere di sconti presso i quasi 50mila esercizi convenzionati, la carta può essere usata come una normale prepagata (solo nel caso di studenti maggiorenni o con il consenso dei genitori) e, attraverso il pin digitale, permette ai ragazzi di interagire con il portale Web dedicato. Fino ad oggi, spiegano dal ministero, sono state distribuite 7 milioni di carte, con le quali i titolari possono accedere a 20mila convenzioni strette direttamente dal Miur e ad altre 27mila del circuito Bancoposta. Il portale dedicato conta, mediamente, 4 milioni di visualizzazioni al mese e 1 milione di studenti registrati, mentre i fan sulla pagina Facebook hanno raggiunto quota 60mila.

«La carta è uno strumento che funziona, i numeri parlano chiaro», ha detto il sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, spiegando che «da sette anni con “IoStudio” mettiamo in contatto i ragazzi con la realtà, ed è fondamentale che la scuola leghi sempre più gli studenti con il mondo esterno».

La carta, totalmente gratuita, viene recapitata al domicilio di tutti gli studenti iscritti alle scuole secondarie superiori e diventa operativa solo dopo l’attivazione, che va completata attraverso il sito web del Miur (www.istruzione.it), nella sezione dedicata a IoStudio. Una volta attivata, la card dà diritto a sconti tra il 10 e il 30% per l’acquisto di libri, biglietti per concerti, teatro, mostre e musei, per la frequenza di corsi di lingua e per i trasporti. Per quanto riguarda il cinema, lo sconto sul biglietto d’ingresso arriva fino al 40% nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì. Come accennato, per i maggiorenni la carta può essere usata anche come prepagata effettuando le ricariche negli uffici postali o sul sito poste.it.

Il pin e lo username che ogni studente riceve via mail al momento dell’attivazione della carta, inoltre, servono a interagire con la piattaforma multimediale di IoStudio per avere tutte le informazioni sull’uso della carta e danno accesso alla community degli studenti già titolari. In ogni caso, precisa il Miur, a garanzia della sicurezza dei ragazzi l’uso della card è inibito su alcuni siti.

«Tra gli obiettivi futuri non c’è solo quello di ampliare il numero delle aziende convenzionate per aumentare l’offerta di sconti e facilitazioni – dice Toccafondi – ma anche quella di estendere l’uso della carta agli studenti universitari. È una richiesta che ci arriva direttamente dalle rappresentanze universitarie – aggiunge – e per questo, nei prossimi mesi, inizieremo a lavorare con la Crui per definire i termini dell’operazione, nel pieno rispetto dell’autonomia degli atenei».

A settembre partirà anche una nuova campagna di comunicazione curata dal ministero e intitolata «Back to School! La cultura è a portata di mano». La campagna prevede iniziative nell’ambito educational con la progettazione e la realizzazione di nuovi percorsi dedicati agli alunni, oltre ad offrire a 15 studenti la possibilità di essere selezionati per «IoStudio CreativeLAB», la redazione junior di «IoStudio».

Al via il nuovo piano triennale

da ItaliaOggi

Al via il nuovo piano triennale

La pianificazione dell’offerta formativa servirà a individuare i fabbisogni anche professionali. Gli istituti dovranno chiedere docenti per area disciplinare

Carlo Forte

Dal prossimo anno le istituzioni scolastiche dovranno approvare il piano triennale dell’offerta formativa. E dovranno farlo anche in tempi brevi. Perché il piano servirà ad individuare i docenti in più: 6 o 7 per scuola per complessivi 48.812 posti comuni e 6.446 posti di sostegno. Che dovranno essere assegnati alle scuole per le immissioni in ruolo della fase C.

Il piano, che già adesso è la carta di identità della scuola, da settembre sarà triennale e dovrà indicare gli insegnamenti e le discipline divisi per aree, in tal senso è attesa una circolare in queste ore. In primo luogo dovrà fissare il fabbisogno dei posti comuni e di sostegno dell’organico dell’autonomia, sulla base del monte orario degli insegnamenti, con riferimento anche alla quota di autonomia dei curricoli e agli spazi di flessibilità, nonché del numero di alunni con disabilità.

Ferma restando la possibilità di istituire posti di sostegno in deroga nei limiti delle risorse previste a legislazione vigente. E poi dovrà indicare il fabbisogno dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa. Vale a dire, le qualifiche di appartenenza dei docenti in più che dovrebbero essere assegnati alle scuole.

La legge 107/15 non reca alcuna indicazione su come coniugare le necessità delle scuole con la necessità dell’amministrazione di svuotare le graduatorie a esaurimento. Che poi sarebbe uno degli intenti principali della legge 107. La cui ratio è proprio quella di esaurire le graduatorie dei precari. Così da incentrare il reclutamento solo sul concorso ordinario per titoli ed esami, mandando in soffitta definitivamente il criterio duale definito dall’articolo 399 del testo unico.

Criterio secondo il quale le immissioni in ruolo devono essere effettuate suddividendo, metà e metà, i posti da coprire con immissioni in ruolo tra le graduatorie dei concorsi e le graduatorie a esaurimento.

Resta il fatto, però, che l’organico aggiuntivo sarà costituito attingendo i docenti principalmente dalle graduatorie a esaurimento. Bisognerà fare i conti con le qualifiche possedute dai docenti che vi risultano inclusi. Pertanto, se le scuole chiederanno docenti di una classe di concorso, con ogni probabilità, all’atto dell’esaurimento dei docenti appartenenti alla qualifica richiesta, dovranno accontentarsi anche di docenti di diversa qualifica. Intendendo per qualifica l’appartenenza ad un ordine di scuola piuttosto che ad un altro e, nella scuola secondaria, anche la classe di concorso.

