Una giornata Spaziale

Una giornata Spaziale su Rai Scuola: l’accometaggio della sonda Rosetta

Rai Scuola racconterà in diretta venerdì 30 settembre 2016 a partire dalle 11.30 in uno speciale dal titolo “Una giornata Spaziale: scienziati tra la gente, Rosetta sulla cometa” l’accometaggio della sonda Rosetta, un evento storico visto che la sonda Rosetta scenderà dopo quasi due anni di orbita sul suolo della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko, ricongiungendosi con il modulo Philae.
La sonda Rosetta scenderà sulla cometa a una velocità quasi nulla così da raccogliere il maggior numero di informazioni possibili prima di posarsi. Le immagini saranno inviate a Terra in tempo reale e immediatamente proposte al pubblico di Rai Scuola in diretta TV (canale 146 del Digitale Terrestre e 806 del bouquet SKY) e in streaming attraverso lo speciale http://www.raiscuola.rai.it/unagiornataspaziale.
La diretta-evento “Una giornata Spaziale: scienziati tra la gente, Rosetta sulla cometa” ospiterà esperti dell’Agenzia Spaziale Italiana, di Leonardo-Finmeccanica (che ha costruito alcune parti delle sonde), di INAF e di Università Italiane (numerosi sono stati gli scienziati italiani impegnati nella missione) che seguiranno e commenteranno un evento unico nella storia dell’esplorazione spaziale.
Nel corso dello speciale saranno realizzati collegamenti con “La Notte Europea dei Ricercatori” che in Italia coinvolge ben 52 città da nord a sud della Penisola: un’iniziativa promossa dalla Commissione Europea il cui obiettivo è di creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale, divertente e stimolante.

Notte Europea dei Ricercatori 2016

notteuropea16web-2-768x878Esperimenti, dimostrazioni scientifiche, mostre, visite guidate, conferenze, seminari divulgativi, spettacoli e concerti organizzati dai ricercatori e ripartiti in 6 macro aree tematiche e territoriali.

Arriva anche quest’anno l’appuntamento con la Notte Europea dei Ricercatori, l’iniziativa promossa dalla Commissione Europea che, fin dal 2005, coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutto il Continente.

L’obiettivo dell’evento è creare occasioni di incontro con i cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto informale e stimolante.

Venerdì 30 settembre, 52 città italiane ospiteranno iniziative nell’ambito di 6 progetti scientifici, che fanno del nostro Paese uno dei più attivi all’interno della manifestazione europea.

Tutti a Scuola 2016

‘Tutti a Scuola 2016’, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico quest’anno si tiene a Sondrio, venerdì 30 settembre, dalle ore 11.00, presso il Campus scolastico di via Tonale.

Alla cerimonia saranno presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, che rivolgeranno agli studenti e ai docenti di tutta Italia il loro messaggio di augurio per il nuovo anno.
Spettatori d’eccezione circa 1.800 alunni provenienti dagli istituti di tutto il territorio nazionale che sono stati selezionati dagli Uffici Scolastici Regionali. Le loro scuole hanno infatti realizzato percorsi e progetti didattici di eccellenza – nel corso dell’anno scolastico 2015/2016 – sui temi dell’inclusività, del rispetto e del valore della diversità, dell’intercultura e dell’integrazione, dell’educazione alla legalità, della lotta ai fenomeni del bullismo e della partecipazione alla vita scolastica. Sul palco si esibiranno gli alunni: dell’Istituto professionale “Da Vinci–Nitti” di Cosenza, del Liceo “Michelangiolo” di Firenze e degli Istituti Comprensivi “Santa Lucia” di Siracusa, “S. Giovanni Bosco” di Isernia, “Serafini–Di Stefano” di Sulmona, della Comunità Montana “Mont Rose-Pont-St. Martin” (Ao). Sul palco anche l’Orchestra dei Conservatori d’Italia, diretta dal Maestro Leonardo De Amicis, che eseguirà l’Inno nazionale con l’accompagnamento degli Allievi delle Accademie Militari “Nunziatella” di Napoli e “Pietro Teulié” di Milano, della Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia e della Scuola Militare dell’Aeronautica “Giulio Douhet” di Firenze. L’Inno sarà inoltre eseguito da una delegazione di studenti dell’Istituto comprensivo “Luigi Pirandello” di Lampedusa e Linosa e degli Istituti comprensivi “Giovan Battista Valente” e “Goffredo Petrassi” di Roma.
Alla cerimonia interverranno personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport e della società civile. Nel corso dell’evento sarà realizzato un collegamento in diretta dalle scuole di alcune delle zone colpite dal sisma dello scorso 24 agosto.
“Tutti a Scuola 2016” sarà trasmessa dalla Rai, in diretta tv, su Rai Uno, a partire dalle ore 11.00. Il Ministero seguirà la manifestazione in diretta anche attraverso il proprio profilo Twitter @MiurSocial


Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Scolastico 2016-2017

(Sondrio, 30.9.16), Buongiorno a tutti e grazie, grazie davvero per essere così numerosi qui a Sondrio, in rappresentanza di tutto il mondo della scuola. Saluto il ministro Giannini, che ringrazio anche per il ricordo del Presidente Ciampi.

Abbiamo differito questo incontro di qualche giorno per poter dare, il 19 scorso, l’ultimo saluto a quel grande Presidente della Repubblica che è sempre stato molto attento al mondo della scuola.

Saluto molto cordialmente tutte le autorità presenti.

Rivolgo un ringraziamento davvero sentito a chi ha collaborato per l’organizzazione di questo grande incontro, che vuol essere un momento, allo stesso tempo, di riflessione e di festa. Desidero fare i complimenti alle tante ragazze e ai tanti ragazzi che ci hanno manifestato su questo palco la loro capacità artistica e coloro che ci hanno presentato dei loro lavori. So bene che dietro ogni esibizione, anche di pochi minuti, vi sono ore e ore di impegno, di lavoro faticoso.

Un saluto particolare al mondo scolastico di Sondrio, una realtà che è insieme di frontiera e di avanguardia. E che contiene punte di vera eccellenza.

L’anno scorso abbiamo celebrato l’inizio dell’anno scolastico a Pon-ticelli, un quartiere significativo di Napoli. Si tratta di scuole di due zone diverse, con condizioni e potenzialità specifiche. Costituiscono entrambe parte integrante della scuola italiana. Questa staffetta ideale tra il Meridione e il Nord del nostro Paese manifesta, ancora una volta, il profilo della questione scolastica come grande questione nazionale.

