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Gli ATA vanno all’incasso

Scuola, FLC CGIL: grazie alla tenacia di chi ha sottoscritto il CCNL gli ATA vanno all’incasso

Roma, 8 febbario – Si è da poco concluso l’incontro al MIM per attuare le novità previste dal CCNL “Istruzione e Ricerca” 2019-2021.  Per il personale ATA arriveranno oltre 110 milioni di euro, che si tramuteranno in aumenti in busta paga, e 72 mila nuove posizioni economiche. 56 mila delle attuali posizioni economiche saranno incrementate già da maggio 2024.

Ci saranno 70 mila nuove posizioni economiche da attribuire a collaboratori e assistenti e 50 mila passaggi di qualifica da collaboratori scolastici a operatori.

Finalmente si darà stabilità ad oltre 2 mila facenti funzioni di DSGA con un concorso riservato per coloro che hanno 3 anni di servizio. 

Durante l’incontro abbiamo richiesto e stabilito procedure semplificate e tempi rapidi per concretizzare quanto prima questi nuovi benefici contrattuali. Fare presto e bene dunque, per portare questi aumenti nelle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori.  

Grazie alla tenacia delle organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto il Ccnl, finalmente gli ATA vanno all’incasso e auspichiamo che neanche un euro rimanga inutilizzato.

Sentenza TAR Lazio-Roma sez IV bis 7 febbraio 2024, n°2312

NEWS: PRIMA SENTENZA DEL TAR LAZIO CHE ANNULLA IL DECRETO DI RIGETTO SULLA CLASSE SOSTEGNO ADSS, E GLI ATTI DEL COMMISSARIO DICHIARATI INEFFICACI, E CONDANNA IL MINISTERO ISTRUZIONE AD OTTEMPERARE AI PRINCIPI DELLA ADUNANZA PLENARIA DEL CONSIGLIO DI STATO N°22/2022.

Di particolare interesse la sentenza n°2312 del TAR Lazio-Roma sez IV bis di ieri 7 febbraio 2024 di accoglimento del ricorso patrocinato dall’Avv. Maurizio Danza Prof. Diritto del Lavoro Unimercatorum e dall’Avv. Pietro Valentini del Foro di Roma, che ha annullato due decreti del Ministero Istruzione e del Merito emanati con riferimento ad una domanda cumulativa di abilitati in Romania, sia per il sostegno- classe di concorso ADSS, che su materia per la classe di concorso A046, a seguito di sentenza di accoglimento per silenzio inadempimento emessa dallo stesso Tar Lazio-Roma.

La sentenza è la prima in Italia nel suo genere, atteso che il Collegio della IVBIS presieduta dalla Dott.ssa Biancofiore per la prima volta annulla, sia i decreti del Ministero Istruzione che gli atti e la relazione del designato Commissario ad Acta

Con riferimento al primo decreto gravato dalla ricorrente, il MIM aveva rigettato la istanza di riconoscimento per la classe di concorso sostegno ADSS, mentre con riferimento alla classe di concorso A046, aveva previsto, illegittimamente la determinazione della misura compensativa del tirocinio nella misura di 2 anni scolastici per 300 ore per ogni anno.

Quanto al Decreto di respingimento (ADSS)  i difensori della ricorrente Avvocati Maurizio Danza e Pietro Valentini del Foro di Roma, ne avevano chiesto l’annullamento nella parte in cui l’Amministrazione, pur asseritamente “incompetente”, concludeva respingendol’istanza presentata dalla stessa: “VISTO che, tuttavia, questa Amministrazione ha verificato che il Ministero rumeno manca di attestare la qualifica professionale di docente agli italiani che hanno frequentato i corsi di specializzazione su sostegno in Romania, considerandoli, pertanto, meri corsi di specializzazione non abilitanti”.

Nell’accogliere il ricorso, il Collegio ha stabilito che “tale decreto deve essere annullato alla luce della giurisprudenza di questo Tribunale secondo cui: “A giudizio del Collegio il ricorso è fondato. Si deve considerare che la questione del riconoscimento dei titoli abilitativi per lo svolgimento della professione di insegnante di sostegno in altro Stato dell’Unione Europea ha dato luogo a contrasti giurisprudenziali, risolti dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato con le sentenze numero 18, 19, 20, 21 e 22 del 2022. In sintesi, l’Adunanza plenaria (n. 22 del 2022) ha affermato il seguente principio di diritto: Spetta al ministero competente verificare se, e in quale misura, si debba ritenere che le conoscenze attestate dal diploma rilasciato da altro Stato o la qualifica attestata da questo, nonché l’esperienza ottenuta nello Stato membro in cui il candidato chiede di essere iscritto, soddisfino, anche parzialmente, le condizioni per accedere all’insegnamento in Italia, salva l’adozione di opportune e proporzionate misure compensative ai sensi dell’art. 14 della Direttiva

Quanto  al decreto ministeriale ad oggetto le misure compensative per la classe di concorso A046, il Collegio ha accolto il ricorso sentenziando cheva determinato nella misura di 1anno scolastico per 300 ore: “la previsione di un tirocinio di due anni non appare rispondente ai requisiti di ragionevolezza e proporzionalità. Nella motivazione del provvedimento, da un lato, non si giustifica e non si esplica l’iter logico seguito dall’Amministrazione per ritenere coerente tale durata e, dall’altro lato, la durata di due anni è quella ordinariamente prevista per conseguire l’abilitazione da parte dei docenti che siano privi di titoli abilitativi. Ne discende che la previsione di un percorso di due anni azzera in sostanza l’esperienza svolta in Romania e, in mancanza di adeguata motivazione sul punto, appare contrastante con i principi di ragionevolezza e proporzionalità cui deve attenersi l’amministrazione nella propria attività provvedimentale” (i.a. sentenza n. 7268/2021).

