Non è una scuola per maschi

da Corriere della sera

Voti più bassi, più bocciature, più abbandoni scolastici. Ma anche se le ragazze vanno meglio a scuola e all’università, i ragazzi recuperano terreno sul lavoro. Con il paradosso che i posti di potere sono occupati da maschi con bassi livelli d’istruzione

Gianna Fregonara e Orsola Riva

E se quella italiana non fosse una scuola per maschi? Può sembrare una domanda provocatoria in un Paese dove le ragazze ancora faticano nelle materie scientifiche più di tutte le loro coetanee e 8 iscritti a Ingegneria su 10 sono uomini. Ma non lo è: in generale, a scuola i ragazzi vanno molto peggio delle loro compagne. Voti più bassi, più bocciature e, soprattutto, più abbandoni. Come se la scuola, quella superiore in particolare, non riuscisse a riconoscere e a sviluppare i talenti dei maschi.

Se i ragazzi vanno peggio anche in matematica

Partiamo dalla famigerata matematica. Le ragazze italiane escono in genere con le ossa rotte dai test come l’Ocse-Pisa. Ma nelle pagelle scolastiche è un’altra storia: al primo anno di liceo quasi 2 ragazzi su 10 sono insufficienti, mentre le loro compagne arrivano in massa (86,4%) alla sufficienza. In italiano — i dati del ministero dell’Istruzione e i test Invalsi lo confermano — lo svantaggio dei ragazzi è storicamente molto più marcato, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, dove quelli che non raggiungono la sufficienza sono quasi il doppio delle loro compagne. Al contrario i voti alti, dall’8 in su, vanno molto più spesso alle studentesse sia in italiano (65 contro 35) che in matematica (60 a 40). Alla fine del percorso le ragazze che escono con il massimo dei voti sono quasi l’8% contro il 5% dei maschi.

L’età (critica) dello sviluppo

Gli anni critici, come dimostra il rapporto Ocse sul gender gap nell’Educazione del 2018, sono quelli tra i 10 e i 15 anni. Le difficoltà adolescenziali tendono generalmente a ridursi fino a scomparire intorno ai 21-22 anni, ma prima è un disastro. È così dagli anni Ottanta: sono stati i «ragazzi del ’66» i primi a cedere il passo alle coetanee e da allora la performance scolastica dei maschi ha continuato a peggiorare. Secondo Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia alla Bicocca di Milano, la situazione potrebbe migliorare riformando i cicli: ci vorrebbe una scuola della preadolescenza di 5 anni — i tre delle medie più il primo biennio delle superiori — in modo che i ragazzi possano essere seguiti con continuità in quella delicata fase di sviluppo. «Biologicamente le ragazze maturano prima. È sempre stato così — spiga Mantegazza — ma ultimamente c’è stata un’accelerazione. Ogni tanto in classe sarebbe utile separarli: come si fa a pensare che A Silvia di Leopardi comunichi le stesse cose a una tredicenne e a un suo compagno? Basterebbe un’ora di lavoro in gruppi divisi per genere per poi tornare a confrontarsi. Purtroppo però il sistema è strutturato sul moloch della classe».

La femminilizzazione della scuola

All’esame di terza media, dove vengono promossi praticamente tutti (99,8%), quasi il 30% dei maschi viene «licenziato» con il 6, la soglia minima. Ma molti di coloro che escono dalle medie con una sufficienza risicata hanno il cammino segnato: spesso scelgono di parcheggiarsi in un istituto professionale. Dopo una bocciatura e magari un’altra ancora, una parte di questi ragazzi finisce per non andare più a scuola. Non a caso il tasso di dispersione scolastica è molto più alto fra i maschi che fra le femmine (16,6% per cento contro l’11,2). Siamo uno dei pochissimi Paesi europei, con la Spagna, in cui ci sono più diplomate che diplomati. Lo squilibrio cresce ancora all’università: leggendo i dati Istat 2018 (fascia 30-34 anni), più di una ragazza su 3 raggiunge il traguardo della laurea mentre nel caso dei ragazzi solo uno su 5 ce la fa. «Fin dalle elementari — dice il pedagogista Daniele Novara — i maschi collezionano più note e prendono voti più bassi. Per non parlare delle certificazioni neuropsichiatriche come l’iperattività o il disturbo della condotta, che nei bambini sono addirittura il doppio che nelle bambine». Novara ha un’idea chiara: «Maestre e professoresse, stragrande maggioranza del corpo docente, tendono a proiettare inconsapevolmente sugli alunni l’immagine negativa del discolo, del maschio terribile, e costringono le femmine nel ruolo di brave bambine».

Mancanza di modelli maschili

Il problema non è solo italiano ma interessa anche gli altri sistemi scolastici europei, con rare eccezioni. Nella letteratura scientifica non italiana diversi studi si concentrano sugli effetti della femminilizzazione della scuola: «La penuria di professori maschi — spiega Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli — resta un tema irrisolto. I ragazzi non riescono a trovare un modello di ruolo in classe proprio nel momento in cui ne avrebbero più bisogno». Spesso il disagio scolastico dei maschi si intreccia con il livello economico-sociale delle famiglie. Nei contesti più svantaggiati, gli adolescenti tendono a modellare i loro valori più per strada che in classe o, peggio ancora, stando incollati ai reality tv e ai video degli youtuber. «Non è colpa della scuola — dice Mantegazza — se la nostra società sta attraversando una fase di crisi dell’identità maschile. Ma se ci fossero più docenti uomini sarebbe più facile veicolare il messaggio che esistono modelli maschili alternativi a Fabrizio Corona. E che la cultura può servire per sublimare la propria virilità».

Le didattiche differenziate che mancano

«Differenziare le didattiche potrebbe essere un buon esperimento», aggiunge Gavosto, usando metodologie meno accademiche e più pratiche per i ragazzi e ripensando quelle per le ragazze soprattutto per la matematica: il fatto che «il nostro sistema scolastico non riesca a coinvolgere le ragazze nelle materie scientifiche resta una priorità da risolvere». È come se, in classe ma prima già in famiglia, si saldassero due pregiudizi complementari. A parità di brutti voti, il pregiudizio gioca contro i maschi «che nell’adolescenza si rivelano più ribelli delle ragazze verso il sistema». Ma se fioccano 9 e 10, «il figlio viene considerato di talento, la figlia solo molto studiosa». Anche la scelta del tipo di scuola ha un peso: i ragazzi tendono a indirizzarsi più facilmente verso istituti tecnici e professionali dove il tasso di dispersione è più alto che nei licei a maggioranza femminile. «Solo quando entrano nel mondo del lavoro, la pressione sociale su di loro è tale che è come se li obbligasse a maturare», continua Gavosto. La stessa pressione, invece, penalizza le ragazze.

