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62° Convegno Nazionale

62° CONVEGNO NAZIONALE

Jesolo – 21-22 febbraio 2014

IPSSAR “Elena Cornaro” via M.L. King – Lido di Jesolo

Un “lavoro” da professionisti

                     Dirigenti, figure di sistema, docenti
Valutazione, prospettive di carriera, valorizzazione della professionalità

 

Venerdì 21 febbraio 2014

 

I sessione (9,30-12,30) :  E’ TEMPO DI PROFESSIONISTI!

 

Interventi di saluto  Carmen Sperandeo (Presidente ANDIS VENETO)

Valerio Zoggia (Sindaco di Jesolo)

Gregorio Iannaccone (Presidente Nazionale ANDIS)

 

Introduzione ai lavori

Rodolfo Janes  (Direttivo Nazionale ANDIS)

Roberto Rugolotto (Assessore all’Istruzione – Comune di Jesolo)

  • Il capitale professionale come risorsa della scuola

Mario Giacomo Dutto, già Direttore Generale MIUR, saggista

 

  • Leadership e management: un uomo solo al comando?

Angelo Paletta, Facoltà di Economia Università di Bologna

 

  • La professione docente: un discorso “fuori dal coro”

Fiorella Farinelli, Esperta di processi formativi

 

II sessione (15,30-18,30):  DAGLI SCENARI ALLE PROPOSTE OPERATIVE

 

Workshop 1                       Fatti e misfatti della valutazione dei dirigenti

Introduce: Damiano Previtali, Dirigente scolastico, Consulente INVALSI

Coordinano: Francesco Balice (Direttivo Nazionale ANDIS)  –

Maria Grazia Ciambellotti  (Vice Presidente Consiglio Nazionale ANDIS)

 

Workshop 2                       Una proposta per la valutazione/valorizzazione della professione docente

Introduce: Giancarlo Cerini, dirigente tecnico, socio onorario Andis

Coordinano:      Paolo Cosulich (Ufficio di Presidenza Nazionale ANDIS)

Lia Susanna  Bonapersona (Presidente ANDIS Venezia)

 

Workshop  3                       l’autovalutazione d’istituto

 

Introduce: Giorgio Allulli, esperto di politiche formative

Coordinano   Vincenzo Petrosino (Direttivo Nazionale ANDIS)

Paola Bortoletto (Presidente ANDIS Treviso)

 

Workshop  4            Costruire la comunità professionale: formazione, ricerca, innovazione

 

Introduce: Dino Cristanini, già direttore generale INVALSI

Coordinano   Aldo Tropea (Presidente Consiglio Nazionale ANDIS)

                                                          Vivina Forgia (Direttivo Nazionale ANDIS)

 

Sabato 22 febbraio 2014

 

III^ Sessione: ore 9,30-13,00: IDEE A CONFRONTO

 

Question time 1:  LIBERARE LA PROFESSIONE DOCENTE?

 

Giuseppe Bagni, Presidente nazionale CIDI

                                      Giorgio Allulli, esperto di politiche formative

Discussant: Renata Rossi (Vicepresidente Nazionale ANDIS)

 

 

Question time 2:  PER UNA VALUTAZIONE DALLA PARTE DELLA SCUOLA

 

Dino Cristanini, già direttore generale INVALSI

                                      Maurizio Tiriticco, già dirigente tecnico MIUR,  socio onorario Andis

Discussant: Michele Giammatteo (Vicepresidente Nazionale ANDIS)

 

Conclusioni

Gregorio Iannaccone (Presidente Nazionale ANDIS)

 

 

Durante il Convegno sarà presentato e diffuso tra i partecipanti il n. 5, settembre-ottobre 2013, del bimestrale “Rivista dell’istruzione”, interamente dedicato ai problemi della valutazione, curato direttamente da ANDIS e contenente i materiali più significativi del convegno Andis di Bologna 2012: “Valutare, valutarsi…e poi?”

 

Il convegno intende offrire un contributo propositivo all’elaborazione di una proposta tecnica, di carattere professionale, finalizzata allo sviluppo e alla crescita delle professioni all’interno della scuola, con riferimento ai dirigenti, ai diversi ruoli di responsabilità, al personale docente.

Siamo di fronte ad una domanda di qualificazione e di miglioramento della scuola, pur in uno scenario di risorse non soddisfacenti, che implica un forte investimento sulle “persone” che agiscono nella comunità scolastica come professionisti dotati di autonomia progettuale, di responsabilità, ma accomunati da un forte spirito di cooperazione.

Il rinnovo del prossimo contratto di lavoro, le nuove forme di preparazione e reclutamento dei dirigenti, il discorso sulla valutazione delle diverse professionalità, richiedono idee innovative, coraggiose, aperte al futuro, capaciti di suscitare empatia, fiducia, credibilità della società civile e politica nei confronti dell’impegno dei suoi operatori, premessa per ogni discorso di rilancio della funzione pubblica e democratica della scuola.

Il convegno vuole essere una sede aperta di confronto sulla scuola di oggi, sulle sue criticità e le sue difficoltà, per preparare al meglio la scuola di domani.

Eccellente riuscita del brindisi/presidio

Eccellente andamento del presidio/brindisi organizzato questa mattina dai colleghi e dalle colleghe del Liceo Regina Margherita di Torino con il sostegno della CUB Scuola Università Ricerca

Al fine di denunciare lo spreco di pubblico denaro e l’umiliazione imposta agli insegnanti ai quali viene imposta una visita medica volta al fine di stanare gli alcolizzati i colleghi e le colleghe del Liceo Regina Margherita hanno organizzato una tipica colazione spumeggiante in stile berlinese, il sekt fruhstuc, che prevede una coppa di champagne.

La CUB SUR considera un successo il fatto che l’assemblea sindacale del Regina Margherita abbia assunto la decisione di denunciare in maniera simpatica ed elegante una situazione pazzesca visto che l’istituto, come molti – troppi –  altri,  ha gravissimi problemi di sicurezza, e si impegna a proseguire la mobilitazione sino al ritiro di questa legge sciagurata.

È necessario che la scuola pubblica abbia risorse per mettere gli edifici in sicurezza, per occuparsi dei reali problemi di salute del personale e cioè lo stress lavoro correlato in paurosa crescita anche a causa della Riforma Fornero.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Cosimo Scarinzi

Un appello dal mondo della scuola

Un appello dal mondo della scuola

Nel mondo della scuola la preoccupazione è fortissima, mentre ancora una volta va in scena il processo delicato e nervoso della costituzione di un nuovo governo.