Meno problematica dovrebbe essere l’assegnazione dei docenti di sostegno. Per i quali l’unico vincolo di qualifica è l’ordine di scuola di appartenenza. In tutti gli ordini di scuola, infatti, i docenti di sostegno appartengono ormai ad un’unica specialità. E ciò vale anche nelle secondarie di II grado, per effetto dell’unificazione delle aree. Unificazione che, però, continua a non assumere rilievo ai fini delle graduatorie a esaurimento.

A ciò va aggiunto anche il problema dell’esonero dei vicari e, in generale, dei collaboratori del dirigente scolastico. Esonero che potrebbe essere attribuito direttamente dal dirigente scolastico, qualora i collaboratori dovessero essere inclusi nell’organico aggiuntivo. Che però deve fare i conti, sempre e comunque, con le qualifiche di appartenenza dei docenti in più assegnati.

In altre parole, se il collaboratore del dirigente al quale si vuole attribuire l’esonero è un docente di lettere della classe A043, tale esonero potrà essere attribuito solo ed esclusivamente se l’ufficio scolastico assegnerà alla scuola (nell’organico aggiuntivo) un docente della classe A043. In caso contrario, il collaboratore del dirigente non potrà avere l’esonero.

Prima di tutto perché non è più previsto dalla legge e poi perché la stessa legge 107 prevede che i docenti dell’organico della scuola (il cosiddetto organico dell’autonomia) che comprenderà anche i docenti dell’organico aggiuntivo, dovranno essere utilizzati prioritariamente per coprire i posti vacanti e disponibili.

A ciò va aggiunta l’incognita del numero dei docenti che saranno immessi nella fase C.

Che sulla carta sono 55.258, ma che potrebbero attestarsi anche su un numero inferiore. Le domande presentate sono 71.643, ma non è detto che i riesca a coprire tutti i posti. Fino ad oggi, infatti, l’amministrazione non ha spiegato se i posti saranno assegnati considerando vincolanti le richieste delle su scuole oppure in modo fungibile, senza tenere conto di ordini di scuola e classi di concorso.

Secondo i dati ufficiali diffusi dal ministero dell’istruzione, infatti, i precari assumibili a vario titolo sono 136.535 a fronte di 102mila immissioni autorizzate. Di questi, 34.863 sono docenti di scuola dell’infanzia, a cui è preclusa la partecipazione alla fase C. E nella scuola dell’infanzia, sempre secondo i dati ufficiali, al termine delle immissioni in ruolo ordinarie saranno assunti solo 3277 insegnanti su posto comune e 1308 sul sostegno. Di qui il rischio reale che non si esauriscano le 102mila assunzioni, finanziate dal governo con un impegno economico senza precedenti

Ata, ripresa d’anno amara

da ItaliaOggi

Ata, ripresa d’anno amara

Niente assunzioni, colpa delle province

Franco Bastianini

Doccia gelida per circa diecimila tra assistenti tecnici e amministrativi, collaboratori scolastici e figure equiparate che da anni prestano servizio nelle scuole statali con incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche.

Per loro nessuna stabilizzazione, nonostante i posti che si rendono vacanti per le cessazioni dal servizio si aggirino intorno a 4.500 dal 1° settembre 2015.

I posti che si sono resi disponibili per i pensionamenti aventi effetto dal 1° settembre 2015 saranno accantonati per garantire una sistemazione al personale proveniente dalle province recentemente soppresse. Non potranno essere neppure conferiti incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche, ma solo supplenze temporanee fino alla nomina degli aventi titolo(art. 40 legge 449/1997), aventi titolo che sono appunto i dipendenti delle soppresse province che hanno chiesto o stanno per chiedere il passaggio nell’amministrazione scolastica.

E dunque, è facile prevedere che per qualche migliaia di collaboratori scolatici e di assistenti amministrativi la possibilità di vedersi confermare l’incarico a tempo determinato o fino al termine delle attività didattiche non potrebbe essere più assicurata. Una prospettiva questa che, oltre ad essere insostenibile per i lavoratori, potrebbe certamente creare moltissimi disagi al buon funzionamento del servizio scolastico.

Scuole meno competitive, ma più ricche di relazioni umane

da ItaliaOggi

Scuole meno competitive, ma più ricche di relazioni umane

La qualità dei docenti italiani messa a nudo dall’ocse

Giovanni Scancarello

Per l’Ocse l’Italia negli ultimi dieci anni ha sviluppato un sistema scolastico capace di capitalizzare il guadagno in professionalità e risorse a beneficio di tutti. Questo grazie soprattutto all’investimento umano degli insegnanti sui loro studenti. Magari meno competitiva in fatto di risorse e risultati di apprendimento, la scuola italiana però sa compensare con il suo made in Italy più importante: il cuore. L’Ocse ha recentemente pubblicato uno studio (Ocse Pisa in Focus n. 52) in cui si chiede quanto abbiano fruttato gli investimenti profusi nell’ultima decade in una quarantina di Paesi. La risposta resta sospesa.

Migliorano le prestazioni organizzative, professionali e tecnologiche, ma non fanno altrettanto i processi di perequazione educativa tra studenti svantaggiati e avvantaggiati. Sono infatti soprattutto questi ultimi a sfruttare meglio l’opportunità prodottasi con il miglioramento professionale, relazionale e tecnologico della scuola. Ad esempio, mentre nel 2003 la quota degli studenti dei Paesi sotto esame che frequentava classi in cui risultava associato ad uno svantaggio di preparazione nei docenti di matematica era del 22%, nel 2012 questa percentuale scende al 17%. In 29 dei 38 Paesi Ocse sono aumentati la qualità e la quantità delle risorse, come i laboratori, le attrezzature, i libri di testo, i materiali e le tecnologie. Questo è accaduto soprattutto in Paesi come Polonia, Russia, Turchia, Uruguay. Insomma, le scuole sono meglio equipaggiate e attrezzate oggi di quanto non accadeva in passato. Ma altrettanto non si può dire sull’inclusione socio-educativa. Mentre nel 2003 era possibile osservare un tasso di varianza di risultato nei test Ocse Pisa, tra le scuole all’interno dei Paesi studiati, che arrivava al 64%, nel 2012 esso scendeva al 36%. Nello stesso arco di tempo la varianza di risultato studiato, stavolta, all’interno delle singole scuole risultava però di soli 2,3% al di sopra dei livelli del 2012 Troppo poco.