Per tali ragioni, sotto il menzionato aspetto, il provvedimento impugnato deve essere annullato, con conseguente obbligo dell’Amministrazione di rideterminare l’entità del tirocinio nel rispetto dei citati principi, cosi come peraltro avvenuto con il decreto di rettifica e rideterminazione della durata del tirocinio in un anno scolastico e trecento ore del 2.12.2021 depositato in giudizi analoghi al presente (in questo senso sentenza di questo TAR, sez. III bis, nr. 17055 del 14 novembre 2023)

Il Tar Lazio infine, chiamato a pronunciarsi anche sull’attività del Commissario ad acta, ha dichiarato inefficace la Sua relazione annullando gli atti dello stesso e stabilendo cheRimane naturalmente fermo il diritto della ricorrente di presentare ricorso autonomo per ottemperanza qualora l’Amministrazione non dia esecuzione alla presente pronunzia ed in tale ambito eventualmente richiedere la nomina di un nuovo commissario ad acta

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza Bis), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie nei limiti e termini di cui in motivazione.

No all’Autonomia Differenziata


NO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA: APPELLO PER UN GRANDE SCIOPERO UNITARIO CONTRO LA REGIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA

A Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals, Cobas Scuola, Cobas Sardegna, Gilda, Anief, nonché a tutte le altre OOSS del settore

 

No all’Autonomia Differenziata che frammenta e spezza l’Italia, perché:

1 – esalta le disuguaglianze fra Nord e Sud, che sono già le più profonde e durature del mondo, all’interno di uno stesso Paese;

2 – frammenta la formazione scolastica, legando l’offerta nazionale dell’istruzione obbligatoria non al diritto di cittadinanza, ma alla ricchezza dei territori, favorendo così i più ricchi. Con l’attuale situazione di sfacelo generale degli istituti, per il 90% non in regola neanche con le norme su igiene e sicurezza (il cui rispetto grava proprio sugli enti locali), cosa potrebbero più garantire le regioni più povere, prive di mense e laboratori e nelle quali spesso non è mai partito il tempo pieno? Le Università del Sud rischierebbero di chiudere e le scuole (già piene di problemi) diventerebbero un cronicario didattico. L’alternanza scuola-lavoro, intesa come mero apprendistato aziendalista, ne uscirebbe dovunque rafforzata ed ulteriormente distorta. L’attuale (assai compromesso) assetto costituzionale prevede che, qualora le regioni lo chiedano, resti allo Stato solo l’indicazione degli indirizzi generali sull’istruzione, aprendo un varco a velleità più vicine al localismo prepotente che al federalismo. 

Il mondo dell’istruzione pare infine destinato a fare da apripista, incardinando per la prima volta la regionalizzazione del personale (cosa mai successa prima in nessun altro settore): questo governo aprirà così la strada alle gabbie salariali con contratti regionali anche per la sanità, i trasporti rimasti allo stato ed i servizi, chiudendo in un ghetto retributivo il Meridione. Per quanti passeranno dallo stato alle regioni è pronto lo stesso tiro mancino che subì in ogni parte del Paese quella parte di personale non docente statalizzata nel 2000 provenendo dagli Enti Locali, con l’annullamento dell’anzianità e l’eliminazione per loro (ma non per i colleghi dello stato) dei “gradoni”, non presenti nel Ccnl degli Enti Locali. Venne azzerata loro l’anzianità di servizio, con un danno fortissimo su stipendi e pensioni. Ricordiamo che questi 70mila lavoratori della scuola che, a parità di mansioni ed orario percepiscono oggi uno stipendio ridotto rispetto ai loro colleghi o sono andati in pensione dopo 42 anni di contributi anche con pensioni da 1000 euro, attendono ancora giustizia nonostante undici sentenze favorevole della Suprema Corte Europea. Oggi, in caso di una regionalizzazione dei contratti, potrebbe avvenire l’opposto, con lo scomputo degli anni di servizio maturati nello stato ed analoghe disparità;

3 – trasforma i diritti costituzionali in merci che alcuni potranno “acquistare” e altri no;

4 – mira a far esplodere la differenza di dotazione di infrastrutture (strade, scuole, ospedali…), anche con la ventilata pretesa di trasformarne la proprietà da statale a regionale, in modo che quello che è di tutti gli italiani, perché pagato da tutti, andrebbe a incrementare il patrimonio pubblico solo di alcuni, che si ritroverebbero così ancora più ricchi, impoverendo gli altri;

5 – sottrae risorse allo Stato, consentendo alle Regioni di trattenere una percentuale forte delle tasse nazionali per finanziare competenze delegate dall’Amministrazione centrale. Ma, subdolamente, in tal modo si avrebbe un trasferimento di fondi pubblici proporzionato alla ricchezza dei territori e non al costo dei servizi, quindi chi già ha di più riceverebbe ancora di più e chi ha meno, ancora meno, generando tensioni il cui sviluppo è imprevedibile;

6 – dal momento che l’Autonomia differenziata, ovvero il passaggio di competenze dai ministeri alle Regioni deve avvenire, per legge, a invarianza di bilancio, se alcune Regioni riescono a sottrarre più risorse, per le altre non può che restare poco o niente e lo Stato centrale potrebbe avere difficoltà a far fronte ai suoi compiti (a meno di non voler regionalizzare, per dire, anche le Forze Armate, la Diplomazia, eccetera);