La scuola è in grave sofferenza. Occorre averne consapevolezza e agire di conseguenza: invertire la tendenza, rinvigorire l’attenzione sociale, dedicare risorse, dare stabilità e valore a un sistema delicatissimo che è stato oggetto negli anni di interventi devastanti ai quali urge porre rimedio.

Lo sanno bene coloro che a scuola lavorano tutti i giorni, lo sanno gli studenti che la frequentano, i genitori che le si affidano per accompagnare la crescita e costruire il futuro dei figli, lo sanno gli attori sociali più consapevoli che senza un’istruzione di qualità garantita a tutti non c’è uscita dalla crisi, né sviluppo democratico per questo Paese.

Occorre che questa consapevolezza cresca, che sulla scuola l’attenzione non solo non si spenga, ma si diffonda, che si traduca in partecipazione della società tutta e in politiche scolastiche efficaci e lungimiranti, bisogna che le scuole, come ganglio vitale del territorio, ritrovino protagonismo e valorizzazione.

Nonostante la crisi di governo, e anzi proprio per chiedere con forza che la scuola non venga considerata come tema di secondaria importanza da una politica occupata a riformulare organigrammi, un nutrito numero di soggetti del mondo della scuola, lancia un messaggio al mondo politico e istituzionale.
Un appello che non va lasciato cadere e che la FLC CGIL sostiene con convinzione.

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Si è svolto a Roma un incontro a cui hanno preso parte i rappresentanti di diverse associazioni professionali e sindacali (ADI, AIMC, ANDIS, CIDI, FINSM, IRSEF-IRFED, LEGAMBIENTE SCUOLA E FORMAZIONE, MCE, PROTEO FARE SAPERE, UCIIM, appartenenti al Forum nazionale delle associazioni professionali dei docenti e dirigenti scolastici, FEDERAZIONE DEGLI STUDENTI, MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA, RETE DEGLI STUDENTI MEDI, UNIONE DEGLI STUDENTI, appartenenti al Forum nazionale delle associazioni studentesche, AGE e CGD appartenenti al Forum nazionale delle associazioni dei genitori, CISL Scuola e FLC CGIL). Oggetto dell’incontro uno scambio di opinioni e valutazioni sul preannunciato avvio, da parte del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, di una consultazione propedeutica ad una Costituente sulle problematiche scolastiche.

I partecipanti, pur esprimendo un arco molto vasto e articolato di posizioni, hanno condiviso la necessità e l’importanza di azioni che possano restituire “voce” alla scuola attraverso un attivo coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, individuando in particolare nelle istituzioni scolastiche un fondamentale punto di incontro per un confronto aperto al territorio. Hanno altresì espresso l’auspicio che eventuali iniziative di consultazione e ascolto siano legate a una chiara definizione di obiettivi, tempi, modalità e strumenti, in modo tale da favorire un reale e costruttivo coinvolgimento di cui devono essere protagonisti anche i soggetti sociali che sotto diversi profili esprimono una significativa rappresentanza del mondo della scuola, costituendo già essi stessi, contesti importanti e significativi di sintesi, di ascolto, riflessione e proposta.

La situazione politica in divenire lascia comunque immutata l’esigenza che si apra, da parte di chi assumerà responsabilità di governo, una fase di ampio e coinvolgente confronto con l’obiettivo di rilanciare, a partire da un forte riconoscimento del ruolo e dell’azione che svolgono tutte le componenti della comunità scolastica, un prospettiva di forte rilancio e valorizzazione del sistema di istruzione e formazione pubblica come risorsa strategica per il Paese.

DISCRIMINAZIONE DI GENERE NELLA COMPOSIZIONE DELL’ORGANICO DEL PERSONALE EDUCATIVO

LUIGI GALLO M5S: DISCRIMINAZIONE DI GENERE NELLA COMPOSIZIONE DELL’ORGANICO DEL PERSONALE EDUCATIVO NELLE ATTIVITA’ CONVITTUALI E SEMICONVITTUALI DELLE SCUOLE

ROMA, 16 feb – Presentata  interrogazione al ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca da parte di Luigi Gallo, cittadino portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera per sapere “quali interventi il Ministro intende attuare al fine di evitare discriminazioni di genere in palese violazione di costituzione e legge nella composizione dell’organico del personale educativo nelle attività convittuali e semiconvittuali delle scuole”.

La normativa che regola la materia, mentre da un lato sottolinea il carattere di unicità della graduatoria da cui attingere per l’assunzione di questo tipo di personale educativo, dall’altro viola il principio di uguaglianza e discrimina l’affidamento degli alunni convittori e delle alunne convittrici, attribuendolo a personale educativo rispettivamente maschile e femminile. In virtù di tale passaggio della norma, “considerando che le alunne convittrici iscritte risultano in numero inferiore rispetto agli alunni convittori, se ne deduce che le assunzioni di personale educativo femminile risultano inferiori rispetto alle assunzioni di personale educatore maschile”.

La questione risulta nota da tempo agli addetti ai lavori, fattispecie riscontrabile anche dalle numerose pagine che in internet sono dedicate all’argomento, ed il deputato Gallo chiede in questa interrogazione  “com’è possibile che nonostante le numerose segnalazioni pervenute al ministero dell’Istruzione, il Ministro non abbia mostrato interessamento alcuno alla soluzione della vicenda”.

