Ammissione Maturità 2018: quali sono i criteri per l’ammissione all’esame di Stato

da Tuttoscuola

Ammissione Maturità 2018: quali sono i criteri per l’ammissione all’esame di Stato

La nuova maturità prevista dal decreto legislativo n. 62/2017 entrerà in vigore l’anno prossimo. Per l’esame di Stato del 2018 valgono le vecchie regole in atto da diverso tempo. Prima ancora di sostenere l’esame occorre conseguire l’ammissione che viene deliberata in sede di scrutinio finale da parte di ogni consiglio di classe. Sono sostanzialmente due i passaggi che contano per l’ammissione.

Ammissione Maturità 2018: la validità dell’anno scolastico

Innanzitutto occorre conseguire la validità dell’anno scolastico avendo presenziato ad almeno tre quarti del monte ore annuo delle lezioni previste. Eventuali deroghe devono essere definite dal collegio dei docenti e applicate, caso per caso, dal consiglio di classe. Nel caso in cui l’anno non sia ritenuto valido il candidato non viene nemmeno valutato nello scrutinio finale e non viene, pertanto, ammesso all’esame. Particolari deroghe sono state previste quest’anno per gli studenti delle arre colpite dal terremoto.

Ammissione Maturità 2018: come funziona per gli studenti del quarto superiore

Possono essere ammessi direttamente all’esame, per abbreviazione per merito, gli studenti del quarto anno che hanno riportato una votazione non meno di otto decimi in ogni disciplina e nel comportamento. Questi studenti – convenzionalmente denominati ottisti – devono avere avuto un regolare corso di studi, senza ripetenze e con medie di almeno sette decimi nel biennio precedente.

Maturità 2018: chi non può essere ammesso

Nello scrutinio finale dove si decide l’ammissione all’esame, non sono ammessi gli studenti che non abbiano la sufficienza (sei decimi) in tutte le discipline di studio. Basta, quindi, un cinque in una qualsiasi disciplina per non essere ammessi all’esame. Oltre alla valutazione del rendimento scolastico, gli studenti devono anche conseguire la sufficienza (sei decimi) nel comportamento.

Come cambia la Maturità

Dall’anno scolastico 2018/19 la Maturità subirà diversi cambiamenti. Dal numero di prove, ai crediti scolastici, passando per Invalsi e alternanza scuola – lavoro, Tuttoscuola ha approfondito tutte queste e le altre novità che vedranno protagonista l’esame di Stato nella guida “Come cambia la Maturità”, scaricabile gratuitamente per gli iscritti al sito.

‘Partecipiamo alla sicurezza nazionale’: licei e istituti superiori incontrano l’intelligence

da Tuttoscuola

‘Partecipiamo alla sicurezza nazionale’: licei e istituti superiori incontrano l’intelligence

Le nuove frontiere della sicurezza nazionale, gli eventi che segnano il Paese, le sfide di un mondo che cambia, ma anche l’uso consapevole del web, i social media e la robotica. Da oggi sui banchi di scuola arriva “Partecipiamo alla sicurezza nazionale”: il nuovo progetto promosso dal DIS, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Presidenza del Consiglio, in collaborazione con la DGSIP – Direzione generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del MIUR.

L’obiettivo è quello di spiegare ai ragazzi delle scuole secondarie di II grado il complesso mestiere degli 007 nel nuovo mondo globale e digitalizzato. In cattedra ci saranno i dirigenti degli istituti scolastici ed i rappresentanti della sicurezza nazionale: si parlerà dell’evoluzione dei Servizi segreti del nostro Paese che ha portato alla costituzione del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, così come riformato nel 2007; degli obiettivi della ricerca informativa; dei “ferri del mestiere”. Ma saranno illustrate anche le attività e le opportunità che l’Intelligence ha rivolto ai giovani: come il concorso “Disegna l’intelligence”, il tour nelle università italiane “Roadshow Intelligence Live“, l’iniziativa “Una tesi per la sicurezza nazionale”, la politica di reclutamento del Comparto, soffermandosi poi sulla recente iniziativa “Be Aware. Be Digital” che prevede il rilascio di un videogioco per educare i più giovani all’uso consapevole del web, dei social media e delle nuove tecnologie.

Il doppio zero della sigla non autorizza ad uccidere e non prevede effetti speciali, come spesso si legge nei romanzi di Ian Fleming. L’intelligence nel nostro Paese opera attraverso sforzi quotidiani, costanti e perlopiù invisibili, lontano dai riflettori e con l’unico obiettivo di servire l’Italia e proteggere i suoi cittadini. Una sola regola: mettere il decisore politico nelle condizioni di compiere scelte informate per difendere la società aperta, come pure per salvaguardare le condizioni dalle quali dipendono la sua sopravvivenza ed il suo sviluppo; per di più, in un ambiente planetario che si contraddistingue per il suo essere sempre più complesso e mutevole diventando altresì sempre più interconnesso.

Prevenire, prevedere e proteggere assicurando a tutti gli italiani la possibilità di vivere, per l’appunto, in sicurezza. Perché più sicurezza vuol dire più libertà.

Il tour di visite nelle scuole secondarie di II grado è partito il 13 aprile. La prima campanella è suonata per l’Istituto Statale Istruzione Superiore Leonardo Da Vinci di Firenze. Seguita poi dai Licei “Genovesi” di Napoli e “Salvemini” di Bari. Tra le altre tappe individuate d’intesa con il MIUR ci saranno Roma, Venezia, Perugia, Genova e Torino.

Il DIS e il MIUR collaborano da anni in iniziative riguardanti attività di ricerca scientifica, didattica e di formazione. L’iniziativa “Partecipiamo alla sicurezza nazionale” nasce, infatti, per avvicinare le ragazze ed i ragazzi, alla soglia della maggiore età, ad una tematica, quella della sicurezza nazionale, nelle sue diverse e moderne sfaccettature, che riguarda la vita di tutti gli italiani e che mai come in questo momento storico merita dovuta attenzione.