7 – l’Autonomia Differenziata non può prescindere dai Livelli essenziali delle prestazioni, Lep, ovvero i servizi da fornire al cittadino. Come impone persino la scellerata riforma del Titolo V della Costituzione, del 2001. Ma i Lep (quali, quanti, quanto costano, ci sono i soldi?) non sono stati definiti in 23 anni, poi lo si è fatto in pochi giorni semplicemente fotografando l’esistente (con le lacune che questo comporta); per finanziarli servirebbero non meno di cento miliardi che per di più il governo vorrebbe distogliere da quelli già destinati al Mezzogiorno; ma anche se i Lep fossero definiti e finanziati, per la messa a regime ci vorrebbero decenni. Se l’Autonomia Differenziata partisse, nessuno potrebbe garantire la realizzazione dei Lep;

8 – ci sono almeno una decina di pesanti violazioni dei principi costituzionali nel disegno di legge Calderoli per l’AD; e il ruolo del Parlamento viene azzerato. Tutto verrebbe deciso unicamente dal governo e dalle regioni interessate.

Appello promosso da:

Pino Aprile (giornalista e scrittore, Presidente onorario dell’Intergruppo Parlamentare per il Sud, le aree interne e le piccole isole)

Stefano d’Errico (Segretario nazionale dell’Unicobas Scuola & Università)

6 Febbraio 2024: Quarantacinque sindaci del Mezzogiorno si uniscono all’appello dello scrittore Pino Aprile, Presidente onorario dell’Intergruppo parlamentare Sud e dei sindacati di base. Chiedono a tutti i restanti sindacati dell’istruzione l’organizzazione di uno sciopero generale unitario della scuola contro l’autonomia differenziata, in una data da decidersi in comune. Tra i sindaci che hanno dato la loro adesione anche Mosè Antonio Troiano, sindaco di San Paolo Albanese, nominato vicepresidente dell’Associazione dei Sindaci del Sud Recovery Sud Italia insieme a Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, Vito Fusco, sindaco di Castelpoto, Maria Grazia Brandara, sindaca di Naro e Giovanna Bruno, sindaca di Andria. Quindi sono rappresentate tutte regioni del Sud. L’associazione ha deciso anche di aderire alla manifestazione nazionale davanti al ministero della Coesione indetta dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. 

Nell’ordine:

Gennaro Capparelli, sindaco di Acquaformosa
Maria Grazia Brandara, sindaca di Naro
Simona Colotta, sindaca di Oriolo
Domenico Vuodo, sindaco di Alessandria del Carretto 
Alessandro Tocci, sindaco di Civita
Rosaria Capparelli, sindaca di San Benedetto Ullano
Lucia Nicoletti, sindaco Santo Stefano di Rogliano
Raffaele Pane, sindaco di Scigliano
Antonio Iorio, sindaco Di Tortora
Mosè Antonio Troiano, sindaco di San Paolo Albanese
Giovanni Galli, sindaco di Salcito
Alfredo Lucchesi sindaco, Santa Maria Talao
Agostino Chiarello, sindaco Di Campana
Francesco Silvestri, sindaco Di Verbicaro
Riccardo Gullo, sindaco Di Lipari
Pietro Caracciolo, sindaco di Montalto Uffugo
Francesco Tursi, sindaco di Plataci
Michele Chiodo, sindaco di Soveria Mannelli
Vincenzo Nania, sindaco di Sorbo San Basile 
Francesco Severino, sindaco di Santa Caterina dello Ionio
Pasquale Fera, sindaco di San Nicola da Crissa 
Francesco Miglio, sindaco di San Severo
Giovanna Bruno, sindaca di Andria
Giuseppe D’Onofrio, sindaco Serracapriola
Raffaele Falbo, sindaco di Melissa
Maria Grazia Vittimberga, sindaca Di Isola Capo Rizzuto
Angelantonio Angarano, sindaco Di Bisceglie
Luigi Sarnataro, sindaco di Mugnano di Napoli
Francesco Fazio, sindaco di Fabrizia
Mimmo Lo Polito, sindaco di Castrovillari
Francesco Cacciatore, sindaco di Santo Stefano Quisquina
Antonio Vella, sindaco Di Montevella
Massimo Chiarella, sindaco di Gimigliano 
Raffaele Mirenzi, sindaco di Pentone 
Francesco Scalfaro, sindaco di Cortale 
Luca Papaianni, sindaco di Paterno Calabro
Sebastiano Tarantino, sindaco di Taverna 
Francesco Silvestri, sindaco di Verbicaro 
Gabriele Corrado, sindaco di Dasá
Alfredo Lucchesi, sindaco di Santa Domenica Talao 
Vincenzo De Marco, sindaco di San Sosti 
Antonio Pomillo, sindaco di Vaccarizzo
Pasquale Iacovella, sindaco di Casalduni 
Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Ionio

Ulteriori adesioni verranno costantemente aggiunte nel corso di questa campagna che comincia oggi

Agenti a scuola?

Agenti a scuola? FLC CGIL: il Ministro si occupi di Istruzione

Roma 6 febbraio – Il ministro Valditara pensa alla presenza delle forze dell’ordine a protezione delle scuole più a rischio di aggressioni nei confronti dei docenti e del personale scolastico e all’inasprimento delle pene, ritenendo gli episodi di violenza un reato non solo per l’aggredito ma “un danno di immagine e reputazionale” per lo Stato. Ancora una volta risposte di tipo repressivo che trascurano la complessità del fenomeno.