Lettera al Presidente della Repubblica

ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “A. MEUCCI”
I.T.C.S. “A. Meucci” – I.P.S.S.C.T. “C. Cattaneo”

Al Presidente della Repubblica
Al Ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca
Ai Parlamentari modenesi
Alle OO.SS. della scuola

Il Consiglio d’Istituto dell’IIS Meucci, riunitosi in tutte le sue componenti (studenti, genitori, dirigente, docenti, Ata) in data 23 gennaio 2014, intende esprimere profonda preoccupazione per le ripercussioni negative, sul piano operativo ed educativo, derivanti dalla decurtazione del Mof, fondo per il miglioramento dell’offerta formativa di provenienza ministeriale, e per il disagio arrecato a lavoratori e famiglie dall’aleatorietà su tempi e dimensioni dei trasferimenti ministeriali con riferimento all’intero anno scolastico 2013-2014.
L’identità e la legittimazione delle scuole presso le rispettive utenze e i territori di riferimento sono legate in modo crescente alla capacità delle istituzioni scolastiche stesse di interagire attivamente con le comunità di pertinenza e con la capacità di intercettare e dare una risposta a bisogni educativi e formativi sempre più complessi e differenziati. Le dotazioni finanziarie garantite negli anni scorsi dal Mof hanno permesso alla nostra scuola, come alle altre autonomie scolastiche del territorio, di realizzare importanti e diffuse attività di accoglienza, riorientamento, recupero e valorizzazione/potenziamento a favore degli studenti. Esse hanno altresì consentito di rafforzare il rapporto con il tessuto produttivo locale, in una prospettiva di integrazione fra istruzione, formazione e lavoro che appare imprescindibile in una fase, come quella corrente, di grave limitazione delle possibilità e concrete opportunità occupazionali giovanili.
Tutto ciò è ora compromesso dall’inaudita riduzione (pari al 59% in due anni, come si evince dall’allegata tabella) delle risorse destinate a sostenere l’autonomia scolastica. Il riconoscimento doveroso degli adeguamenti stipendiali del personale relativi all’anzianità di servizio non può comportare il sacrificio di tante attività e progetti a favore degli utenti.
A questa situazione di sofferenza economica causata dai tagli alle risorse occorre aggiungere (e non dimenticare) che la nostra scuola attende dallo Stato, come molte altre scuole italiane, somme promesse, accertate e mai arrivate, a partire dal lontano anno scolastico 2004-2005. Tale credito nei confronti dello Stato ammonta a tutt’oggi, per il nostro istituto, alla ragguardevole somma di oltre 200mila euro, che la scuola ha già speso utilizzando fondi che erano destinati ad altri scopi in favore della comunità scolastica e che invece sono serviti per pagare spese di personale a carico dello Stato (ad esempio per supplenti e commissari d’esame di Stato).
Tutto questo considerato, il Consiglio d’Istituto dell’IIS Meucci di Carpi fa appello al Governo perché si ponga rapidamente rimedio alla situazione descritta.

Carpi, 23 Gennaio 2014

Il Presidente del Consiglio di Istituto

meucci

12 febbraio
Istituto Meucci di Carpi, on. Ghizzoni “Non usare il Mof come un bancomat”

La deputata carpigiana Pd raccoglie le preoccupazioni espresse dal Consiglio di Istituto

“Gli studenti, i genitori, gli insegnanti, i dirigenti e il personale Ata dell’Istituto Meucci di Carpi hanno ragione: non si può usare il Mof, il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, come un bancomat”: la parlamentare carpigiana del Pd Manuela Ghizzoni, vice-presidente della Commissione Istruzione della Camera, risponde alla missiva che il presidente del Consiglio di Istituto del Meucci di Carpi ha inviato al presidente della Repubblica Napolitano, al ministro Carrozza e ai parlamentari modenesi, denunciando le pesanti ripercussioni sulla scuola derivanti dalla decurtazione del Mof, che in due anni è stato, di fatto, dimezzato con ripercussioni preoccupanti per l’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Ecco la dichiarazione di Manuela Ghizzoni:

“Condivido le preoccupazioni di studenti, genitori, insegnanti, dirigenti e personale Ata: una riduzione così forte delle risorse per il miglioramento dell’offerta formativa non potrà non avere pesanti ricadute sull’autonomia scolastica e sulla qualità dell’offerta didattica dei singoli istituti. E questo l’ho detto in tempi non sospetti, cioè quando a fine 2012 l’allora governo Monti stipulò l’accordo che reperiva i fondi per il pagamento degli scatti stipendiali 2011 direttamente dal Mof, il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Non si può usare il Mof come un bancomat, una strategia che ricorda troppo da vicino quelle adottate dal, non certo rimpianto, ministro Tremonti con i fondi FAS, i fondi destinati alle aree sottoutilizzate ri-orientati su una variegata gamma di altri usi.
L’intesa del 2012, quindi, non passò dal vaglio del Parlamento, fu frutto di un accordo presso l’ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale per le Pubbliche amministrazioni. Come dissi allora, oggi lo ripeto: non si può mettere in contrapposizione le giuste tutele sindacali del personale e le altrettanto sacrosante necessità delle scuole.
Il Senato sta ora discutendo un decreto in materia: si intende rinviare alla successiva contrattazione tra le parti la decisione su dove ricavare le risorse necessarie per pagare gli scatti di anzianità 2012. E’ l’occasione giusta per cambiare strada rispetto al passato: bisogna immettere risorse fresche per il buon funzionamento della scuola. Bisogna investire nella qualità dell’offerta formativa, favorire i progetti innovativi e non penalizzare gli insegnanti che svolgono funzioni strumentali a vantaggio della crescita dei nostri ragazzi e dell’intera comunità scolastica. E bene ha fatto il Partito democratico a porre questo obiettivo tra gli impegni prioritari per il rilancio del Paese: nelle ore che presumibilmente ci dividono dall’annunciata verifica di Governo, auspico che le esigenze concrete della scuola e della formazione rimangano un elemento di primissimo piano del confronto politico”.

Provveditore E-R: “Bimbi disabili a scuola costano troppo”

Provveditore E-R: “Bimbi disabili a scuola costano troppo”. Anmic: “Come i nazisti”

La direzione generale dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna si lamenta per l’eccessivo numero di bambini disabili a scuola e dà la colpa alla tendenza di alcune commissioni provinciali deputate a certificare gli handicap, che avrebbero la manica troppo larga, a danno dei conti della scuola. Lo riferisce L’Anmic di Parma (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili), che accusa il provveditorato regionale di non voler riconoscere ai disabili i loro diritti e accosta addirittura l’atteggiamento del provveditore ai nefandi ricordi del nazismo.
“L’Anmic di Parma – afferma l’associazione – ha ricevuto, come membro del Glip, un documento inviato dalla Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna ai Dirigenti territoriali e alle OO.SS. Regionali del comparto scuola, non può che esprimere una profonda preoccupazione per come certi dati statistici vengano strumentalizzati nel tentativo di individuare negli studenti disabili la causa di ‘un enorme carico sulla spesa pubblica’”.