Un pensiero, davvero speciale, agli studenti dei Comuni colpiti dal terremoto dello scorso agosto. A quelli che sono qui, con noi, a Sondrio. E a quelli che ci seguono in tv dalle classi nei locali provvisori o ospitati in altri edifici. Tornare a scuola, pur tra tante difficoltà e disagi, è un segno concreto di speranza e di rinascita. Posso dirvi, con certezza, che tutti gli italiani sono con voi, senza distinzioni. Guardano a voi, alle vostre fami-glie, al dolore che vi ha colpito con partecipazione, con affetto e con solidarietà. Buon anno scolastico, particolarmente a voi. Siete l’avanguardia della ricostruzione dei vostri paesi.

Risulta particolarmente grave, intollerabile – e da perseguire con la più grande severità – la sottrazione di computer in una scuola di un paese delle Marche colpito dal terremoto: costituisce un tentativo odioso di rubare il futuro ai ragazzi di quel Comune. E’ un’offesa a quell’ampio moto di solidarietà che si è sviluppato in tutta Italia.

Per fortuna il nostro Paese, nei momenti cruciali, è capace di grande e concreta solidarietà. Lo abbiamo visto, nelle ore immediatamente suc-cessive al sisma, nell’impegno dei soccorritori, nella risposta dei volontari, nella generosità delle donazioni. L’Italia si è manifestata unita, ha ritrovato le ragioni della responsabilità comune, ha fatto sistema. E’, questo, motivo di orgoglio.

Si deve sperare che questo spirito di unità nazionale, che si manifesta, comprensibilmente, con maggiore evidenza nei momenti di grande difficoltà, possa divenire un carattere permanente della nostra vita nazionale.

Una considerazione per alcuni versi simile si può proporre per il mondo della scuola. A ogni inaugurazione di anno scolastico si registrano polemiche sulle inefficienze del sistema, sull’inadeguatezza degli edifici, sulle difficoltà, nelle emergenze, di assegnare le cattedre, e così via.

L’educazione è un fattore centrale e decisivo nello sviluppo di un Paese, è la radice del futuro nazionale ed è inevitabile e, insieme, oppor-tuno che la scuola sia al centro di un dibattito vivace e intenso. E’ giusto, anzi è doveroso, denunciare carenze, limiti, problemi, che riguardano così da vicino la condizione e il futuro dei nostri ragazzi. E’ necessario sollecitare attenzione, rivendicare diritti, chiedere sicurezza e speranza.

Dobbiamo auspicare, naturalmente, che l’analisi realistica e, se occorre, persino cruda delle difficoltà che incontra il sistema scolastico non si trasformi né in rassegnazione né in pregiudiziale pessimismo.

È una buona notizia che ieri, a inizio anno scolastico, siano stati assegnati alle scuole i fondi per il loro funzionamento e che il loro ammontare sia complessivamente raddoppiato.

Come ogni altro settore chiave di una nazione, la scuola ha bisogno di leggi, di riforme e di risorse, di amministrazione attenta ed efficiente, occorre che ogni sforzo messo in campo venga sorretto e accompagnato dai comportamenti concretamente messi in atto da tutti i suoi protagonisti. Tenendo conto che, specialmente nel mondo della scuola, sono decisivi l’impegno e la dedizione delle persone la qualità dei rapporti umani che si instaurano.

Credo, dunque, sia giusto chiedere – anche se so che è superfluo – a ogni componente del sistema scolastico di compiere il proprio dovere sino in fondo.

I docenti a mantenere entusiasmo e il senso della loro alta missione, come stanno facendo in questi giorni, contribuendo a garantire l’avvio dell’anno scolastico. Il loro compito comporta molti sacrifici con un trat-tamento talvolta inadeguato ma è affascinante e di straordinaria importanza: non vi è scuola, di oggi o del futuro, che possa fare a meno della libertà e dell’apporto originale degli insegnanti.

Al personale non docente va chiesto di sentirsi parte essenziale di un progetto educativo ambizioso e fondamentale per la vita della società, pur nelle condizioni talvolta difficili per i limiti delle dotazioni organiche.

So che talvolta, per chi opera nella scuola, in presenza di difficoltà particolari, lavorare con coscienza e impegno rappresenta quasi un atto di eroismo quotidiano. Le istituzioni devono esser loro sempre più vicine.

A voi studenti vorrei dire: la scuola di oggi disegna, costruisce il vostro domani. Non soltanto sul terreno delle conoscenze e delle competenze, fondamentali per trovare lavoro, ma anche su quello della crescita personale, civile e democratica. Mettete a frutto questa occasione, usate al meglio il tempo che vi si offre. Siate attivi, partecipativi, propositivi. Se qualcosa non funziona, cercate di colmare le carenze con il vostro entusiasmo e la vostra iniziativa: questo vi conferirà maggior titolo per indicare le carenze e chiedere gli interventi necessari.

I genitori, che sono parte integrante, a pieno titolo, del sistema educativo, non possono né delegare totalmente alla scuola l’educazione dei propri figli, rinunciando a un proprio e specifico dovere e neppure consi-derare la scuola, i presidi, i docenti come un mondo quasi in contrapposizione o addirittura ostile al proprio figlio. L’eccessivo rigore non fa bene alla crescita dei ragazzi, ma il permissivismo indifferente, che giustifica ogni comportamento, produce frutti negativi. E’ necessaria molta collaborazione tra genitori e docenti.

Nei mesi scorsi ho avuto la possibilità di visitare un campo profughi ai confini dell’Etiopia e sono rimasto molto colpito, tra i tanti aspetti, da una circostanza. Le centinaia di bambini e di ragazzi, vittime di guerre o di persecuzioni, spesso privati in modo violento dei loro genitori in modo violento, non chiedevano soldi o cibo, ma piuttosto penne, quaderni, libri, strumenti didattici. Nel loro atteggiamento si poteva leggere la consapevolezza che da quel drammatico stato di miseria e di emarginazione si può uscire soltanto grazie all’apprendimento, all’istruzione, alla scuola. E’ una lezione che vale per ogni tempo e per ogni latitudine.

Per quanto ci riguarda dobbiamo costantemente tendere al meglio senza accontentarci di quel che abbiamo. La scuola italiana ha alcune carenze e problemi da superare.

Tra questi quello della sicurezza e della adeguata qualità degli edifici e delle aule. E’ certamente apprezzabile la decisione del governo di stanziare ulteriori e importanti cifre per la messa a norma degli edifici scolastici. L’auspicio condiviso è che il piano proceda con la massima celerità e la massima efficacia possibile.