Si stima che i risultati dell’inclusione socio-educativa dipendano in larga parte dal grado di libertà lasciato alle famiglie nella scelta delle scuole. Dove questo è ridotto, perché vigono vincoli di residenzialità, le scuole risultano meno inclusive e viceversa. Anche per questo l’Italia mostra un dato di miglioramento in fatto di inclusione socio-educativa tra i migliori del mondo, ma non è solo per questo. L’Italia, insieme a Giappone, Turchia, Svizzera e Corea, è il Paese con l’indice di miglioramento maggiore dal 2003 al 2012 in fatto di inclusione socio-educativa. Fatto sta che siamo sesti in classifica mentre ultimo è Hong Kong insieme a Latvia e Nuova Zelanda, Paesi spesso competitivi e spesso citati al top. Si tratta di un indicatore importante dello stato di salute della nostra scuola come quello sulla crescita della qualità della relazione docente – studente. Qui ci avviciniamo a capire meglio da dove arriva lo scatto in avanti degli italiani. L’Italia è ottava su 38 in fatto di miglioramento della relazione docente – alunno e questo nonostante la condizione retributiva dei nostri docenti. È chiaro che per gli italiani entrino in gioco soprattutto variabili intrinseche. I docenti italiani, dunque, ci mettono il cuore. Ma sarebbe un errore accontentarsi. Pensiamo dove potremmo arrivare se, oltre al cuore, i docenti italiani avessero più tecnologia in classe ma anche uno stipendio più interessante. Lecito chiederselo guardando ai risultati dei primi in classifica in fatto di miglioramento della relazione con gli studenti, cioè i colleghi lussemburghesi, i più pagati d’Europa (più di 100mila euro l’anno).

Ore contate per il ritorno sui banchi

da La Stampa

Ore contate per il ritorno sui banchi

I primi a tornare a scuola saranno gli studenti del Trentino il 7 settembre
Dopo le meritate ferie estive nel mese di settembre ricomincerà per tutti il nuovo anno scolastico. Per la precisione, la prima campanella suonerà, a seconda delle regioni tra il 7 e il 16 settembre. Già dallo scorso anno alcune regioni, anche per facilitare la programmazione, hanno adottato il calendario permanente, quello cioè che resterà invariato negli anni a seguire. Le regioni che hanno adottato il calendario scolastico permanente sono la Lombardia, la Toscana, l’Emilia Romagna e il Lazio. 

I primi a varcare il portone saranno gli studenti del Trentino Alto Adige che ricominceranno al scuola il 7 settembre. A seguire, il 9, i ragazzi del Molise, mentre i ragazzi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia potranno riposarsi fino al 14 settembre.

 

Il giorno successivo saranno quindi gli studenti dell’Emilia, Romagna, Lazio e Toscana, le regioni che hanno adottato il calendario permanente, a rientrare in classe. I più fortunati sono i veneti e i pugliesi che non varcheranno la porta della propria classe prima del 16 settembre.

 

Per avere nuovamente un po’ di riposo si dovranno attendere le Vacanze di Natale. Anche per queste l’inizio varia a seconda delle regioni. I più fortunati, che andranno in vacanza dal 22 dicembre sono i ragazzi della Sicilia. Andranno, invece, in vacanza il 23 gli studenti della Campania, della Calabria, del Friuli Venezia Giulia, del Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria, Trentino e Sardegna. Per tutti gli altri, purtroppo non si va a scuola dal 24 dicembre. Di nuovo in classe, invece, tutti insieme, il 7 gennaio.

 

Per le vacanze di Pasqua si dovrà attendere, tutti, il 24 marzo, per rientrare, sempre tutti insieme da Nord a Sud, il 29 marzo. Studenti a casa, come ogni anno, anche il 1 novembre, per la festa di Tutti i Santi, l’8 dicembre per l’Immacolata concezione. E ancora, il 6 gennaio per l’Epifania, il lunedì dopo Pasqua, il 25 aprile anniversario della Liberazione, il 1 maggio Festa del Lavoro, il 2 giugno festa nazionale della Repubblica e per la festa del santo Patrono.

 

Ultima campanella dell’anno scolastico 2015-2016 tra il 4 e il 16 giugno. I primi ad andare in vacanza il 4 giugno, appunto, gli studenti del Molise e delle Marche. Seguiranno quindi il 6 giugno i colleghi dell’Emilia Romagna. Il giorno successivo toccherà, quindi agli studenti del Trentino e dell’ Abruzzo.

 

L’8 giugno a salutare prof e compagni di classe per la lunga pausa estiva saranno gli studenti della Liguria, della Lombardia, del Lazio, dell’Umbria, del Veneto, della Campania, della Calabria e della Puglia mentre il 9 sarà la volta dei colleghi del Piemonte, della Basilicata e della Sicilia. Dovranno attendere il 10 giugno per mettere da parte libri e quaderni gli studenti della Toscana e della Sardegna.

 

Ultimi ad andare in vacanza gli studenti della Valle d’Aosta e del Friuli Venezia Giulia che dovranno attendere l’11 e quelli dell’Alto Adige che resteranno in classe fino al 16.