Mensa e gite scolastiche, una guida per conoscere le spese detraibili

da Tuttoscuola

Mensa e gite scolastiche, una guida per conoscere le spese detraibili

Mense e gite scolastiche detraibili anche quest’anno. La conferma arriva dall’Agenzia delle Entrate, che già per il 730 del 2017 aveva introdotto questa misura. Lo scorso anno poi era stata diffusa una circolare esplicativa (7/E del 4 aprile 2017) che spiegava nel dettaglio quali documenti produrre. Per il 2018 la misura viene addirittura rafforzata, come spiega la guida alla compilazione del modello 730 (disponibile a questo link)

Detrazione spese scolastiche, ecco come fare

In particolare è stato aumentato a 717 euro il limite delle spese d’istruzione per la frequenza di scuole dell’infanzia, del primo ciclo di istruzione e della scuola secondaria di secondo grado del sistema nazionale d’istruzione; la detrazione per la frequenza e il pagamento delle rette mensili dell’asilo nido (pubblico o privato) è del 19% su un importo massimo di 632 euro a figlio; la detrazione delle spese sostenute per la frequenza di scuole dell’infanzia, del primo ciclo di istruzione e della scuola secondaria di secondo grado è del 19% fino ad un massimo di 717 euro (prima era 564 euro). Prevista anche la detrazione per l’affitto degli studenti fuori sede: anche in questo caso del 19% ma su un importo massimo di 2.633 euro.

Quali spese si possono detrarre?

Come lo scorso anno, tra le spese ammesse alla detrazione troviamo le tasse (a titolo di iscrizione e di frequenza) e i contributi obbligatori. Vi rientrano, inoltre, in quanto connesse alla frequenza scolastica, i contributi volontari e le erogazioni liberali. In particolare si tratta delle spese per:

– la mensa scolastica (Circolare 02.03.2016 n. 3/E risposta 1.15) e i servizi scolastici integrativi quali l’assistenza al pasto e il pre e post scuola;

– le gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo scolastico finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa deliberato dagli organi d’istituto (dunque corsi di lingua, teatro, ecc., svolti anche al di fuori dell’orario scolastico e senza obbligo di frequenza). Se le spese sono pagate alla scuola, i soggetti che prestano l’assistenza fiscale non devono richiedere al contribuente la copia della delibera scolastica che ha disposto tali versamenti. La delibera va richiesta, invece, nel caso in cui la spesa per il servizio scolastico integrativo non sia sostenuta per il tramite della scuola, ma sia pagata a soggetti terzi.

Non si possono detrarre

Confermata inoltre l’assenza di detrazione per l’acquisto di materiale di cancelleria e di testi scolastici per la scuola secondaria di primo e secondo grado; servizio di trasporto scolastico.

Detrazione spese scolastiche: i documenti da conservare

Facendo ancora riferimento alla Circolare 7/E del 4 aprile 2017, resta ovviamente l’obbligo di controllare e conservare la documentazione del caso. Il contribuente dovrà esibire e conservare le ricevute o quietanze di pagamento. Le spese sostenute per la mensa scolastica possono essere documentate mediante la ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario e deve riportare nella causale l’indicazione del servizio mensa, la scuola di frequenza e il nome e cognome dell’alunno. Nello schema fornito dall’Agenzia, ecco la documentazione necessaria:

Per le spese sostenute per la mensa scolastica

– ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario intestata al soggetto destinatario del pagamento con riportata nella causale l’indicazione del servizio mensa, la scuola di frequenza e il nome e cognome dell’alunno;

– qualora il pagamento sia stato effettuato in contanti, con altre modalità di pagamento o con l’acquisto di buoni in formato sia cartaceo sia elettronico, attestazione del soggetto che ha ricevuto il pagamento o della scuola che certifichi l’ammontare della spesa sostenuta nell’anno e i dati dell’alunno o studente.

Per le gite scolastiche, l’assicurazione della scuola e altri contributi scolastici finalizzati all’ampliamento dell’offerta formativa:

– ricevute o quietanze di pagamento recanti gli importi sostenuti a tale titolo nel corso del 2016 e i dati dell’alunno o studente;

– qualora il pagamento sia stato effettuato nei confronti di soggetti terzi attestazione dell’istituto scolastico dalla quale si rilevi la delibera di approvazione e i dati dell’alunno o studente.

J.-C. Izzo, Vivere stanca

Izzo o della moderna umanità perduta

di Antonio Stanca

Nel 1998 lo scrittore francese Jean-Claude Izzo aveva raccolto nel breve volume Vivere stanca alcuni suoi racconti pubblicati in precedenza su giornali o riviste e recentemente l’opera è stata riproposta dalla casa editrice E/O di Roma con la traduzione di Franca Doriguzzi e le illustrazioni di Joëlle Jolivet.

Izzo era nato a Marsiglia nel 1945 e qui era morto nel 2000 a cinquantacinque anni. Prima di giungere alla narrativa si era applicato in diverse direzioni. Aveva scritto e pubblicato raccolte di poesie, aveva prodotto testi per il cinema, il teatro, la radio, aveva collaborato con giornali e riviste, era stato membro del movimento cattolico “Pax Christi” oltre che del partito socialista e poi di quello comunista. Era vissuto generalmente a Marsiglia, si era separato dalla moglie, poi anche dalla donna venuta dopo ed infine anche da questa.

Spirito irresoluto, irrequieto era stato quello di Izzo, sempre alla ricerca di altro si era mosso, di quanto credeva avesse potuto soddisfare, calmare quei bisogni che non considerava soltanto suoi ma anche di altri, di quelli che nella vita moderna erano rimasti superati dai tempi, dai costumi, dal modo di essere, di fare, che avevano visto finire quei valori che erano sempre stati dello spirito perché sconfitti da quelli della materia. Erano diventati questi i più importanti e contro di essi non solo con le opere aveva combattuto Izzo ma anche con la religione, con la politica. Sempre sospeso, però, era rimasto tra l’aspirazione a recuperare quanto richiesto dall’anima e gli infiniti, insormontabili ostacoli che la realtà gli frapponeva, tra il bisogno di bene e la constatazione di un male che si era ormai tanto diffuso da essere diventato modo di vivere, sistema.