Potere senza tasso d’istruzione

Gli esperti internazionali si stanno interrogando sul perché il gap di genere tenda a scomparire nelle rilevazioni tra gli adulti: se si incrociano i risultati del Pisa (dei quindicenni) con quelli del Piaac (che misura le competenze degli adulti) lo svantaggio dei ragazzi nella lettura tenda a ridursi fra i 16 e i 29 anni, per annullarsi del tutto fra i 30-40enni che lavorano. Non è escluso che le modalità con cui vengono effettuati i test possano in parte influenzare i risultati: i ragazzi della seconda superiore tendono a prendere un po’ sottogamba le prove standardizzate fatte a scuola mentre potrebbero essere più attenti nelle rilevazioni sugli adulti quando il test è più personale, svolto one-to-one, e loro più maturi e consapevoli. Nel frattempo, soprattutto in Italia, molti di questi giovani smettono di studiare precludendosi la laurea. «Con un effetto drammatico per l’intera società — chiosa Novara — perché i posti di potere vengono occupati da giovani con un basso livello d’istruzione, mentre le ragazze che pure sono più istruite di loro tendono a perdersi per strada».

Maturità 2019, possibili novità requisiti nomina Commissari esterni

da Orizzontescuola

di redazione

Il nuovo esame di Stato per la secondaria di II grado presenterà, da giugno 2019, numerose novità sia per gli studenti che per i docenti.

Composizione commissioni d’esame

Non vi sono novità per quanto concerne la struttura (3+3+1).

Tre saranno gli insegnanti interni, tre gli esterni e uno come al solito il Presidente.

Novità sono invece previste per i criteri di nomina e per i requisiti (art. 16 commi 4 e 5 del Decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 62.

I commissari e il presidente sono nominati dall’USR sulla base di criteri determinati a livello nazionale con decreto del Ministro.

Presso l’USR è istituito l’elenco dei presidenti di commissione, cui possono accedere dirigenti scolastici, nonché docenti della scuola secondaria di secondo grado, in possesso di requisiti definiti a livello nazionale dal MIUR, che assicura specifiche azioni formative per il corretto svolgimento della funzione di presidente.

La pubblicazione dell’Ordinanza Ministeriale su modalità di svolgimento dell’esame e funzionamento delle Commissioni è prevista per febbraio 2019.

Attendiamo quindi eventuali novità sui criteri di nomina. Va rilevato infatti che l’annuale ordinanza sulla composizione delle Commissioni d’esame ha sempre presentato delle imperfezioni e delle mancanze che hanno reso difficoltosa la gestione delle nomine.

L’iter del decreto ha visto già il passaggio con il Capo Dipartimento e il Capo di Gabinetto e dopo l’informativa sindacale passerà al vaglio del CSPI per il previsto parere.

Maturità 2018/19: ammissione, credito, prove, quadri di riferimento,voto finale. Lo speciale

Permessi diritto studio 150 ore: quando possono essere fruiti

da Orizzontescuola

di redazione

Il CCNL 2007, confermato dal Contratto 2016-18 per quanto in esso non espressamente previsto, in tema di diritto allo studio richiama l’art. 3 del D.P.R. n. 395/1988, che continua dunque a trovare applicazione nel comparto scuola nella sua originaria formulazione.

Rispondiamo al quesito di un nostro lettore riguardante la possibilità di fruire dei permessi per diritto allo studio per corsi che si svolgono al di fuori dell’orario di servizio, ricordando il numero massimo di ore fruibili.

Permessi diritto studio: 150 ore

La succitata normativa prevede che il personale possa usufruire di 150 ore, al massimo, di permessi per diritto allo studio.

Può usufruire dei permessi una platea pari al 3% del personale in servizio all’inizio di ogni anno scolastico in ogni provincia.

Per approfondire leggi la nostra Guida.

Permessi diritto studio 150 ore: quando fruirle

Per rispondere al quesito posto dal nostro lettore, facciamo riferimento ad un orientamento applicativo dell’Aran.

Così, al riguardo scrive l’Aran:

In proposito, occorre precisare che i permessi per motivi di studio devono essere fruiti solo per assentarsi dal lavoro per la frequenza dei corsi nei giorni e nelle ore durante le quali il dipendente dovrebbe rendere la sua ordinaria prestazione lavorativa. Pertanto, nell’ipotesi di un corso di studi in orario serale, il dipendente potrà usufruire dei permessi di studio solo qualora la sua prestazione lavorativa viene svolta secondo un’articolazione oraria che coincida con lo svolgimento del corso.

In caso contrario oppure nei casi in cui le lezioni sono effettuate al di fuori dell’orario di lavoro, il dipendente non ha alcun titolo a fruire dei permessi in esame, la cui finalità è quella di consentire la frequenza di corsi solo qualora lo svolgimento degli stessi coincida con l’orario di lavoro del dipendente interessato.

I permessi, dunque, possono essere fruiti soltanto nei casi in cui i corsi si svolgano nei giorni e nelle ore in cui il dipendente dovrebbe essere in servizio. Se, invece, il corso si svolge in giorni e orari non coincidenti con quelli di servizio, non è possibile fruire dei predetti permessi.

Permessi diritto studio 15o ore: tempi percorrenza per raggiungere sede lezioni

L’Aran si è espressa anche in merito al fatto se nel computo del monte ore dei permessi studio vada incluso o meno il tempo di percorrenza necessario per recarsi nel luogo in cui si svolgono le lezioni.

L’Agenzia ha affermato che nel predetto monte ore deve essere computato anche il tempo di percorrenza per recarsi presso la sede in cui si svolge il corso. Questo perché, ai fini della della quantificazione delle ore di permesso, ciò che conta è l’arco temporale in cui il dipendente deve assentarsi dal luogo di lavoro per partecipare alle lezioni o ai corsi.

Esempio: un dipendente deve frequentare due ore di lezione presso un’Università per raggiungere la quale è necessaria un’ora di viaggio; il permesso da fruire sarà pari a tre ore.

Infatti, conclude l’Aran,  le ore di permesso fruite devono corrispondere all’intera durata dell’assenza e le stesse dovranno essere decurtate dal monte-ore annuo a disposizione del dipendente.

Concorso Dsga, pubblicato il bando in Gazzetta Ufficiale. Tutte le info

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

E’ stato pubblicato il bando con il quale è indetto il primo concorso per il reclutamento dei Direttori dei servizi generali e amministrativi ai sensi dell’articolo 1, comma 605, della legge 27 dicembre 2017 e nel rispetto di quanto stabilito dal decreto ministeriale 863 del 18 dicembre 2018, recante le indicazioni concernenti il concorso per titoli ed esami per l’accesso al profilo professionale del Direttore dei servizi generali e amministrativi.