“Il documento, a firma del vice direttore generale Stefano Versari, analizza su base regionale “l’incidenza percentuale del numero di certificazioni ad uso scolastico sul totale della popolazione scolastica delle scuole statali”. Nell’evidenziare come negli ultimi dieci anni la percentuale di alunni certificati abbia subito un incremento di circa mezzo punto percentuale – 2,09 % nel 2002-03, 2,43% nel 2011-12, 2,62% nel 2013-14 – Versari ne individua anche le cause in “criteri di individuazione della disabilità diversi e più estensivi di quelli di dodici anni fa”. Allo stesso Versari non sembra infatti sufficiente il progresso delle possibilità diagnostiche che consentono oggi di individuare disabilità prima non rilevabili a giustificare l’incremento percentuale”.

“Nel documento si analizza poi il dato percentuale nelle singole province evidenziando come ‘lo sviluppo delle percentuali non sia stato lineare” e deducendone che “i criteri di individuazione …. non sono gli stessi nelle diverse Commissioni di Accertamento’”.

“La prima cosa che ci preme segnalare al dott. Versari è che la statistica non è in grado di prevedere il futuro, ma consente soltanto di fare previsioni più o meno probabili. Chiedersi come mai le percentuali siano aumentate negli ultimi dieci anni e come mai siano così altalenanti tra le varie province è come interrogarsi sul perchè nel 2014 non siano ancora caduti gli stessi centimentri di neve del 2013. La nascita di un bimbo malato o un incidente che ne causi la disabilità sono eventi che non seguono logiche geografiche o demografiche”.

“Per quanto riguarda i criteri di valutazione delle Commissioni, partendo dall’incontestabile verità che le tabelle di riferimento sono immutate dal 1992, viene da chiedersi se si ipotizzi la presenza di falsi invalidi anche a livello scolastico”.

“Nelle conclusioni del vice direttore generale Versari si legge poi come l’incremento percentuale di bimbi certificati sia stato “accompagnato da una pressione sempre maggiore affinchè fosse incrementata l’assegnazione di ore di sostegno; sono quotidiane le notizie di stampa che informano di lotte di famiglie e di associazioni per ottenere la copertura totale di tutte le ore di presenza di un alunno a scuola con un adulto dedicato; ciò trasformerebbe nei fatti ciascun bambino in una classe speciale di un solo alunno”. Vorremmo ricordare al dott. Versari che l’abolizione delle classi speciali e l’introduzione della figura dell’insegnante di sostegno si deve proprio alla lotta delle associazioni che portò alla approvazione della legge 517 del 1975″.

“Ma il passaggio più preoccupante del documento è senza dubbio quello riferito all’enorme carico sulla spesa pubblica che sarebbe generato dall’incremento degli alunni certificati. Affrontare l’argomento da questo punto di vista, considerare cioè gli aspetti assistenziali doverosi come mera spesa pubblica, non solo è scorretto dal punto di vista morale, ma si inserisce in un quadro generale a dir poco preoccupante. . Nessuna norma prevede che i diritti degli alunni certificati siano limitati dalle risorse economiche disponibili. Nonostante la Nonostante la Costituzione all’art. 34 sancisca il diritto all’istruzione, “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita” e Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sia legge dello Stato dal 2009 e all’art. 24 reciti “Gli Stati riconoscono il diritto all’istruzione delle persone con disabilità. Allo scopo di realizzare tale diritto senza discriminazioni e su base di pari opportunità, gli Stati Parti garantiscono un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita”, si continuano a registrare segnali di estrema gravità: basti pensare, oltre all’aumento degli alunni disabili, alle borse lavoro, alle visite di revisione o all’enfatizzazione mediatica dei cosiddetti “falsi invalidi””.

“Viene da chiedersi quale differenza ci sia tra parlare di “enorme spesa pubblica” per il sostegno e il problema che riportiamo di seguito, sottoposto agli alunni tedeschi nel 1933 dalla propaganda nazista: “Con 15mila marchi si può costruire una casa per una famiglia di classe operaia. La costruzione e la gestione di un Ospedale psichiatrico costa 6 milioni di marchi. Quante case per lavoratori si possono costruire al posto di un Ospedale psichiatrico?””.

“I concetti non sono molto diversi, il Nazismo risolse il problema con l’eugenetica e lo sterminio di 300mila bimbi e adulti disabili… Meditate gente, meditate”.

FERIE PRECARI

FERIE PRECARI – Il Miur ormai è in confusione: senza un intervento del Parlamento non resta che rivolgersi al giudice del lavoro

 

Marcello Pacifico (Anief): per come si sono messe le cose, ad oggi l’unica istituzione che ha titolo per intervenire e risolvere la questione, facendo così finalmente rispettare la direttiva comunitaria n. 88/2003, rimane il Tribunale. Fermo restando che per le ferie sino al 1° settembre 2013 continuano a rimanere in vigore le vecchie norme contrattuali.

 

Sulla mancata monetizzazione delle ferie dei precari della scuola occorre che il Parlamento intervenga al più presto introducendo una modifica all’art. 54 della Legge n. 228/12, la cosiddetta Legge di Stabilità 2013. È evidente che in assenza di tale volontà, come del resto dimostrato sinora dai nostri governanti, giunti a questo punto c’è solo una strada da intraprendere: rivolgersi al giudice del lavoro. Lo ribadisce l’Anief dopo avere preso atto dello “scaricabarile” del Miur, che ha detto di rivolgersi al Mef, e dell’intenzione di altri sindacati di chiedere l’approvazione di una nuova norma attraverso “una strada parlamentare veloce”.

 

Al di là delle buone intenzioni, tutte da verificare sul piano pratico, l’unica certezza è che ad oggi le indicazioni che l’Amministrazione ha fornito alle 8.400 istituzioni scolastiche, oltre che a tutti gli Atp e Usr, sono quelle contenute nella Nota Mef del 4 settembre scorso: nella nota si comunicava alla Ragioneria territoriale dello Stato che per quantificare le ferie da pagare al supplente occorre detrarre i giorni di sospensione delle lezioni. Prima di monetizzare le ferie dei supplenti occorre quindi scorporare i giorni di lavoro effettivamente svolti a scuola da tutti i periodi di vacatio didattica: dalle vacanze di Natale a quelle di Pasqua, ma anche le sospensioni delle lezioni per l’organizzazione di attività non prettamente scolastico-formative. Come l’attivazione dei seggi elettorali o lo svolgimento di pubblici concorsi.