 

Fissata anche la data per l’avvio dell’esame di maturità edizione 2016. L’appuntamento per tutti gli studenti dell’ultimo anno delle superiore è alle 8.30 del 22 giugno per affrontare il primo scritto dell’esame di Stato.

ITICSE 2015 WG5

Abstract

20th Annual Conference on Innovation and Technology in Computer Science Education
Working Group 5:
A repository for high school computer science questions and visual assessment tools
Invito per i docenti.
È stato progettato e realizzato un sistema per la raccolta di domande, giochi ed attività e per associare queste domande ad un insieme di competenze.
Potete trovare la versione corrente del Sistema sul server di sviluppo @: http://23.251.146.172/

Cari insegnanti, educatori, mentors e sviluppatori di tecnologia,

i componenti e i sostenitori del quinto gruppo di lavoro alla conferenza ITICSE 2015 (http://www.iticse2015.mii.vu.lt/en/menu1/presenters/working-groups/) si sono posti i seguenti obiettivi:

1) rivedere il bagaglio esistente di competenze sulle scienze informatiche e sul pensiero computazionale per gli studenti di scuola superiore e per gli studenti universitari di I livello, per proporre conoscenze, competenze e abilità utili in un ampio spettro di contesti;

2) rivedere le risorse esistenti sulle modalità di verifica di quanto indicato al punto precedente e degli strumenti software che possono essere usati a questo scopo;

3) sviluppare un insieme di linee guida per progettare verifiche attraverso moderne piattaforme on-line che consentano tipi di domande differenti anche attraverso una programmazione visuale;

4) produrre un insieme di domande su scienze informatiche e pensiero computazionale, annotate con metadati per consentire una facile ricerca, riadattamento e collegamento delle competenze individuate;

5) organizzare le domande annotate in un archivio dotato di funzionalità adatte per supportare una crescente comunità di utilizzatori, insegnanti e studenti, sia come contribuitori sia come fruitori.

I componenti del gruppo di lavoro vorrebbero avere il contributo di insegnanti ed educatori come partecipanti alla co-progettazione e al co-sviluppo delle attività del gruppo di lavoro. Insegnanti ed educatori possono partecipare sia proponendo un insieme di competenze che gli studenti di scuola superiore devono perseguire, sia proponendo un insieme di domande per verificare queste competenze.

Per far questo è stato progettato e realizzato un sistema per la raccolta di domande, giochi ed attività e per associare queste domande ad un insieme di competenze.

Potete trovare la versione corrente del Sistema sul server di sviluppo @: http://23.251.146.172/

Lo scopo del sistema in Beta testing a questo stadio è avviare il processo di raccolta di domande dalla nostra iniziale lista di collaboratori.

Cortesemente:

1) Inserite nella piattaforma delle domande (almeno una, 10 in media, nessuna limitazione sul numero massimo). Il metodo per inserire giochi o altre attività è simile a quello per le domande.
2) Rivedete e commentate almeno una delle domande disponibili
3) Suggerite/rivedete altre attività di verifica (giochi, attività avvincenti, etc …)

Sebbene la piattaforma potrebbe restare on-line per un periodo più lungo, Vi chiediamo gentilmente di fornire la maggior parte dei Vostri contributi prima del 28 agosto. Il 26 di agosto vi chiederemo di rispondere, prima del 28 agosto, ad un questionario on-line. Avrete in ogni caso tempo per i vostri contributi anche successivamente.

È possibile accedere al sistema dopo aver effettuato la registrazione.

Grazie mille per il vostro prezioso supporto e contributo!

I componenti del gruppo di lavoro.

Pa e scuola, la doppia scommessa

da Il Sole 24 Ore

Pa e scuola, la doppia scommessa

Basta rammentare che all’istituzione del ruolo unico dei dirigenti dello Stato (forse l’obiettivo più importante della “riforma Madia”) lavorò una volpe della politica come Giulio Andreotti. Non riuscì nell’impresa, ed era il 1972: siamo nel 2015 e ora ci prova Matteo Renzi.

Prima di dirsi conclusa, la riforma della Pa avrà bisogno di veder trasformati in legge una ventina di decreti attuativi, con l’ultima delega, quella per il pubblico impiego, che scadrà formalmente nel febbraio 2017. Il Governo vuole accelerare, e ha promesso che entro fine anno vedrà la luce il decreto per la dirigenza.

Nel frattempo, già venerdì prossimo, entreranno in pista un paio di norme auto-attuative previste dalla “riforma Madia”.

La prima: l’autotutela in tempi certi prevista per cittadini e imprese, per cui, una volta scaduti i termini, nessuna amministrazione potrà ri-mettere in discussione le procedure sulle quali ci si era in precedenza accordati.

La seconda: la regola del silenzio/assenso tra le amministrazioni pubbliche su richieste di pareri e nulla-osta. Un modo per depotenziare la Repubblica dei rimpalli (e dei ritardi) che si è storicamente affermata in Italia.

Particolare importante: il silenzio/assenso varrà anche per i decreti ministeriali, sottoposti al “concerto” tra i dicasteri. Era, questo, uno dei primi capisaldi di Renzi-rottamatore sbarcato alla guida del Governo. Se ne parlò, si mise anche a punto un testo, ma poi tutto restò come prima.

Possiamo immaginare cosa potrebbe significare la riforma della Pa . Non solo un settore pubblico meno costoso e più efficiente, ma un Paese in generale più moderno e più disponibile a scommettere sul suo futuro.

Stage in azienda: a settembre pronta la «Carta dei diritti e doveri» degli studenti

da Il Sole 24 Ore

Stage in azienda: a settembre pronta la «Carta dei diritti e doveri» degli studenti

di Gianni Bocchieri e Claudio Tucci

A settembre debutta la nuova alternanza scuola-lavoro: cosa faranno gli studenti in azienda? Il ministero dell’Istruzione sta definendo, per la prima volta, i diritti e doveri degli alunni impegnati in questi percorsi formativi che in base alla riforma Renzi-Giannini entrano a tutti gli effetti nel curriculo scolastico (e l’esperienza “on the job” verrà valutata all’esame di Stato).