IL BANDO (clicca qui)

PROGRAMMA D’ESAME E TABELLA CON VALUTAZIONE TITOLI (clicca qui)

Domanda di partecipazione

Fino al 28 gennaio 2019 si potrà presentare domanda di partecipazione per il concorso per il reclutamento di 2.004 Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) per le scuole statali di ogni ordine e grado.

il concorso è una selezione per titoli ed esami  bandita su base regionale per la copertura dei posti che si prevede risulteranno vacanti e disponibili negli anni scolastici 2018/19, 2019/20 e 2020/21.

Le info utili

La domanda di partecipazione potrà essere presentata esclusivamente online, attraverso l’applicazione POLIS, che sarà disponibile da domani, 29 dicembre 2018, fino a tutto il 28 gennaio 2019. Sarà possibile presentare domanda per una sola Regione.

La prova consisterà in una prova preselettiva (solo se a livello regionale, il numero dei candidati sia superiore a quattro volte il numero dei posti disponibili). La prova, computer based, sarà unica su tutto il territorio nazionale e avrà una durata massima di 100 minuti. Il punteggio della prova preselettiva sarà restituito al termine della prova stessa. All’esito della preselezione, accederà agli scritti un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso per ciascuna Regione.

Seguiranno due prove scritte, di 180 minuti ognuna: una prova costituita da sei domande a risposta aperta, relative agli argomenti indicati nel bando;  una prova teorico-pratica, consistente nella risoluzione di un caso concreto attraverso la redazione di un atto su uno degli argomenti indicati nel bando. La commissione assegnerà alle prove scritte un punteggio massimo di 30 punti ciascuna. Accederanno alla prova orale i candidati che avranno conseguito, in ciascuna delle prove, un punteggio di almeno 21/30.

Infine, la prova orale consisterà in:

  • un colloquio sulle materie d’esame, che accerterà la preparazione professionale del candidato e la sua capacità di risolvere un caso riguardante la funzione di DSGA;
  • una verifica della conoscenza degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione più comuni;
  • una verifica della conoscenza della lingua inglese.

La commissione assegnerà alla prova orale un punteggio massimo complessivo di 30 punti. La prova sarà superata dai candidati che conseguiranno un punteggio non inferiore a 21 punti.

Chi può partecipare?

Al concorso possono partecipare i candidati in possesso di uno dei seguenti titoli:

– Laurea in Giurisprudenza,

– Laurea in Scienze politiche, sociali o amministrative;

– Laurea in Economia e commercio;

– Diploma di Laurea specialistica (LS 22, 64, 71, 84, 90 e 91) o Laurea Magistrale (LM) corrispondente a quelle specialistiche (ai sensi della tabella allegata al DI 9 luglio 2009).

ATA facenti funzione con tre anni di servizio

Sono ammessi al concorso gli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA con almeno tre incarichi annuali, anche non consecutivi, maturati al 1° gennaio 2018, data di entrata in vigore della legge di bilancio 2018. In quest’ultimo caso si prescinde dal possesso del diploma di laurea.

Nello specifico, tre anni interi di servizio devono essere calcolati, anche non consecutivi, nel caso in cui si sia svolto il servizio in via continuativa, fino al 31 agosto.

Lo SPID ora si può richiedere dal portale NoiPA

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

È online su NoiPA “Ottieni SPID”, il nuovo servizio realizzato in collaborazione con AgID che consente agli amministrati di ottenere le credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) direttamente dalla loro area privata.

L’identità SPID rappresenta la possibilità di accedere a NoiPA e a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione, con un’unica Identità Digitale utilizzabile da computer, tablet e smartphone.

Con questa procedura è possibile evitare il riconoscimento de visu del richiedente, perché NoiPA si fa garante dell’identità dell’utente presso gli Identity Provider (IdP).

 

Per utilizzare il servizio “Ottieni SPID” è sufficiente accedere all’area privata del portale NoiPA, e scegliere l’Identity Provider fra quelli che hanno aderito all’iniziativa. Una volta effettuata la scelta, l’amministrato potrà completare la registrazione direttamente sul sito dell’Identity Provider, ottenendo così l’Identità Digitale Unica.

Questo è il percorso per accedere alla nuova funzionalità: Amministrato/Self service/ Servizi/Ottieni SPID.

Per ulteriori informazioni, sempre nell’area riservata è disponibile un Manuale utente.

Legge di bilancio 2019, scuola penalizzata: 4 miliardi in meno in 3 anni

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

La Legge di bilancio 2019 è in via di approvazione alla Camera (clicca qui per tutti i dettagli).

In un’elaborazione realizzata dal Corriere della Sera, più fondi per le pensioni e le politiche sociali, meno risorse per la scuola e i beni culturali. La prima legge di bilancio del governo Conte non si può dire benevola nei confronti dell’istruzione.

L’istruzione scolastica avrà investimenti ridotti da 48.3 a 44.4 nel giro di tre anni: meno per l’istruzione primaria (da 29.4 a 27.1), meno per la secondaria (da 15.3 a 14.1 miliardi).

 

Cosa determina questa flessione? La riduzione dei fondi per i docenti di sostegno (1 miliardo nella scuola primaria, 300 in quello secondario). Qualcosa in più per l’università, passando da 8.3 a 8.5 miliardi.

Ecco quanto è previsto per il mondo della scuola, in particolare per docenti e Ata.

Con riferimento ai docenti:

per gli a.s. 2019/2020 e 2020/2021, si prevede la costituzione di equipe formative territoriali per promuovere progetti di innovazione didattica e digitale nelle scuole, cui sono destinati al massimo 120 docenti che possono essere esonerati dall’esercizio delle attività didattiche (commi da 725 a 727);

si incrementa il limite di spesa relativo alla dotazione organica in misura corrispondente a 2.000 posti aggiuntivi nella scuola primaria, al fine di ampliare le possibilità di tempo pieno. Le modalità per l’incremento devono essere stabilite con decreto del Miur (commi da 728 a 729);

dall’a.s. 2019/2020, si incrementa di 400 posti l’organico del personale docente dei licei musicali (comma 730);

si dispone, dall’a.s. 2019/2020, un incremento delle facoltà di assunzione di personale educatore nelle istituzioni educative statali (comma 415);

si ridefinisce il percorso per l’accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria, sia per i posti comuni che per quelli di sostegno. In particolare, si sostituisce il percorso triennale di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT) con un percorso
annuale di formazione iniziale e prova, cui si continua ad accedere previo superamento di un concorso, all’esito del quale, però, si consegue già l’abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso per cui si è partecipato e si è immessi in ruolo. Il docente, concluso positivamente l’anno di formazione iniziale e prova, deve rimanere nella stessa scuola, negli stessi tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri quattro anni (commi da 792 a 795);

si dispone che, dall’a.s. 2019/2020, ai docenti non è più attribuita la titolarità su ambito territoriale. Si torna, dunque, alla titolarità del docente in una singola scuola (comma 796).