Ferme restando le responsabilità di carattere civile e penale sanzionate dalla legge e di cui altri, non il ministro dell’Istruzione (e del merito), devono occuparsi, le scuole vanno sostenute nel compito di adottare provvedimenti che abbiano finalità educativa e che salvaguardino il benessere psicologico di tutte le anime della comunità educante, in un clima di reciproco rispetto.

Per restituire autorevolezza alla scuola dopo anni di cattive riforme, serve un suo un nuovo posizionamento sociale, serve la volontà politica, servono investimenti per procedere a una ristrutturazione dell’intero sistema e dei suoi metodi, recuperandone la missione costituzionale di promozione della persona e di emancipazione dei futuri cittadini attraverso l’istruzione.

La Formazione continua

Formazione per docenti e dirigenti, un investimento per l’innovazione educativa

“La complessità del contesto educativo attuale richiede che i docenti ma anche dirigenti scolastici
siano in grado di affrontare nuove sfide e rispondere alle esigenze degli studenti. In tale contesto –
afferma il Segretario Nazionale UGL Scuola, Ornella Cuzzupi – abbiamo inteso strutturare
un’iniziativa di formazione atta a garantire un’educazione di qualità adeguata alle esigenze di un
mondo in continua evoluzione”.
Su questo tema, il segretario Cuzzupi ha sempre posto una specifica e continua attenzione:
“Abbiamo voluto offrire ai nostri quadri e iscritti, in forma del tutto gratuita, uno strumento
concreto atto a sostenere docenti, dirigenti e personale ATA nel loro percorso di guida per le
giovani generazioni. Una formazione ben strutturata e mirata fornisce un’efficace panoramica delle
tematiche, offrendo una chiara visione e creando un ambiente di condivisione delle esperienze”.
Il corso formativo prenderà il via il 16 febbraio prossimo e proseguirà sino agli inizi di aprile
con una serie di appuntamenti, tutti online i cui termini saranno resi noti attraverso il sito
dell’UGL Scuola (www.uglscuola.org), al termine dei quali verrà rilasciato un Attestato di
Formazione. Nell’ambito dell’organizzazione dell’evento il Segretario Nazionale sarà coadiuvato
dalle prof.sse e dirigenti sindacali Anna Bruno e Giusi Fiumanò.
“Ad affiancare l’UGL Scuola in questa importante esperienza – riprende Ornella Cuzzupi – ci sarà
l’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), che riunisce docenti, dirigenti scolastici e tecnici
della scuola di ogni ordine e grado. Una collaborazione alla cui base c’è la condivisa convinzione
dell’importanza strategica dell’istituzione scolastica nell’edificare un Paese moderno e funzionale
pronto ad investire nei giovani attraverso la conoscenza, il merito e l’inclusione”.
Attraverso esempi pratici e sessioni interattive, il personale scolastico tutto avrà l’opportunità di
sperimentare e apprendere nuove strategie didattiche e organizzative, scoprendo come queste
possono essere trasferite nel contesto del proprio lavoro quotidiano. “Un modo per stimolare
ulteriormente gli operatori della conoscenza affinché ci si muova in una direzione di condivisione
delle migliori pratiche, promuovendo la giusta innovazione all’interno delle scuole. Tutto ciò –
Continua Cuzzupi – si traduce in un miglioramento della qualità dell’insegnamento e
dell’organizzazione scolastica nel suo complesso. Questo è l’obiettivo di una formazione serie e
propositiva: le vetrine e i corsi tanto per fare non ci appartengono. È il momento di prendere per
mano il destino della scuola offrendo idonei strumenti a chi, di tale istituzione, è linfa vitale.
L’UGL Scuola è pronta a farsi essa stessa strumento per una scuola più concreta, più giusta, più
vera”.

Federazione Nazionale UGL Scuola

Costituzione della filiera tecnologico-professionale

Scuola, Fracassi (FLC CGIL): riforma della secondaria primo passo verso privatizzazione

Roma, 31 gennaio – Dopo una serie di imbarazzanti sospensioni per mancanza del numero legale, il Senato ha approvato la riforma Valditara sulla costituzione della filiera tecnologico-professionale per la scuola secondaria di secondo grado, il sistema di formazione professionale e gli ITS.

La segretaria generale della FLC CGIL, Gianna Fracassi, commenta: “È il primo passo verso la privatizzazione del sistema pubblico di istruzione: ingresso di esperti privati al posto dei docenti, riduzione di un anno del percorso, cancellazione delle prerogative degli organi collegiali nella definizione dei curricoli, limitazione della libertà di insegnamento e alternanza scuola lavoro a partire dai 15 anni. Un’impostazione classista e ideologica finalizzata a segregare soprattutto le classi sociali più svantaggiate. Non c’è cultura del lavoro in questo provvedimento, ma la sostituzione dell’istruzione con l’addestramento professionale”.

 “Credo sia evidente la povertà culturale che ispira questo disegno di legge e la distanza abissale rispetto alle sfide economiche di sviluppo che il nostro Paese e tutto il mondo devono affrontare e che richiedono livelli di istruzione più elevati. E’ evidente – sottolinea la dirigente sindacale – la scelta di predisporre le basi per la prospettiva rappresentata dalla scuola regionale contenuta nel ddl sull’autonomia differenziata”.