L’alternanza fino a ieri
Finora l’alternanza con il lavoro (e quindi la prima esperienza concreta con il mondo delle imprese) è stata praticata essenzialmente dagli studenti degli istituti tecnici e professionali più all’avanguardia (per durate piuttosto brevi, circa 90 ore e solo nelle classi quarte). Le nuove regole, in vigore da luglio, potenziano l’istituto (si veda servizio qui sotto) e aprono anche ai licei (sempre rivolgendosi ai ragazzi degli ultimi tre anni di corso) e, soprattutto, impongono al dicastero di Viale Trastevere di regolare compiutamente tutta la materia, comprese le attività “pratiche” di didattica nei laboratori.

La «Carta dei diritti e doveri»
Tra un paio di settimane, al suono della prima campanella, il Miur presenterà «La Carta dei diritti e doveri»: «Si partirà dal lato studente – spiega il dg per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione, Carmela Palumbo -. Verrà affermato il principio che tutti i ragazzi e i loro genitori dovranno essere informati dall’istituto del percorso che l’alunno farà nell’impresa». Ogni ragazzo avrà a disposizione un “piano personalizzato” e sarà affiancato da un tutor aziendale, che potrà essere anche lo stesso imprenditore (per venire incontro alle esigenze delle pmi) e da un tutor scolastico (di regola, un insegnante della classe).

«L’alternanza non è un rapporto di lavoro, e non è neppure un gita scolastica – aggiunge Palumbo -. È scuola a tutti gli effetti, e quindi è da affrontare con serietà, e l’istituto assieme all’impresa o all’ente pubblico e privato dovranno parlarsi per mettere in piedi un valido percorso formativo da far svolgere al ragazzo».

Programmazioni condivise
Una delle novità della «Carta dei diritti e dei doveri» sarà la possibilità per lo studente di poter esprimere una valutazione sull’efficacia e sulla coerenza dell’esperienza di alternanza intrapresa con il proprio indirizzo di studio. Ciò sarà anche da stimolo per programmazioni sempre più condivise tra istruzione e realtà imprenditoriali. L’impresa dovrà garantire al giovane un ambiente di “formazione-lavoro” congruo e sicuro. Il ragazzo, a sua volta, dovrà aver cura dell’attrezzatura messa a disposizione. Sarà invece compito della scuola di appartenenza (e non più, come ora, dell’impresa) organizzare appositi corsi per illustrare agli alunni in alternanza le norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Prof neoassunti, così funziona il “cervellone” che assegna le cattedre

da la Repubblica

Prof neoassunti, così funziona il “cervellone” che assegna le cattedre

L’algoritmo che tenterà di conciliare il posto in graduatoria e le preferenze nell’assunzione di ognuno dei nuovi precari. Che riceveranno la comunicazione via mail nei promi due giorni di settembre

Ecco l’algoritmo che guiderà il cervellone ministeriale nella scelta della sede. In attesa della fase B del Piano di assunzioni della Buona scuola, i precari fanno i conti con un possibile trasferimento in un’altra regione. Soprattutto al Sud, dove abbondano inclusi nelle graduatorie ad esaurimento e idonei all’ultimo concorso a cattedre, quello del 2012, e scarseggiano i posti. In ansia per la mail che troveranno nella posta elettronica il primo o il 2 settembre quasi 60mila precari che hanno presentato domanda entro il 14 agosto scorso. Giacché, dei 72mila totali, 3mila sono stati assunti nelle fasi zero e A e altri 10mila sono insegnanti di scuola dell’infanzia che per le assunzioni si sono fermati alle prime due fasi: B e C. Che metteranno a disposizione circa 74mila cattedre in tutto, ma che già si sa non sarà possibile coprire totalmente per mancanza di iscritti nelle graduatorie ad esaurimento e dei concorsi. Probabilmente resteranno scoperte 15-20mila cattedre.

Ma il sistema informativo come sceglierà la sede per le fasi B e C? E’ forse questa la domanda che ricorre maggiormente tra gli interessati, perché è la prima volta che l’assunzione avverrà online senza la possibilità di controllare che ci siano errori nelle assegnazioni delle sedi. Nei giorni scorsi, per attenuare il temuto esodo dal Sud al Nord di migliaia di precari, i tecnici ministeriali hanno cercato di adottare soluzioni che accontentassero tutti gli attori in campo. Hanno dapprima emanato la circolare sulle supplenze, che – dal primo all’8 settembre –  consentirà a coloro che acciufferanno un incarico per tutto l’anno di rimanere nella stessa provincia e di recarsi nella sede di titolarità dal primo luglio 2016. In questo modo, i neo assunti avranno 10 mesi di tempo per organizzarsi nel caso di lunghi trasferimenti.

Successivamente hanno programmato il cervellone ministeriale per limitare al massimo gli spostamenti in altre regioni. Ecco come. Nella fase B, quella che si concluderà entro il 15 settembre, il cervellone ministeriale comunicherà a 10/15mila interessati la sede di destinazione che potrà essere in qualsiasi regione italiana. A disposizione i circa 19mila posti non assegnati nelle prime due fasi, di cui una parte resterà libera per carenza di aspiranti. Il programma girerà incrociando sia i punteggi sia i desiderata, espressi all’atto della domanda online includendo tutte le 100 e passa province in ordine di preferenza. Per capire come ragionerà il cervellone, basta fare un esempio. Se c’è un solo posto a Milano per una certa materia e il precario col punteggio maggiore in quella classe di concorso è di Messina, il posto andrà a quest’ultimo. Il sistema in altre parole privilegia il punteggio. Ma quando, in un’altra materia, ci fossero più posti, il sistema incrocerà punteggi e preferenze. Ed eviterà, se possibile, inutili spostamenti chilometrici. Se in Matematica al superiore ci sono 50 posti in tutta Italia, il cervellone prenderà i primi 50 in ordine di punteggio e poi il li piazzerà in base alle preferenze. Perché se, in base alle preferenze espresse, un precario di Milano è destinato a Palermo mentre un collega di Palermo è destinato a Milano, il sistema li accontenterà entrambi lasciandoli nella propria provincia. O nella provincia più vicina a quella di residenza.