Con riferimento al personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA):

si autorizza la trasformazione a tempo pieno, dall’a.s. 2019/2020, del rapporto di lavoro di soggetti, già titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa per lo svolgimento nelle scuole di funzioni assimilabili a quelle degli assistenti amministrativi e tecnici, immessi in ruolo a tempo parziale dall’a.s. 2018/2019. Conseguentemente, si dispone l’incremento della dotazione organica del personale amministrativo e tecnico (commi da 738 a 740).

Concorso Dsga: pubblicato il bando. Domande entro il 28 gennaio

da Tuttoscuola

Nella Gazzetta Ufficiale di oggi, 28 dicembre, il bando del concorso per l’assunzione di 2.004 Dsga, i Direttori dei servizi generali e amministrativi delle istituzioni scolastiche. Il bando è stato pubblicato anche sul sito del Miur dopo le 19.00.

Si tratta del primo concorso, da quando, attraverso un contratto sindacale, i segretari delle scuole sono stati collocati nella qualifica di Direttori amministrativi.

“Il reclutamento dei nuovi Dsga era atteso da tempo ed era una delle nostre massime priorità. Avevamo promesso di sbloccare il bando: abbiamo agito rapidamente e con grande concretezza”, dichiara il Ministro Marco Bussetti. “I Dsga sono figure essenziali per il buon funzionamento del sistema e delle nostre scuole. Dall’ultimo concorso sono trascorsi quasi venti anni: un tempo infinito. Non deve più accadere. Troppo spesso il ruolo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario è sottovalutato. Su questo punto va invertita la rotta con assunzioni, formazione, valorizzazione di questi profili. Il concorso è un primo importante passo soprattutto per colmare le lacune di personale che rendono difficile l’amministrazione quotidiana delle scuole”.

Il concorso Dsga avrà carattere regionale e si svilupperà in quattro prove, di cui la prima a carattere preselettivo (ammesso un numero pari a tre volte i posti a concorso nella regione scelta) con 100 quesiti a risposta multipla.

Per chi supererà la preselezione vi saranno due prove scritte: la prima con sei domande a risposta aperta, e la seconda (di carattere teorico-pratico) nella risoluzione di un caso.

Trenta punti per ciascuna prova, 30 punti per l’orale e 10 per i titoli.

Per partecipare occorre possedere il diploma di laurea in giurisprudenza, in economia e commercio, o in scienze politiche, sociali o amministrative.

Le domande dovranno essere presentate dal 29 dicembre 2018 al 28 gennaio 2019.

Concorso Dsga: la prova preselettiva

Qualora, a livello regionale, il numero dei candidati sia superiore a quattro volte il numero dei posti disponibili, le prove di esame saranno precedute da una prova preselettiva nazionale. Computer based, unica su tutto il territorio nazionale, la prova preselettiva, della durata massima di 100 minuti, si svolgerà nelle sedi individuate dagli USR e consisterà nella somministrazione di 100 quesiti relativi alle discipline previste nel bando. Ogni quesito consisterà in una domanda seguita da quattro risposte, delle quali solo una sarà esatta. La valutazione della prova preselettiva sarà effettuata assegnando 1 punto a ciascuna risposta esatta, zero punti alle risposte non date o errate. Il punteggio della prova preselettiva sarà restituito al termine della prova stessa. All’esito della preselezione, accederà agli scritti un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso per ciascuna Regione.

Concorso Dsga: la prova scritta

I candidati dovranno affrontare due prove scritte, ognuna con un tempo di 180 minuti: una prova costituita da sei domande a risposta aperta, relative agli argomenti indicati nel bando;  una prova teorico-pratica, consistente nella risoluzione di un caso concreto attraverso la redazione di un atto su uno degli argomenti indicati nel bando. La commissione assegnerà alle prove scritte un punteggio massimo di 30 punti ciascuna. Ciascuno dei sei quesiti a risposta aperta riceverà un punteggio compreso tra zero e 5 che sia multiplo intero di 0,5. La prova teorico-pratica riceverà un punteggio compreso tra zero e 30. Accederanno alla prova orale i candidati che avranno conseguito, in ciascuna delle prove, un punteggio di almeno 21/30.

La prova orale 

La prova orale sarà composta da un colloquio sulle materie d’esame, che accerterà la preparazione professionale del candidato e la sua capacità di risolvere un caso riguardante la funzione di DSGA; da una verifica della conoscenza degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione più comuni; da una verifica della conoscenza della lingua inglese. La commissione assegna alla prova orale un punteggio massimo complessivo di 30 punti. La prova sarà superata dai candidati che conseguiranno un punteggio non inferiore a 21 punti.

Una scrittura penalizzata?

Una scrittura penalizzata?

di Maurizio Tiriticco

Scrivere oggi è veramente un successo, se pensiamo al fatto che ormai tutti, ma proprio tutti – parlo della nostra realtà italiana – scrivono e leggono, ovunque e sempre! I nostri due pollici ormai sono sempre attivi a lanciare messaggini e i nostri occhi sempre attivi per leggerli ed, ovviamente, poi, per rispondere! Quando i messaggini non sono anche vocali, per cui… avanti ora e sempre, anche con la bocca e con le orecchie! Quintali, anzi tonnellate di parole, se si potessero pesarle, vengono scritte e lette oggi, minuto dopo minuto, almeno nelle ore diurne! Di notte Chissà! Molti maniaci dei messaggini sono insonni!
Ormai siamo tutti alfabetizzati! Possiamo ricordare che sono passati solo alcune decenni da quando ancora l’analfabetismo, sia quello strumentale che quello funzionale, gravavano su gran parte della nostra popolazione. Chi non ricorda il buon maestro Manzi, che con santa pazienza in tv insegnava a leggere e scrivere agli ultimi analfabeti del nostro Paese? Erano gli anni Sessanta del secolo scorso. Per l’esattezza era il programma televisivo “Non è mai troppo tardi”, concepito e creato appunto per combattere l’analfabetismo che, nonostante una scuola elementare obbligatoria attiva da decenni, ancora gravava su gran parte della nostra popolazione. Il programma fu attivo dal 1960 al 1968!
Ora possiamo dire che, ormai, agli inizi del secondo millennio, siamo tutti in grado di leggere e scrivere! Almeno credo! Ma… e qui avanzo alcuni dubbi! Un conto è la quantità, ma altro conto è la qualità. Basti pensare che ormai il twittare è sinonimo di scrivere! Anzi è lo “scrivere” oggi! Via la penna! La penna? Che cos’è la penna? Ah! Sì! Quella cosa che usavano i miei nonni, tanto tempo fa! Eppure, io la penso diversamente! E’ ovvio, con i miei novant’anni! E penso che scrivere con la penna, parola dopo parola, frase dopo frase, periodo dopo periodo, paragrafo dopo paragrafo, ed anche sapere “andare a capo”, conoscendo ovviamente la regola della divisione in sillabe (ma che cos’è la sillaba, dirà qualche sprovveduto giovane lettore) costituisca una competenza residuale di grande importanza. Mi avevano insegnato – ed avevo anche imparato – che scrivere con la penna, parola dopo parola, legando insieme le diverse lettere, vocali e consonanti, era anche un riflesso attivo del cervello, quando formula i suoi pensieri e vuole ordinarli in modo corretto ed anche, a volte, quando necessario, comunicativo! Insomma, leggere e scrivere non è una pura funzione strumentale fisica, ma anche e soprattutto una funzione strumentale cognitiva! Ed emotiva anche! In quanti modi posso esprimere a volte lo stesso pensiero? E le stesse emozioni? Da ragazzo scrivevo benino e i miei amici si rivolgevano sempre a me per scrivere biglietti o lettere d’amore! Altri tempi! E il corrispettivo in genere erano sempre figurine, quelle dei calciatori!
Ormai la penna non si usa più! Neanche quella stilografica! Che festa quando con la prima comunione ti regalavano la penna stilografica (e si raccomandavano! Non macchiarti!). Abbiamo perduto la penna, ma… un “ma” grosso così! Non rischiamo di perdere anche – o di impoverire – funzioni fondanti del nostro produrre pensiero? Alla domanda non so rispondere! Se qualche amico è in grado di farlo, lo faccia! Concludo, allegando una delle mie favolette, legata appunto alla penna, questo strano strumento che forse dimenticheremo!