Chiari sarebbero stati, nelle opere di Izzo, i riflessi di questa difficile condizione sofferta dall’autore. La trilogia marsigliese, composta dai romanzi Casino totale del 1993, Chourmo del 1994 e Solea del 1998, ne sarebbe stata la più famosa testimonianza, avrebbe fatto di lui lo scrittore più letto nel contesto della narrativa francese della fine del secolo scorso. Con quei romanzi Izzo si sarebbe rivelato un autore completamente nuovo nei contenuti e nella forma espressiva, avrebbe inaugurato il genere detto del “noir mediterraneo”, di una narrazione, cioè, continuamente percorsa da un senso di paura, continuamente esposta a pericoli incombenti, a disastri imminenti. Ad accrescere questo stato di tensione interveniva la lingua dello scrittore, pur essa completamente nuova perché sintetica, ridotta all’essenziale e sempre interrotta, frenata, framezzata, sempre fatta di frasi minime, di parole sole quasi si trattasse di esclamazioni, sospiri, lamenti.

Fabio Montale sarebbe stato l’eroe di quei romanzi, il personaggio nel quale Izzo si sarebbe trasferito per combattere, tramite lui, contro un mondo che era diventato nemico e per rimanerne vittima.

I racconti di Vivere stanca sono degli anni ’90, gli stessi della trilogia marsigliese e come i romanzi di questa sono ambientati a Marsiglia, come in quei romanzi i loro personaggi, i loro protagonisti sono eroi negativi destinati a perdere nel loro confronto con la vita. Tutti, uomini e donne, vecchi e giovani, sono rappresentati in una situazione di aspirazioni deluse, di speranze fallite, tutti sono mostrati alla ricerca di quanto avrebbe potuto sollevarli, salvarli. Sono dei disperati, non sanno come fare perché hanno perso il lavoro o non si sono mai applicati con costanza, perché hanno debiti o sono rimasti ai margini del posto, dell’ambiente, del quartiere dove vivono, perché sono stati traditi nei loro affetti di padri o madri, mariti o mogli, figli o figlie, fratelli o sorelle, amici o amanti, e soli vivono ormai e di soli ricordi. Alcuni si sono chiusi in sé stessi, hanno fatto della loro sconfitta l’unico pensiero, si sono tanto identificati con esso da giungere a sacrificarsi per esso, a darsi la morte.

Il sesso, l’alcol saranno i modi da tutti cercati per alleviare quanto li opprime ma inalterata rimarrà l’idea che altro sarebbe stato loro possibile, che altra vita avrebbero meritato, che ingiusto era stato non averla ottenuta. Non grandi erano state le loro aspirazioni ma minime, di gente comune e nemmeno erano state possibili. Di questi pensieri, eternamente e vanamente nutriti da quelle persone, dei tormenti della loro coscienza vuole dire la scrittura di Izzo che anche in questi racconti è tanto animata, tanto vicina alle situazioni, alle vicende rappresentate da farle apparire vere, da muoverle come nella realtà. Un discorso continuamente interrotto come quello dello scrittore dà l’impressione che non sia scritto ma parlato e che vada ascoltato più che letto. Sembra la voce di quella moderna umanità perduta la scrittura di Izzo, di quell’umanità della quale ha voluto essere il testimone, l’interprete.

Conversando con Maurizio Martina

Conversando con Maurizio Martina

di Maurizio Tiriticco

Caro Maurizio! Andare ad un incontro con i Cinque Stelle non mi stupisce e non mi spaventa! Ricorderai, comunque, che molti anni fa progettammo un altro incontro, quello del cosiddetto “compromesso storico”. E si trattava di un’impresa ben più impegnativa! Noi comunisti venivamo da una lunga storia, dall’antifascismo militante in Patria e all’estero e da una visione della società e del lavoro che aveva fondamento nella ricerca marxiana. I cattolici venivano da altre esperienze, dall’antifascismo di Don Sturzo, di Don Primo Mazzolari, di Don Minzoni, ma soprattutto dalla proposta sociale della “Rerum Novarum”! Per non dire poi dei liberali che fondavano il loro pensiero sulle felici intuizioni di un Piero Gobetti. Comunque, quell’enciclica era stata di una grande importanza per i cattolici! Ed anche per noi tutti! Gettava definitivamente a mare il cattolicesimo retrivo di un Pio IX e di tanti altri papi precedenti! E in effetti non avremmo avuto né un Papa Giovanni né un Papa Francesco, se nel corso degli ultimi decenni laici e credenti, comunisti e cattolici non avessero costruito ponti e punti di approdo!

Oggi quella storia sembra dimenticata! Oggi sul palco della politica folleggiano i Salvini e i Di Maio, come anni fa ha folleggiato un Berlusconi! Accadimenti per certi versi inauditi! Come se la nostra storia, la lunga storia di noi democratici, comunisti, socialisti, democristiani – senza voler far torto a raggruppamenti “altri”, e non meno importanti, quello dei repubblicani, quello dei liberali – fosse stata d’un colpo spazzata via. La “caduta del muro” nel 1989 segnò indubbiamente una pietra miliare! Di fatto allora cadde anche quella cortina di ferro – così coniata a suo tempo da Churchill – cha dal 1945, per ben 44 anni, tenne costantemente il mondo intero sull’orlo di un nuovo conflitto mondiale. Oggi si incontrano i governanti della Corea del Nord e la Corea del Sud! Ed è un avvenimento di grande importanza per la pace nel mondo!