 

Si tratta di un’impostazione con si può condividere – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – e per come si sono messe le cose ad oggi l’unica istituzione che ha titolo per intervenire e risolvere la questione, facendo così finalmente rispettare la direttiva comunitaria n. 88/2003, rimane il giudice del lavoro: quella assunta dal Ministero dell’Istruzione, su indicazioni del Mef, è infatti una posizione palesemente in contrasto con le indicazioni europee. Fermo restando che per le ferie sino al 1° settembre 2013 continuano a rimanere in vigore le vecchie norme contrattuali”.

 

Il giovane sindacato ricorda che la posizione intransigente dell’amministrazione è anticostituzionale e in evidente contrasto con quanto espresso dalla Cassazione, oltre che con diverse parti della giurisprudenza nazionale. Vale per tutti, a tal proposito, quanto indicato nell’articolo 2109 c.c., il quale dispone che il diritto alle ferie si concretizza attraverso una fruizione il più possibile continuativa, al fine di soddisfare la finalità specifica “del recupero energetico e della salutare distensione e ricreazione psicologica”.

 

Anief ha già presentato al giudice del lavoro circa 600 ricorsi. E invita tutta i precari danneggiati ad impugnare la posizione dell’amministrazione: basta scrivere una e-mail a ferie@anief.net.

 

Sciopero nazionale delle attività aggiuntive

Sciopero nazionale delle attività aggiuntive nella Scuola dall’1 al 22 Marzo 2014 compresi

Questa mattina abbiamo proclamato per tutto il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario, di ruolo e non, lo sciopero nazionale delle attività aggiuntive dall’1 al 22 Marzo 2014 compresi, così come di seguito indicato:

Personale Ata:
– astensione attività aggiuntive oltre le 36 ore settimanali;
– astensione da tutte le ulteriori attività previste nelle lettere di incarico comprese quelle collegate alle posizioni economiche (I° e II°)) e agli incarichi specifici;
– astensione dall’intensificazione della attività nell’orario di lavoro relativa alla sostituzione dei colleghi assenti con limitazione al proprio piano di lavoro o settore;
– astensione svolgimento incarico sostituzione Dsga;
– astensione svolgimento incarico di reggenza come Dsga presso le scuole sottodimensionate.

Personale docente ed educativo:
– astensione dalle attività aggiuntive di insegnamento oltre l’orario obbligatorio, retribuite con il MOF;
– astensione dall’espletamento delle funzioni strumentali;
– astensione dalle ore aggiuntive per l’attuazione dei progetti retribuiti con il MOF e dagli incarichi di coordinatore di progetti retribuiti con il MOF;
– astensione dalla sostituzione e collaborazione con il dirigente scolastico e dagli incarichi di responsabile di plesso, di laboratorio, di dipartimento, coordinatore del consiglio di classe e coordinatore personale educativo;
– astensione dalle ore aggiuntive prestate per l’attuazione dei corsi di recupero per gli alunni con debiti formativi;
– astensione dalle attività complementari di educazione fisica e avviamento alla pratica sportiva.

Inoltre, lo sciopero è indetto contro il blocco del contratto e la sua triennalizzazione, contro il ‘congelamento’ degli scatti e la parziale restituzione degli stessi a danno del Fondo di Istituto; contro la mancata corresponsione del dovuto per le ‘posizioni economiche’ del personale non docente; contro la tragedia degli ATA ex Enti Locali; contro i ritardi annosi nell’assunzione dei precari e la riduzione dei benefici stipendiali e normativi per i neo assunti; contro il tentativo del Ministro Carrozza (tramite una delega ottenuta dal Governo) di ridurre al silenzio gli organi collegiali, imporre l’assunzione diretta del personale da parte dei dirigenti scolastici e la valutazione discrezionale di docenti ed ATA, collegando quella dei primi ai vergognosi test Invalsi (avamposto dell’aziendalizzazione della Scuola Pubblica, consistenti in forme di valutazione improprie per studenti e docenti); contro la riduzione dei Licei a 4 anni; contro il blocco dei pensionamenti per i nati nei primi anni ’50 e le restrizioni generali in materia di diritto del lavoro, nonché per la mancata abrogazione della controriforma Gelmini e della relativa revisione delle classi di concorso. Lo sciopero, indetto anche dalla CGIL, viene proclamato dopo aver effettuato in data 13.2.2014, inutilmente, il prescritto tentativo di conciliazione presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Le scuole, che ormai si reggono soprattutto sul lavoro straordinario (spesso effettuato gratis et amore dei), verranno bloccate nel funzionamento più elementare.

Stefano d’Errico (Segretario nazionale Unicobas Scuola)

Urgente e necessario attivare i PAS in Lombardia

Docenti scuole secondarie
Saita (LN): “Urgente e necessario attivare i PAS in Lombardia”

“Gli insegnanti lombardi con contratto a tempo determinato rischiano di essere discriminati per l’impossibilità di frequentare i PAS, i percorsi speciali di formazione, che permettono di conseguire l’abilitazione all’insegnamento”. Così il consigliere regionale della Lega Nord, Silvana Saita che oggi ha presentato al Pirellone  un’interrogazione a risposta immediata all’assessore Valentina Aprea. “La problematica riguarda una categoria ben precisa, la classe A033,  che insegna Tecnologia per la scuola secondaria di primo grado”, spiega il consigliere Saita; “a tutt’oggi per questi docenti in Regione Lombardia non risultano attivi presso alcuna università i percorsi abilitanti. Il tempo stringe, infatti a maggio verranno aggiornate le graduatorie triennali degli insegnanti e sebbene l’abilitazione non sia garanzia di un’assunzione, è però il requisito indispensabile per continuare a lavorare a tempo determinato e per accedere ai futuri concorsi che, secondo quanto annunciato, potrebbero essere riservati solo agli abilitati. E’ dunque fondamentale muoversi immediatamente, per evitare che una parte non indifferente del corpo insegnante lombardo precario resti tagliata fuori dal mercato del lavoro. Continua Silvana Saita: “Regione Lombardia si è già interessata alla vicenda; purtroppo fino ad ora non sono arrivate risposte positive da parte delle Università lombarde. Per questo, dati i motivi di urgenza, ho ritenuto necessario presentare una interrogazione dove richiedo all’Assessore Aprea di intervenire con forza e  immediatamente, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, affinché i corsi PAS possano essere attivati anche in Lombardia. Rivolgo infine un appello forte alle università  lombarde e in particolare alla “mia” università di Bergamo e al rettore Paleari affinché possa dare il suo contributo per la risoluzione di questo problema.”