La guerra delle penne

Tantissimi anni fa non c’erano le penne che usiamo oggi. E non c’era neanche la carta. Si usava il càlamo, un pezzo di canna appuntito, che veniva intinto nell’inchiostro e si scriveva su fogli ricavati dal papiro, una pianta di cui l’Egitto era ricchissimo, oppure su pelli di pecora, debitamente conciate: povere pecorelle! Più di mille anni fa qualcuno si accorse che una penna d’oca, più flessibile rispetto alla canna, permetteva di scrivere con maggiore facilità e rapidità. Poi, dalla Cina venne importato in Europa l’uso della carta e la scrittura ebbe così una maggiore diffusione. E poi… tanti cambiamenti!

Quante arie si dava la penna d’oca, mentre la mano veloce di uno scrivano la maneggiava dolcemente per scrivere su una preziosa pergamena. E il povero càlamo invece, ormai fuori uso… gettato per terra!
– Caro càlamo! Mi dispiace per te! Del resto, tu sei solo un pezzo di canna duro e appuntito! Io, invece, vedi come svolazzo leggera sul foglio? E lo scrivano fatica di meno ed è più veloce! E poi sono anche bella! Guarda il mio bel piumaggio!
– Perché non lo dici all’oca quando le hanno strappato le più belle penne delle ali? Non immagini quanto ha sofferto? Io, invece, non ho fatto soffrire nessuno!
– Mio caro! Il progresso ha il suo prezzo! Io durerò in eterno, perché la mia scrittura è dolce e leggera. Tu sei capace di scrivere solo le aste, come i bambini nei primi giorni di scuola!
– Quante arie ti dai, penna d’oca! Verrà anche il tuo turno!
– Mai! Sei solo pieno di invidia!
Aveva ragione il càlamo, perché arrivò anche il turno della penna d’oca…
Quante arie si dava il pennino quando, un po’ di secoli dopo, fece la sua comparsa! Era di un metallo forte e duro, l’acciaio, sconosciuto agli antichi! Faceva la sua bella figura, innestato su di un’asticella di legno ed era estremamente flessibile al tratto!
– Cara penna d’oca! Sei proprio finita male! Nessuno ti vuole più. Quante arie ti davi con tutte quelle piume che non servono a niente! Ormai siamo nell’età industriale! Tutto corre veloce… anche la scrittura!
– Non dubitare! Verrà anche il tuo turno, vedrai, sussurrò la penna d’oca, finita ormai dentro un vaso qualsiasi insieme a dei fiori appassiti.
E così accadde.
Quante arie si dava la penna stilografica quando, sul finire dell’Ottocento, fece la sua prima comparsa!
– E’ giunta la tua ora, caro pennino! Il mio pennino è d’oro, capisci? E’ prezioso! E poi non ho più bisogno del calamaio! L’inchiostro lo porto sempre con me! E poi ho un bel cappuccio e chi mi usa mi porta sempre con sé e nei taschini delle giacche faccio sempre la mia bella figura!
– Non dubitare! Verrà anche il tuo turno, vedrai, sussurrò il pennino, finito addirittura dentro un secchio per l’immondezza! Pronto a finire allo scarico fuori città! Che triste fine!
Infatti…
Nella metà del Novecento due fratelli ungheresi, Laslo e Josef Biro inventarono la penna a sfera, che oggi usiamo in tutte le scuole e in tutti gli uffici. Ormai è un coro che fa il giro del mondo.
– Care penne stilografiche, che fine avete fatto? Lo immaginiamo! Starete tutte nel fondo di mille cassetti di mille scrivanie! Dimenticate da tutti. Siamo noi che comandiamo e siamo miliardi nei taschini di tutti e nelle cartelle di tutti i bambini!
Ma… un altro coro di voci si levò da milioni di cassetti! E càlami, penne d’oca, pennini e stilografiche sussurrarono insieme:
– Care penne biro! Attenzione! Sta avanzando un nemico pericoloso per voi e per tutte le penne della storia! La tastiera! E i caratteri sono già scritti! Basta sfiorarli con un leggero colpo di polpastrello!
Ma poi… chi farà fuori la tastiera? Il touch screen!! e la storia continua…

Il saliscendi della vita…

Mastro Ticchio

Generazioni a confronto

Generazioni a confronto

di Vincenzo Bianculli, Enrico Bisenzi e Marco Pini

Un libro multimediale con le voci di più generazioni su come viene vissuto, abusato o irrisolto il digitale nella propria esistenza e in relazione con gli altri.

Le voci, sì proprio le voci di chi ha meno di 18 anni in confronto di chi ne ha più di 35 o 65…

Perché bisogna proprio ascoltarle le voci – ed immaginarsi chi c’è dietro le voci – mentre raccontano le proprie esperienze giovanili in rapporto col tempo libero, la scuola e l’informazione prima e dopo l’avvento del Digitale.

Comportamenti e relazioni che non ci sono più, ma anche atteggiamenti e connessioni che proprio non ci si sarebbe mai aspettato di vivere.

A completare il quadro di questo confronto generazionale rispetto al mondo della comunicazione (digitale) centinaia di rilevamenti statistici raccolti fra ragazzi, genitori ed insegnanti sull’uso del digitale e la tematica del Cyberbullismo.

Consigli e buone pratiche per gli adulti che quotidianamente hanno a che fare con i minori, per un uso corretto e consapevole della rete e di internet.