In tale contesto/scenario mi sembra che le parole di un Berlusconi, di un Salvini e di un Di Maio siano soltanto affabulazioni di studentelli che vogliono giocare a fare i primi della classe! No, caro Maurizio! Abbiamo alle spalle una storia troppo grande e ricca che i due giovani saputelli di oggi a mala pena conoscono! No, Maurizio! Non ci meritiamo personaggi del genere! E capisco quanto sia duro per te doverli incontrare, parlare con loro! E trattare anche! Però bisogna farlo! In effetti, hanno avuto i voti di tanti di noi! Abbacinati forse dalla loro spavalderia? Dalla loro promessa che, con l’abrogazione della legge Fornero, i nostri mali sarebbero stati tutti sanati? Comunque, caro Maurizio, come diceva Montanelli, in certe situazioni bisogna agire, purtroppo, anche turandosi il naso! Mala tempora currunt per la nostra Repubblica, anche se non c’è un Catilina che congiura contro di essa! Ma ci sono uomini piccoli che valgono poco, con cui, purtroppo, dobbiamo trattare! Purtroppo molti dei nostri concittadini hanno posto in loro la loro fiducia! Abbacinati da una carota che ciascuno di loro ha mostrato in testa al suo carro elettorale. Mah! Per dirla sempre con Cicerone: Quo usque tandem? Purtroppo ce li dobbiamo sopportare finché i nostri concittadini non comprendano a chi hanno dato il loro voto!

Chi legge si chiederà: ma che ha che fare questo scritto politico con Edscuola.it che si occupa di scuola? E allora mi chiedo: non è forse colpa della scuola se milioni italiani hanno votato per due saputelli? Il voto è libero, d’accordo; ma non credo occorra tanta intelligenza e tanta cultura per capire che i due saputelli in effetti di politica, quella vera, che viene da lontano, che ha uno spessore storico, sociologico, antropologico, culturale, ne mastichino poco! Basta avere studiato, e bene, un po’ di storia, quella recente soprattutto, per capire che dei capipopolo abbiamo già fatta esperienza! L’ho già scritto: abbiamo avuto politici come De Gasperi, Moro, Togliatti, Berlinguer, e mettici pure quel volpacchione di Andreotti! Mah! Comunque, è certamente colpa della scuola, se un cittadino non sa distinguere il grano dal loglio… e che si chiederà: ma che cos’è questo loglio? Risposta: è una graminacea che oggi il nostro Paese produce in abbondanza e che molti credono che sia grano!

Regolamento europeo Privacy, applicazione dal 25 maggio. Sindacati chiedono incontro urgente al Miur

da Orizzontescuola

Regolamento europeo Privacy, applicazione dal 25 maggio. Sindacati chiedono incontro urgente al Miur

di redazione

Il 25 maggio, per le scuole scatta l’ora “X” relativamente all’applicazione delle misure previste dal Regolamento europeo sulla Privacy, che comporta tutta una serie di adempimenti volti a implementare la sicurezza dei dati.

I sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil RUA, considerata la complessità della succitata applicazione, hanno chiesto un incontro al Miur, al fine di conoscere le azioni dell’Amministrazione a supporto delle istituzioni scolastiche.

La richiesta di incontro

Oggetto: Applicazione regolamento europeo sulla privacy. Richiesta incontro urgente

L’applicazione del Regolamento europeo sulla Privacy (RGPD) a partire dal 25 maggio 2018 obbliga tutte le pubbliche amministrazioni, comprese le istituzioni scolastiche, a rivedere la complessa e delicata materia della protezione dei dati personali e a farsi carico di una serie di adempimenti obbligatori finalizzati ad implementare la sicurezza dei dati sulla base del principio della responsabilizzazione (accountability) dei soggetti titolari del trattamento dei dati.

Tale innovativo approccio alla tutela dei dati, che determinerà il superamento del d.lvo196/2003 (Codice privacy), rende necessario che l’Amministrazione scolastica fornisca ai dirigenti scolastici, titolari del trattamento dei dati personali effettuato dalle istituzioni scolastiche, tutte le indicazioni necessarie a individuare, entro la data del 25 maggio, gli adempimenti effettivamente posti a loro carico per il miglioramento dei livelli di sicurezza dei dati attualmente garantiti dall’applicazione del Codice.

In particolare, tenuto conto delle indicazioni presenti al Capo IV del RGPD in materia di obblighi del Titolare del trattamento, valutazione di impatto e designazione del Responsabile della protezione dei dati (DPO) si chiede un incontro urgente finalizzato a informare le scriventi OO.SS. sulle azioni che l’Amministrazione intende intraprendere in merito alle problematiche illustrate.

FLC CGIL – CISL Scuola – UIL Scuola RUA

Corsi aggiornamento docenti on line, perché iscriversi alla piattaforma Sofia del Miur

da La Tecnica della Scuola

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Diplomati magistrale, ci vuole un decreto legge

da La Tecnica della Scuola

Diplomati magistrale, ci vuole un decreto legge

Alla maturità 2018 senza alternanza scuola/lavoro

da La Tecnica della Scuola

Alla maturità 2018 senza alternanza scuola/lavoro

Ammissione Maturità 2018: quali sono i criteri per l’ammissione all’esame di Stato

da Tuttoscuola

Ammissione Maturità 2018: quali sono i criteri per l’ammissione all’esame di Stato

La nuova maturità prevista dal decreto legislativo n. 62/2017 entrerà in vigore l’anno prossimo. Per l’esame di Stato del 2018 valgono le vecchie regole in atto da diverso tempo. Prima ancora di sostenere l’esame occorre conseguire l’ammissione che viene deliberata in sede di scrutinio finale da parte di ogni consiglio di classe. Sono sostanzialmente due i passaggi che contano per l’ammissione.

Ammissione Maturità 2018: la validità dell’anno scolastico

Innanzitutto occorre conseguire la validità dell’anno scolastico avendo presenziato ad almeno tre quarti del monte ore annuo delle lezioni previste. Eventuali deroghe devono essere definite dal collegio dei docenti e applicate, caso per caso, dal consiglio di classe. Nel caso in cui l’anno non sia ritenuto valido il candidato non viene nemmeno valutato nello scrutinio finale e non viene, pertanto, ammesso all’esame. Particolari deroghe sono state previste quest’anno per gli studenti delle arre colpite dal terremoto.