Spiegano i sindacalisti che si tratta dello stesso meccanismo utilizzato negli anni per i trasferimenti, in cui un docente esprime le scuole dove intende andare in ordine di preferenza. Un meccanismo che limiterà al massimo gli spostamenti, anche se una parte dei meridionali sarà comunque costretta a recarsi al Nord.

Nella fase C, che mette in palio 55mila cattedre, sempre con assegnazione in una qualsiasi regione italiana, il sistema girerà in maniera diversa.
Il software ministeriale verrà programmato in maniera tale da prendere in considerazione, in un primo giro, tutti coloro che hanno espresso come prima preferenza, per una certa disciplina o ordine di scuola, una determinata provincia. E saturerà tutte le sedi disponibili prendendo in considerazione i relativi punteggi. Dalla seconda preferenza in poi, o per coloro che sono rimasti fuori nel giro precedente per carenza di posti, il sistema tornerà a girare come nella fase B: incrocerà punteggi e desiderata. In questo modo, il ministero spera di attenuare l’esodo dal Sud.

A patto che vengano accontentati tutti gli interessati. Perché, segnalano i sindacati, non è detto che questo meccanismo rispetti i diritti di coloro che hanno i punteggi maggiori. Potrebbe anche accadere che, a causa della prima preferenza espressa, ad accaparrarsi un posto sia un precario con punteggio minore, rispetto al collega con punteggio maggiore. E, a questo punto, fioccheranno i ricorsi.

Salvo Intravaia

Assegnazione docenti alle classi: decide il DS

da La Tecnica della Scuola

Assegnazione docenti alle classi: decide il DS

Sulla questione dell’assegnazione dei docenti alle classi, ogni inizio di anno scolastico, si aprono polemiche e discussioni.
L’anno scolastico sta per iniziare e  le scuole stanno già organizzando l’avvio delle attività. Composizione delle classi, loro ubicazione , calendario delle attività annuali, formazione e aggiornamento e assegnazione dei docenti alle classi.
Esiste sempre qualche docente polemico che non conosce la normativa, che rivendica il diritto di avere delle date classi, dei dati corsi e nel caso di classi di concorso con l’insegnamento di due o più discipline, la distribuzione armonica di queste.
C’è il docente di matematica e fisica che contesta l’assegnazione di una cattedra fatta di 18 ore solo di fisica, senza ore di matematica, il docente di italiano e latino, che contesta una cattedra di 18 ore fatta solo di italiano e geo-storia, senza ore di latino. Contestazioni anche scritte e protocollate, rivendicazioni delle RSU, che nella maggiore parte dei casi cadono nel vuoto e vengono totalmente ignorate dall’amministrazione.
Esistono anche ricorsi al giudice del lavoro di docenti , non ultimi in graduatoria interna d’Istituto, che rivendicavano una cattedra intera di 18 ore di lezione, mentre aveva assegnate 10 ore con 8 ore a disposizione.
Tali ricorsi hanno visto entrare nel merito il giudice, che ha dato ragione, nel caso specifico e circostanziato, al dirigente scolastico. Nella sentenza il giudice, sentite le parti ed acquisite le motivazioni di tale decisone, da parte del dirigente scolastico, ha deciso per effetto dell’art.25 del d.lgs 165/2001, di ritenere legittima anche l’assegnazione di una cattedra di una insegnate di matematica e fisica. composta di 10 ore di sola fisica e 8 ore a disposizione. Ovviamente questi sono casi limite, documentati e motivati, che in alcun caso potrebbero essere applicati per tutti i docenti.
Normalmente il dirigente scolastico decide di assegnare i docenti alle classi, sulla base di criteri discussi ed approvati in seno al Consiglio d’Istituto, dove di norma il primo criterio è sempre la continuità didattica.
Tuttavia ci sono dei casi eccezionali dove la legge, e nello specifico l’art.25 del d.lgs 165/2001, responsabilizza il Ds a fare scelte anche difformi dai criteri stabiliti in Consiglio d’Istituto. Ricordiamo che al comma 2 della su citata norma legislativa, il Ds è responsabile legale dei risultati del servizio che la scuola fornisce. Inoltre, nel comma 4 del su citato art.25, è scritto che  spetta al  dirigente  l’adozione  dei  provvedimenti  di gestione delle risorse e del personale. Oltre alla norma su citata è utile ricordare la legge 150/2009, che sottrae alla contrattazione d’istituto la questione dell’assegnazione dei docenti alle classi.
Oggi con la legge 107/2015, che assegna maggiori responsabilità e  poteri ai dirigenti scolastici, è del tutto ovvio che si rafforza il principio suddetto. E poi c’è anche una norma del buon senso, che impone il rispetto della continuità didattica per tutti quei docenti meritevoli dell’apprezzamento degli studenti e delle famiglie, che se venissero  rimossi dalle proprie classi, susciterebbero tante contestazioni e proteste, da rendere la vita del DS molto dura e poco conveniente.
Se invece a essere rimosso dalle proprie classi fosse un docente poco gradito e contestato dalle famiglie, il dirigente scolastico verrebbe osannato e ringraziato. Questa è la realtà normativa, organizzativa e socio-pedagogica che regola l’assegnazione dei docenti alle classi.