Provocazione culturale no-profit in licenza creative commons liberamente scaricabile e riproducibile (in versione EPUB e PDF e MOBI).

https://www.netreputation.it/generazioni-a-confronto/

Maturità 2019, cambia il colloquio. Più lavoro specifico per la Commissione

da Orizzontescuola

di redazione

Numerose le novità per la Maturità 2019, sia per gli studenti che per i docenti, non solo per la preparazione ma anche per lo svolgimento stesso dell’Esame.

Come cambia il colloquio

Le prove del nuovo Esame di Stato scuola secondaria di II grado saranno tre. Due prove scritte, alle quali potrà essere attribuito un punteggio max  di 20 punti per ciascuna, e una prova orale (max 20 punti).

Il colloquio comprenderà le seguenti sezioni:

  • Trattazione che trae spunto dalle proposte della Commissione (analisi di testi, documenti, esperienze, progetti, problemi)
  •  Esposizione dell’esperienza di alternanza scuola-lavoro
  •  Parte dedicata alle conoscenze e competenze maturate nelle attività relative a «Cittadinanza e Costituzione».

Naturalmente, va dedicato apposito spazio alla discussione degli esiti delle prove scritte.

E’ una prova fatta per essere oggettiva il piu’ possibile; la prova d’esame non deve creare ansia da prestazione“, ha affermato il Ministro Marco Bussetti che, nel corso di una chat con Skuola.net ha puntualizzato “Formalmente la tesina non c’è ma questo non toglie che uno studente possa essere facilitato dalla classica domanda “di cosa ci vuoi parlare”.

Il lavoro della Commissione

La Commissione, che rimane nella composizione 3+3+1 (3 commissari interni, 3 esterni e il Presidente) dovrà dunque approntare un lavoro di preparazione complesso e meticoloso, a partire dalle indicazioni del documento del 15 maggio.

Il Miur stesso afferma nelle slides approntate per la divulgazione delle novità “La predisposizione dei materiali per il colloquio richiederà un lavoro specifico da parte della Commissione, che dovrà analizzare con particolare attenzione il documento del 15 maggio per poter trarre spunti coerenti con il percorso didattico svolto.

Naturalmente, ciò implica che i Consigli sviluppino in modo analitico e puntuale il documento del 15 maggio, al fine di illustrare le metodologie adottate, i progetti e le esperienze svolte, sempre nel rispetto delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida.

Gli spunti da proporre agli studenti potranno essere

  1. analisi di testi
  2. documenti
  3. esperienze
  4. progetti
  5. problemi

Con queste modalità la Commissione  verificherà l’acquisizione dei contenuti delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale, anche utilizzando la lingua straniera.

Seguirà la parte relativa ad Alternanza Scuola e Lavoro e Cittadinanza e Costituzione.

La retribuzione

Non sappiamo ancora se i compensi della Commissione resteranno ancora ancorati a quelli fissati nel 2007 e mai aggiornati, o potranno essere oggetto di una nuova valutazione da parte del Ministero.

Esempi prima e seconda prova

Il ministero ha fornito degli esempi rispettivamente per prima e seconda prova.

Prima prova

Maturità 2019, Miur: esempi seconda prova scritta anche con più discipline

Mobilità e preferenza per un IIS: bisogna indicare codice identificativo dell’intero Istituto

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Richiesta di trasferimento in un Istituto di Istruzione Superiore: si deve esprimere preferenza con il codice unificato. Non si può scegliere specifico indirizzo o sede

Una lettrice ci scrive:

“Per la prossima mobilità si può indicare il codice meccanografico della singola scuola a cui si ambisce (esempio: Lettere nel liceo artistico ) o bisogna indicare quello dell’istituto di cui detta scuola fa parte e che può comprendere altre scuole, a cui si verrebbe assegnati a discrezione del dirigente? “

Preferenza esprimibile con codice unico

Anche per il prossimo anno scolastico è confermato il codice unificato per gli Istituti di Istruzione Superiore e i docenti che chiedono trasferimento in uno di questi istituti dovranno inserire il codice meccanografico unificato che comprende tutti gli indirizzi e tutte le sedi che fanno parte dell’Istituto

Non sarà possibile, quindi, scegliere il singolo plesso o lo specifico indirizzo anche se si tratta di plessi o indirizzi ubicati in comuni diversi.

Quale titolarità?

Il docente che otterrà il trasferimento in un IIS acquisirà titolarità nell’Istituto e lavorerà nella sede e nell’indirizzo che gli verrà assegnato dal Dirigente scolastico

L’assegnazione della sede dovrà essere effettuata, secondo le disposizioni stabilite CCNI, salvaguardando la continuità didattica e il criterio di maggiore punteggio nella graduatoria di istituto, secondo le modalità e i criteri definiti dalla contrattazione di istituto

Per l’assegnazione dei plessi ubicati in comuni diversi  dovranno essere tenute in debita considerazione le precedenze previste nel contratto

Tutto sulla Mobilità 2019

Educazione alla cittadinanza sarà materia scolastica, piace il progetto di legge dei sindaci: oltre 50 mila firme

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

“Abbiamo raccolto 55 mila firme. Ora possiamo depositare la proposta di legge per introdurre l’educazione alla cittadinanza come materia nelle scuole”. Lo ha detto il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, annunciando che la proposta di legge dei sindaci ha compiuto il suo cammino e nei primi giorni del 2019 verrà depositata.

Determinante l’entusiasmo di tante categorie

“È un grande risultato collettivo: la prima spinta è arrivata dalla buona volontà dei sindaci e di tutti gli amministratori che si sono dati da fare; ma fondamentale è stato l’entusiasmo di categorie – editori dei giornali, professori, studenti, prima di tutto – e naturalmente dei cittadini che hanno fatto propria la campagna e hanno firmato da ogni angolo d’Italia”, ha sottolineato Decaro.

“Attraverso l’educazione alla cittadinanza – ha continuato il rappresentante dei sindaci – crediamo si possa formare una migliore coscienza civile nei cittadini di domani. Come diceva Mandela, l’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo. Proviamo a migliorare la vita nelle nostre città lavorando sul rispetto di quel che è di tutti, approfondendo, in teoria e in pratica, cosa fa di noi una comunità”.

Cosa prevede il progetto di legge?

La bozza di legge prevede l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione alla cittadinanza con voto autonomo, come aveva sottolineato qualche giorno fa La Tecnica della Scuola, e, dove non si optasse per l’introduzione di una nuova ora ai quadri orari, comporterà la rimodulazione degli orari delle discipline storico-filosofico-giuridiche.

Nel corso degli anni dovrà comprendere tra l’altro lo studio della Costituzione e di elementi di educazione civica, delle Istituzioni dello Stato italiano e dell’Unione europea, ma anche i diritti umani, l’educazione digitale, l’ambiente, elementi fondamentali di diritto e di educazione alla legalità.

La proposta, rivista grazie al contributo del mondo della scuola, affida a una Commissione costituita ad hoc presso il Miur, di rivedere i piani di studio.