Vi è un abbandono scolastico in diminuzione, ma sempre oltre la media europea. Vi sono differenze di qualità dell’insegnamento superiore tra zone diverse del Paese.

Suonano come un campanello d’allarme le recenti cifre sul crescente abbandono universitario, che fa sì che il nostro numero dei laureati resti al di sotto di quello degli altri Paesi dell’Unione Europea.

Sembra quasi, alle volte, che l’università non si collochi più come il naturale proseguimento dell’esperienza delle scuole superiori: e che sia divenuto difficile il raccordo tra gli strumenti appresi a scuola e l’insegnamento universitario. Credo che sia giusto sollecitare, da una par-te e dall’altra, una maggiore e più diretta collaborazione, facendosi carico, insieme, di questo problema.

Va tenuto presente il confronto con i sistemi degli altri Paesi europei e del passaggio, non sempre agevole, tra il mondo della formazione e quello del lavoro.

L’alternanza scuola-lavoro è un’innovazione che può aiutare i giovani a entrare più consapevolmente nel mercato del lavoro scoprendo sul campo le proprie attitudini.

Si tratta di un’innovazione che ci avvicina all’Europa. I dati ci dicono che in Italia soltanto il 4% dei giovani tra i 15 e i 29 anni ha fatto un’esperienza di alternanza tra studio e lavoro. Negli altri grandi Paesi dell’Unione si supera il 20%.

Occorrerà valutare con occhio serenamente attento l’efficacia di questa sperimentazione appena avviata e che ci auguriamo tutti che porti i frutti sperati, con una effettiva attuazione. Anche le formule migliori, per aver successo, hanno bisogno di una concreta attuazione adeguata.

Il recentissimo rapporto dell’Ocse sulla scuola ha messo in evidenza che un’istruzione di elevata qualità ha bisogno di consistenti sostegni finanziari.

La scuola italiana deve mantenere la sua fondamentale funzione di garantire a tutti pari condizioni di partenza. Non devono essere il benessere familiare o l’elevato grado di istruzione dei genitori i fattori più importanti per assicurare ai giovani conoscenza e cultura.

Il nostro sistema scolastico resta comunque, grazie particolarmente all’impegno e alla dedizione dei suoi docenti, un organismo solido, che svolge un’azione lodevole, spesso davvero efficace, di educazione e di istruzione. Affrontando, al contempo, problemi impegnativi quali quelli dell’integrazione di ragazzi stranieri e della specifica attenzione ai porta-tori di disabilità.

Alle forze politiche che quotidianamente si fronteggiano, in Parlamento o nella società, sulle tante e delicate questioni per la vita del nostro Paese, vorrei chiedere non certo di rinunciare alle proprie idee, né ai propri punti di vista sulla scuola, ma di impegnare positivamente l’attenzione più alta ai suoi problemi e alla sua specificità.

Non avremo forte crescita dell’occupazione senza un sistema formativo sempre più efficiente.

Non avremo una società migliore senza una scuola che migliori costantemente.

Gli anni della scuola si intrecciano inevitabilmente con le problema-tiche specifiche dei ragazzi.

Non posso, in questa sede, parlarne diffusamente. Vorrei però porre l’accento su un fenomeno inquietante: il bullismo, in generale e nella sua versione più moderna e micidiale, quella del cyber-bullismo.

E’ un problema sociale e culturale di vaste proporzioni, la cui risoluzione non può essere posta esclusivamente sulle spalle della scuola, anche se la scuola è, talvolta, luogo privilegiato di questi veri e propri atteggiamenti di prepotenza e di violenza, psicologica e fisica.

Per combattere alla radice questo odioso fenomeno di accanimento contro chi non si omologa, o semplicemente viene visto e perseguitato come debole o come “diverso”, è necessario un grande patto tra scuola, famiglia, forze dell’ordine, magistratura, mondo dei media e dello spettacolo. Un’azione congiunta, capace non soltanto di reprimere ma, soprat-tutto, di prevenire, con una vera e propria campagna educativa che arrivi al cuore e alla mente dei giovani.

Va aggiunto che sui ragazzi influiscono anche, in grande misura, gli esempi degli adulti. Un linguaggio offensivo e violento degli adulti in televisione o sui social media e in qualunque altra sede, si traduce subito, nell’universo adolescenziale, in una spinta emulativa, in un sostanziale via libera.

La lotta contro il bullismo diventa davvero efficace quando i testimonial di essa siete voi stessi, cari ragazzi. Essere prepotenti con i più deboli non è sintomo di forza, ma di viltà. E’ segno di incapacità di misurarsi con chi è forte. Confidare nell’essere più numerosi per accanirsi contro uno solo è segno di estrema debolezza. E’ sintomo, in realtà, di paura. Non fatevi trascinare, ma resistete e reagite all’arroganza. I bulli sono una piccola minoranza. Sono ragazzi infelici e pieni di problemi. Fate valere con loro la vostra forza tranquilla: quella della solidarietà e dell’amicizia. Vincerete voi questa sfida.

Vi è un altro fronte che si presenta alla scuola.

Il web, la rete, i social sono un grande spazio di libertà e di comunicazione per i giovani, una grande opportunità. La scuola dovrà essere, sempre di più, capace di dialogare, di entrare nei nuovi spazi e usare i nuovi linguaggi. Se si crea una frattura, diventa più difficile comunicare valori e aiutare i giovani ad essere più liberi, e meno dipendenti, nell’uso dei nuovi strumenti. Non possiamo lasciarli soli nell’ingresso in quel mondo, farli catturare dall’iperconnessione e dalla massificazione che questa, alle volte, potrebbe produrre. La scuola deve saper portare la propria etica civile nella realtà della comunicazione immediata e globale, quella nella quale vivono i suoi studenti.

Portare cultura e valori nel web e nei social: questo è un orizzonte a cui la scuola deve saper guardare.

Auguro a tutti coloro che fanno parte del sistema scolastico di vivere questo anno con intensità, passione e soddisfazione. L’intensità di chi si sente parte di una vera comunità educante, con ruoli distinti ma con una comune responsabilità. La passione di lavorare con i giovani e per i giovani, offrendo loro il percorso per la realizzazione culturale, professionale e umana. La soddisfazione di chi sa di compiere il proprio dovere quotidiano, in una funzione delicata e decisiva.

Buon anno scolastico, bentornati a scuola!