“Si tratta di una riforma bocciata già nei fatti dalla scarsissima adesione alla anticipata sperimentazione delle scuole, spesso frutto di improprie pressioni e bocciata anche dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Adesso la parola passa alla Camera, ma la FLC CGIL non si fermerà nel contrasto ad un provvedimento dannoso per la scuola e ingiusto per i ragazzi e le ragazze del nostro Paese”. Conclude Fracassi.

Flop clamoroso delle sperimentazioni proposte dal Ministero

Flop clamoroso delle sperimentazioni proposte dal Ministero (filiera tecnico professionale e liceo made in Italy). In Toscana solo tre scuole danno il via alla filiera tecnico professionale e una sola scuola al liceo del made in Italy.

A Livorno città il Collegio dei docenti del Niccolini Palli ha votato all’unanimità contro l’attivazione del Liceo del made in Italy. Per quanto riguarda la filiera tecnico professionale, alll’ITI Galilei il Collegio docenti si è espresso contrario già a dicembre, in modo tanto netto che la questione non è stata riproposta a gennaio, mentre al Buontalenti Cappelini Orlando, così come in altri istituti tecnici della provincia, la sperimentazione non è stata nemmeno portata in votazione. Molto particolare la situazione del Vespucci Colombo, dove nell’ultimo giorno utile, l’11 gennaio, c’è stata l’adesione alla filiera dei tecnici per quanto riguarda l’indirizzo logistica con una votazione che ha visto il collegio letteralmente spaccato in due. (esito della votazione: favorevoli 73, contrari 72, astenuti 28). In pratica la sperimentazione è passata per un solo voto favorevole, quello della Dirigente. Senza attendere la delibera del Consiglio d’Istituto, l’adesione è stata inviata al Ministero dimostrando come la condivisione di questa scelta con le componenti scolastiche sia stata assai discutibile, tanto da non rispettare nemmeno alcuni passaggi formali che pure la normativa richiede. E il Ministero, senza rispettare i criteri di propria emanazione, che prevedevano le delibere di entrambi gli organi collegiali della scuola, ha subito emanato il decreto di autorizzazione. E così, in fase di iscrizioni aperte, con open days che si tengono da novembre e che non avevano finora contemplato questa opzione, appare un nuovo elemento di dis/orientamento per molte famiglie che si accingono ad iscrivere in prima superiore in propri figli.

L’iter del disegno di legge non si è ancora concluso, la Regione Toscana ha espresso parere contrario, il CNPI (Consiglio nazionale pubblica istruzione) pure, i Collegi docenti nella stragrande maggioranza del paese respingono, ma il Ministro Valditara preme sull’acceleratore per evidenti motivi di visibilità politica che poco hanno a che vedere con istruzione e formazione.

Ribadiamo la nostra posizione contraria alla sperimentazione di una riforma che taglia un anno di scuola, cosa che avrà delle inevitabili ripercussioni occupazionali sul personale scolastico , indipendentemente dalle assicurazioni di facciata del Ministero, una riforma che di fatto esternalizza molte ore di docenza al mondo dell’impresa, che riduce la preparazione culturale e professionale, che è pensata per mettere sul mercato diplomati dequalificati rispetto a chi si diploma col percorso quinquennale, diplomati che saranno costretti poi, per dare un valore al proprio titolo quadriennale, a seguire i 2 anni successivi, con un paradossale prolungamento del percorso.

Per affrontare queste tematiche Unicobas Scuola e Associazione Culturale Altrascuola hanno convocato un incontro dibattito aperto alla cittadinanza che si terrà martedì 30 gennaio alle ore 17.30 presso Thisintegra, via Ganucci 3

UNICOBAS SCUOLA & UNIVERSITA’ –

Claudio Galatolo

Audizione Commissione PETI del Parlamento Europeo

AUDIZIONE COMMISSIONE PETI PARLAMENTO EUROPEO SU PETIZIONE 0951/2023 SU DISCRIMINAZIONE DIRITTO AL LAVORO E INSEGNAMENTO TITOLI ABILITANTI MATERIA E SOSTEGNO CONSEGUITI ALL’ESTERO

Nel corso della audizione del 23 gennaio 2024, tenutasi presso la Commissione PETI del Parlamento Europeo, ad oggetto la petizione n°0951/2023 presentata dall’Avv.Maurizio Danza e dall’europarlamentare On.Le Lucia Vuolo, dichiarata ammissibile dalla stessa Commissione, l’Avv.Danza Prof.Diritto del lavoro Unimercatorum ha dichiarato che ” La disposizione di legge italiana e la ordinanza del Ministero Istruzione nel pregiudicare contrariamente alle previgenti disposizioni, il diritto di migliaia di docenti in possesso di abilitazione all’insegnamento e di specializzazione sul sostegno conseguite all’estero ed in attesa di riconoscimento, collocati in coda a chi è privo di tali titoli nelle graduatorie per il conferimento di contratti a tempo determinato, discrimina gravemente-, il diritto di accesso al lavoro tutelato dall’art.14 della CEDU su cui si è già pronunciata la Corte di Giustizia Europea, C-116/94.

Ha aggiunto inoltre che tali disposizioni violano altresì non solo il diritto alla mobilità delle qualifiche professionali sancito dalla Direttiva n°36/2005, ma, disconoscendo le stesse pronunce della Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n°19,20.21.22 che hanno sancito la validità del titolo quale attestato di competenza secondo l’art.13 della Direttiva UE n°36/2005.

CCNL Scuola

CCNL Scuola. L’ILLUSIONE DEGLI AUMENTI STIPENDIALI

Dopo oltre 6 mesi di attesa, ieri giovedì 18 gennaio 2024 è stato finalmente sottoscritto definitivamente il nuovo CCNL, già scaduto il 31.12.2021.