Vicepresidi esonerati grazie al “buon cuore” dei colleghi?

da La Tecnica della Scuola

Vicepresidi esonerati grazie al “buon cuore” dei colleghi?

Sulla impossibilità di nominare altri docenti sul posto dei vicepresidi fin dai primi giorni di settembre le opinioni del mondo della scuola (o almeno di coloro che frequentano i social network) divergono.

Una parte, che non sembra però quella maggioritaria, sottolinea che in tal modo, soprattutto nelle scuole di maggiori dimensioni, l’avvio dell’anno scolastico sarà ancora più difficile del solito.
Ma ci sono anche commenti del tutto opposti.
C’è chi si limita a dire: “Era ora che i vicepresidi tornassero in classe ad insegnare” e c’è anche chi fa osservare che si correrà il rischio che i vicepresidi passino più tempo nell’ufficio di presidenza che in classe, con gravi danni per gli stessi studenti che vedranno limitato il proprio diritto allo studio.
Ma ci sono anche commenti più espliciti: “Meglio così, il dirigente deve lavorare in prima persona e non far lavorare gli altri al proprio posto” o anche “Con lo stipendio che prendono, è giusto che i dirigenti lavorarino di più”. Commenti, questi ultimi, che sembrano una logica conseguenza della protesta contro il “preside sceriffo” culminata nello sciopero del 5 maggio e proseguita fino a poche ore prima della approvazione della legge 107.
A questo punto è anche possibile che le due posizioni si scontrino proprio nelle scuole e nei collegi dei docenti in modo particolare.  E’ bene ricordare, infatti, che il piano dell’organico potenziato (OP) fa parte del POF triennale che dovrà essere predisposto dal collegio e approvato dal consiglio di istituto. Potrebbe quindi accadere che il collegio dei docenti decida che i posti dell’OP vengano utilizzati solo per le attività didattiche e non anche per compiti di natura organizzativa. Insomma, l’esonero dei vicepresidi sarà affidato anche in parte al “buon cuore” degli organi collegiali.

Buona Scuola e alcune questioni di dignità e comunicazione

da Il Fatto Quotidiano

Buona Scuola e alcune questioni di dignità e comunicazione

Dopo l’approvazione definitiva della Buona Scuola di Renzi, un colpo di mano degno di un Paese che non conosce democrazia, avvenuta senza consenso parlamentare e -soprattutto – con il netto dissenso della maggior parte dei lavoratori della scuola, l’estate è stata monopolizzata dal cosiddetto piano straordinario per il precariato, mistificato e pompato dalla costante e pressante comunicazione del Governo, volta a legittimare la forzatura e a nobilitare una delle più indecenti imposizioni che il Paese abbia subito.

La strategia comunicativa è stata messa in atto con le armi pedestri alle quali ormai siamo allenati: gli auguri di Ferragosto del “Premier”, naturalmente dalla sua pagina FB (“Buon ferragosto a tutti. Un ferragosto speciale per quei 71.643 nostri connazionali che vivono un’estate diversa perché grazie alla legge 107, c.d. buona scuola, possono superare dopo anni e anni la condizione di precariato”); il controcanto, da parte della sbiadita figura che siede a Viale Trastevere, il ministro Giannini, che, qualche giorno dopo l’approvazione definitiva, senza alcun rispetto per le centinaia di migliaia di docenti che si erano mobilitati e che si sono visti imporre una norma irricevibile ed inemendabile, ha affermato che “il prossimo sarà un anno affascinante”. Il potere delle parole e la rozzezza delle azioni vanno di pari passo: in entrambe le esternazioni c’è una grande assente, la verità dei fatti. Quei fatti che costringeranno molti docenti stabilizzati a sopportare – a fronte di una irrisoria manciata di euro – una precarizzazione ulteriore del proprio destino, in attesa che le sedi di assegnazione vengano definitivamente destinate dalla freddezza di un algoritmo.

Sia detto chiaramente: molte professioni richiedono mobilità. Tra quelle “intellettuali”, però, nessuna è caratterizzata da una sproporzione tanto diretta tra titoli di studio conseguiti e femminilizzazione, da una parte, ed esiguità del salario, dall’altra; nonché da una impressionante serie di diritti maturati durante gli spesso numerosissimi anni di precariato, che vengono spazzati via con il passaggio dalle graduatorie provinciali (che consentivano una mobilità interna alla provincia) a quelle nazionali. Provate a spostarvi – ad un’età media da ultraquarantenne e pertanto con condizioni di vita potenzialmente definite – dalla Calabria in Lombardia: può essere un’impresa che i 1300 euro del salario di una docente neoassunta non sono in grado di sostenere.

Mentre scrivo ho in mente il viso della mia amica Marcella Raiola, donna coltissima e spiritosa, animatrice di battaglie significative a Napoli, referente del comitato Lip di quella città, che ha recentemente scritto una lettera carica di dignità e rigore a Repubblica, per spiegare i motivi del proprio rifiuto della assunzione a tempo indeterminato alle bizzarre (per usare un eufemismo) condizioni cui il Governo ha costretto migliaia di precari, già provati da anni di instabilità occupazionale coatta. Si tratta di una scelta clamorosa, ma comprensibile.

Di una scelta di dignità e consapevolezza, motivata in modo ineccepibile e ficcante. Al viso di Marcella – che ha 44 anni, un dottorato in Filologia, abilitazione e 13 anni di supplenza sulle spalle – mi viene allora da associare quello dei nuovi animatori della scena politica, quelli che hanno fatto il bello e il cattivo tempo proprio per determinare il destino di Raiola e di molte come lei, scegliendo – in ogni caso – per la precarizzazione non solo del posto di lavoro, ma di relazioni, affetti, condizioni; scegliendo insomma per la violazione di diritti acquisiti. Costoro sono giovani quanto se non più di Marcella, ma non ne possiedono la raffinatezza che solo una profonda pratica della cultura e della democrazia può fornire.