Assegnato il fondo di funzionamento

Scuola, assegnato il fondo di funzionamento

Giannini: “Con la Buona Scuola risorse raddoppiate in modo stabile e tempi certi per le erogazioni”

Al via Help desk e formazione per le scuole
Assegnate alle scuole le risorse per il funzionamento. Oggi il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha comunicato ai dirigenti scolastici l’importo per l’intero anno scolastico e fatto partire la prima tranche del finanziamento. Si tratta dei fondi che servono per sostenere le spese correnti e quelle per la didattica.
“Con la Buona Scuola abbiamo aumentato i fondi per il funzionamento, che sono più che raddoppiati passando da 110 a 235 milioni all’anno – ricorda il Ministro Stefania Giannini -. Ma soprattutto abbiamo stabilito tempi certi per la loro assegnazione. Conoscere all’inizio dell’anno scolastico le risorse di cui si disporrà per far funzionare la propria scuola è un elemento essenziale per consentire ai dirigenti di lavorare bene e di pianificare spese e interventi. Si tratta di un’informazione essenziale anche per la programmazione dell’offerta formativa che avviene proprio in queste settimane. Abbiamo interrotto una prassi durata per troppi anni che lasciava gli istituti per mesi nell’incertezza. Le scuole ora sanno da subito quanto potranno spendere non solo per l’anno in corso, ma anche per i prossimi anni: l’incremento, infatti, è stabile. È quindi possibile una programmazione pluriennale dell’offerta”.
La riforma ha anche previsto la revisione dei parametri di assegnazione delle risorse, con una maggiore attenzione alla presenza nelle scuole di alunni diversamente abili e ai contesti socio-economici. Mentre è in corso di lavorazione il decreto che semplificherà gli adempimenti contabili, alleggerendo il carico di lavoro di segreteria e dirigenza. È stato poi attivato per la prima volta un help desk amministrativo-contabile per fornire assistenza alle scuole e nei prossimi mesi il personale di segreteria e i dirigenti saranno coinvolti in specifici percorsi di formazione.
“Alle maggiori risorse – chiude il Ministro – stiamo affiancando strumenti di lavoro più agili e la necessaria formazione per accompagnare il personale e supportarlo in una gestione sempre più efficace ed efficiente delle nostre scuole”.

Lettera aperta al Presidente dell’Anticorruzione

Al Presidente dell’ANAC
Cantone Raffaele
Al Presidente del Consiglio
Renzi Matteo
Al Ministro dell’Istruzione
Giannini Stefania

L’Unione Sindacale di Base nei mesi scorsi ha denunciato con forza, tra i processi a maggior rischio corruttivo riguardanti le Istituzioni Scolastiche, la “chiamata diretta” dei Dirigenti Scolastici, l’attribuzione del “bonus premiale” e l’assegnazione dei docenti all’organico dell’autonomia.
La stessa Autorità Nazionale Anticorruzione, con Delibera n. 430 del 13 aprile 2016 (Linee guida sull’applicazione alle istituzioni scolastiche delle disposizioni di cui alla legge 6 novembre 2012, n. 190 e al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33), oltre ad individuare questi tre processi come tra quelli a maggiore rischio corruzione, ha colto come noi le complessità e i rischi insiti nella Legge 107/2015 tanto da ritenere necessario che “anche per le Istituzioni Scolastiche Statali debbono essere individuati il Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPC) e il Responsabile della Trasparenza (RT)”.
L’assenza di norme chiare sull’attribuzione del bonus premiale (le FAQ ministeriali non hanno valore normativo), l’emanazione di circolari vacue e confuse in relazione all’assegnazione dei docenti all’organico dell’autonomia e l’assenza di qualsiasi controllo da parte degli Uffici Scolastici Regionali sui bandi delle singole scuole e le modalità di assunzione diretta dei docenti, hanno confermato le nostre peggiori previsioni, determinando:
1) l’arbitrio del Dirigente Scolastico nell’assegnazione del “bonus premiale”, con Istituzioni Scolastiche che non hanno pubblicato criteri adottati, i nominativi dei docenti “meritevoli” e la distribuzione delle quote premiali ai singoli docenti, violando le più elementari norme di trasparenza negli atti delle Pubbliche Amministrazioni. Ancora più grave è la denuncia, da parte di migliaia di colleghi, dell’assenza di qualsiasi risposta in forma scritta, da parte dei Dirigenti Scolastici, alle continue sollecitazioni dei docenti che chiedevano di comprendere le ragioni della mancata attribuzione del bonus, pur rientrando gli stessi nei criteri individuati dai Comitati di valutazione;
2) la mancanza di controllo sulle scelte dei Dirigenti Scolastici in relazione all’assunzione diretta dei docenti, con gli Uffici scolastici regionali che non hanno monitorato i bandi delle singole scuole e non hanno emanato indicazioni valide per tutte le istituzioni scolastiche al fine di evitare fenomeni di assunzioni clientelari;
3) il mancato rispetto delle indicazioni contenute nei PTOF, delle scelte didattiche operate dai Collegi Docenti, delle delibere dei Consigli d’Istituto e del criterio della continuità didattica, in relazione all’assegnazione dei docenti alle classi e al potenziamento, con Dirigenti Scolastici che hanno determinato uno “spezzatino” orario ed usato molto spesso lo spauracchio del potenziamento (cioè dello svilente servizio “tappabuchi”) per silenziare i Docenti più combattivi che rivendicano i diritti della categoria.
La Scuola Pubblica Statale Laica e Democratica, nata dalle lotte resistenziali e baluardo nell’Educazione alla Legalità, per noi resta ancora una comunità in cui si operano scelte condivise da parte di tutte le componenti, dove i processi decisionali nascono all’interno degli Organi Collegiali e dove tutte le scelte effettuate dai Dirigenti Scolastici devono essere caratterizzate dai canoni della trasparenza e correttezza. La Scuola Pubblica Statale non può trasformarsi in un una nave con un uomo solo al comando che assume, distribuisce denaro e controlla i Docenti, affiancato da uno staff di presidenza pronto ad eseguire le indicazioni del comandante, spezzando qualsiasi legame con il corpo dei Lavoratori e la componente studentesca.
In quanto Organizzazione Sindacale che in questi anni ha lottato per una Scuola Pubblica Statale Libera, Ugualitaria e Democratica, chiediamo un intervento immediato al fine di difenderla dai fenomeni corruttivi e clientelari che si stanno annidando nelle “ampie” maglie della legge 107/15, per consentire ai nostri studenti di continuare a vivere in un luogo di socialità condivise in cui si educa alla dignità e al rispetto degli altri, partendo da coloro che amministrano le Scuole e che in nessun modo possono mortificare proprio quelle professionalità che hanno contribuito alla formazione di intere generazioni di studenti.