Giornali e comunicati sindacali hanno sbandierato aumenti medi di oltre 100€ mensili per il personale docente e ATA, magari dimenticando di precisare che questa cifra ingloba l’aumento già avuto a fine 2022.

Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza sugli effettivi incrementi stipendiali previsti da questo nuovo contratto.

Oltre la ridicola Una tantum [63,84€ per i docenti e 44,11€ per gli ATA] prevista dall’art. 75, l’art. 74 del CCNL prevede un aumento di alcune voci contrattuali “a valere dal 2022”, davvero singolare per un contratto scaduto già il 31.12.2021[780€ annui per l’indennità del DSGA; da 10,30 a 16,10€ mensili per la RPD e da 6,70 a 7,40 mensili per il CIA] e finalmente – dopo oltre 15 anni – l’art. 80 prevede un aumento, questo “a valere dal 1° gennaio 2024”, di solo il 10% [ma per i “funzionari” di oltre il 20%] dei compensi orari per le attività aggiuntive, ma questo senza aumentare il F.I.S., in questo modo il risultato sarà quello di diminuire le ore da svolgere. Analogo il caso delle posizioni economiche del personale ATA: l’art. 79 aumenta i compensi [+100€ prima posizione e +200€ seconda posizione], ma non l’aumento delle risorse complessive. Così si determinerà un minor numero di “posizioni”, specialmente quelle dei collaboratori scolastici.

Comunque, la situazione salariale continua a essere quella che denunciamo da anni e che ha determinato la situazione sintetizzata dalla tabella sottostante, il personale docente e ATA ha perso decine di punti percentuali di potere d’acquisto, il DSGA ha faticosamente mantenuto il proprio, mentre è stata “premiata” la figura del dirigente scolastico, garante della trasformazione della Scuola da istituzione pubblica a soggetto para-imprenditoriale.

CCNL “Istruzione e Ricerca” 2019-2021

CCNL “Istruzione e Ricerca” 2019-2021 del 18 gennaio

“Finalmente oltre un milione e 300 mila lavoratori di scuola, università, ricerca, AFAM hanno il CCNL di lavoro rinnovato”.
Così il 18 gennaio CGIL nazionale e FLC CGIL in merito alla firma all’Aran, del CCNL ‘Istruzione e Ricerca’ 2019-2021, ma aggiungono che “per la sottoscrizione definitiva, arrivata a distanza di ben sei mesi dalla firma dell’ipotesi contrattuale, è stato necessario attendere il lunghissimo iter di certificazione da parte degli organismi di controllo, una inaccettabile enormità burocratica”.

“Le nuove disposizioni entrano in vigore da venerdì 19 gennaio, salvo diversa prescrizione per alcuni specifici istituti contrattuali come indicato nello stesso testo”.

APPROFONDIMENTI

SCUOLA

UNIVERSITÀ

RICERCA

AFAM

“Abbiamo sottoscritto il nuovo CCNL – sottolineano CGIL e FLC – avendo ricevuto pieno mandato dalle lavoratrici e dai lavoratori del comparto, iscritti/e non iscritti, che sono stati democraticamente consultati con una amplissima campagna di assemblee svoltesi in oltre 9.000 luoghi di lavoro tra scuole, università, accademie e nei conservatori”.
“Ora – proseguono CGIL e FLC – invieremo subito la disdetta del CCNL appena sottoscritto al fine di avviare le trattative per il rinnovo del triennio contrattuale 2022-2024 già prossimo alla scadenza. La nostra priorità assoluta sarà l’incremento degli stipendi in rapporto all’inflazione al fine di tutelare pienamente il potere d’acquisto delle retribuzioni”. “Per queste ragioni – concludono – il Governo dovrà fare la sua parte, incrementando le risorse previste dalla legge di Bilancio 2024, rispondendo così alla condizione salariale dei lavoratori e delle lavoratrici della conoscenza”.

È flop della filiera tecnologico professionale

Scuola, è flop della filiera: la proposta Valditara rimane al di sotto delle precedenti sperimentazioni

Roma, 16 gennaio – Dalle prime verifiche effettuate dai nostri delegati sui luoghi di lavoro, la Filiera tecnologico professionale, che impone la sperimentazione quadriennale per istituti tecnici e professionali, raggiunge a stento il 5,7% delle scuole di riferimento. Infatti, nelle regioni sinora da noi monitorate – Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Friuli, Toscana, Umbria, Sicilia e Sardegna – su 981 istituti, solo 56 hanno aderito alla proposta Valditara.

Al netto delle nostre considerazioni anche le 100 sperimentazioni annunciate da Valditara rappresentano un risultato risibile, soprattutto perché ottenute a fronte di una grande campagna mediatica, di pressioni istituzionali e di camuffamento dell’operazione di riduzione della durata del percorso scolastico. Se consideriamo che nel 2021 il tentativo del ministro Bianchi di raggiungere mille scuole quadriennali si era fermato a 243 richieste, il progetto Valditara, con le sole 100 scuole preannunciate, rappresenta un autentico fallimento ed è la dimostrazione che il percorso abbreviato non trova consenso nelle scuole italiane.