PRECARI: COMMISSIONE UE CONTRO ABUSO CONTRATTI TEMPO DETERMINATO

PRECARI, FGU: COMMISSIONE UE CONTRO ABUSO CONTRATTI TEMPO DETERMINATO

Pollice verso della Commissione europea sull’abuso dei
contratti a tempo determinato per docenti e personale Ata
nella scuola italiana. L’organo esecutivo ha infatti preso
posizione in favore dei precari in seguito al ricorso
presentato dalla Gilda degli Insegnanti e adesso si attende
che tra marzo e aprile venga fissata alla Corte di giustizia
l’udienza sulla causa in cui è intervenuta la Federazione
Gilda Unams.

La legislazione italiana, violando la direttiva comunitaria
numero 99, consente il rinnovo dei contratti a tempo
determinato per coprire le vacanze nell’organico docente e
Ata in attesa della procedura concorsuale, senza però
sapere se e quando il concorso si svolgerà. Ed è proprio
su quest’ultimo punto che la Commissione europea punta
l’indice, sottolineando che la reiterazione dei contratti
a tempo determinato avviene senza prevedere alcun criterio
obiettivo e trasparente per verificare che il rinnovo
risponda a un’esigenza temporanea reale.

In sostanza, dunque, la Commissione europea boccia senza se
e senza ma il comportamento dell’Amministrazione
scolastica italiana in materia di precariato, bollandolo
come arbitrario e vessatorio nei confronti del personale da
anni in attesa di stabilizzazione e ribadendo la violazione
della normativa europea. Adesso la parola passa alla Corte
di giustizia ma intanto i precari della scuola italiana
possono contare su un autorevole “alleato” qual è la
Commissione europea.

LA REGIONE PIEMONTE IMPONE UNA NORMA ASSURDA: PRESUNTA TENDENZA ALL’ALCOOLISMO DEI DOCENTI

LA REGIONE PIEMONTE IMPONE UNA NORMA ASSURDA PER QUANTO RIGUARDA LA PRESUNTA TENDENZA ALL’ALCOOLISMO DEI DOCENTI.

Quando la Regione Piemonte con la delibera 21- 4814 ha preteso di equiparare i docenti agli artificieri ed alle guardie giurate, la CUB Scuola Università Ricerca si è opposta con forza denunciando l’attacco alla dignità dei docenti.
Ricordiamo, fra l’altro, che è noto che ben altri sono i problemi di salute del personale della scuola, ci riferiamo in particolare allo stress lavoro correlato, e che nulla viene fatto per combatterlo e che anzi con la riforma Fornero che ha alzato l’età media della categoria quest’ordine di malattie si aggrava.

COSA SUCCEDE AL LICEO STATALE REGINA MARGHERITA DI TORINO?

La dirigente scolastica del Liceo Statale Regina Margherita ci informa che verremo sottoposti ad una vista sanitaria obbligatoria al fine di escludere condizioni di alcoldipendenza.
Un’operazione straordinariamente costosa mentre le scuole subiscono il taglio dei fondi destinati a garantire la qualità del servizio e noi attendiamo da molti anni il rinnovo del contratto, mentre non si pagano le ferie ai precari e non si investono risorse per mettere in sicurezza gli istituti scolastici.
Ci domandiamo che senso ha investire denaro pubblico in simili operazioni spettacolari quando altri dirigenti scolastici hanno avuto l’accortezza di abbattere i costi di questa folle decisione della regione Piemonte sostituendo i controlli a tappeto con più innocui corsi di formazione di
un’ora in orario di sevizio.

Lunedì 17 febbraio alle 10
in
Via Valperga Caluso di fronte al liceo
brindisi collettivo a questa geniale trovata

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Cosimo Scarinzi

TAGLI AI FONDI PER L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI

TAGLI AI FONDI PER L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI
assemblea delle scuole di Bologna
mercoledì 19 febbraio 2014 ore 14
I docenti coinvolti nelle attività di integrazione per gli alunni stranieri nell’a.s. 2012-13 non hanno
ancora ricevuto alcuna retribuzione relativa ai fondi ministeriali destinati alle scuole a forte flusso
migratorio (art 9). Il MIUR, con la nota del 12 luglio 2014 prot 4619RU aveva stabilito che i fondi
sarebbero stati erogati dopo il monitoraggio delle scuole e erogati sul cedolino di dicembre 2013,
ma anche tale scadenza non è stata rispettata.
Il Ministero dunque ha modificato arbitrariamente e ad attività concluse le modalità e i tempi di
erogazione dei finanziamenti determinando una situazione di grave incertezza che sta pregiudicando
già nell’anno in corso le attività rivolte all’integrazione degli alunni stranieri.
A questa situazione si aggiunge il comunicato della Provincia di Bologna “INTERVENTI
RELATIVI AL DIRITTO ALLO STUDIO – Progetti di qualificazione scolastica” che avvisa le
scuole del totale taglio delle risorse per il prossimo anno scolastico.
A fronte di questa situazione possiamo affermare che la possibilità di lavorare sull’integrazione si
riduce drasticamente a causa della gravissima mancanza di risorse. In assenza di corsi di lingua e di
sostegno allo studio per ragazzi stranieri tenuti da personale con formazione specifica si presentano
i rischi di una riproposizione di modelli di didattica differenziale basata sulla separazione, come la
formazione di classi per soli stranieri, o il ricorso approssimativo e dequalificante al volontariato,
vanificando la cultura dell’inclusione alla quale abbiamo faticosamente contribuito nella
convinzione che la diversità sia una risorsa per tutti.
L’assemblea dei docenti dell’Istituto Aldrovandi-Rubbiani invita gli insegnanti di tutte le
scuole di Bologna a una assemblea pubblica in cui confrontarci sulla situazione presente e
concordare percorsi e azioni comuni.
MERCOLEDI 19 FEBBRAIO 2014 ore 14
PRESSO L’ISTITUTO ALDROVANDI RUBBIANI
VIA MARCONI
Per l’Assemblea
Antimo Santoro, Rsu Aldrovandi Rubbiani

La richiesta di accesso agli atti si esercita una sola volta

La richiesta di accesso agli atti si esercita una sola volta. Nuova decisione della Commissione per l’Accesso Documenti Amministrativi c/o Presidenza del Consiglio dei Ministri che ne riconosce il diritto negato  prima dal dirigente scolastico dell’I. Omn.vo di Bianchi-Scigliano. Soddisfatto il sindacato SAB che ha patrocinato il contenzioso.