Sottoscritto il Contratto integrativo del personale amministrativo

MIUR, sottoscritto il Contratto integrativo del personale amministrativo

Giannini-Faraone: “Riconoscimento doveroso e atteso da tempo”

Dopo oltre sei anni di attesa è stato sottoscritto oggi dalle Organizzazioni Sindacali e dall’Amministrazione centrale il Contratto nazionale integrativo che definisce i criteri e le modalità di impiego di una parte del Fua, il Fondo unico di amministrazione per il 2016, con il quale verranno finanziate le progressioni economiche per il personale degli Uffici scolastici regionali e dell’amministrazione centrale del Miur.
“Si tratta di un provvedimento atteso da tempo”, sottolinea il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. “Siamo soddisfatti della chiusura del Contratto che rende merito all’impegno del personale amministrativo centrale e periferico per garantire il funzionamento del sistema scolastico”.
“Finalmente un doveroso riconoscimento economico a chi ha lavorato in maniera infaticabile per far sì che la Buona Scuola venisse attuata”, commenta il Sottosegretario Davide Faraone. “Oltre a questo stiamo lavorando per incrementare il fondo degli straordinari: siamo fortemente convinti che il merito e l’impegno serio vadano premiati. Il cambiamento radicale che stiamo realizzando nel nostro sistema di istruzione è il risultato dell’azione responsabile di tutta la comunità scolastica e delle strutture ministeriali. E tutti devono vedere riconosciuta la propria professionalità”.
Grazie a uno stanziamento di 4 milioni di euro, circa il 60% del personale potrà percepire un incremento stipendiale. I passaggi di fascia saranno l’esito di una selezione basata sulla valutazione del lavoro dei dipendenti in base a criteri meritocratici.

Risorse per il rinnovo contrattuale nei settori pubblici?

Il governo intende stanziare risorse per il rinnovo contrattuale nei settori pubblici? Le promesse di Renzi sembrano evaporare

La nota di assestamento di bilancio emanata dal Consiglio dei ministri conferma i timori del mondo della conoscenza: non ci sono risorse per la firma del rinnovo del contratto nazionale. È l’ennesima presa in giro di questo governo che non garantisce ai lavoratori e alle lavoratrici del Pubblico impiego, e in particolare a quelli del comparto della conoscenza migliori condizioni salariali e valorizzazione delle professionalità. Per queste ragioni servono immediatamente l’atto di indirizzo per l’apertura delle trattative, risorse adeguate nella legge di stabilità e il superamento della legge Brunetta. Occorre estendere e rendere esigibile la contrattazione decentrata per migliorare la qualità dei servizi e dell’offerta formativa. Il nostro obiettivo è quello di innovare i contratti nazionali affermando parità di diritti e di retribuzioni tra lavoratori precari e a tempo indeterminato per riunificare il lavoro in tutti i comparti della conoscenza.

Il rinnovo dei contratti nazionali nel pubblico impiego non è una cortesia che il premier e il suo governo fanno ai lavoratori e alle lavoratrici. È un impegno preciso che deriva dalla necessaria e immediata applicazione di una rigorosa sentenza della Corte Costituzionale, che lo impone all’esecutivo. Ogni tentativo di dilazionamento o addirittura di rinuncia del rinnovo contrattuale, non solo danneggia centinaia di migliaia di lavoratori della conoscenza e le loro famiglie, che in questi anni hanno perso salario, ma contravviene a una specifica sentenza della Suprema Corte.

Valutazione: tra realtà e schizofrenia

Valutazione: tra realtà e schizofrenia

di Maurizio Tiriticco

 

Con la Buona scuola, la Legge 107, il Nuovo governo e la Nuova ministra, la valutazione è diventata una sorta di girandola! Tutti valutano e tutti sono valutati! Un tempo gli insegnanti valutavano gli alunni; ora gli insegnanti sono valutati dai dirigenti scolastici, i dirigenti dagli insegnanti, e poi arrivano le prove Invalsi, redatte con criteri docimologici “avanzati” – potremmo dire – che né gli insegnanti né gli alunni conoscono, per cui, se la fortuna, il copio copias, l’aiutino vengono a mancare, sono dolori! Per non dire dei Pdm, dei Rav e delle altre diavolerie che l’attuale amministrazione inventa ed impone giorno dopo giorno. Per non dire poi che presto avremo cinque letterine e non più dieci numeri per misurare e valutare i compiti degli alunni e gli stessi alunni. E speriamo che i meno e i più non si moltiplichino e che spariscano per sempre!

Quel benedetto – o maledetto – articolo 3 della legge 53/2003 (ministro pro tempore Letizia Moratti) “valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di istruzione e formazione” ha avuto progressivamente ricadute non indifferenti sulle nostre scuole, per cui, mentre nel buon tempo antico i valutati erano solo gli alunni, nel buon tempo moderno, valutati sono tutti, alunni, insegnanti, dirigenti in un andirivieni di scartoffie che richiederanno fatica e tempo per essere redatte. Per non dire delle piccole invidie e delle ripicche personali che non so quanto peseranno nella formulazione dei giudizi che produrranno i loro effetti, oppure che nessuno mai leggerà… se non quando si tratta di prendere in castagna un povero Ds o un Insegnante sfortunato!

Che bello il buon tempo antico, quando l’insegnante aveva sempre ragione ed era l’unico responsabile del processo valutativo: con tutti i limiti di sempre, con quei meno e quei più e quei mezzi – non previsti da alcuna norma – ma che agli insegnanti piacciono tanto. E come faranno tra breve quando avranno a che fare con cinque letterine? Come in America, si dice! Il rischio è che il valutare, o meglio il valutare tutto e tutti, diventi una sorta di ossessione.