La FLC CGIL ha contestato dalla prima ora l’impianto culturale proposto da questa pericolosa riforma, finalizzata a costruire un percorso abbreviato che, dopo un diploma conseguito in quattro anni, consente l’iscrizione al biennio dell’ITS creando una formazione di ridotta qualità, con meno ore di didattica generale e più ore di PCTO e apprendistato. Le bocciature espresse dai consigli di istituto e dai collegi dei docenti ci danno ragione e ci confermano che avevamo visto giusto nel rappresentare una scuola consapevole del proprio ruolo, fondata su una democrazia interna che ha saputo argomentare scelte di qualità e di garanzia del diritto allo studio e, infine, farsi valere!

Concorso ordinario dirigenti scolastici: attestazione lodevole servizio

Concorso ordinario dirigenti scolastici: il lodevole servizio nella scuola equivale al servizio senza demerito

A seguito della nostra richiesta il MIM chiarisce che nella scuola il lodevole servizio equivale al sevizio prestato senza demerito. Non è dunque più necessaria alcuna attestazione.

Facendo seguito alla nostra richiesta il MIM chiarisce ciò che per noi era scontato: il servizio lodevole non deve essere attestato. Pertanto non è più necessario acquisire alcuna attestazione estranea alla normativa scolastica. Da domani la piattaforma per l’acquisizione delle domane di partecipazione al concorso per dirigente scolastico sarà aggiornata.

Prendiamo atto con soddisfazione dei chiarimenti pervenuti dal Ministero che vanno nella direzione delle semplificazione delle procedure da noi richiesta.


Concorso ordinario dirigenti scolastici: preferenze in caso di parità, l’attestazione del lodevole servizio deve essere eliminata. I sindacati scrivono al MIM

Nella scuola non esiste il servizio lodevole ma il servizio senza demerito. I requisiti per partecipare al concorso prevedono il superamento dell’anno di prova e un servizio di almeno cinque anni, due condizioni che attestano il possesso della preferenza da parte di tutti i candidati.

Con una richiesta unitaria dei responsabili nazionali della dirigenza scolastica, la FLC CGIL, unitamente a CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA E SNALS CONFSAL, ha segnalato al Capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, dott.ssa Carmela Palumbo, il corto circuito che si sta verificando nella compilazione della domanda di partecipazione al concorso per dirigente scolastico rispetto alla dichiarazione del possesso delle preferenze in caso di parità.

Il DPR 82/2023, che ha sostituito l’art. 5 del DPR 487/94, prevede un nuovo sistema di preferenze tra cui, alla lettera D), aver prestato lodevole servizio a qualunque titolo, per non meno di un anno, nell’amministrazione che ha indetto il concorso.

Nella piattaforma che acquisisce le istanze di partecipazione al concorso, per assegnare la suddetta preferenza il sistema richiede di indicare necessariamente gli estremi dell’attestazione del servizio lodevole (numero e data dell’atto, ente che ha rilasciato la certificazione), attestazione di cui non si comprende bene la natura e che i dirigenti scolastici non ritengono di dover rilasciare, chiedendo chiarimenti da parte del ministero.

La normativa scolastica non fornisce alcuna indicazione sulla natura del servizio lodevole né attribuisce al solo dirigente scolastico il compito di attestarlo.

Lo stesso articolo 448 del Testo Unico DLgs 297/1994 prevede che, anche in caso di valutazione del servizio richiesta dal docente stesso al comitato di valutazione, la stessa non si conclude con un giudizio complessivo, né analitico, né sintetico.

Inoltre, già in precedenza, il ministero, nelle avvertenze alla tabella di valutazione dei titoli allegata al DM 50/2021, relativo al rinnovo delle graduatorie di istituto terza fascia ATA, aveva precisato che il lodevole servizio per non meno di un anno era equiparato al servizio prestato senza demerito per non meno di un anno.

Con la richiesta unitaria inviata al Ministero, la FLC CGIL insieme a CISL SCUOLA, UIL SCUOLA e SNALS CONFSAL, ha chiesto di modificare la piattaforma ed eliminare l’obbligo di indicare gli estremi di un’attestazione, consentendo ai candidati di dichiarare il possesso della preferenza D) mediante la sola apposizione del flag nella corrispondente casella.

Auspichiamo un intervento tempestivo che faccia chiarezza sull’argomento e restituisca la necessaria serenità a tutti i partecipanti.

Continueremo a seguire la situazione e a segnalare al ministero le tante richieste di chiarimenti che ci giungono in questi giorni.

Autonomia differenziata: appello al Senato

Autonomia differenziata. FLC CGIL e sindacati fanno appello al Senato: fuori Istruzione dal DDL Calderoli

Roma, 9 gennaio 2024 – Un appello sottoscritto dalla FLC CGIL e da tutti i maggiori sindacati rappresentativi del mondo dell’Istruzione è stato inviato oggi al presidente del Senato e a tutti i Senatori in vista dell’iter di discussione sul disegno di legge 615 sull’autonomia differenziata (DDL Calderoli) il cui avvio è previsto il prossimo 16 gennaio.

L’appello contiene una richiesta condivisa da tutte le organizzazioni sindacali: “La piena salvaguardia del carattere unitario e nazionale del nostro sistema pubblico di istruzione”, che deve perciò restare fuori dal dal processo di regionalizzazione avviato dal Governo.

I sindacati, a nome delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentano, manifestano infatti grande preoccupazione “in merito agli esiti deprecabili, che possono determinarsi ove giungesse a compimento l’iter del DDL n.615 contenente “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art.116, terzo comma della Costituzione”, si legge nella lettera – appello.