Il sindaco di Firenze Dario Nardella: argomento sentito

“Siamo riusciti a raccogliere oltre 50mila firme, che nei prossimi giorni porteremo in Parlamento. Primo obiettivo raggiunto, andiamo avanti! #educazioneallacittadinanza”, ha scritto su twitter il sindaco di Firenze Dario Nardella.

“Come sindaco sento l’urgenza di avere cittadini sempre più consapevoli di vivere una comunità fatta di regole di civiltà condivise. Trovo necessario ripartire dalla scuola e dalle nuove generazioni per far conoscere temi semplici ma fondamentali: dall’educazione ambientale all’educazione civica, dal diritto italiano ed europeo alla Costituzione e alla legalità”, ha poi aggiunto il sindaco Nardella in una nota.

Il successo della nostra proposta è “segno che abbiamo toccato un argomento molto sentito e via via crescente: chi butta una cicca per terra, chi sporca, chi danneggia, chi ignora i fondamenti del nostro vivere civile deve essere educato e non semplicemente represso. Un grazie sentito a tutti ad Anci, ai sindaci e a tutti coloro che si sono impegnati senza soste per il raggiungimento di questo importante obiettivo”.

I tanti volti “noti” che hanno sostenuto la proposta

Tra coloro che hanno sostenuto la proposta figurano anche tanti volti “noti”: la senatrice a vita Liliana Segre, appena eletta donna dell’anno da Famiglia Cristiana, Gigi Proietti, il sovrintendente del Maggio Musicale Cristiano Chiarot e gli orchestrali del Maggio.

Tra i firmatari del pdl, figurano anchel’astronauta Paolo Nespol, l’ex campione di volley Andrea Lucchetta, il campione paraolimpico di lancio del peso Tapia Oney, Adriano Panatta, Sigfrido Ranucci, Gaetano Gennai.

Legge di Bilancio 2019, ecco tutti gli interventi che riguardano docenti e Ata

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

La Legge di Bilancio per il 2019, approvata a Montecitorio l’8 dicembre e modificata dal Senato il 23 dicembre, è ora all’esame della Commissione Bilancio. L’inizio della discussione in Aula è previsto domani, venerdì 28 dicembre.

Da segnalare che, sui 2 miliardi di tagli previsti, 100 verranno tolti all’università e alla ricerca: 30 milioni tolti al diritto allo studio, 40 al finanziamento delle università e 30 alla ricerca di base.

La denuncia di Alessandro Fusacchia, deputato eletto con la lista +EUROPA.

Per saperne di più sul provvedimento, che definisce i contenuti della manovra annuale di finanza pubblica, a disposizione due dossier del Servizio Studi.

Ecco quanto è previsto per il mondo della scuola, in particolare per docenti e Ata.

Con riferimento ai docenti:

per gli a.s. 2019/2020 e 2020/2021, si prevede la costituzione di equipe formative territoriali per promuovere progetti di innovazione didattica e digitale nelle scuole, cui sono destinati al massimo 120 docenti che possono essere esonerati dall’esercizio delle attività didattiche (commi da 725 a 727);

si incrementa il limite di spesa relativo alla dotazione organica in misura corrispondente a 2.000 posti aggiuntivi nella scuola primaria, al fine di ampliare le possibilità di tempo pieno. Le modalità per l’incremento devono essere stabilite con decreto del Miur (commi da 728 a 729);

dall’a.s. 2019/2020, si incrementa di 400 posti l’organico del personale docente dei licei musicali (comma 730);

si dispone, dall’a.s. 2019/2020, un incremento delle facoltà di assunzione di personale educatore nelle istituzioni educative statali (comma 415);

si ridefinisce il percorso per l’accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria, sia per i posti comuni che per quelli di sostegno. In particolare, si sostituisce il percorso triennale di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT) con un percorso
annuale di formazione iniziale e prova, cui si continua ad accedere previo superamento di un concorso, all’esito del quale, però, si consegue già l’abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso per cui si è partecipato e si è immessi in ruolo. Il docente, concluso positivamente l’anno di formazione iniziale e prova, deve rimanere nella stessa scuola, negli stessi tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri quattro anni (commi da 792 a 795);

si dispone che, dall’a.s. 2019/2020, ai docenti non è più attribuita la titolarità su ambito territoriale. Si torna, dunque, alla titolarità del docente in una singola scuola (comma 796).

Con riferimento al personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA):

si autorizza la trasformazione a tempo pieno, dall’a.s. 2019/2020, del rapporto di lavoro di soggetti, già titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa per lo svolgimento nelle scuole di funzioni assimilabili a quelle degli assistenti amministrativi e tecnici, immessi in ruolo a tempo parziale dall’a.s. 2018/2019. Conseguentemente, si dispone l’incremento della dotazione organica del personale amministrativo e tecnico (commi da 738 a 740).

Concorso straordinario infanzia e primaria: definite le aggregazioni territoriali

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Il Ministero dell’Istruzione ha definito quali regioni saranno aggregate in relazione all’esiguo numero di domande di partecipazione espresse per il concorso straordinario infanzia e primaria.

L’Ufficio scolastico regionale (USR) della regione in cui si svolgerà la prova orale sarà responsabile dell’intera procedura concorsuale e dell’approvazione di distinte graduatorie di merito.

Ecco le regioni interessate alle aggregazioni territoriali

 

Infanzia posto comune: Molise, Basilicata

Infanzia posto di sostegno: Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Veneto, Abruzzo, Sardegna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria

Scuola primaria posto comune: Molise

Scuola primaria posto sostegno: Molise, Sardegna, Umbria, Friuli-Venezia Giulia,Liguria, Piemonte, Basilicata

Quando si svolgeranno le prove del concorso

Sul bando del concorso, all’articolo 7, viene riportato che il diario di svolgimento della prova orale con l’indicazione della sede di destinazione dei candidati distribuiti è comunicato dagli USR responsabili della procedura concorsuale almeno 20 giorni prima della data di svolgimento della prova a mezzo di posta elettronica all’indirizzo indicato nella domanda di partecipazione. Questa comunicazione ha valore di notifica a tutti gli effetti.

Bisogna inoltre ricordare che all’atto del primo insediamento di ciascuna commissione di valutazione, la stessa provvederà all’estrazione della lettera alfabetica dalla quale si partirà per l’espletamento della prova orale. La predetta estrazione avverrà in seduta pubblica.

Le tracce delle prove orali sono predisposte da ciascuna commissione in base al programma e i contenuti dell’Allegato A del Decreto Ministeriale e secondo i criteri generali di cui all’articolo 6.

Ogni candidato estrae la traccia su cui svolgere la prova 24 ore prima dell’orario programmato per la propria prova. Le tracce estratte saranno escluse dai successivi sorteggi.

I candidati devono presentarsi nelle rispettive sedi di esame muniti di documento di riconoscimento valido e della ricevuta di versamento del contributo.