Ammissione Maturità 2018: come funziona per gli studenti del quarto superiore

Possono essere ammessi direttamente all’esame, per abbreviazione per merito, gli studenti del quarto anno che hanno riportato una votazione non meno di otto decimi in ogni disciplina e nel comportamento. Questi studenti – convenzionalmente denominati ottisti – devono avere avuto un regolare corso di studi, senza ripetenze e con medie di almeno sette decimi nel biennio precedente.

Maturità 2018: chi non può essere ammesso

Nello scrutinio finale dove si decide l’ammissione all’esame, non sono ammessi gli studenti che non abbiano la sufficienza (sei decimi) in tutte le discipline di studio. Basta, quindi, un cinque in una qualsiasi disciplina per non essere ammessi all’esame. Oltre alla valutazione del rendimento scolastico, gli studenti devono anche conseguire la sufficienza (sei decimi) nel comportamento.

Come cambia la Maturità

Dall’anno scolastico 2018/19 la Maturità subirà diversi cambiamenti. Dal numero di prove, ai crediti scolastici, passando per Invalsi e alternanza scuola – lavoro, Tuttoscuola ha approfondito tutte queste e le altre novità che vedranno protagonista l’esame di Stato nella guida “Come cambia la Maturità”, scaricabile gratuitamente per gli iscritti al sito.

Riconoscimento giuridico e caos reggenze

ANCODIS: riconoscimento giuridico e caos reggenze.

Nel prossimo anno scolastico si ripeterà la stessa musica……stonata!

 

Un anno scolastico volge al termine ed ANCODIS vuol porre l’attenzione al prossimo con una amara constatazione: ancora un anno sprecato per la scuola italiana in relazione al grave problema delle scuole affidate a reggenza!

Esattamente un anno fa ponevamo il tema delle reggenze ed – oggi – corre l’obbligo di riproporlo alle Istituzioni (MIUR), agli operatori scolastici, ai genitori.

Cosa è successo in questo anno scolastico di nuovo? NULLA!

Assolutamente nessun passo avanti concreto se non l’indizione del corso-concorso tanto atteso dal 2011 ma ancora alla fase del bando. Anzi è notizia di questi giorni, che la prova preselettiva si svolgerà il 23 luglio 2018 (in piena estate e dopo la conclusione degli Esami di Stato), con buona pace dei candidati – stanchi fisicamente e psicologicamente – che tanta fiducia hanno riposto nel concorso!

Le Istituzioni scolastiche restano – per la quotidiana e complessa gestione – nell’incertezza dei tempi senza un DS titolare in grado di essere guida sicura in un mare sempre più tempestoso.

Il messaggio che arriva dal MIUR è semplicemente questo: continuate ad andare avanti con un DS reggente che sarà senz’altro in grado di sostenere gli impegni e le responsabilità di un’altra I.S. oltre a quella già affidata (chi ci crede? amara constatazione…).

 

Fino all’a.s. 2006-2007, se una I.S. rimaneva senza DS, si poteva nominare un preside incaricato che – a pieno titolo – ne assumeva una titolarità annuale; con il decreto legge n. 7/2005 convertito dalla legge n. 43/2005 Art. 1-sexies è stato abolito l’incarico di presidenza (ancora oggi però utilizzato!) ed un accordo politico tra governo e OO.SS. Area dirigenziale (art. 19 comma 1 lettera b CCNL AREA V), ha contrattualizzato l’istituto della reggenza che invece era stato pensato per la sostituzione di DS assenti per brevi periodi e non certamente per un intero a.s./diversi anni scolastici (amara constatazione…).

Deve essere chiaro a tutti che questa operazione aveva un solo scopo: consentire allo Stato – con il consenso dei sindacati firmatari – un notevole risparmio a danno di una proficua ed adeguata gestione di una scuola.

La ragione economica e la ragione di Stato hanno prevalso sull’interesse del personale scolastico, degli alunni e delle famiglie ad avere un Dirigente scolastico a tempo pieno; uno Stato che dichiara di avere tra le sue priorità la SCUOLA pubblica, laica e moderna e che, invece, mette in crisi la sua governance creando tensioni e criticità sia nella scuola di titolarità che in quella affidata a reggenza! Ipocrisia di Stato si potrebbe definire!

 

Proviamo, dunque, a fare il punto sulla situazione:

  • le scuole affidate a reggenza (sottodimensionate e normodimensionate) in questo a.s. sono ben 748 (fonte ANP). In queste condizioni, la metà delle scuole italiane ha avuto un dirigente scolastico responsabile di almeno due scuole (con quanti plessi? In quanti comuni?);
  • in considerazione dei prossimi pensionamenti/aspettative/altri incarichi (utilizzati all’estero, distaccati al MIUR o negli URS con incarichi temporanei di dirigente tecnico o amministrativo, con esonero parlamentare, amministrativo o sindacale) la previsione è che per il prossimo a.s. le scuole senza DS arriveranno a circa 2500 (fonte UDIR);
  • per rappresentare in modo sicuramente parziale il fenomeno si riportano i dati relativi al numero delle reggenze in alcune regioni nell’a.s. 2017-2018 (fonte ANCODIS):

Piemonte 167

Lombardia 242

Friuli Venezia Giulia 61

Emilia Romagna 173

Lazio 147

Campania 59

Calabria 80

Sardegna 59

Sicilia 116

Di fronte a questo quadro certamente non edificante per il MIUR e per l’intero sistema scolastico italiano, non sono previste operazioni di immissione in ruolo con relativa assegnazione di sede prima del 31/08/2018 a seguito del mancato espletamento delle procedure concorsuali (che riteniamo non saranno concluse entro l’A.S. 2019-2020).