 

Le scuole, una volta ricevuta richiesta motivata di accesso agli atti, ai sensi della legge n. 241/90 e successive modifiche e integrazioni, devono adempiere e non possono pretendere un’altra richiesta, se quella già inoltrata tramite PEC (Posta Elettronica Certificata), non è stata ricevuta, per proprio errore.

La Commissione per l’Accesso Documenti Amministrativi c/o Presidenza del Consiglio dei Ministri ne  riconosce il diritto negato, accoglie il ricorso con decisione del 3/2/14 e, per l’effetto, invita  l’I. Omn.vo di Bianchi-Scigliano a rivedere in tal senso le proprie determinazioni entro trenta giorni.

Il sindacato SAB che ha patrocinato il contenzioso con il segretario generale prof. Francesco Sola, non può che esprimere nuova soddisfazione per tale decisione. In diritto è riconosciuto al cittadino, in questo caso docente, che non gli possono essere richieste nuove incombenze e ulteriori ritardi, in conseguenza di un disservizio di cui egli è completamente incolpevole.

Nel merito, il prof. T.T., docente di strumento musicale – saxofono – di Figline Vegliaturo con contratto a tempo determinato sottoscritto con l’ATP di Cosenza per n. 16 ore settimanali, ai sensi dell’art. 28 comma 5 del CCNL del 29/11/07, tuttora vigente, aveva diritto al completamento della cattedra anche tramite le ore vacanti presenti nelle scuole medie dove è inserito in graduatoria d’istituto.

Tale diritto è riconosciuto anche dal successivo art. 40 comma 7 del predetto CCNL, dalla legge n. 124/99, dal D.M. n. 131/2007 – Regolamento per il conferimento delle nomine annuali – e dalla nota MIUR n. 1878 del 30/8/2013 che detta istruzioni e indicazioni operative in materia di attribuzione  supplenze  per l’a.s. 2013/14.

Il prof. T.T., venuto a conoscenza che c/o le scuole medie, sia di Scigliano sia di Bianchi, dell’I.C. Bianchi-Scigliano, vi erano 6 ore residue e vacanti per l’intero anno scolastico, in data 14/10/2013 prot. n. 2365 reclamava presso quella  istituzione scolastica, la mancata attribuzione di almeno 2 ore settimanali, fino al completamento cattedra, per come previsto dalla normativa sopra citata, delle 6 ore residue.

Il dirigente scolastico rigettava il reclamo, invocando l’unicità dell’insegnamento, da qui la richiesta di accesso della copia d’orario strumento musicale espletato presso il medesimo istituto nel corrente a.s. per impugnare il mancato completamento davanti al Giudice del Lavoro competente.

Nel caso di specie, non vi è unicità dell’insegnamento da salvaguardare nella classe o nel gruppo in quanto, tale unicità può essere prevista per altre discipline, come ad esempio scienze matematiche, lingua, educazione artistica, tecnica ecc. dove, nella medesima classe, non vi possono essere due docenti in contemporanea.

Per lo strumento musicale, ogni gruppo-classe ha diritto ad almeno 6 ore d’insegnamento frontale; presso le predette scuole, avendo in organico solo 6 ore, queste, o sono distribuite per n. 2 ore in ciascuna delle tre classi funzionanti, oppure solo a una classe sono assegnate tutte e 6 le ore.

Quest’ultima ipotesi non pare sia stata adottata atteso che, l’insegnamento di strumento, è in ordinamento, per cui non si può ritenere che alcune classi abbiano l’insegnamento e altre no, visto che lo strumento musicale è di prosecuzione nelle 3 classi.

Per questi motivi bisognava necessariamente conoscere l’orario di strumento musicale, per verificare la legittimità o meno del comportamento del dirigente scolastico nel negare al prof. T.T. l’attribuzione delle 2 ore di completamento.

La scuola contestava il non ricevimento della domanda presentata tramite PEC per mal funzionamento della propria casella PEC, allegando i tabulati pec di quel periodo e chiedeva la reiterazione della domanda di accesso; il prof. T.T. di contro, contestava  i tabulati sia perché in possesso dei messaggi di ricezione e conferma ricevuta della richiesta, sia perché, dai tabulati mancavano proprio i periodi di spedizione della domanda e sia perché, cosa strana, che per circa 3 mesi, presso  l’istituto in questione, c’è stato un mancato funzionamento dell’indirizzo PEC.

La Commissione, in DIRITTO, riconosce che il ricorrente ha dimostrato di aver provveduto all’inoltro dell’originaria istanza ostensiva e non ritiene risponda allo spirito di un corretto rapporto fra amministrazione e cittadino, quanto esposto dalla Scuola sulla necessità dell’invio di una nuova istanza, facendo sopportare al richiedente nuove incombenze e ulteriori ritardi, in conseguenza di un disservizio di cui egli è completamente incolpevole; ritiene pertanto di decidere direttamente nel merito l’odierna questione, per come segue.

Non pare dubbia l’esistenza, in capo all’esponente, di un interesse diretto, concreto e attuale, nonché corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata quale quello della difesa dei propri interessi nella sfera lavorativa, né il collegamento fra tale interesse e il documento chiesto: il gravame è pertanto da accogliere  e, per l’effetto, invita l’amministrazione a rivedere in tal senso le proprie determinazioni.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

PAS: scaglionamento su più anni formativi

PAS: in caso di scaglionamento su più anni formativi, Anief chiede di considerare come prioritaria l’anzianità di servizio nella classe di concorso

 

Sta accadendo, invece, che chi ha tanti anni di supplenze alle spalle è costretto a svolgere i corsi abilitanti tra uno o due anni. Mentre i precari con poco servizio usufruiscono della precedenza. Il Miur deve intervenire con urgenza per sanare questa situazione. Così come per le altre questioni ancora irrisolte.