In particolar modo preoccupano le ricadute sulla scuola. Infatti, continua l’appello, “attraverso le intese regionali si prevede che si possa giungere a far diventar le norme generali sull’istruzione – oggi legislazione esclusiva dello Stato – oggetto di legislazione concorrente. Altro non significa “regionalizzare” e quindi differenziare le norme che disciplinano le finalità della scuola e che – al contrario – dovrebbero essere applicabili in tutto il territorio nazionale in modo uniforme”.

Facendo appello alla Costituzione, la FLC e gli altri sindacati ricordano che essa attribuisce al sistema scolastico “valenza necessariamente generale ed unitaria che identifica un ambito di competenza esclusivamente statale”.

Per le organizzazioni sindacali: “Esiste un tema che chiama direttamente in causa la missione principale della scuola ovvero la costruzione della cittadinanza, la condivisione di valori e il senso di appartenenza, che fondano la convivenza democratica. Questo ruolo del sistema di istruzione statale sarebbe inevitabilmente pregiudicato da una scelta regionalistica e territorialistica. Per queste molteplici ragioni crediamo che tutto ciò vada scongiurato”.

La richiesta esplicita dei sindacati è una sola: “Si tenga la scuola ‘organo costituzionale’ fuori dal processo tracciato dal DDL n. 615. Perché nella scuola – unica nelle finalità, nazionale nell’ordinamento, uguale nei diritti dell’alunno – risiede la nostra appartenenza alla comunità nazionale, il nostro orgoglio di essere europei in quanto italiani e italiani in quanto europei”, si conclude l’appello.


Assicurare continuità al lavoro del personale ATA

Scuola: assicurare continuità al lavoro del personale ATA

Roma, 3 gennaio – Con gli ultimi provvedimenti ministeriali stiamo assistendo a notevoli passi indietro rispetto a quello che abbiamo chiamato processo di semplificazione delle procedure amministrative e su cui il medesimo Ministero ha assunto nell’aprile del 2023 precisi impegni che non vengono rispettati.
Ci riferiamo ad alcune recenti misure che vanno in direzione esattamente opposta al cammino della semplificazione.

Innanzitutto la continuità del rapporto di lavoro per i collaboratori scolastici assunti per l’implementazione del PNNR e Agenda Sud ha una durata limitata per nulla coerente con lo sviluppo temporale dei progetti che si proiettano fino al 2026.

In secondo luogo, per quanto riguarda le proroghe delle supplenze degli Assistenti Amministrativi e Tecnici, tutta l’operazione mostra il suo carattere aleatorio dal momento che le risorse sono limitate e, secondo la massiva comunicazione inviata alle scuole, non sempre sono in grado di coprire interamente lo scopo per cui sono state stanziate.

Ancora, non si può non registrare il passo del gambero nella gestione delle risorse finalizzate alla corresponsione degli stipendi degli Assistenti in proroga, giacché l’erogazione delle retribuzioni viene scaricata interamente sulle segreterie mentre ormai da tempo era acquisito che a farsene carico dovesse essere esclusivamente NoiPa.

E infine, rimane il vergognoso trattamento riservato a molti supplenti che, come ogni anno, ultimi fra gli ultimi, devono attendere, da settembre fino a gennaio, la retribuzione maturata in quattro mesi di lavoro. E sì che nell’aprile del 2023 il Ministero dell’istruzione aveva messo nel suo “Piano delle semplificazioni” il superamento definitivo di tale situazione entro dicembre 2023.

La FLC CGIL chiede: la proroga senza discriminazioni dei contratti ATA, Collaboratori e Assistenti, fino a tutto il 2026; la certezza delle risorse da garantire con il primo strumento normativo utile; l’erogazione tempestiva degli stipendi del personale supplente docente  e ATA; la presa in carico dell’erogazione degli stipendi anche per i supplenti prorogati su PNRR da parte di NoiPa, essendo tale incombenza un’attività che non compete alle scuole che, in quanto comunità educante, anche sul piano amministrativo, ha come finalità quella di assicurare in primo luogo la didattica e l’istruzione.

Decreto sulla formazione dei docenti

Scuola, FLC CGIL: ritirare il decreto sulla formazione dei docenti

Roma, 22 dicembre 2023 – Nella giornata di oggi si è svolto, su richiesta della nostra organizzazione, un confronto al MIM sulla formazione del personale docente. L’intenzione del Ministero è quella di introdurre la formazione “incentivata” per decreto, ignorando totalmente sia le prerogative contrattuali sulla formazione del personale, che le competenze in merito degli organi collegiali. 

Le materie che riguardano la formazione e la carriera del personale della scuola si regolano per contratto e quelle che attengono alla programmazione delle attività, compresa la formazione, competono agli organi collegiali. 

Consideriamo inaccettabile un modello di valutazione degli insegnanti basato sulla “condotta professionale” e sul rendimento degli alunni e che ripropone addirittura la performance, peraltro esclusa per legge nelle istituzioni scolastiche. Queste modalità oltre a essere inammissibili contrattualmente, sono quanto di più lontano dalla realtà delle condizioni di lavoro del personale docente.

Il decreto per la FLC CGIL va ritirato e subordinato all’apertura delle trattative sindacali di rinnovo del Contratto per il triennio 2022-24. Riteniamo infatti che, invece di esercitarsi in improbabili percorsi che avranno effetti solo dal 2032, il Ministero dovrebbe dedicarsi al reperimento delle risorse per il rinnovo, alla elaborazione dell’atto di indirizzo e alle indicazioni, anche sulla formazione, da trattare in negoziato.
Evitando di riesumare schemi vecchi di vent’anni, il Governo trovi le risorse per il recupero dell’inflazione che ha già eroso gli ultimi incrementi contrattuali.