Pertanto, non resta che aspettare l’annuale e tanto attesa Circolare (agostana) per il conferimento degli incarichi di reggenza per l’A.S. 2018-2019 su tutti i posti rimasti disponibili dopo le operazioni di mobilità e sui posti relativi a scuole sottodimensionate ai sensi dell’art. 19 comma 5 della Legge 111/2011 (comma modificato dall’art. 4, comma 69, legge n. 183 del 2011, poi dall’art. 12, comma 1, legge n. 128 del 2013) che proverà ancora per un altro anno scolastico a mettere in tante I.S. una toppa inadeguata ad un buco gigantesco.

E si aprirà l’ennesima discussione da parte dei sindacati ed associazioni di categoria sulla grave situazione senza che NESSUNO tra il MIUR e le OO.SS. faccia un pubblico mea culpa sulle ragioni che hanno portato a questa insostenibile e disastrata condizione della scuola italiana.

 

I Collaboratori dei DS – che vivono quotidianamente la faticosa gestione delle scuole con DS titolare ed in reggenza – denunciano questa condizione divenuta ormai non più sostenibile né accettabile per un paese moderno che guarda all’Europa ma che mette in campo scelte politiche che lo allontanano dall’Europa!

ANCODIS vuole evidenziare che la condizione di criticità in cui versa la scuola italiana pubblica è anche dovuta a questa precarietà che ovviamente – in un sistema complesso e delicato – rende confusa la vision e debole la mission di ciascuna istituzione scolastica affidata a reggenza (possiamo immaginare tutto questo in una scuola NON statale?).

Non possiamo ignorarne le gravi conseguenze: demotivazioni nel personale, criticità nella gestione e nella organizzazione, insoddisfazione nei genitori cui viene meno il riferimento dirigenziale, indebolimento del profilo didattico ed educativo, perdita di identità nelle relazioni con le altre Istituzioni.

In questa triste ed amara realtà, a baluardo dell’identità costruita faticosamente anno per anno restano i docenti collaboratori del ds che assumono oneri e responsabilità nell’interesse della propria scuola senza alcun riconoscimento giuridico e con responsabilità certamente non indifferenti.

Occorre trovare delle soluzioni tempestive ed adeguate per dare risposte a quanti rivendicano il diritto ad avere una scuola guidata con competenza e professionalità in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali ancora in fase iniziale.

 

ANCODIS, dunque, propone al nuovo governo ed al futuro Ministro tre urgenti interventi legislativi attraverso un Decreto Legge:

 

  1. Riconoscimento giuridico dei Collaboratori dei DS e, tra di essi, di coloro che svolgono il ruolo di Primo collaboratore con funzioni vicarie (ex vicepreside). Lo sanno bene al MIUR che il “vicario” svolge di fatto, con l’istituto della delega, ruoli apicali in molti settori della vita scolastica, sostituendo il dirigente in caso di assenza (ferie in corso di anno ed estive) o impedimento. In queste circostanze, le scuole vengono affidate dai DS ai loro vicari che ne assumono la responsabilità in ordine a quanto programmato unitamente all’onere di gestire ogni circostanza NON prevista o ogni situazione emergenziale.

Per non dimenticare il problema relativo ai tanti DS prossimi al pensionamento (al 31/8/2018 circa 500) che per fruire delle ferie hanno già di fatto programmato lunghe assenze dal servizio affidando la scuola ai loro collaboratori.

Per queste ragioni – deve essere chiaro – il vicario spesso NON fruisce del proprio periodo di ferie. Ed il MIUR e OO.SS. non lo vogliono ufficialmente riconoscere!

 

  1. Ripristinare in TUTTE le scuole l’esonero per il Collaboratore cui il DS affida compiti di sostituzione in caso di assenza o impedimento, indipendentemente dalla materia di insegnamento/ordine di scuola e dall’organico dell’autonomia. I Vicepresidi oggi sono spesso impegnati in attività di docenza: rivendicano, pertanto, la necessità del distaccamento per lavorare a tempo pieno nell’attività di collaborazione dei DS titolari e reggenti. Il DS delega loro compiti e funzioni che però non possono esercitare pienamente se impegnati anche in attività didattiche. In questo modo molti DS si trovano in condizione di non avere un Collaboratore a tempo pieno che possa svolgere la funzione conferita e devono fare a meno di un collaboratore che assuma a tempo pieno deleghe e carichi di lavoro.

 

  1. Assegnare l’incarico di presidenza al Collaboratore di cui al punto a (ai sensi dell’O.M. 39/2004), finalizzato alla gestione temporanea delle scuole in reggenza fino all’insediamento del DS titolare. Si tratta di docenti che negli anni hanno certamente dimostrato competenza e professionalità (basta chiedere ai loro DS!) e che chiedono semplicemente di essere valorizzati nella governance della loro scuola.

Su questo punto è il caso di ricordare che il Miur ha diramato in questi giorni la Direttiva n. 281/2018 relativa agli incarichi di presidenza nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado per l’anno scolastico 2018/2019 precisando che non sono più conferiti incarichi di presidenza, eccetto i casi di conferma degli incarichi già conferiti.

Riteniamo necessario su quest’ultimo aspetto pensare ad un provvedimento d’urgenza che non lasci le scuole affidate alle reggenze: piuttosto, è opportuno ripensare al provvedimento di incarico non affidandolo più a docenti senza esperienza gestionale ma esclusivamente ai Collaboratori purchè abbiano un’esperienza certificata di almeno 36 mesi di servizio.

Sarebbe un riconoscimento al Collaboratore vicario per una fase limitata e transitoria e si darebbe alle scuole la possibilità di avere una guida a partire dal primo giorno del prossimo anno scolastico: molti Collaboratori, infatti, ricoprono questo ruolo da diversi anni, sono la memoria storica di una I.S., hanno sviluppato adeguate professionalità e capacità di organizzazione e gestione nella collaborazione con i loro DS.

