Un quaderno per la scuola
di Maurizio Tiriticco
La scuola di oggi non è più quella di sempre, o quella che ho frequentata io o quella di chi mi sta leggendo. Perché la scuola di oggi è “un’altra scuola”. Mi si può obiettare che non è una novità: perché la scuola cambia, anche se silenziosamente e senza fare rumore. Ed anche senza leggi di riforma. Perché cambiano le conoscenze; ed anche le competenze, ovvero i diversi “saper fare” che sono richiesti da un mondo della ricerca e del lavoro in continua evoluzione: ciò in ordine sia ai PRODOTTI, sempre nuovi, che ai PROCESSI di produzione. Ovviamente il leggere, scrivere e far di conto – ed aggiungiamo anche il “far di canto”, tanto caro a Luigi Berlinguer – costituiscono le abilità di base di sempre. Ma oggi – e sempre più domani – si apre a ventaglio tutta una serie di conoscenze, abilità e competenze sempre nuove, che un’evoluzione sempre più spinta in avanti pone, propone ed impone.
In primo luogo occorre far chiarezza sulle tre parole chiave che ho ricordato: a) le CONOSCENZEafferiscono ai saperi, ai saperi di base disciplinari, nonché pluridisciplinari, se non addirittura transdiscipilinari: anche se questi ultimi riguardano più il mondo della ricerca che quello della scuola; b) le ABILITA’ sono operazioni che danno concretezza ai saperi; il bambino che va ad acquistare il giornale per il padre, sa quanto deve pagare e quanto deve avere di resto; l’adulto che va al supermercato, sa cosa deve acquistare, ma anche quanto può spendere, e silenziosamente fa i suoi calcoli; c) le COMPETENZEriguardano dei “saper fare” più complessi. Qualche esempio: io so guidare l’automobile, e questa è un’ABILITA’, acquisita anche in relazione a date CONOSCENZE, relative alla guida, al codice della strada et al. Ma Max Verstappen che, con un audace sorpasso, all’ultimo giro del Gran Premio di Abu Dhabi, ha vinto ai danni di Hamilton, ha dimostrato di possedere una COMPETENZA, e non da poco.
Ma torniamo alla scuola di oggi che – ripetiamo – non è più quella di una volta: o meglio quella che precedeva la legge di riforma del 1999. Riforma di cui al DPR 275/99, varato sotto il Ministro pro tempore Luigi Berlinguer e concernente il “Regolamento recante norme in materia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell’articolo 21 della Legge 15 marzo 1997, n. 59”. Quindi un DPR, la cui legittimità discendeva da una legge delega, la n. .59, appunto. Ed ecco il dettato: “Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni e agli Enti Locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa”.
Occorre una precisazione. Alla fine degli anni ottanta, in un Paese ormai di democrazia avanzata e matura, si cominciò ad avvertire l’esigenza di rinnovare la struttura stessa del nostro apparato amministrativo, ancora legato ad uno Stato fortemente centralizzato, quale erano stati sia lo Stato sabaudo che quello fascista. Nei quali esisteva un’amministrazione pubblica in cui c’è “chi comanda e chi obbedisce”, chi “fa le leggi e chi le deve rispettare ed attuare”: il tutto fortemente dissonante con i principi ed il testo della nostra Carta Costituzionale. Per cui, l’emergere di altre esigenze, che sottolineassero due principi fondanti, la responsabilità e l’autonomia! Punti di forza di uno Stato autenticamente democratico. E la necessità dell’autonomia della pubblica amministrazione e delle sue istituzioni aveva visto nel nostro Paese un lungo dibattito culturale e politico. Ormai eravamo diventati un Paese a democrazia matura e diffusa, per cui era necessario metter mano a quell’articolo 5 della Costituzione in cui si detta che la Repubblica, pur se una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; e a quell’articolo 115, in cui si detta che le Regioni sono costituite in enti autonomi. Era necessario insomma costruire un contesto istituzionale che fosse coerente con principi costituzionali e che in forza del quale quei rapporti civili tra i cittadini, lo Stato e la sua amministrazione, di cui al Titolo primo, fossero pienamente realizzati.
La stagione dell’autonomia, dunque! Ed eravamo partiti alla grande anni prima! Con la legge 241 del 1990, che dettava “nuove norme in materia di procedimento amministrativo”. In seguito, pur se con fatica e con qualche difficoltà, nel 1995 varammo le prime Carte dei servizi pubblici. Dalle quali furono interessate, ovviamente, anche le istituzioni scolastiche.
Non voglio tirarla troppo per le lunghe! Ma, per quanto concerne la scuola, è doveroso anche ricordare le battaglie condotte dai Direttori Didattici e dai Presidi per diventare Dirigenti Scolastici: cosa che avrebbe comportato vantaggi in termini di carriera, di riconoscimento sociale nonché di compensi. Ed il che avrebbe costituito per le istituzioni scolastiche autonome un indubbio valore aggiunto. E la cosadivenne realtà in forza del Decreto Legislativo 6 marzo 1998 n. 59, con cui si “disciplina la qualifica dirigenziale dei capi d’istituto delle istituzioni scolastiche autonome, i quali sono preposti alla dirigenza delle istituzioni scolastiche ed educative alle quali è stata attribuita autonomia ai sensi dell’articolo 21 della legge 15 marzo 1997 n. 59”.
Molti anni sono trascorsi e troppa acqua è passata sotto ai ponti per poter ripercorrere, come sarebbe necessario, ciò che è avvenuto nel contesto scolastico del nostro Paese, sia sotto il profilonormativo che sotto quello operativo, e per indicare ciò che si richiede oggi agli insegnanti nonché, in primo luogo, ai dirigenti.
In effetti la nostra scuola sta oggi attraversando tempi non facili! E’ costretta a promuovere conoscenze, abilità e competenze sempre più elevate: e ciò nonostante le profonde limitazioni organizzative imposte dalla pandemia del covid. Ciò comporta impegni maggiori per chi insegna, nonché impegni maggiori per chi dirige. E proprio per quanto riguarda la professione direttiva, è doveroso ricordare che è fresco di stampa un prezioso quaderno operativo introdotto da un titolo avvincente e coinvolgente: “Orientarsi efficacemente nella dirigenza scolastica”, edito in questi giorni dalla Tecnodid, Editrice di Napoli. Ne sono curatori Domenico Ciccone e Rosa Stornaiuolo, dirigenti già noti ai nostri insegnanti. E vi figurano preziosi contributi, di esperti già noti a chi opera nella scuola:Antonio Bove, Roberto Calienno, Domenico Ciccone, Vittorio Delle Donne, Paola Di Natale, Filomena Nocera, Guglielmo Rispoli, Rosa Stornaiuolo.
Si tratta di minisaggi affatto mini per quanto riguarda i contenuti: testi da cui si possono trarre preziose indicazioni di lavoro e suggerimenti. Ed il che, in un’epoca in cui la scuola sembra un luogo in cui occorrerebbe guardarsi solo da pericolosi contagi ed aprire le finestre, mi verrebbe da dire: aprite le finestre, ma non solo ad un’aria pulita, ma anche ad idee innovative! Che non mancano e che esperti operatori della scuola mettono a vostra disposizione! Aggratis! Come diciamo a Roma.
E sono certo del successo dell’opera! Autori e Casa Editrice ne sono assolutamente garanti!
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