Eppure il problema c’è ed è grande, ma l’amministrazione non ne sembra pienamente cosciente. Da anni dico e predico che la valutazione è una disciplina che va studiata come la matematica o la filosofia! Invece? Succede che ciascuno valuta come crede, o meglio come crede che sia docimologicamente corretto! Ma non è così. Eppure di valutazione si sono occupati anni fa studiosi di vaglia, a cominciare dal compianto Mario Gattullo (Didattica e docimologia, misurazione e valutazione nella scuola, Armando, Roma 1967) e, a seguire, Michele Pellerey, Benedetto Vertecchi (ricordo il suo Manuale della valutazione, analisi degli apprendimenti, pubblicato nel lontano 1984 per i tipi degli Editori Riuniti), Roberto Maragliano, Luigi Calonghi, Francesco De Bartolomeis. Si tratta, però, di testi che oggi “non vanno di moda”! E da sempre insistiamo sulla differenza che corre tra il misurare e il valutare: per non dire della nuova operazione valutativa, il certificare. Si tratta di criteri e di procedure che gli insegnanti non possono non conoscere. Tra l’esito quantitativo dato da una griglia di correzione e l’espressione di un giudizio valutativo c’è un’enorme differenza. Due soli esempi: Gianni, sempre somarello, in un compito in classe prende un otto tondo tondo, e Pierino, sempre un ottimo Pierino, prende un quattro! Il commento dell’insegnante: “Gianni ha copiato. Pierino quel giorno aveva un gran mal di pancia”, L’effetto alone produce i suoi… effetti!

Insomma, valutare gli alunni e i loro compiti è sempre stato e sempre sarà un’operazione non facile. Ma ora, con le nuove disposizioni, abbiamo una sorta di bulimia valutativa. I ds valutano i docenti, i docenti valutano i ds, le istituzioni scolastiche devono autovalutarsi. Ma chi valuta le iniziative, non sempre provvide, di una Giannini o di un Faraone? Insomma, chi comanda ha sempre ragione e chi obbedisce deve sempre dimostrare che le scelte operate sono andate a buon fine? E guai a sbagliare!

Mah! Chi ci salva dalle ricadute di quella legge 107 in cui il valutare costituisce un vero e proprio tormentone? Il termine valutazione ricorre ben 45 volte! Sembra che il valutare sia più importante del progettare, del programmare, del fare formazione, dell’apportare i necessari correttivi in itinere. Insomma chi comanda ha sempre ragione, e chi è tenuto a ubbidire ha sempre torto! Per cui è bene, anzi doveroso, metterlo sull’attenti e… perché no? Redarguirlo in anticipo! Tanto, comunque, sbaglierà.

Eppure, in materia di valutazione abbiamo le chiare indicazioni del Regolamento sull’autonomia nonché la legge 169/2008 e il dpr 122/2009! Ma non sono sufficienti! Ogni ministro vuol dire la sua e vuole lasciare la sua impronta!

Rispetto del lavoro precario anche per le procedure di mobilità

Tribunale di Ravenna: MIUR condannato al rispetto del lavoro precario anche per le procedure di mobilità

Si abbatte sul MIUR anche la decisione delTribunale del Lavoro di Ravenna, che, con un’ordinanza emanata d’urgenza, dà piena ragione al nostro sindacato, e dichiara palese la discriminazione posta in essere dal Ministero dell’Istruzione quando nega la possibilità di computare il servizio svolto durante il periodo di precariato ai fini del trasferimento da posto di sostegno a posto comune. L’Ordinanza, infatti, riconosce il diritto di una nostra iscritta a “partecipare alle procedure di mobilità per l’anno scolastico 2016/2017 su tutti i posti vacanti dell’organico dell’autonomia e al riconoscimento, a tale fine, del servizio da ella prestato sul ruolo di sostegno precedentemente all’assunzione a tempo indeterminato” ordinando all’Amministrazione scolastica di adottare tutti gli atti conseguenti. Gli Avvocati Ida Mendicino, Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono per il nostro sindacato una nuova vittoria che riconosce l’illegittimità del mancato riconoscimento del servizio pre-ruolo già prestato sul medesimo posto ai fini del superamento del quinquennio di permanenza su posti di sostegno prima di poter richiedere il trasferimento su posti di tipo curricolare.

Domani a Sondrio “Tutti a scuola 2016”, inaugurazione del nuovo anno scolastico col presidente Mattarella

da Il Sole 24 Ore

Domani a Sondrio “Tutti a scuola 2016”, inaugurazione del nuovo anno scolastico col presidente Mattarella

Conto alla rovescia per “Tutti a Scuola 2016”, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico che quest’anno si terrà a Sondrio, domani 30 settembre, dalle 11, presso il Campus scolastico di via Tonale. Alla cerimonia saranno presenti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini, che rivolgeranno agli studenti e ai docenti di tutta Italia il loro messaggio di augurio per il nuovo anno.

Alunni mobilitati
Spettatori d’eccezione circa 1.800 alunni provenienti dagli istituti di tutto il territorio nazionale, selezionati dagli Uffici scolastici regionali. Le loro scuole hanno infatti realizzato percorsi e progetti didattici di eccellenza – nel corso dell’anno scolastico 2015/2016 – sui temi dell’inclusività, del rispetto e del valore della diversità, dell’intercultura e dell’integrazione, dell’educazione alla legalità, della lotta ai fenomeni del bullismo e della partecipazione alla vita scolastica. Sul palco si esibiranno gli alunni dell’istituto professionale “Da Vinci–Nitti” di Cosenza, del liceo “Michelangiolo” di Firenze e degli istituti comprensivi “Santa Lucia” di Siracusa, “S. Giovanni Bosco” di Isernia, “Serafini–Di Stefano” di Sulmona, della Comunità montana “Mont Rose-Pont-St. Martin” (Ao). Sul palco anche l’Orchestra dei conservatori d’Italia, diretta dal maestro Leonardo De Amicis, che eseguirà l’inno nazionale con l’accompagnamento degli allievi delle Accademie militari “Nunziatella” di Napoli e “Pietro Teulié” di Milano, della Scuola navale militare “Francesco Morosini” di Venezia e della Scuola militare dell’aeronautica “Giulio Douhet” di Firenze. L’inno sarà inoltre eseguito da una delegazione di studenti dell’istituto comprensivo “Luigi Pirandello” di Lampedusa e Linosa e degli istituti comprensivi “Giovan Battista Valente” e “Goffredo Petrassi” di Roma.
Alla cerimonia interverranno personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport e della società civile. Nel corso dell’evento sarà realizzato un collegamento in diretta dalle scuole di alcune delle zone colpite dal sisma dello scorso 24 agosto.
“Tutti a Scuola 2016” sarà trasmessa dalla Rai, in diretta tv, su Rai Uno, a partire dalle ore 11. Il ministero seguirà la manifestazione in diretta anche attraverso il proprio profilo Twitter @MiurSocial.