Sarebbe, inoltre, un modo per investire sulle risorse esistenti e garantire una guida efficace ad ogni istituzione scolastica che non è più possibile garantire con le reggenze!

Proponiamo anche di monitorare periodicamente il lavoro del Collaboratore incaricato e di valutarne il servizio al termine dell’a.s. per l’eventuale riconferma nell’incarico nell’anno successivo ove permanessero le condizioni di reggenza.

Per tale incarico l’Amministrazione deve prevedere soltanto il costo relativo all’indennità di posizione: si avrebbe un risparmio sul costo della reggenza ed un conseguente minore aggravio dal FIS della scuola ogni anno sempre più esiguo.

 

Sono soluzioni che riteniamo coerenti ad un bisogno di governance, che tiene conto dei necessari presupposti di conoscenza delle dinamiche interne specifiche di ogni i.s. e delle criticità superate e da affrontare, di una riconquistata credibilità ed affidabilità nei confronti di docenti e famiglie, di una riduzione di oneri di lavoro a carico di DS reggenti che – è risaputo a chi vive la scuola – fanno comunque grande affidamento nei loro Collaboratori.

Siamo pronti a discutere soluzioni concrete, sostenibili, capaci di dare risposte ad urgenti necessità e contemporaneamente vogliamo dire a tutti: NOI CI SIAMO!

Nel frattempo – preso atto che sulla base della Direttiva n. 281 del 2018 verranno conferiti incarichi di presidenza ad un numero molto residuale di docenti ed in considerazione dell’art. 4 comma 1 – inviteremo tutti i nostri iscritti ed i restanti collaboratori a presentare agli UU.SS.RR. apposita istanza per il conferimento dell’incarico, impugnando in ogni sede competente sia il testo della Direttiva sia i singoli provvedimenti di esclusione per disparità di trattamento e per contrarietà manifesta alle esigenze di buon andamento della Pubblica Amministrazione.

I Collaboratori sono pronti ad assumere impegni a favore delle loro I.S.: mettiamoli in condizione di farlo e di dimostrare la loro professionalità riconoscendo capacità ad assumere responsabilità e competenze conseguite.

 

 

Per ANCODIS NAZIONALE

Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

 

Presidenza commissioni esami Stato scuola secondaria superiore

Lettera del segretario nazionale di DIRIGENTISCUOLA-Di.S.Conf. al Capo di Gabinetto MIUR e al Direttore Generale per gli Ordinamenti Scolastici.

 

 

Oggetto: Dirigenti scolastici degli istituti comprensivi – Presidenza delle commissioni negli esami di Stato nella scuola secondaria superiore: Ritiro di circolari e note illegittime e rispetto pieno della legge!

 

Egregia dottoressa,

in un apposito nostro incontro e in almeno due interlocuzioni con la dott.ssa Palermo ho provato ad argomentare – lasciando ripetuta memoria nella documentazione consegnata – che, sul punto, il D. Lgs. 62/17 ha voluto semplicemente (e limitatamente) accentuare una caratterizzazione più domestica degli esami di Stato conclusivi del primo ciclo d’istruzione, affidando la presidenza della Commissione al dirigente della stessa istituzione scolastica, così composta tutta da membri interni, e non più a quello di una scuola viciniore; sempre mantenendo fermi i generali, e generici, assenza o impedimento, seguiti dalla specifica reggenza di altra istituzione scolastica: il che, di tutta evidenza, non poteva – e non può – comportare una compressione della sfera giuridica degli interessati, imposta per circolare (la n. 4537/18) e poi – pur dandosi mostra di volerla correggere – rinforzata dalla nota n. 6078/18.

Di più, ho provato ad argomentare che, all’opposto, potevano e dovevano caso mai sanarsi, sempre in via interpretativa, le restrizioni della legge 1/07, siccome emanata quando sussistevano i settori formativi – poi cancellati – e perciò da intendersi qui implicitamente abrogata, per ius superveniens, con l’istituzione del ruolo unico della dirigenza scolastica. E sarebbe cessata quell’aberrazione – priva di ogni logica e attingibile dal semplice buon senso – che consente liberamente all’interessato (magari ex maestro elementare e poi direttore didattico) la direzione di una scuola secondaria superiore, ma gli pone dei vincoli se in tale scuola volesse solo presiedere una commissione d’esame!

Ebbene, c’è stato bisogno del TAR Lazio, con la decisione emessa ieri in sede cautelare (nn. 2534-6/2018), a stigmatizzare la sordità dell’Amministrazione, rendendo esplicito l’ovvio: che con il ruolo unico, istituito dal 2008, ogni dirigente scolastico avrebbe potuto e può presiedere commissioni di esami di Stato sia nel primo che nel secondo ciclo, senza preclusione legale alcuna e senza barriere precostituite con il ricorso a stravaganti canoni ermeneutici.

Per contenere il disastro preannunciato dai gongolanti professionisti del ricorso, faccia pertanto in modo che l’Amministrazione non perda tempo, emanando subito le conseguenti disposizioni senza l’interposizione di cavilli e di paletti ad hoc, che ora un giudice della Repubblica ha statuito come del tutto inconferenti e privi di qualsivoglia base normativa!

Distintamente,

Attilio Fratta,

Segretario Generale DIRIGENTISCUOLA.Di.S.Conf.

La didattica del fotoromanzo

La didattica del fotoromanzo

di Maurizio Tiriticco

Giorni fa si è chiusa a Marsiglia una mostra dedicata al fotoromanzo, un genere nato in Italia qualche anno dopo la fine della guerra e che ha resistito fino agli anni Settanta. Mi piace riprodurre quanto ho scritto in proposto qualche anno fa.