Sotto il vestito però – come più che mai accade in questo periodo nel nostro Paese – niente. Hanno facce arrembanti ed arroganti, sono quelli che “ci hanno saputo fare”, vuoi perché capaci di intessere relazioni “utili”, vuoi perché introdotti da genitori blasonati. Inutile dirlo: sono i più implacabili sostenitori del “merito”. Sono i più fieri e severi celebranti del nuovo corso, e i più intransigenti profeti della mistificazione delle parole con cui il Governo sta tentando di convincere della bontà delle sue iniziative sulla scuola. Tentativo vano e persino patetico, dal momento che sin dal primo giorno di scuola confermeremo la nostra più assoluta contrarietà alla Buona Scuola, che ostacoleremo con tutti i possibili mezzi.

Sono tutti della generazione di Marcella, ma quale spazio li separa: dalla meglio alla peggio gioventù! I principali officianti all’altare del Giovane Capo, i massimi sicofanti della comunicazione capziosa sono loro.

Ci sono i commentatori che sono diventati cantori, come Mila Spicola, che da implacabile pasionaria anti-Gelmini si è trasformata in entusiasta sostenitrice acritica della Buona Scuola dalla poltrona del Miur.

Ci sono i mazzieri della comunicazione come appunto il succitato sottosegretario, che associano imbarazzanti trascorsi in attesa di chiarimento a profluvi di specchietti per le allodole.

Ci sono i figli d’arte, come Marco Campione, attuale capo segreteria di Faraone, recente protagonista di una irresponsabile sequenza di accuse e ritrattazioni a “sedicenti insegnanti”. L’attuale capo della segreteria di Faraone, si è espresso in questi giorni come censore sia del contenzioso probabilmente conseguente alle procedure di stabilizzazione sia dell’attuale stato giuridico degli insegnanti. Non male per uno che non ha mai lavorato a scuola nemmeno un giorno…

La nostra battaglia è difficile, ora più che mai: non lasciarsi imbrigliare nei tecnicismi né abbattere dalla aggressività arrogante dei nostri interlocutori, abituati alle telecamere e avvezzi all’intenzionale manipolazione demagogica, è difficile. Far passare la costanza della nostra ragione all’opinione pubblica è però oggi più che mai necessario.

Ora il nemico dei precari è l’algoritmo

da Il Messaggero

Ora il nemico dei precari è l’algoritmo

Una volta appreso qual è il loro istituto di appartenenza, infatti, gli interessati avranno tempo dieci giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso per accettare la proposta o rinunciare

ROMA Nei primi giorni del mese di settembre (presumibilmente l’1 o il 2), sul sito del ministero dell’Istruzione, i docenti precari potranno scoprire a quale scuola d’Italia saranno stati assegnati per il loro posto a tempo indeterminato. Sul sito infatti verrà pubblicato l’avviso delle proposte di nomina in ruolo dei docenti in relazione alla cosiddetta “fase B” del piano straordinario di assunzioni, quello che riguarderà una porzione dei centomila e passa insegnanti da stabilizzare.
La tempistica prevista dal ministero è scandita in modo molto complesso, tutto deve incastrarsi perfettamente. Una volta appreso qual è il loro istituto di appartenenza, infatti, gli interessati avranno tempo dieci giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso per accettare la proposta o rinunciare. La loro decisione dovrà essere comunicata il Portale Istanze Online, e il ministero ricorda che la mancata accettazione entro la scadenza prevista produce gli stessi effetti della rinuncia. Prima però molti insegnanti precari avranno potuto apprendere anche un’altra informazione per loro fondamentale: avranno saputo cioè se qualche scuola ha offerto loro una supplenza (annuale o di dieci mesi). È una comunicazione che, in base a una circolare del ministero, dovrà arrivare entro l’8 settembre. In questo modo maestri e professori potranno valutare se preferire la supplenza alla cattedra di ruolo, qualora questa scelta consenta di restare per un anno vicini a casa, senza per questo perdere il diritto al posto fisso per gli anni a venire.
LA SCELTA DEL COMPUTER
Ma come funzionerà l’assegnazione delle cattedre di ruolo? A distribuire i posti disponibili tra i 70 mila docenti che hanno presentato la domanda d’assunzione sarà, come è noto, il computer. O meglio un apposito algoritmo formulato dai tecnici del ministero, e che in questi giorni, nell’acceso dibattito innescato dai precari e dai sindacati della scuola, sembra quasi essere diventato il nemico numero uno dei docenti in attesa di collocazione. In realtà – spiegano al Miur – l’algoritmo è stato creato innanzitutto con lo scopo di tenere il più possibile vicini gli insegnanti alla loro sede di origine. Nella domanda di assunzione, ciascuno di loro ha indicato quali sono le categorie di insegnamento per le quali sono abilitati (matematica o latino, l’eventuale abilitazione per una lingua straniera o per il sostegno, e così via), e ha anche stilato una sorta di classifica delle province, da quella preferita in assoluto via via fino alla più sgradita. Tutta questa massa di informazioni dovrà essere gestita dal software del ministero, cercando di conciliare nel modo migliore possibile i desideri degli aspiranti professori di ruolo con le esigenze delle scuole. Questo sistema però contiene una novità quasi esplosiva per il mondo della scuola: al contrario di qualunque altra decisione del passato, semper presa sulla base delle norme, delle circolari e delle graduatorie, la decisione assunta dal computer sembra immune dal rischio di un ricorso legale.
R. In.