Buona scuola, anche i prof valuteranno i loro presidi. E i dirigenti si dividono

da la Repubblica

Buona scuola, anche i prof valuteranno i loro presidi. E i dirigenti si dividono

Polemiche per il quizzone che giudicherà l’operato dei presidi. Una dozzina le domande a cui tutti i docenti dovranno ripondere, quattro i livelli di apprezzamento. Uil E Cgil prendono le distanze, Cisl e Andis non bocciano la proposta

Salvo Intravaia
La macchina è appena partita ma il questionario sull’operato dei presidi all’interno della scuola fa già discutere e divide i dirigenti scolastici in pro e contro. A compilarlo saranno i docenti, che potranno esprimere il loro giudizio sul proprio capo, ed è previsto dalla Buona scuola. Non si scappa. Anche il resto di quella che viene denominata “comunità scolastica” – genitori, studenti e operatori del territorio – verrà interrogata ma solo con domande più generali sulla scuola. Non sul preside in maniera specifica. Per il momento, i risultati del quizzone peseranno relativamente poco sulla valutazione complessiva del capo d’istituto ma in futuro la loro importanza potrebbe aumentare. E determinare una fetta più cospicua di retribuzione.

Intanto, negli Uffici scolastici regionali si cerca di comporre i Nuclei di valutazione, che dovranno passare in rassegna e assegnare gli obiettivi per il prossimo triennio – il 2016/2018 – gli oltre 7mila presidi in servizio. Ma per i capi d’istituto, allo loro prima valutazione, la parte più hot di tutta la procedura è proprio il questionario sull’apprezzamento del loro operato che compileranno tutti i docenti della scuola. Il documento è super segreto perché il ministero dell’Istruzione ha voluto evitare fughe di notizie su un argomento così delicato. Ma immaginare il tenore delle domande non è difficile, visto che sull’argomento la stessa legge 107 si dilunga abbastanza. Il giudizio che gli insegnanti attribuiranno ai loro presidi è condensato in una dozzina di domande in cui è previsto una valutazione su quattro livelli di apprezzamento.

Prendendo spunto dal comma 93 della legge 107, che delinea le aree di valutazione dei capi d’istituto, ecco alcune delle domande cui dovranno rispondere i docenti: Qual è il clima in cui si lavora in questa scuola? Il dirigente scolastico valorizza il lavoro degli insegnanti? Le sembra efficace e trasparente il modo in cui il preside dirige la scuola? L’esito del questionario peserà sull’intero processo di valutazione per il 10 per cento. Le competenze gestionali e organizzative avranno un peso pari al 60 per cento e la capacità del preside di valorizzare il personale della scuola conterà per il 30 per cento. Alla fine di ogni anno, in base ai progressi misurati dai Nuclei in relazione agli obiettivi declinati dal Miur e dagli Uffici scolastici regionali per ogni singolo dirigente, il direttore regionale assegnerà un giudizio ad ogni preside.

Quattro i livelli previsti dal processo: Pieno raggiungimento degli obiettivi, Avanzato raggiungimento degli obiettivi, Buon raggiungimento degli obiettivi e Mancato raggiungimento degli obiettivi. Coloro che incappassero in quest’ultima bocciatura rischiano di finire la propria carriera in ufficio o di essere licenziati, se la bocciatura si ripetesse. In ballo la retribuzione di risultato, legata al giudizio finale, pari a circa il 5 per cento dell’intero stipendio annuo: circa 3mila euro.

Ma la categoria appare abbastanza divisa. I sindacati confederali, che tesserano circa metà dei capi d’istituto, sono piuttosto critici. “Siamo contrari su tutta la valutazione non solo sul questionario”, tuona Pino Turi, della Uil scuola. “Troppa burocrazia che cozza con la scuola dell’autonomia. Una valutazione eterodiretta che dovrebbe essere ricondotta all’interno della scuola. In questo modo si valuta il burocrate non il dirigente scolastico. E’ un’idea di dirigenza che non è la nostra”, spiega. Anche la Flc Cgil boccia la valutazione tout court. E sul quizzone dice: “L’apprezzamento del dirigente scolastico, effettuato con un questionario somministrato solamente ai docenti, appare – dice Domenico Pantaleo – del tutto parziale e incongruo per il peso attribuito nella valutazione, rispetto a quanto previsto dalla legge 107. Il 4 ottobre chiederemo al ministro un netto cambio di direzione sulla valutazione dei dirigenti scolastici”.
La Cisl scuola “non è contraria alla valutazione dei dirigenti in sé”, spiega Lena Gissi. Ma “quello che si sta verificando sulla scelta degli obiettivi da parte degli uffici scolastici regionali ci lascia perplessi”. L’Associazione nazionale presidi promuove la procedura. Dello stesso avviso è l’Andis. “Se uno è bravo – dice Paolino Marotta – non ha motivo di avere paura della valutazione e delle risposte del questionario che verrà somministrato a docenti,

genitori e studenti. Anche perché – prosegue il capo dell’Andis – se emerge qualche criticità non accade nulla. Tutto sommato, quello avviato dal governo per la valutazione dei dirigenti scolastici mi sembra un buon processo. Un buon avvio”.

Turi a Renzi: ognuno deve andare dove gli spetta. Viviamo in un stato di diritto

da La Tecnica della Scuola

Turi a Renzi: ognuno deve andare dove gli spetta. Viviamo in un stato di diritto

“Ognuno deve andare dove gli spetta. Viviamo in un stato di diritto” – è la risposta di Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola all’affermazione di questa mattina del Presidente del Consiglio Renzi che, a proposito dei trasferimenti del personale della scuola, ha detto che “non tutte le ciambelle riescono con il buco”.

I trasferimenti vanno rifatti perché ci sono troppe ingiustizie. Vanno ripristinate le posizioni giuridiche di ogni persona. Ovviamente ciò ora per allora. L’anno scolastico per noi è sacro, le famiglie hanno diritto ad avere certezze. Ormai è partito così e non si tocca. Ecco perché chiederemo di mettere a posto le situazioni.

Non lo facciamo per spostare le persone in corso d’anno – ha detto ancora Turi intervenendo all’ assemblea interregionale della Uil Scuola a Bologna – ma per ripristinare la situazione giuridica delle persone  l’anno prossimo. Così si restituisce il diritto a chi ce l’ha.  Con questa impostazione andremo dal Ministro. Ci sono stati troppi pasticci che di certo non creano un ambiente sereno e danno adito ai ricorsi. La magistratura non può essere chiamata a gestire una simile fase, è compito del Governo.  Vediamo se c’è la volontà politica di ripristinare i diritti delle persone”

Una scuola per tutti, a partire dal costo standard di sostenibilità per studente

da La Tecnica della Scuola

Una scuola per tutti, a partire dal costo standard di sostenibilità per studente

Il tema del costo della pubblica istruzione si presenta, alla riapertura dell’anno scolastico, particolarmente caldo.