Quando insegnavo – anni cinquanta e sessanta – cercavo sempre di creare le condizioni perché i miei alunni apprendessero! Bastava che rivelassi la mia ignoranza su quelle maledette guerre puniche, che non interessano a nessuno, perché tutti si adoperassero a rendermene conto. E quanto mi divertivo a confondere Annibbale con Asdrubbale – li scrivevo con due b – perché tutti si sentissero in dovere di correggermi. Non erano così scemi da non sapere che “giocavo”, ma, in effetti, giocando si impara! Per non dire dei vituperati temi! Quanti anni abbiamo impiegato per abolirli! Anni fa, con il “nuovo” esame di Stato, con Berlinguer e le sollecitazioni di De Mauro, finalmente ci eravamo riusciti, ma… il reale è sempre più forte dell’ideale e, dopo le tipologie innovative A e B (vedi il Regolamento, il dpr 323/98) fummo “costretti” a reintrodurre il tema, con altre due tipologie, quel tema che piace tanto agli insegnanti, quelli che “insegnano”, che tracciano segni sulla testa degli alunni, come i vasai dell’antica Roma tracciavano i segni decorativi sulle “testae”, le anfore!

In effetti, non c’è nulla di più falso di un tema! Alludo a quello di sempre! Nessuno nella vita scrive temi, se non a scuola! Nella vita si scrivono racconti, poesie, diari, dichiarazioni d’amore, lettere a non finire! E oggi si scrive, e tanto, su FB e con i cellulari. C’è il professionista che scrive romanzi, favole, testi scientifici! E’ c’è pure chi scrive testi scolastici! Uno più pesante dell’altro! Orrore degli orrori! Per trovare una informazione che serva veramente, ti devi cibare pagine su pagine, illustrazioni su illustrazioni, letture su letture, quadri su riquadri, prove di verifica assurde… Mi chiedo poi a che serve un libro di grammatica, quando la grammatica vera è quella che costruiamo nella nostra testa interagendo tra noi giorno dopo giorno?

Io sollecitavo racconti o poesie con gli stratagemmi più arditi! Scrivemmo anche un fotoromanzo: allora i “Bolerofilm” erano sotto i banchi di quasi tutte le mie alunne! Fabula e intreccio, ordine e durata, topic e point e altre diavolerie della linguistica erano di casa di fatto nei loro scritti, anche se di linguistica non sapevano nulla! E poi sollecitare il nesso che corre tra l’immagine e la parola scritta – è il mondo dei fumetti, il legame che corre tra cervello sinistro e cervello destro – significa sollecitare scritture autentiche, vive, utili, soprattutto per loro, gli alunni, alla felice e non facile scoperta del loro mondo dei produttori di pensieri e di testi, orali e scritti. Disegnavano, coloravano, scrivevano… a volte era una vera e propria fucina, anche se non sono mai ricorso alla tipografia di Freinet. Per tutte queste ragioni non sono mai stato un insegnante, ma ho sollecitato tanti tanti apprendimenti… o almeno ci ho provato…

Alla maturità senza alternanza

da Il Sole 24 Ore

Alla maturità senza alternanza

di Claudio Tucci

Le 400 ore minime di formazione “on the job” negli istituti tecnici e professionali, almeno 200 ore nei licei, sono un obbligo per le scuole, ma, almeno per quest’anno, non per gli studenti. Con la conseguenza, quindi, che a giugno i ragazzi delle classi quinte potranno sedersi tranquillamente all’esame di maturità anche se non hanno svolto l’«intero monte ore minimo di alternanza previsto dalla legge 107» (ormai entrata in vigore a regime in tutte le ultime tre classi degli istituti superiori).

La “precisazione” su uno dei cardini della «Buona Scuola» è contenuta in una nota del ministero dell’Istruzione inviata a tutti gli Uffici scolastici regionali e alle scuole in vista degli scrutini di giugno, che comunque conferma la linea “rigorosa” per la prossima maturità, nel 2018/2019: per quell’epoca – è scritto nella nota – l’alternanza peserà come «requisito d’ammissione all’esame di Stato», e bisognerà pertanto svolgerla da parte di tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori (anche qui però dovrebbe esserci la possibilità di applicare il limite minimo del 75% delle ore già previsto per l’orario complessivo annuale delle lezioni, che consentono allo studente di superare l’anno).

La “deroga”, almeno quest’anno, al tetto orario di alternanza previsto dalla legge 107 è spiegata da fonti ministeriali, a titolo di esempio, con la necessità di non sbarrare la strada alla maturità agli «studenti ripetenti l’ultimo anno» (che non hanno quindi potuto fare formazione “on the job” nel biennio precedente). Dal prossimo anno, per effetto dell’entrata in vigore del decreto legislativo 62 del 2017 sui nuovi esami di Stato – attuativo della legge 107 -, l’alternanza diventa vero e proprio requisito di ammissione alla maturità, e le scuole dovranno pertanto attrezzarsi, anche per gli studenti ripetenti.

«Per gli alunni che, invece, hanno rispettato il monte ore minimo di alternanza, acquisendo una serie di competenze legate al profilo di indirizzo o trasversali – spiega Fabrizio Proietti, dirigente del Miur che si occupa di alternanza – è previsto che le commissioni di esame possano valorizzare l’esperienza effettuata in sede di terza prova e durante il colloquio. Tuttavia, proprio in ragione della non obbligatorietà, le stesse commissioni, quest’anno, non potranno mai penalizzare gli studenti che non hanno potuto assolvere all’esperienza “on the job” o che vi abbiano assolto soltanto in parte».

Queste regole varranno, il prossimo giugno, anche per i candidati esterni, per i quali è possibile, tuttavia, valorizzare eventuali attività di alternanza o ad esse assimilabili, quali quelle di lavoro autonomo o dipendente. Insomma, ribadisce la circolare, le esperienze di formazione “on the job” sono elementi «di valorizzazione del curriculum dell’allievo», e la loro eventuale mancanza non dovrà «costituire in alcun modo elemento di penalizzazione nella valutazione».

La nota ministeriale conferma, infine, per gli atleti di «Alto livello», allargandone il perimetro, la riconducibilità delle attività sportive agonistiche praticate a quelle di alternanza (la Lega o la Federazione sportiva di riferimento dovrà rilasciare la relativa attestazione).