 

Ad una settimana dall’ultimo appello rivolto al Ministero dell’Istruzione da parte dell’Anief sulla necessità di intervenire con urgenza per garantire il corretto avvio dei Percorsi abilitanti speciali, dobbiamo purtroppo rilevare che permangono diverse situazioni di criticità. Anzi, negli ultimi giorni ne sono subentrate delle nuove. Una di queste riguarda la pubblicazione, da parte degli Usr, degli elenchi degli ammessi ai PAS: laddove, a causa dell’alto numero di candidati, è stato reso necessario attuare uno scaglionamento dei corsi abilitanti su più anni scolastici, numerosi docenti lamentano di essere stati inseriti negli elenchi per l’a.s. 2015/16 pur avendo svolto molti anni di supplenza. Anche oltre 10 anni. Mentre dei candidati con meno anni, in certi casi solo 3, potranno svolgere il PAS sin da subito, senza dover attendere uno o addirittura due anni.

 

Ciò è avvenuto perché i supplenti con meno servizio non sono in possesso di altra abilitazione. La presenza del certificato di abilitazione viene infatti considerata dal Miur una discriminante, che basta per far posticipare l’avvio del corso. Non importa se il candidato si sia poi, in effetti, mai avvalso di quella abilitazione. Il problema è che così facendo il Miur è incorso in errore: sta accadendo, infatti, che il collega con 3 anni di servizio, senza altra abilitazione si abilita a giugno 2014; mentre quello con 10 anni e oltre di servizio ma con altra abilitazione “inutilizzata”, potrà abilitarsi soltanto nel 2016. Con tutte le conseguenze negative che ne deriveranno.

 

Anief chiede pertanto al MIUR di intervenire, indicando agli USR di rivedere gli scaglionamenti in base agli anni di servizio svolti nella classe di concorso per cui si accede al PAS. Evitando così che chi è in possesso di una maggiore anzianità di servizio non possa essere scavalcato da colleghi con meno esperienza lavorativa.

 

Il giovane sindacato coglie l’occasione per tornare a chiedere allo stesso Miur come mai vi siano ancora tanti percorsi formativi che nessun ateneo vuole organizzare, ad iniziare da quelli per la scuola dell’infanzia e primaria. Va poi data la possibilità a tutti i corsisti PAS di poter fruire dei permessi per il diritto allo studio, anche per un numero inferiore alle 150 previste dal C.C.N.L.: ciò permetterebbe di prevenire quei licenziamenti che diversi precari stanno presentando ai propri dirigenti perché impossibilitati a svolgere i corsi PAS e contemporaneamente continuare ad insegnare. Non erano questi gli accordi: il Miur metta nelle condizioni tutti i candidati di poter svolgere i corsi e di continuare a fare le supplenze.

 

Rimane poi da superare il problema della spendibilità del titolo. E su questo punto ci rivolgiamo al Ministro Carrozza: colga finalmente l’occasione per inserire i prossimi abilitati tramite i Pas, come attraverso i Tfa ordinari, all’interno delle graduatorie permanenti, oggi chiamate “ad esaurimento”, perché rappresentano l’unico canale di assunzione, per il 50% dei posti vacanti, destinato al personale abilitato attraverso i corsi universitari. Mantenere in vita una norma astrusa, come quella introdotta con la Legge 296 del dicembre 2006, significa perseverare nell’errore di formare i docenti e poi precludergli la possibilità di essere stabilizzati. Senza un intervento del Ministro, infatti, quasi 100mila precari, tra abilitati Pas e Tfa, verranno collocati in una graduatoria fuori fascia. Che non avrà valenza ai fini dell’assunzione in ruolo. Lasciandoli, così, senza alcuna prospettiva professionale.

Bambini in difficoltà? Lasciamoli alla scuola materna intanto

Bambini in difficoltà? Lasciamoli alla scuola materna intanto

“Nella mia carriera mi è capitato di incontrare bambini 10 anni ancora all’asilo, ragazzini di 15 ancora alle elementari, e di 20 ancora alle medie. Ci si augurava che quella stagione fosse terminata, che la cultura e la tradizione dell’inclusione scolastica basata sulla coeducazione di coetanei con e senza disabilità fossero oramai consolidate in una visione condivisa. Così non è.”

Questa l’amara considerazione di Salvatore Nocera, vicepresidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap a commento della Circolare 338 (4 febbraio 2014) del Dipartimento Istruzione del MIUR.

Che cosa prevede la circolare? Prevede che i bimbi che giungono in Italia prima dei sei anni in forza di un’adozione internazionale possano essere “parcheggiati” alla scuola di infanzia evitando l’ingresso alla scuola primaria. Questa decisione, molto semplificata, viene attribuita ai Collegi dei docenti.

Ma non è tutto. Il Ministero, che ha assunto la decisione senza nemmeno consultare l’Osservatorio scolastico ministeriale sull’integrazione scolastica, riesuma una vecchia circolare del 1975 (n. 235) da lungo tempo priva di vigore. Quella circolare ammetteva la possibilità per i bambini con disabilità di rimanere alla scuola d’infanzia in deroga all’obbligo della frequenza scolastica. Ma è ampiamente superata dalle disposizioni successive. Tanto per citare una norma: la Legge 53/2003 ha riaffermato l’obbligo scolastico a partire dal compimento del sesto anno di età. Dovevano intendersi ormai abrogate tutte le precedenti circolari che consentivano tale pratica.

Di conseguenza la nuova indicazione amministrativa (che tale rimane) potrebbe essere estesa, a discrezione dei Collegi dei docenti, a qualsiasi condizione di bisogno educativo speciale, inclusa la disabilità.

Rimane da chiedersi quali interventi o quali misure verrebbero adottate per favorire l’inclusione dei bambini durante la permanenza nella scuola di infanzia e come esse siano propedeutiche all’ingresso successivo alla scuola primaria.

“La FISH ribadisce che l’ingresso alla scuola primaria deve essere uguale per tutti – prosegue Nocera – e che i casi eccezionali vanno gestiti con i crismi dell’eccezionalità e delle deroghe rarissime che non incidano sul principio della coeducazione dei coetanei. Consolidare prassi diverse sarebbe gravissimo e produrrebbe deleterie conseguenze sulla formazione delle classi e sull’iter dei cicli scolastici, generando confusione e contenzioso sicuro ed immediato. La circolare va dunque ritirata tempestivamente precisando la già avvenuta abrogazione della vecchia circolare 235/1975.”