Perde il diritto a sostenere la prova il concorrente che non si presenta nel giorno, luogo e ora stabiliti.

La prova del concorso non potrà avere luogo nei giorni festivi né nei giorni di festività religiose ebraiche, nonché nei giorni di festività religiose valdesi.

La prova orale

Il concorso straordinario, ricordiamo, non è selettivo ed è composto da una prova orale a cui si andrà ad aggiungere la valutazione dei titoli posseduti.

Per quanto riguarda la prova orale, questa avrà una durata massima complessiva di 30 minuti e consiste nella progettazione di un’attività didattica, comprensiva dell’illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche, metodologiche compiute e di esempi di utilizzo pratico delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).

Posti comuni

La prova orale per i posti comuni, distinta per i posti relativi alla scuola dell’infanzia e primaria, ha per oggetto il programma generale e specifico di cui all’allegato A del decreto ministeriale e valuta la padronanza delle discipline in relazione alle competenze metodologiche e di progettazione didattica e curricolare, anche mediante l’utilizzo delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La prova orale per la scuola dell’infanzia valuta anche l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in una delle quattro lingue comunitarie tra francese, inglese, spagnolo e tedesco almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue.

Al fine del conseguimento dell’idoneità all’insegnamento della lingua inglese, la prova orale per la scuola primaria valuta l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in lingua inglese almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue e la relativa competenza didattica.

La griglia nazionale di valutazione di cui all’art. 9, comma 2 del decreto ministeriale definisce i criteri di valutazione delle suddette abilità linguistiche e della competenza
didattica.

Posti di sostegno

Per quanto riguarda i posti di sostegno, la prova orale verte sul programma generale e specifico di cui all’allegato A del decreto ministeriale, valuta la competenza del candidato nelle attività di sostegno agli allievi con disabilità volte alla definizione di ambienti di apprendimento, alla progettazione didattica e curricolare per garantire l’inclusione e il raggiungimento di obiettivi adeguati alle possibili potenzialità e alle differenti tipologie di disabilità, anche mediante l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La prova orale per il sostegno presso la scuola dell’infanzia valuta anche l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in una delle quattro lingue
comunitarie tra francese, inglese, spagnolo e tedesco almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue.

Per quanto riguarda invece la scuola primaria, la prova orale per il sostegno valuta l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in lingua inglese almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue e la relativa competenza didattica speciale.

L’Ufficio scolastico regionale (USR) della regione in cui si svolgerà la prova orale sarà responsabile dell’intera procedura concorsuale e dell’approvazione di distinte graduatorie di merito.

Ecco le regioni interessate alle aggregazioni territoriali

Infanzia posto comune: Molise, Basilicata

Infanzia posto di sostegno: Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Veneto, Abruzzo, Sardegna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria

Scuola primaria posto comune: Molise

Scuola primaria posto sostegno: Molise, Sardegna, Umbria, Friuli-Venezia Giulia,Liguria, Piemonte, Basilicata

Quando si svolgeranno le prove del concorso

Sul bando del concorso, all’articolo 7, viene riportato che il diario di svolgimento della prova orale con l’indicazione della sede di destinazione dei candidati distribuiti è comunicato dagli USR responsabili della procedura concorsuale almeno 20 giorni prima della data di svolgimento della prova a mezzo di posta elettronica all’indirizzo indicato nella domanda di partecipazione. Questa comunicazione ha valore di notifica a tutti gli effetti.

Bisogna inoltre ricordare che all’atto del primo insediamento di ciascuna commissione di valutazione, la stessa provvederà all’estrazione della lettera alfabetica dalla quale si partirà per l’espletamento della prova orale. La predetta estrazione avverrà in seduta pubblica.

Le tracce delle prove orali sono predisposte da ciascuna commissione in base al programma e i contenuti dell’Allegato A del Decreto Ministeriale e secondo i criteri generali di cui all’articolo 6.

Ogni candidato estrae la traccia su cui svolgere la prova 24 ore prima dell’orario programmato per la propria prova. Le tracce estratte saranno escluse dai successivi sorteggi.

I candidati devono presentarsi nelle rispettive sedi di esame muniti di documento di riconoscimento valido e della ricevuta di versamento del contributo.

Perde il diritto a sostenere la prova il concorrente che non si presenta nel giorno, luogo e ora stabiliti.

La prova del concorso non potrà avere luogo nei giorni festivi né nei giorni di festività religiose ebraiche, nonché nei giorni di festività religiose valdesi.

La prova orale

Il concorso straordinario, ricordiamo, non è selettivo ed è composto da una prova orale a cui si andrà ad aggiungere la valutazione dei titoli posseduti.

Per quanto riguarda la prova orale, questa avrà una durata massima complessiva di 30 minuti e consiste nella progettazione di un’attività didattica, comprensiva dell’illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche, metodologiche compiute e di esempi di utilizzo pratico delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).

Posti comuni

La prova orale per i posti comuni, distinta per i posti relativi alla scuola dell’infanzia e primaria, ha per oggetto il programma generale e specifico di cui all’allegato A del decreto ministeriale e valuta la padronanza delle discipline in relazione alle competenze metodologiche e di progettazione didattica e curricolare, anche mediante l’utilizzo delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La prova orale per la scuola dell’infanzia valuta anche l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in una delle quattro lingue comunitarie tra francese, inglese, spagnolo e tedesco almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue.

Al fine del conseguimento dell’idoneità all’insegnamento della lingua inglese, la prova orale per la scuola primaria valuta l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in lingua inglese almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue e la relativa competenza didattica.

La griglia nazionale di valutazione di cui all’art. 9, comma 2 del decreto ministeriale definisce i criteri di valutazione delle suddette abilità linguistiche e della competenza
didattica.

Posti di sostegno

Per quanto riguarda i posti di sostegno, la prova orale verte sul programma generale e specifico di cui all’allegato A del decreto ministeriale, valuta la competenza del candidato nelle attività di sostegno agli allievi con disabilità volte alla definizione di ambienti di apprendimento, alla progettazione didattica e curricolare per garantire l’inclusione e il raggiungimento di obiettivi adeguati alle possibili potenzialità e alle differenti tipologie di disabilità, anche mediante l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La prova orale per il sostegno presso la scuola dell’infanzia valuta anche l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in una delle quattro lingue
comunitarie tra francese, inglese, spagnolo e tedesco almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue.

Per quanto riguarda invece la scuola primaria, la prova orale per il sostegno valuta l’abilità di comprensione scritta (lettura) e produzione orale (parlato) in lingua inglese almeno al livello B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue e la relativa competenza didattica speciale.

La griglia nazionale di valutazione di cui all’art. 9, comma 2 del decreto ministeriale definisce i criteri di valutazione delle suddette abilità linguistiche e della competenza didattica.