Tra le questioni in gioco vi è la realizzazione compiuta di un vero sistema pubblico e aperto a tutti, senza distinzione di censo o potere di spesa familiare. “La palese discriminazione che emerge dall’attuale sistema scolastico italiano nei confronti delle famiglie meno abbienti è stata denunciata più volte anche da noi”, dichiara Azzolini – Presidente Nazionale A.Ge. – Associazione che riunisce i genitori di studenti delle scuole italiane. “Infatti, continua Azzolini, mentre la Costituzione garantisce in astratto la “libertà educativa dei genitori nei riguardi dei figli” (art. 30), in concreto solo i più abbienti possono permettersi di pagare le tasse comuni a tutti ed in più le rette per la frequenza delle scuole paritarie, pubbliche pure loro. Nel caso della scuola la Repubblica non adempie all’impegno di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà (art. 3)”. “Prendendo in esame gli studenti italiani, più di uno su dieci frequenta una scuola paritaria, mentre la spesa sostenuta dallo Stato per scuole paritarie è di circa un centesimo”. Tenendo conto di tutto, anche dei costi di manutenzione dei giardini, degli accantonamenti, della perdita dei crediti delle famiglie, degli interessi passivi sui prestiti, dei margini ottenibili sui buoni pasto o dalle attività non curriculari, se venisse applicato il sistema del costo standard di sostenibilità per studente avremmo 17 miliardi di risparmio per le casse statali e un sistema di istruzione nazionale davvero plurale, fatto da scuole statali e paritarie, comunque veramente pubbliche. In un momento così delicato della nostra Nazione, credo, continua Azzolini, che un simile risparmio sia essenziale e di grande aiuto per tutto il popolo italiano.

“E con la possibilità di riequilibrare sotto il profilo territoriale anche il corpo docente, per rispondere  ad un tema discusso proprio in queste settimane”. È quanto illustra Suor Anna Monia Alfieri, Presidente Fidae Lombardia, membro e coordinatore del Tavolo Permanente sulla Parità, Assessorato Istruzione, Formazione e Lavoro, Regione Lombardia e coautrice assieme a Marco Grumo e Maria Chiara Parola del saggio “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento.  Ed.  Giappichelli 2015”.

Il saggio analizza il tema del costo standard di sostenibilità per studente del sistema scolastico italiano. “Quello che emerge – aggiunge Suor Anna Monia – è un sistema in cui effettivamente la spesa dello Stato è molto superiore, anche per la scuola statale, rispetto ad un sistema in cui le scuole paritarie godono di un effettivo riconoscimento di pubblico servizio. Col risultato attuale di un sistema effettivamente discriminatorio fra famiglie abbienti e meno abbienti”.

Sembra che in questo nostro Stato non si voglia mai accettare ciò che propone la base ma che si debba accettare sempre quello che viene proposto dall’alto, chiosa Azzolini facendo appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Ministro MIUR Stefania Giannini perché vogliano, sempre più, far tesoro di ciò che propongono i cittadini.

Valutazione dei Dirigenti scolastici, nelle linee guida la tempistica dell’intero processo

da La Tecnica della Scuola

Valutazione dei Dirigenti scolastici, nelle linee guida la tempistica dell’intero processo

Sono state pubblicate oggi, in attuazione della Direttiva n. 36 del 18 agosto 2016, le attese linee guida per la valutazione dei Dirigenti scolastici.

“Si tratta di un processo atteso da 15 anni che ha lo scopo di investire sul miglioramento della professionalità dei nostri dirigenti, figure chiave dell’autonomia scolastica – ha sottolineato il Ministro Giannini -. Il sistema di valutazione a cui abbiamo lavorato è un sistema leggero, che si basa sui documenti e gli strumenti di pianificazione e programmazione che le scuole già utilizzano. Nessun appesantimento burocratico. Si parte dall’autovalutazione dei dirigenti che saranno poi accompagnati nel miglioramento del loro lavoro. La valutazione che parte oggi è un processo di supporto a tutto il sistema scolastico”.

La direttiva definisce passaggi e tempistica del processo:

  • entro settembre 2016: definizione degli obiettivi da parte del Direttore dell’USR. Gli obiettivi vengono inseriti nell’incarico del Dirigente e permangono per il triennio di vigenza; possono essere aggiornati annualmente, ma per situazioni particolari e previo accordo 2016 con l’interessato.
  • entro dicembre 2016: formulazionedella proposta di “Piano regionale di valutazione” da parte del Coordinatore regionale del servizio ispettivo e adozione da parte del Direttore.
  • gennaio/maggio 2017: autovalutazione annuale da parte del Dirigente attraversmune sulle azioni realizzate e i risultati ottenuti con riferimento a dati ed evidenze a sistema ed eventuali richieste di integrazioni da parte del Nucleentale e punto di riferimento per l’autovalutazione e la documentazione delle azioni del Dirigente è il Portfolio, compilabile in progress fino a maggio).
  • entro agosto 2017: valutazione di prima istanza da parte del Nucleo ed eventuale visita presso l’Istituzione scolastica sede di servizio del Dirigente (ogni Dirigente sarà comunque oggetto di una visita ali’interno del triennio di incarico). Valutazione finale da parte del Direttore, con riferimento alla valutazione di prima istanza del Nucleo. Il Direttore può discostarsi dalla valutazione del Nucleo previa motivazione scritta.
  • entro dicembre 2017: restituzione dei riscontri della valutazione da parte del Direttore, obbligatoria in caso di “mancato raggiungimento degli obiettivi”, a richiesta dell’interessato in caso di valutazione positiva. Il Direttore comunicherà comunque i dati generali sui risvolti della valutazione annuale a tutti i Dirigenti in una dimensione di orientamento e sviluppo della professionalità.

Punto di partenza del processo è l’autovalutazione del Dirigente, attraverso un modello comune di riferimento a livello nazionale con dati ed evidenze controllabili, così come è già avvenuto per il procedimento di valutazione delle Istituzioni scolastiche. Riferimento finale per la valutazione è il riscontro annuale sull’azione dirigenziale e gli obiettivi perseguiti e raggiunti. Per quanto riguarda questi ultimi determinante sarà la tendenza annuale verso i traguardi previsti a livello triennale all’interno del RAV.